COMUNE DI NAPOLI

La Città di Napoli si trova all'interno dell'area delineata dal Vesuvio e dai campi Flegrei, affacciata sul Golfo di Napoli. Il territorio è per la maggior parte collinare circa il 57%, la restante parte è occupato dalla pianura. Sul suo territorio scorrono il fiume Regi Lagni che sfocia nella provincia di Caserta confinante a nord, mentre il fiume Sarno dalla provincia di Salerno solca i confini fra le due province per poi sfociare nel Golfo di Napoli. I principali rilievi sono presenti a sud della provincia a confine con quella di Salerno lungo la Penisola Sorrentina: Monti Lattari, dove la vetta più elevata è quella del Monte S. Angelo (1443 m.): mentre il cono del vulcano Vesuvio, che si trova a ridosso della città di Napoli si innalza con i suoi 1281 metri, attorno al quale è stato realizzato il Parco Nazionale del Vesuvio. All'interno dell'amministrazione della provincia di Napoli fanno parte anche le isole di: Ischia,Procida e Capri.

Nel 1995 l'Unesco ha decretato il centro di Napoli come patrimonio dell'Umanità, al suo interno si trovano le piazze principali, nonché centrali della città di Napoli: Piazza del Municipio, Piazza Trieste e Trento e Piazza del Plebiscito.

Nel 1980 la città di Napoli fu colpita da un violento sisma, tale evento catastrofico mise in luce il problema della sovrappopolazione e del tessuto urbano ora mai divenuto saturo.

La passeggiata sul lungo mare di Napoli, si trovano le più prestigiose e sontuose ville dei signori di Napoli, nonché i lussuosi alberghi e club nautici, i quali si diramano su Via Sauro e Via Partenope. Sulla passeggiata si si affacciano: Chiesa Santa Lucia, l'ottocentesco istituto d'arte fondato da Gaetano Filangieri di cui fa parte anche il Museo artistico industriale che raccoglie opere dall'800 al '900. A seguire si trova il Castel dell'Ovo edificio normanno edificato su un blocco di tufo lambito dalle acque del Golfo di Napoli per volere di Ruggero, fu sede del regio tesoro sotto il governo di Federico II di Svevia e successivamente ampliato da Carlo I d'Angiò; è possibile visitare il castello dal quale si godono panorami sulla città, oltre a poter visitare la sala delle Colonne e i loggiati.
Continuando nella passeggiata si incontrano la seicentesca chiesa Santa Caterina della Chiaia (di cui prende il nome la via adiacente) ove è sepolta la regina di Sardegna Maria Clotilde e il palazzo Cellamare. Sul lungo mare si trova il settecentesco parco pubblico Villa comunale progettato da Carlo Vanvitelli per il reale di Borbone, all'interno si trovano sculture e fontane, oltre alla caina pompeiana, la cassa armonica in ghisa e la stazione zoologica ( fu il primo acquario in Europa dedicato alle specie marine viventi nel Golfo di Napoli). Prolungando il cammino sulla Via Riviera di Chianca si possono ammirare altri palazzi ottocenteschi , come Villa Pignatelli edificata dalla famiglia Acton agli inizi del XIX sec. con relativo giardino, il palazzo passo di successione ai Pignatelli i quali la donarono allo Stato nel 1952, dove oggi è insidiato il Museo Prindipe Diego Aragona Pignatelli Cortes e il Museo delle carrozze (pezzi che risalgono al XIX e XX sec.). Arrivati verso la fine del percorso si giunge alla località Piedigrotta, dove si trova la chiesa duecentesca intitolata a Santa Maria di Piedigrotta, mentre in una sezione poco distante di trova il Parco Virgiliano dove nel 1939 fu sepolto Giacomo Leopardi e dove si trova il colombario con il sepolcro del celebre poeta Virgiliano a cui è dedicato il parco. Nell'area di Bagnoli, dove un tempo sorgeva un grande centro industriali del comparto del settore dell'acciaio di proprietà dell'ILVA, oggi dismesso, è stato recuperato, realizzando la città della Scienza. Verso via Posillipo si trova la chiesa Margellina edificata per volere del poesta Jacopo Sannazaro e dove trova riposo la sua salma dietro l'altare maggiore. Lungo cia Posillipo, voluta dal regnante Gioacchino Murat agli inizi dell'800, si trova Palazzo Donn'Anna Carafa, il palazzo seicentesco fu rpogettato da Cosimo Fanzago, che rimase incompiuto.

