COMUNE DI LIVORNO

La città di Livorno si affaccia sul Mar Ligure, è capoluogo dell'omonima provincia ed è anche il porto principale della regione Toscana nonché uno dei porti più importanti della penisola Italiana, oltre ad essere la terza città per importanza della regione Toscana. La città di Livorno “tenne a battesimo” personaggi illustri come Modigliano e l'ex presidente della Repubblica Italiana Ciampi. Il territorio cittadino è pressoché pianeggiante, salvo la zona interna dove si trovano i rilievi collinari.
Il territorio di Livorno fu abitato delle popolazioni Etrusche, che qui lasciarono diverse loro tracce come la necropoli di Populonia. Successivamente al periodo barbarico, Pisa ebbe il controllo di queste terre sino al secolo XV, a seguito della conquista da parte di Firenze.
 
Luoghi Religiosi
Palazzi e Monumenti

Piazze e Musei

La città di Livorno agli inizi del X sec. era un insediamento di pescatori, per divenire nei secoli un possedimento da prima della città di Pisa, passando successivamente ai Visconti di Milano ed in fine ai Genovesi, questi ultimi vendettero la città a Firenze nel XV sec.
Cosimo I de Medici trasformò Livorno, nel 1577 iniziò la costruzione del Baluardo di San Francesco, su progetto del Buontalenti, per proteggere gli abitanti della città, accanto ai programmi di riqualificazione edilizia, si affiancarono quelli economici come la determinazione del “Porto Franco” e quello religioso decretando il “Libero Culto”, questo favorì l'insediamento di molti Ebrei, i quali per la maggior parte erano commercianti o uomini d'affari.

Fra il XVI e XVII secolo furono costruiti: il Duomo, il quartiere di Venezia Nuova e la Fortezza Nuova, anche il porto di Livorno accrebbe di dimensioni ed importanza nel Mediterraneo, sino all'avvento della seconda Guerra mondiale, durante questo drammatico passaggio storico la città fu distrutta a causa dei suoi numerosi cantieri.

Con l'avvento della dinastia dei Lorena la città continuò a beneficiare delle leggi Medicee, continuando così a crescere sia in termini economici che in quelli demografici.
Anche Livorno dovette subire l'invasione Napoleonica, si dovette attendere l'esilio dell'imperatore francese affinché i Lorena potessero tornare al potere sul soglio del Gran Ducato di Toscana e ripristinare la normalità del regno. 
Durante l'ultimo periodo di governo dei Lorena la città di Livorno continuò a incrementare la sua importanza, il porto fu sempre il punto di riferimento per le attività commerciali del tempo, iniziò in questo periodo anche un nuovo sbocco economico sulla città di Livorno: l'Editoria, qui fu pubblicato il celebre lavoro di Cesare Beccaria “Dei delitti e delle Pene”. Nel 1844 fu inaugurata la linea ferroviaria Livorno – Pisa – Firenze, tre anni più tardi fu installata una linea telegrafica che metteva in comunicazione la città di Livorno con quella di Pisa, non meno importante è il compimento dei lavori per la realizzazione dell'acquedotto di Colognole.

Con l'annessione della città di Livorno al Regno d'Italia si assiste ad una drastica diminuzione del traffico commerciale, ma allo stesso tempo si diede vita alla nuova economia campeggiata dalla grande industria navale che farà capo al: Cantiere Navale Orlando.
Con l'inizio del XX sec. si affacciò sulla città l'ombra del fascismo che causò gravi danni alla città nell'assetto urbano, a causa dei nuovi piani di realizzazione edilizio e di spazio pubblico; l'unica nota positiva per la città fu la realizzazione del nuovo ospedale ed un allargamento dei confini verso i comuni limitrofi. 

Durante la seconda guerra mondiale la città fu devastata dai raid aerei dell'aviazione, causando anche la morte di migliaia di civili. La città dovette attendere molto tempo prima di poter tornare a riemergere, in quanto i lavori di sgombero delle aree cosparse di detriti e materiali si prolungò anche durante la seconda metà degli anni '50. Tuttavia la fase della ricostruzione non fu vista nel suo insieme come un buon risultato, in quanto molte ricostruzioni e realizzazioni uscirono dai canoni dell'architettura della città, come ad esempio fa il Palazzo Grande di Luigi Vagnetti.

