La chiesa risale al ‘600, fu edificata a ricordo del miracolo della Madonna del Carmine. All’interno sono custoditi dipinti che coprono un arco temporale dal ‘500 al ‘700, oltre a essere stata utilizzata anche come tomba di famiglia dai Rangoni signori di Spilamberto. La facciata si presenta semplice in laterizio solcata da due esedre e culminante in un timpano, un tempo antistante si trovava un portico, abbattuto agli inizi del ‘900, adiacente si innalza il campanile a pianta quadra.
la chiesa di San Giovanni fu
edificata nel XIII sec. e presentava una pianta di dimensioni minori
rispetto quelle attuali, in quanto fu ricostruita nel ‘700, inglobando
all’interno i portici che la circondavano, mentre il campanile fu
ultimato solamente sul finire del secolo successivo assieme alla
facciata in stile barocco. All’interno si trovano opere realizzate anche
da artisti locali, come la Battaglia di Lepanto, la Comunione degli
Apostoli e l’Apocalisse. La facciata è solcata da esedre culminanti in
capitelli e chiusa da un timpano, nella sezione superiore furono
collocate accanto al finestrone due state di santi .
Questo cinquecentesco palazzo fu dove abitò la famiglia Rangoni, prima della costruzione della Rocca. Il palazzo si sviluppa su due livelli e si apre su di un portico prospicente la via principale del centro storico, il quale è composto da cinque fornici. Dopo il trasferimento dei Rangoni alla nuova dimora, il Palazzo del Bargello fu utilizzato per eventi e aste pubbliche.
Il palazzo in laterizio fu costruito
nel ‘500 per divenire la residenza di Guido Rangoni. Nel ‘700 divenne
la sede del Giudice, per essere adibita a sede comunale nell’800 e oggi
essere un’abitazione civile. L’edificio si affaccia sulla piazza della
Torre, presenta un porticato a lato della via principale, adornato da
un cornicione a livello tra il primo e il secondo piano e archetti
pensili al termine della facciata prospicenti il tetto.
Un primo fondamento della Rocca lo si ebbe nel ‘200, quando il Comune
di Modena edificò una prima rocchetta per contrastare le armate nemiche
dei Bolognesi. Con l’arrivo dei Rangoni l’edificio iniziò ad ampliarsi
con torri quadrangolari. Nel ‘600 Guido Rangoni decide di adoperare una
serie di modifiche, volte ad ampliare la Rocca stessa con la
realizzazione di una galleria, dello scalone e del nuovo piano nobile.
La rocca è stata per ben 6 secoli di proprietà della
famiglia Rangoni, la quale fu acquistata dal Comune di Spilamberto nel
2005, il quale ne ha avviato i lavori per il recupero. Oggi la corte
interna è stata battezzata “Corte del Gusto”, in quanto adiacente si
trova una cantina di degustazione dei prodotti tipici del territorio.
Dal 2007 parte dei locali della Rocca sono utilizzati dal museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto
Il castello di Spilamberto fu eretto
nel 1210 sulla sponda sinistra del fiume Panaro, per contrastare le
milizie bolognesi. In molti si avvicendarono il potere della città come i
Pico della Mirandola e in fine gli estensi. Qui venne istituita una
fiorente filanda del baco da seta, che portò la città ad essere
conosciuta negli ambiti commerciali in tutta la regione. Il castello
attuale non è veritiero, in quanto la costruzione medioevale fu bruciata
in un incendio nel 1252.
Ciò che resta dell'antico
castello e delle mura è solo il torrione. Nel ‘500 fu apportata una
modifica alla torre, inserendo sui lati ad est e a ovest i quadranti
dell’orologio.
Nel ‘900 furono abbattute le mura esterne che ancora cingevano questa
porzione di paese e fu costruito l’edificio adiacente al torrione con
scalinata esterna, adornato a piano terre da due arcate chiuse da
battenti in legno. La torre si presenta adornata da merlatura ed è il
punto più alto della pianura, dalla quale poter spaziare con la vista da
Modena sino a Bologna.
Oggi il Torrione ospita la sede del “Nocino Modenese” e l’Antiquarium, è
in oltre visitabile la cella di Messer Filippo.
Nella torre di
Spilamberto fu scoperta, agli inizi del ‘900, quella che doveva essere
la cella di Messer Filippo, il quale fu imprigionato in questo angusto
posto per determinate trame di potere. Sono stati scritti libri e
articoli in merito, in quanto sulle pareti della cella erano presenti
scritte in versi e rime, che narravano le vicende delle corti italiane
del ‘500. Messer Filippo fu giustiziato, ma la sua voce è ancora udibile
nelle notti di piena estate.
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