Luoghi Religiosi
Palazzi e Monumenti
Piazze e Musei

Napoli nel corso dell'800 conobbe una forte espansione, a Nord si creò il borgo Capodimonte, il quale ha dato anche il nome alla celebre porcellana che qui si crea, tale arte la si deve interamente a Carlo III che realizzò questo impianto artigianale, ma quando partì per la Spagna per essere incoronato sovrano, distrusse tutte le fornaci e portò con se gli artisti alla corte spagnola. Fu il figlio Ferdinando a riattivare questa lavorazione artigianale che mantenne fino ai primi anni dell'800.
In questo Borgo si trova il Palazzo Reale con il relativo parco voluto da Carlo III di Borbone , che ospita il Museo e la Galleria Nazionale di Capodimonte. A questi si aggiunge Porta San Gennaro, la cinquecentesca chiesa Gesù delle monache e l'ottocentesco osservatorio astronomico (lungo via sant'Antonino). Un altro rione molto popolato è quello denominato: “Sanità”, dove si trova la chiesa dei Padri della Missione, Palazzo dello Spagnolo, Palazzo San Felice e la seicentesca chiesa Santa Maria della Sanità la quale presenta una decorazione a maiolica sulla cupola e sul campanile; dal presbiterio della chiesa si accede alle catacombe si San Gaudioso, dove è sepolto lo stesso vescovo. In successione si trova la chiesa di San Severo con le omonime catacombe. Un altro luogo di interesse di cultura Napoletana è l'ossario delle Fontanelle . Risalendo per Via Foria si trovano la chiesa intitolata a Santa Maria dei Miracoli, la seicentesca chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, l'Orto botanico realizzato gli inizi dell'800, la trecentesca chiesa di Sant'Antonio Abate ed in fine l'Albergo dei Poveri edificio realizzato per volere di Carlo III
Nella zona del Vomero, che nell'800 era il quartiere dei signori Napoli, oggi divenuto una zona borghese, si trovano Castel Sant'Elmo accanto alla certosa di San Martino (oggi un museo), villa Floridiana oggi divenuta il Museo Nazionale della ceramica Duca di Martina.

STORIA  

La città di Napoli fu fondata dai Greci provenienti da Cuma nel VII sec. a.C., i quali realizzarono il primo nucleo sul promontorio di Pizzofalcone battezzandola Partenope, il secondo centro abitato fu Neapolis collocato sotto il colle creato nel V sec. a.C. Nel 326 a.C. Neapolis dovette sottomettersi alla forza di Roma, la quale fece divenire Napolis municipio romano nell'89 a.C. , in quel tempo che furono realizzati grandi templi come quello intitolato ai Dioscuri, le terme e le grandiose ville, una fra tante quella di Lucullo. Alla caduta dell'impero romano Napoli fu presa dai Bizantini. Successivamente la città cerca l'indipendenza sotto forma di Ducato retto dalle figure ecclesiastiche dei vescovi, ma nel XI sec. il ducato dovette soccombere sotto la forza di Ruggero II re delle due Sicilie. Sotto l'influsso normanno fu rafforzata la difesa della città e furono edificate fortezze come Castel Capuano e Castel dell'Ovo. Successivamente la città di Napoli conobbe un'espansione del tessuto urbano verso la costa, dove i sovrani Svevi edificarono il Castelnuovo. Durante il '300 alla corte di Carlo II e Roberto d'Angiò arrivarono diversi artisti del calibro di Simone Martini, Giotto, Boccaccio e Petrarca. Nel 1443 inizia per napoli il periodo Aragonese con la salita al trono di Alfonso I, il quale fece realizzare a Castelnuovo l'Arco di Trionfo a lui dedicato. Dal 1503 Napoli fu sotto il vice regno di Spagna, fra i tanti vice re si ricorda Pedro de Toledo che regnò a partire dal 1532 il quale elaborò un piano di ampliamento urbano per la città di Napoli, la quale aveva già al tempo problemi di sovrappopolazione, tale problema si trascinerà anche nel XVII sec. quando sarà la seconda città Europea dopo Parigi per quantità di abitanti. Il '600 fu un secolo difficile per Napoli, in quanto una serie di catastrofi si abbatterono sulla città, da prima l'eruzione del Vesuvio del 1631, poi l'arrivo della peste nel 1656. Nel '700 inizia la dinastia dei Borboni; con Carlo I di Borbone iniziarono le attività di rinnovamento cittadino con l'edificazione di nuovi palazzi , nonché del Teatro San Carlo, della reggia di Capodimonte , Caserta e Portici. Quando Carlo di Borbone nel 1759 partì per Madrid alla volta del trono, Napoli fu data in mano al figlio Ferdinando, che all'epoca era solo un bambino. Nel 1799 fu dichiara la Repubblica Parteneopea con la cacciata dei sovrani Borboni, e successivamente arrivarono le truppe francesi guidate da Napoleone . Nel 1815 ci fu la restaurazione e i territori furono nuovamente riconsegnati ai sovrani Borbonici. Napoli diventa la meta prediletta del Grand Tour compiuto dai figli di Nobili ed aristocratici, che come Goethe e Stendhal rimangono stupiti dalle scoperte che furono effettuate a Pompei ed Ercolano.
Nel 1860 Napoli e le province del sud vengono annesse al Regno d'Italia. Napoli fu soggetta a un nuovo restailing deciso dalle autorità civili a seguito di casi di colera e di igiene, per tali ragioni furono sventrati molti quartieri cittadini, uno di questi vialoni fu quello intitolato a Umberto I.
Con l'avvento del fascismo anche a Napoli sorsero strutture prettamente legate alla volontà del regime.
Durante la seconda guerra mondiale la città fu bombardata e la zona del porto fu gravemente danneggiata.

CLIMA

Il clima della città di Napoli è prettamente Mediterraneo, influenzato per l'appunto dal Golfo di Napoli, con estati calde e secche ma ventilate, ed inverni miti e piovosi.