Durante l'800 iniziano a sorgere le prime industrie siderurgiche nella provincia di Livorno, precisamente a Piombino, l'agricoltura beneficiò delle opere di bonifica svolte sotto il governo del granducato di Toscana retto dai Lorena. Sempre nel XIX sec. prese piede anche la nuova forma del turismo balneare, di cui ancora oggi le zone costiere ne beneficiano.
Oggi una grande importanza è data dal porto, il quale oltre a essere uno scalo merci, è divenuto importante anche per il trasporto di persone, sia per i traghetti che per le navi da crociera.

La flora locale sul versante collinare è la tipica macchia mediterranea, la quale si alterna a sezioni boschive mano mano che ci si addentra verso le montagne. La costa si presenta per un tratto alta e rocciosa, per poi divenire al contrario bassa e sabbiosa.

La provincia di Livorno ha all'interno dei suoi confini anche l'arcipelago dalle isole: Elba, Capraia, Gorgona e Pianosa. L'isola d'Elba è la più grande dell'arcipelago Toscano, misura circa 27 km di lunghezza e 18 di larghezza, il perimetro costiero dell'isola si alterna a scogliere impenetrabili e spiagge sabbiose. L'isola ha un territorio prevalentemente montuoso dove la vetta più alto è rappresentata dal Monte Capanne che tocca i 1000 metri. L'isola di Capraia ha una superficie di poco più di 19 metri quadrati, con una superficie montuosa dove la vetta maggiore raggiunge i 400 metri di altezza (monte Castello). L'isola Gorgona misura appena 2 chilometri quadrati, tutta la superficie è montuosa con la vetta maggiore del monte Punta Gorgona di 250 metri. L'ultima isola è quella di Pianosa, la quale ha una superficie di circa 10 km quadrati, con rilievi poco significativi.

Il Duomo di Livorno si affaccia su Piazza Grande, il quale fu edificato a cavallo fra il XVI e XVII sec. il primo progetto fu elaborato dal Buontalenti, mentre i rimaneggiamenti successivi furono applicati da Alessandro Pieroni e Antonio Cantagallina, nel corso dell'800 fu anche sostituito il campanile a vela con una nuova torre campanaria.
La pianta del tempio è a croce latina, mentre l'interno è composto da un'unica navata, ai lati sono presenti due cappelle, una dedicata al Santissimo e l'altra alla Concezione di Maria.
Il soffitto originario era ligneo realizzato a cassettoni dove campeggiava un dipinto, fortunatamente recuperato.
Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale l'edificio e tutti quelli che si affacciavano sulla piazza vennero distrutti, si dovette attendere la restaurazione dopo il periodo postbellico, anche se si seguì un progetto poco fedele all'originalità del luogo.

La chiesa della Santissima Annunziata ha anche un secondo appellativo : chiesa dei “Greci Uniti”, in quanto qui si riuniva la comunità cattolica Greca, richiamata a Livorno a seguito del lavoro all'interno dei cantieri navali del porto. La chiesa fu edificata agli inizi del '600 su progetto di Alessandro Pieroni, mentre la facciata settecentesca è da attribuire a Giovanni Baratta, sempre nello stesso periodo fu anche realizzato l'adiacente campanile.

La chiesa intitolata a San Gregorio fu edificata nel XVII sec. per volere dei commercianti residenti a Livorno ma di origine Armena, per il progetto fu incaricato Giovanni del Fantasia, il quale aveva ideato l'edificio poggiante su una pianta a croce latina, con una cupola nell'intersezione fra la navata e il transetto.
Il tempio fu irreparabilmente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, di cui oggi resta solo la facciata adornata da statue raffiguranti San Gregorio affiancata da quelle che personificano la Carità e la Fede.

Il settecentesco tempio intitolato a Santa Caterina si affaccia su piazza dei Domenicani, accanto alla chiesa si trovava il convento dove alloggiavano le religiose. Durante il periodo Napoleonico gli ordini religiosi furono aboliti e il monastero fu adibito a carcere. In poca successiva l'edificio fu anche utilizzato come archivio di stato.
Nel XX sec. la chiesa fu interessata da una serie di restauri, fra questi anche quelli alla cupola di forma ottagonale che si innalza per ben 63 metri culminante in una lanterna, la quale fu eretta su progetto di Giovanni del Fantasia. La facciata si presenta spoglia, l'interno è costituito da un fulcro centrale individuato dalle otto colonne che sorreggono la cupola, attorno a queste ruota la composizione del tempio. Gli affreschi sono opera del Maffei, il quale realizzò sulla cupola la rappresentazione di San Domenico intento a ricevere il rosario da Maria, i quattro Evangelisti e scene della vita di Maria. All'intero del coro è custodito il dipinto del Vasari raffigurante l'Incoronazione della Vergine.