ECONOMIA

Dopo il secondo dopo guerra, con l'istituzione della Cassa del Mezzogiorno, molti furono i finanziamenti che confluirono nelle casse della città di Napoli e provincia, al fine di incentivare la creazione di un tessuto industriale in grado di assorbire forza lavoro. Furono questi gli anni in cui nacquero grandi complessi industriali dei comporti siderurgici, metalmeccanici e petrolchimici. Successivamente agli anni '70 l'industria inizia ad entrare in crisi, dovuto soprattutto al nuovo fattore della delocalizzazione della produzione verso altri stabilimenti italiani oppure all'estero, dove la manovalanza è meno onerosa. Un caso fra tutti L'italsider di Bagnoli, i cui capannoni e strutture produttive sono divenute oggi la città della Scienza, un nuovo modo di riutilizzare le strutture dismesse degli anni del boom economico. Oggi resiste in piedi, non si sa ancora per quanto, l'assetto industriale degli stabilimenti FIAT Pomigliano d'Arco, in quanto i dirigenti del gruppo automobilistico italiano, riservano continue sorprese ai danni dei lavoratori, costretti a subire le richieste in loro sfavore, al fine di poter continuare ad avere un posto di lavoro e un reddito che consenta di poter sbarcare il lunario.
A questi grandi comparti industriali si affiancano anche quelli alimentari e conservieri, navali e farmaceutici.
Tuttavia il tessuto industriale di Napoli si basa sulla laboriosità di piccole medie industrie, nonché sugli artigiani, che restano il primo perno economico della città. Un aspetto negativo che frena in parte l'economia dell'area Napoletana è sicuramente l'ombra della CAMORRA, la quale attinge dalle fonti vitali attraverso la richiesta di pizzo estorcendolo in ogni maniera possibile e cruenta. Questo fenomeno è comunque combattuto costantemente dalle forze dell'ordine che tra il 2008-2009 hanno arrestato molti dei super boss latitanti, decapitando l'idra della camorra.
L'economia di Napoli ha comunque uno sbocco importante verso il settore dei Servizi, grazie ai flussi continui e numerosi di turisti provenienti da tutto il mondo, attratti non solo dall'incanto di Napoli e dai suoi monumenti e Musei, ma anche dagli scavi della vicina Pompei ed Ercolano, nonché dalla natura incontaminata delle isole di Capri – Ischia e Procida, oltre alla costiera Sorrentina e Amalfitana. A questo si aggiungono i comparti finanziari e di trasporto merci, quest'ultimo punto ben sostenuto dall'importanza che ha il porto di Napoli per il trasporto di merci verso le rotte del mediterraneo e transoceaniche, negli ultimi anni un altro fattore è andato ad intensificare l'utilizzo del porto di Napoli, ovvero il settore Croceristico, che anche in tempi di crisi non ha mai smesso di registrare incrementi di prenotazioni.
Il settore agricolo è quello che più soffre della continua costruzione selvaggia e dell'ampliamento della città, in quanto i terreni fertili vengono sottratti a favore dell'edilizia selvaggia. Il settore primario tuttavia sopravvive grazie alla continua innovazione tecnologia e alla coltivazioni di prodotti ortofrutticoli e primizie.

Le catacombe di San Gennaro risalgono al II sec. d.C., le quali sono realizzate su due livelli. Qui furono sepolti i Santi Agrippino e Gennaro, di quest'ultimo nel IX sec. furono saccheggiate le reliquie. Qui si trova ancora una basilica ipogea intitolata a san Gennaro, dove sono ancora visibili i decori in mosaico nella cripta del vescovo. Discendendo al piano sottostante si arriva alla basilica intitolata a San Agrippino dove si trovano affreschi del II sec. d.C. e la vasca battesimale, oltre ad una edifcola dove è raffigurato Cristo fra Sante.

Il complesso degli Oratoriani nacque nel '500, secolo in cui fu edificata anche la chiesa in stile classico, ma la facciata fu terminata solo nel corso del '700. L'interno è suddiviso in tre navate sorrette da colonne di granito, ai decori lavorarono artisti toscani ed Emiliani, fra questi ricordiamo Pietro da Cortona, Pietro Bernini e Guido Reni. Adiacente al tempio si trova il convento, all'interno del quale furono ricavati due chiostri, la biblioteca (dove si trovano codici miniati e manoscritti) e la pinacoteca, quest'ultima si compone di opere del periodo fra il XVII e XVIII sec.

Il primo complesso della certosa fu realizzato nel '300 per volere di Carlo duca di Calabria, il quale lo fece costruire per i certosini. Il complesso fu successivamente rivisitato in chiave barocca nel XVII sec. realizzando nuovi ambienti: il chiostro dei Procuratori, la Farmacia e il nuovo alloggio del Priore. Nel 1866 i frati certosini furono espulsi dal complesso e vi si instaurò il Museo Nazionale di San Martino.
Il complesso è realizzato con diversi corpi di fabbrica: la chiesa è composta da un interno a navata unica con cappelle alterali, il chiostro dei Procuratori , il Chiostro Grande (ornati da statue e mezzi busti), gli orti, il cimitero dei monaci.
Il Museo di San Martino segue un percorso ben definito, per far comprendere e conoscere al visitatore la storia della vita cittadina di Napoli. Nella sala del presepio sono esposte le settecentesche statuette del presepio e il presepe Cuciniello composto da una vasta scenografia e di numerose statuette, nella sala del Quarto del Priore si trova la quadristica dei certosini, nella sezione Orilia si trova la boiserie e una raccolta di porcellane e maioliche, la sezione delle carrozze, la sezione navale e quella delle immagine della città, in quest'ultima sezione si trova la tavola Strozzi che raffigura Napoli nel '400. A conclusione dell'esposizione troviamo la sala teatrale che ripercorre i secoli XVIII e XIX.

La chiesa fu edificata nel XVII sec. dall'Opera Pia del Purgatorio ad Arco, una congregazione sorta per opere benefiche, la quale aveva una particolare devozione per il culto dei morti. La chiesa comprende in oltre un ipogeo per sepolture. La facciata della chiesa è adornata da teschi ed ossa. All'interno è realizzato l'altare maggiore dove è collocato il dipinto della Madonna delle Anime del Purgatorio opera di Massimo Stanzione, dietro l'altare maggiore fu raffigurato un teschio alato opera di Lazzari.

Il Duomo di Napoli sorge su un precedente tempio cristiano intitolato a Santa Restituita, sulle cui fondamenta fu eretto il Duomo in stile gotico, voluto da Carlo I d'Agiò. Il Duomo subì diversi interventi nel corso dei secoli, non ultimo quello della facciata che risale all'800. L'interno è suddiviso in tre navate sorrette da sedici pilastri e 110 semicolonne in granito. Il soffitto ligneo della navata centrale e del transetto è adornato da intagli e stucchi dorati. Fra le cappelle quella più interessante dal punto di vista stilistico è la cappella Minutolo affrescata in stile gotico e con pavimenti a mosaico, dove si trova anche il sarcofago del cardinale Arrigo Minutolo e di Orso Minutolo. L'abside fu rimaneggiata nel corso del '700, mentre di epoca seicentesca rimane il coro ligneo. Due rape di scale scendono nel succorpo, al di sotto dell'abside, dove furono custodite le reliquie di San Gennaro, questo ambiente è sbarrato da due battenti bronzei; l'ambiente è suddiviso in tre navate sorrette da colonne dove presso l'altare maggiore ove sono custodite le requie del santo, si trova la statua di Oliviero Carafa adorante, finanziatore dell'opera del succorpo. Nella navata destra si accede alla Cappella del Tesoro di San Gennaro fu realizzata nel '600 su progetto di Francesco Grimaldi, per compiere il voto fatto dalla città di Napoli a seguito della peste che l'aveva colpita nel XVI sec. Alla cappella si accede mediante una cancellata adornata da due edicole ove furono collocata le statue di santi. L'interno della cappella è realizzato su di una pianta a croce greca sormontata dalla cupola affrescata con la raffigurazione del paradiso, opera di Giovanni Lanfranco. Qui sono custoditi i busti dei santi, gioielli e le reliquie con l'ampolla del sangue di San Gennaro.

Dalla navata di sinistra si accede alla basilica di Santa Restituita risalente al periodo Bizantino, composta da cinque navate sorrette da colonne, dopo il terremoto che avvenne nel XVII sec. la basilica fu restaurata seguendo i lineamenti barocchi del tempo. Attraverso la navata destra della Basilica di S. Restituita si accede al battistero di San Giovanni in Fonte sempre di epoca bizantina, il quale fu edificato su di una base quadrata ed ornato da mosaici.
Nella ricorrenza annuale della festività di San Gennaro i fedeli assistono con grande fervore al miracolo della liquefazione del sangue del santo, custodito all'interno dell'ampolla.

La chiesa cinquecentesca intitolata a Gesù Nuovo fu realizzata modificando l'assetto del quattrocentesco palazzo dei Sanseverino principi di Salerno, per volere dell'ordine dei Gesuiti. La facciata dell'edificio conserva la decorazione a bugnato a punta di diamante del precedente palazzo nella quale si apre il portale barocco, il quale da accesso all'ampia sala interna, adornata da diversi gruppi scultorei opera di diversi artisti che si sono susseguiti dal '500 fino al '800.

La chiesa trecentesca fu voluta da Roberto I d'Angiò, per divenire luogo di sepoltura dei reali aragonesi. Fu bombardata nel 1943, causando la perdita di gran parte dei regi e delle decorazioni. La facciata della chiesa presenta come ornamento un grande rosone, accanto al tempio sorge il campanile, quest'ultimo fu rimaneggiato nei secoli successivi al XIV sec. L'interno è composto da un'unica navata, che presenta su ogni lato dieci cappelle, ancora è possibile visitare il monumento funebre a Roberto d'Angiò, il sepolcro di Maria di Durazzo, Carlo di Calabria e Maria di Valois. All'interno del tempio fu realizzato anche il gotico coro delle monache opera e progetto di Leonardo di Vito, dove operò anche Giotto e bottega, il quale raffigurò cristo compianto, mentre i lavori compiuti all'interno della chiesa: Storie del Vecchio Testamento e l'Apocalisse, andarono perduti e solo in parte recuperati con i lavori di restauro. Accanto alla chiesa di Santa Chiara fu realizzato il convento delle monache clarisse. All'interno del convento delle clarisse, si trova il celebre chiostro voluto dalla badessa Ippolita Carmignano, adornato da maioliche collocate sui pilastri che sorreggono i pergolati intrecciati dai rami di limoni. Le maioliche furono realizzate da Giuseppe e Donato Massa su disegno di Domenico Antonio Vaccaro, le raffigurazioni sono scene di vita quotidiana, che non rimandano quindi a vicende o momenti di storia cristiana. Nel convento di trova il Museo dell'Opera di Santa Chiara, del quale fa parte il chiostro maiolicato e una zona archeologica che ha portato alla luce resti di una zona termale del IV sec. a.C.