L'edificio in stile barocco fu costruito all'inizio del '700 nel quartiere di Venezia Nuova, di cui la facciata non fu mai portata a termine. Durante i bombardamenti la chiesa fu risparmiata, ma tutti gli edifici circostanti furono distrutti o gravemente danneggiati, come il campanile che riedificato successivamente. L'impianto del tempio è a croce latina, costituito da un'unica navata sormontata da una volta a botte, mentre nel transetto si trova la cupola che dall'esterno non si nota, in quanto camuffata da un tiburio.

Il santuario intitolato alla Madonna delle Grazie è anche conosciuto con il nominativo di “Santuario Montenero”, in quanto fu edificato sull'omonimo colle. Al santuario fanno seguito la Galleria di ex voto, composta da più di settecento opere e un famedio, quest'ultimo è il luogo dove sono sepolti i personaggi illustri della città di Livorno. le origini del santuario sono avvolte da una leggenda, la quale vede protagonista un pastore, il quale trovò un dipinto con la rappresentazione della Madonna e fu spinto da una presenza misteriosa a portarlo sul colle di Montenero, una volta giunto a destinazione gli fu fatta la grazia e la sua malattia svanì. Come ricordo dell'apparizione della Madonna fu realizzata nel '600, a ridosso della strada che conduce al Santuario, la cappella dell'apparizione, per essere sostituita nel XX sec. da una chiesa in suo onore, mentre  nel '700 su progetto di Giovanni del Fantasia fu realizzato il luogo dove custodire l'immagine della Madonna

Il complesso del Santuario votivo si compone di diversi corpi di fabbrica, oltre al campanile ottocentesco, il cui ordine geometrico creano la piazza alla quale si accede mediante una scalinata. A seguito del Giubileo dell'anno 2000 fu edificata l'Aula Mariana, la quale si erge attorno ad una pianta circolare e coperta da giardino pensile, questo ambiente può contenere anche più di mille fedeli.

La nuova sinagoga, sorta sulle ceneri di quella seicentesca distrutta durante il secondo guerra mondiale, fu progettata nella seconda metà del XX sec. dall'architetto Angelo di Castro ed edificata all'interno della cerchia dei bastioni realizzati dal Buontalenti.

Il tempio protestante fu realizzato lungo il Fosso Reale nella seconda metà dell'800 su progetto di Dario Giacomelli, il quale ideò la chiesa in stile neo gotico, con una facciata sormontata da tre rosoni, con quello centrale maggiore per dimensioni rispetto ai due laterali. L'intero fu composto da un unico ambiente culminante in un'abside.
A lavori ultima il tempio non fu adornato e si dovette aspettare l'inizio del secolo successivo affinché la congregazione potesse acquistare un organo, rubato durante la guerra.

L'acquedotto Leopoldino fu una importante risorsa idrica per la città di Livorno, realizzato per volere del Gran Duca di Lorena. Tale progetto venne in sostituzione di un precedente acquedotto realizzato dai Signori di Firenze nel '600, questo in quanto la città cresciuta di molto in un secolo aveva bisogno di maggiori metri cubi di acqua, come anche la darsena e gli invasi cittadini. Il canale fu iniziato nel 1792 ma fu interrotto da prima a causa della morte del primo progettista Giuseppe Salvetti e successivamente bloccato a seguito della conquista del Ducato da parte di Napoleone, sino a quanto con la restaurazione del potere dei Lorena, l'acquedotto fu ultimato sotto la supervisione di Pasquale Piccianti. Quest'ultimo realizzò anche diverse cisterne che susseguendosi lungo il percorso dell'acquedotto, ne avrebbero purificato le acque, di questi quello ancora in uso è il così detto “Cisternone” all'interno del comune di Livorno.
Ancora oggi questo acquedotto è funzionante ed è di proprietà del comune di Livorno.