Monteoliveto è una chiesa quattrocentesca, la quale è anche denominata Sant'Anna dei Lombardi. All'interno si trova la cappella Piccolomini ed è simile alla cappella che si trova in San Miniato di Firenze, mentre in fondo alla navata di sinistra si trova la cappella Tolosa, opera di Giuliano da Maiano. Nella Sagrestia vecchia si trovano affreschi realizzati dal Vasari utilizzando la tecnica a grottesche con la quale raffigura le allegorie di virtù. Per volere di Eleonora d'Aragona sposa di Ercole d'Este, fu chiamato il modenese Guido Mazzoni sul finire del '400 al fine di realizzare l'opera del “Compianto”. L'artista realizzò otto statue in terra cotta a grandezza naturale, le quali ancora oggi esprimono la più solenne commozione.

Questa istituzione di carità nacque nel XVII sec. da sette nobili napoletani. La chiesa fu realizzata nella seconda metà del '600 adiacente al palazzo del Pio Monte della Misericordia. All'interno sono custodite le sette tele della misericordia dipinte dal Caravaggio. Oggi al primo piano del palazzo si trova la quadreria dell'istituto di carità, che copre un arco di tempo dal '500 all'800, non sono solo esposti quadri ma anche arredi e sculture. I pezzi esposti sono tutti pervenuti da lasciti e donazioni.

La chiesa intitolata a Sant'Annunziata si trova nel quartiere Forcella, accanto sorge la casa intitolata alla santa, la quale fungeva da ricovero per i bambini abbandonati. Nel '700 la chiesa fu distrutta da un incendio e ricostruita nello stesso secolo da Luigi e Carlo Vanvitelli. L'interno presenta un'unica navata adornata da tre cappelle per ogni lato.

La chiesa di San Domenico Maggiore si affaccia sull'omonima piazza, al centro della quale svetta la guglia dedicata al santo realizzata a seguito del voto fatto per la fine della peste che nel '600 flagellò la città. Il tempio fu edificato per volere di Carlo II d'Angiò, la progettazione del tempio incorporò anche una precedente chiesa intitolata a San Michele. Un tempo la chiesa aveva il portale d'ingresso rivolta sull'omonima piazza, oggi invece, a seguito del cambiamento dell'assetto della chiesa, sulla piazza si affaccia l'abside del tempio. L'interno del tempio è suddiviso in tre navate, al suo interno un tempo erano custodite: l'Annunciazione opera di Tiziano, la Flagellazione del Caravaggio e la Madonna del pesce di Raffaello, quest'ultima è la sola che non si trova in un museo italiano ma si trova in quello di Madrid.
Nella sagrestia si trovano sepolti 10 sovrani e 35 dignitari del regno aragonese, mentre nell'impianto della precedente chiesa di San Michele si trovano i sepolcri di due artisti: Nicola Zingarelli e Matteo Bottigliero. La cappella Sanseverino fu rivoluzionata nel '700 dal principe Raimondo di Sangro, grande intellettuale e uomo di cultura, il quale ridisegnò la struttura realizzando un monumento in onore dei personaggi celebri della casata.

Il tempio di San Giovanni a Carbonara fu edificato su di un terreno bonificato dalle paludi, a cavallo fra il '300 e il '400, divenendo in oltre il pantheon dei regnanti angioini; all'interno si trova il quattrocentesco monumento di re Ladislao di Durazzo. Il monumento si compone dalle virtù poste alla base del monumento , sopra le quali si trovano le statue dei due sovrani in troni e il sarcofago de re Ladislao, raffigurato in oltre nella statua equestre che chiude l'opera.
Oltrepassato il monumento si arriva alla cappella Caracciolo del Sole dove si trova la tomba di Sergianni Caracciolo, affrescata da Leonardo di Besozzo, il quale raffigurò Storie della Vergine.
Lungo la navata si trova in oltre l'altare maggiore quattrocentesco opera di maestranze lombarde. Adiacente all'edificio si trova la cappella Seripando all'interno della quale è custodito un cinquecentesco crocefisso ligneo opera del Vasari.

La chiesa intitolata a San Gregorio Armeno si trova lungo la via omonima celebre per i mercatini artigiani che realizzano statue e componenti per il presepe, suggestivo è anche il campanile pensile che sorge accanto al tempio, e mette in comunicazione i monasteri di San Pantaleo e quello di San Gregorio. L'adiacente monastero di epoca antica fu fondato nel nel VIII sec. d.C. da monache in fuga da Costantinopoli le quali portarono con se le reliquie del Santo al quale intitolarono il tempio.
Il monastero fu ricostruito assieme alla chiesa nel corso del XVI sec. opera di Giovan Battista Cavagna per volere della badessa Beatrice Carafa. Il tempio presenta un interno con un'unica navata sormontata da un soffitto ligneo con decorazioni intagliate e dorate, mentre ai lati si aprono quattro cappelle votive. All'interno sono custodite le reliquie di Santa Patrizia. All'interno del monastero si trova il chiostro cinquecentesco all'interno del quale si trova il giardino di agrumi e una fontana, da questo luogo si accede al coro delle monache e il salottino della Badessa, luogo divenuto il Museo per le opere esposte, portate in dote dalle ragazze che entravano nel monastero.

La chiesa di San Lorenzo Maggiore è ricordata dai posteri in quanto fu il luogo dove Petrarca trovò ospitalità nell'adiacente convento e dove Boccaccio incontrò Maria d'Aquino, che diverrà la sua Fiammetta. La chiesa ha antiche origini in quanto il pre impianto era in stile romanico, edificato sopra le fondamenta dell'agorà greca che in seguito divenne foro romano. Il tempio fu rimaneggiato nel corso del Medioevo per volere di Carlo I d'Angiò e successivamente fu l'epoca barocca, della quale non resta nulla a seguito di restauri recenti, volti a ripristinare gli antichi fasti del tempio. L'interno è composto da un'unica navata absidata, l'altare maggiore è adornato dalle statue raffigurante i santi: Lorenzo, Antonio e Francesco e bassorilievi . Qui è sepolta Caterina d'Austria, il cui corpo riposa in un sepolcro a baldacchino, mentre da ricordare è la cappella Cacace, la quale fu realizzata in marmi policromi opera di Cosimo Fanzago.
L'adiacente monastero di San Lorenzo è stato ristrutturato e oggi ospita il Museo dell'Opera di San Lorenzo, dove sono presenti anche gli scavi archeologici compiuti nel chiostro, che hanno riportato alla luce una strada romana del I sec. d.C. insieme al mercato coperto e le relative botteghe.

La chiesa intitolata a San Palo Maggiore fu costruita sulle fondamenta di un precedente tempio intitolato ai Dioscuri, del quale restano visibili solo due colonne, che svettano con i loro 11 metri di fronte alla facciata dell'edificio , solcata da una serie di lesene scanalate. L'edificio eretto nel Medioevo fu riedificato fra il '500 e il '600 dai padri Teatini. L'interno è suddiviso da tre navate con cappelle laterali ed affreschi sul soffitto della navata centrale con raffigurazioni dei santi Pietro e Paolo.

La chiesa è dedicata a Celestino V (Pietro Angeleri da Marrone) che abdicò al soglio del santo uffizio poco dopo la sua nomina. Accanto alla chiesa svetta il campanile culminante in una cuspide , l'interno è composto da tre navate realizzate in stile gotico, sul soffitto si trovano raffigurazioni delle storie di San Celestino e di santa Caterina d'Alessandria. Adiacente alla chiesa si trova il monastero, che dal XIX sec. ospita nei suoi locali il conservatorio di musica, oltre alla biblioteca musicale e il museo di storia della musica, fra i vari reperti uno spartito autografato dal maestro Giuseppe Verdi.

Il tempio ed il monastero dedicati a San Severino e Sossio, furono edificati nel medioevo, e riedificati nel corso del XV sec., mentre nel XIX sec. fu collocato nelle stanze del convento l'archivio di stato del Regno, dove sono conservati documenti dal X sec. a venire ad oggi. Dal transetto destro della chiesa si accede alla cappella si San Severino.

  Il tempio di Santa Maria del Carmine fu edificato nel XII sec. per essere riedificata nel XIV sec., all'interno della chiesa si conserva la Madonna Bruna custodita all'interno della cappella collocata nell'abside e il crocefisso ligneo posto sotto l'arco trionfale.

Il tempio è l'insieme di due chiese unite l'une dentro l'altra, la chiesa vecchia fu incorporata come coro per il nuovo tempio. La chiesa vecchia ha un'unica navata terminante in un'abside pentagonale, all'interno del coro delle monache è collocato il tomba di Maria d'Ungheria, la sovrana moglie di Carlo II d'Angiò finanziò la fase di ricostruzione del tempio dopo il crollo avvenuto nel XIII sec. a causa del terremoto.

La chiesa intitolata a Santa Maria Nuova fu costruita sul finire del XIII sec. e riedificata nel corso del '500 assieme al monastero. L'interno è composto da un'unica navata sorretta da pilastri sormontata da un soffitto ligneo intagliato e decorato con stucchi dorati. Il convento ha al suo interno due chiostri, quello più piccolo fu affrescato nel '600 con tecnica a grottesche dove sono raffigurate scene di vita di san Giovanni della Marca.

La chiesa cinquecentesca intitolata a Santa Maria Regina Coeli è preceduta dal campanile pensile, sotto il quale bisogna passare per giungere al suo ingresso. Gli interni della chiesa risentono degli stili artistici fino all'800, grazie alle diverse opere che qui furono collocate. Adiacente alla chiesa è il chiostro realizzato nel '600 e modificato nel secolo successivo.

La chiesa dei Santi Apostoli ha origine antiche, le fondamenta risalirebbero al V sec. d.C. Nel '600 con la venuta dei padri teatini il tempio fu stravolto nella sua forma originaria . L'interno è composto da un'unica navata sormontata da una volta a botte in stile barocco. Per la realizzazione degli affreschi collaborò anche Giovanni Lanfranco.

Il castello fu edificato nel XII sec. nel luogo in cui fu realizzata porta Capuana (accesso alla città di Napoli) in sua difesa per volere di Guglielmo I, la quale tuttavia nel '400 fu riedificata e spostata su progetto di Giuliano da Maiano opera realizzata in marmo bianco, incastonata fra due torrioni. Divenne successivamente reggia Normanna e nel '500 fu utilizzato dal viceré Pedro de Toledo per trasferirci i tribunali della città, divenendo il nuovo palazzo di giustizia. Dal salone della corte d'appello si accede alla cappella della Sommaria, dove sono affrescate a grottesche scene evangeliche e il giudizio universale.