Il castello Boccale si trova lungo la strada costiera, nel tratto denominato “Boccale”. L'edificio principale del castello era costituito da una torre, edificata per volere dei Signori di Firenze, al quale doveva fungere da torre d'avvistamento, grazie alla posizione sulla scogliera e ai sui 13 metri di altezza. Nell'800 la torre divenne di proprietà della Marchesa Eleonora Ugolini, la quale fece incorporare la torre in un corpo di fabbrica di stampo medioevale. Successivamente la dimora fu abbandonata e si dovette attendere la fine del '900 affinché fossero avviati i lavori di restauro, che però portarono a una diversa utilizzazione dei locali, in quanto furono ricavati appartamenti di pregio.

La cinquecentesca struttura difensiva è ancora oggi racchiusa all'interno del suo fossato.

La fortezza Vecchia fu realizzata nel XVI sec. ad opera di Antonio Sangallo, inglobando all’interno il mastio preesistente del Torrione di Matilde e la rocca del XIV sec., L'edificio durante la seconda guerra mondiale fu bersaglio dell'artiglieria degli alleati.

Lo stabilimento termale Acque della Salute, denominato anche “Terme del Corallo”, fu realizzato agli inizi del '900 nei pressi della stazione ferroviaria di Livorno, in quanto su questo terreno era stata scoperta nel secolo precedente una sorgiva di acque salate ideale per l'uso termale. La struttura fu realizzata unendo tre corpi di fabbrica in stile liberty; all'interno dello stabilimento furono ricavati i locali medici e quelli amministrativi.
Questa opera fu un polo attrattivo per le persone che venivano a curarsi a Livorno, tale struttura successivamente sarà l'inizio di quello che chiamiamo oggi Turismo del Benessere. Con l'avvento della guerra lo stabilimento cessò la sua attività principale, mentre nei primi anni sessanta un incendio devastò parte dello stabile. La proprietà ed il parco passarono attraverso vari assetti societari, ma nessuno riuscì a decretare l'inizio dei lavori di ristrutturazione, ancora oggi, dopo che nel 2008 l'intera proprietà fu sigillata ed entrata a far parte delle proprietà del Comune di Livorno, si sta attendendo che venga stanziato un fondo per riportare lo stabilimento delle acque della Salute al suo antico splendore.

Villa Fabbricotti oggi è la sede della biblioteca Labronica. Lo stabile fu realizzato sotto la signoria Medicea, per passare in varie proprietà, fino all'acquisto sul finire dell'800 da parte di Bernardo Fabbricotti, il quale avviò i lavori per un riassetto dell'edificio su progetto di Vincenzo Micheli, che realizzò ingressi monumentali su piazza Roma e viale della Libertà, oltre alla modifica del parco lussureggiante, dove ricavò un teatrino e una pista di pattinaggio, adornandone i vialetti con statue e busti. Purtroppo la famiglia Fabriccotti dovette vendere la proprietà al comune di Livorno, che ne divenne proprietario nel 1936.

La villa fu edificata nell’800 per volere di Paolo Rodocanacchio, qui sono conservati diversi documenti sulla storia della città di Livorno. Alla villa si accede passando attraverso il Museo Mascagnano.

L'edificio fu realizzato nella seconda metà dell'800 su progetto di Vincenzo Micheli, il cui committente fu il commerciante Francesco Mimbelli. Successivamente l'impianto del parco fu ampliato con l'acquisizione dei terreni circostanti, dove furono realizzati una cappella e un teatrino. Con l'avvento della grande guerra la proprietà fu danneggiata e quindi abbandonata, si dovettero attendere la seconda metà del '900 prima che la ville tornasse a rinascere. Dal 1944 la Villa è la sede del Museo Civico “Giovanni Fattori” dove sono esposti i dipinti di diversi autori macchiaioli.

Piazza della Repubblica è di origini recenti, in quanto fu realizzata nella prima metà dell'800, adornata dalle statue di Ferdinando III e Leopoldo II.

Il nome a questa seicentesca zona della città di Livorno: "Venezia Nuova"  deriva dal fatto che furono intrapresi lavori per costruire sulle acque, per realizzare tali opere furono chiamate maestranze che lavoravano presso la Serenissima.

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