Il Castel Nuovo fu realizzato nel XIII sec. voluto dal re Angioino Carlo I. Successivamente nel XV sec. Alfonso I d'Aragona decise di ricostruire il Castello, mantenendo del vecchio complesso solo la cappella palatina. Oggi le stanze del castello ospitano uffici comunale e il Museo Civico. La struttura è composta da cinque torri esterne, fra la torre di guardia e quella di Mezzo è posizionato il marmoreo Arco di Trionfo di Alfonso I d'Aragona, sul quale è collocata la statua raffigurante San Michele. L'arco di Trionfo fu opera di due artisti Pietro de Martino e Francesco Laurana. La struttura del castello si evolve attorno al cortile d'onore, dal quale diparte la scala che conduce alla sala dei Baroni (oggi ospita il consiglio comunale), questo ambiente fu elaborato dalla mano di Guillermo Sagrera. Da questa stanza mediante una scala a chiocciola si accede alla Cappella Palatina, la quale fu affrescata da Giotto, di cui in un precedente momento si erano persi gli affreschi a causa di un incendio e ricoperti da nuovi durante il XVIII sec., ma dopo recenti restauri sono state riportate alla luce alcune ombre dei dipinti di epoca Giottiana. Nella sezione ovest del Castello si trova il Museo Civico.

Castello Sant'Elmo fu costruito sulla sommità del colle del Vomero, qui sorse nel '300 la torre Belforte voluta dagli allora sovrani Angioini, e nel '500 il viceré Pedro de Toledo decise di incorporare la torre all'interno di una fortezza con pianta a stella a sei punte, per controllare gli eventuali attacchi dei nemici. Successivamente decadde il suo utilizzo di fortezza e divenne un carcere. Oggi al suo interno si trovano gli uffici della sovraintendenza oltre alla biblioteca Bruno Malajoli.

L'edificio del Monte di Pietà fu realizzato dal Cavagna eretto a cavallo fra i secoli XVI e XVII, l'edificio si presenta con una facciata in stile classico suddivisa da quattro lesene culminante in un timpano. All'interno la sagrestia e la sala delle cantoniere sono pavimentate da maioliche arredate da mobili del '700.

Il primo fabbricato dell'ospedale degli Incurabili fu edificato nel '500, per essere ingrandito nei secoli successivi. All'interno è custodita la farmacia composta ma mobili in noce e radica, contenenti vasi (opere di Donato Massa) ornati da scene bibliche.

Il palazzo quattrocentesco fu edificato per volere del mercante di origini fiorentine Angelo Como, il quale volle che l'edificio rispecchiasse lo stile fiorentino, di fatti si presenta con una facciata decorata a bugnato. Nel corso dei secoli il palazzo cambiò la sua destinazione signorile, utilizzato nel '600 come convento e successivamente modificata la sua posizione originaria nell'800 a seguito dei lavori per l'ampliamento di via Duomo, per tale ragione l'edificio fu demolito e ricostruito fedelmente all'originale nell'attuale posizione. Sul finire dello stesso secolo fu insidiato all'interno delle stanze di Palazzo Como il Museo civico Gaetano Filangieri, il quale donò al comune di Napoli la sua collezione privata di opere. Purtroppo dell'ingente patrimonio esposto, a causa di un incendio provocato dai tedeschi, rimane solo una modesta parte. Nel corso degli anni il vuoto delle opere è stato colmato in parte da nuove raccolte e donazioni. Il museo si sviluppa su due piani, collegati fra loro dallo scalone elicoidale, nella Sala Agata sono esposti i pezzi della collezione Filangieri, la quale si compone anche di un ballatoio ligneo dal quale si accede alla biblioteca.

Il palazzo San Giacomo è oggi la sede del municipio di Napoli edificato agli inizi del XIX sec. per ospitare al tempo i ministeri del regno dei Borboni. Nella sezione destra del palazzo si trova la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli edificata nel ‘500, qui si trova il sepolcro del viceré Pedro de Toledo e della consorte Maria.

Il palazzo Reale fu edificato nel '600 su progetto di Domenico Fontana per volere del viceré Fernando Ruiz de Castro, il palazzo fu anche la residenza per i reali: Gioacchino Murat e la consorte Carolina Bonaparte. Il palazzo fu bombardato durante la seconda guerra mondiale.
La facciata è suddivisa in tre ordini, al piano terra furono realizzate otto nicchie per altrettante statue, raffiguranti i sovrani più celebri di Napoli, mentre al primo piano si trova il loggiato aperto. Fra le varie stanze da poter visitare le più celebri sono quelle: sala del Corpo Diplomatico, teatrino di Corte, Sala del Trono, sala degli Ambasciatori e il salone d'Ercole.
All'interno di Palazzo Reale si trova il Museo dell'Appartamento al quale si accede mediante lo scalone d'onore ricoperto di marmi, al primo piano l'allestimento del mobilio è di epoca ottocentesca, con vasi ed ornamenti, mentre alle pareti sono presenti degli arazzi e dipinti proveniente dalla collezione Farnese. In oltre a Palazzo Reale si trova la Biblioteca Nazionale, la prima per importanza di tutto il Meridione, attualmente ci sono circa 2 milioni di volumi, fra cui manoscritti, incunaboli e papiri. Adiacente a palazzo reale si trovano i Giardini, i quali sono collegati alla dimora reale attraverso un ponte che oltrepassa l'antico fossato.

Il palazzo Reale di Capodimonte fu iniziato in stile classico nei primi anni del '700 fu progetti di Antonio Medrano e Antonio Canevari, l'opera fu ultimata solamente nel secolo successivo. Il palazzo Reale di Capodimonte fu la sede dei duchi di Aosta fino al 1946, mentre dal 1957 divenne la sede espositiva del Museo e Galleria Nazionale di Capodimonte. Adiacente al palazzo si trova anche il parco che si espande su di un'area di circa 120 ettari. All'interno del palazzo sono esposte opere provenienti dalle collezioni Farnesi ,Borgia, de Ciccio da luoghi sacri soppressi. Nell'appartamento Storico si trovano gli arredi creati per la corte di Carlo III e ritratti di famiglia; nella galleria delle Porcellane si trova la collezione di maioliche e porcellane, dove sono esposti circa 3000 pezzi. La galleria della pittura espone opere che coprono uno spazio temporale che va dal '200 al '800 di artisti napoletani. Nella Galleria degli Arazzi d'Avalos si trova il ciclo di sette arazzi eseguiti a Bruxelles realizzati seguendo i cinquecenteschi disegni di Bernart van Orley, questi arazzi riportano la raffigurazione della battaglia che si svolse a Pavia nel 1525 fra le armate di Francesco I e l'imperatore Carlo V. Nella Galleria dell'800 sono esposte opere di gusto neoclassico di artisti del calibro di Domenico Morelli e Antonio Mancini.

Il porto di Napoli fu ampliato da Carlo II d'Angiò il quale nel '300 fece realizzare il Molo angioino, a questo si aggiunsero nei secoli modifiche e ampliamenti, sino all'assetto attuale che gli è stato conferito a cavallo fra il XIX e XX sec., dove il molo fu attrezzato per le merci, navi passeggeri e sezione interamente realizzata per gli emigranti all'estero. Oggi il porto di Napoli conta 11 moli, 4 bacini di carenaggio, quattro dighe e un vasto deposito merci, tali dimensioni lo pongono fra i più importanti porti del mediterraneo.

La villa Floridiana era la residenza estiva della Duchessa di Floridia, seconda moglie di Federico I Borbone, l'edificio era un vecchio casale, il quale fu ristrutturato in stile neoclassico, al quale furono aggiunte due dependance e il tempietto neodorico . Oggi questo luogo è divenuto il Museo della Ceramica Duca Martina. Adiacente alla villa si trova il parco, dal quale si apre la vista sul Golfo di Napoli e l'isola di Capri. Il museo ha come sezione principale espositiva, con la collezione donata dal Duca di Martina, la quale comprendeva oggetti di ogni tipo provenienti da tutta Europa, fra cui porcellane e maioliche di fattura orientale, fra cui pezzi della dinastia Ming, oltre a quelle giapponesi.

Piazza del Plebiscito di Napoli, posta di fronte Palazzo Reale, fu da sempre utilizzata dal popolo per raduni e feste popolari, nell'800 il sovrano Gioacchino Murat fece realizzare l'emiciclo dorico composto da 38 colonne, dove spicca la chiesa intitolata a San Francesco da Paola, che nel progetto originario doveva essere un edificio pubblico ma dopo la restaurazione del potere Borbonico e alla cacciata dei francesi nel 1815, il nuovo sovrano lo trasformò in un tempio dedito al culto cattolico. L'ingresso alla chiesa avviene attraverso il passaggio nel tempietto opera di Pietro Bianchi, l'ingresso riprende l'idea del Pantheon romano, composto da uno stile solenne. Nella piazza furono in oltre collocate le statue equestri di Carlo III di Borbone e Ferdinando I.

La piazza Trento Trieste è uno dei centri nevralgici del traffico di Napoli, qui convergono diverse direttrici stradali. Sulla piazza è presente un antico caffè il Gambrinus, il quale conserva ancora le decorazioni ottocentesche, sempre sulla piazza si affaccia il Museo Giuseppe Caravita Principe di Sigismondo, nel quale sono raccolte opere degli artisti Napoletani che hanno operato a cavallo fra l'800 e il '900.

Via San Biagio dei Librai è una fra le vie più caratteristiche di Napoli, che in epoca passata era anche stata una via aristocratica, infatti qui si trova il quattrocentesco palazzo Carafa di Maddaloni, voluto da Diomede Carafa. La facciata del palazzo si apre con il portale adornato da busti e dalla statua del semidio Ercole.

Il Museo Archeologico Nazionale fu collocato nel cinquecentesco Palazzo degli Studi (adibito ad università nel '600) nel 1777 per volere di Ferdinando IV che qui collocò la collezione Farnese e i reperti di Ercolano e Pompei. I pezzi esposti sono sculture fra cui l'Ercole Farnese rinvenuto nel '500 presso le terme di Caracalla a Roma, psiche di Capua, il fauno danzante in bronzo e il mosaico della Battaglia di Alessandro Magno contro Dario III opera del Ii sec.a.C. e rinvenuta nel XIX sec. A queste si aggiungono altre opere fra cui la tazza Farnese, tavole in bronzo di Eraclea e anche una collezione di circa 2000 gemme e la collezione di reperti egizi realizzata dalla famiglia Borgia e Picchianti.

Il Teatro San Carlo di Napoli fu edificato nel XVIII sec. per volere di Carlo III di Borbone, adiacente a Palazzo Reale, su progetto di Giovanni Antonio Medrano. Purtroppo la struttura fu danneggiata qualche anno dopo l'inaugurazione da un incendio e fu posto in ristrutturazione, così come la facciata, la quale fu completata nel corso dell'800 su commissione di Gioacchino Murat. Il teatro presenta una facciata in stile neoclassico, mentre all'interno furono ricavati 184 palchi su sei ordini, oltre al palco reale.
Da ricordare che fra i vari direttori del teatro fu anche il celebre Gioacchino Rossini e Gaetano Donizetti.

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