COMUNE DI TRIESTE

La città di Trieste si affaccia sull'omonimo golfo, in prossimità con il confine Sloveno. Essa è sia provincia che capoluogo della regione del Friuli Venezia Giulia. La città, alla fine del conflitto mondiale, ha visto il numero dei suoi abitanti aumentare, questo dovuto al flusso dei profughi provenienti dalle terre di Istria e della Dalmazia. La città ha quindi conosciuto una rapida espansione sia del tessuto urbano, che di quello industriale. Attualmente tale fenomeno si è fermato e sta conoscendo una crisi, dovuta al fatto che per difendere il patrimonio naturale della regione, non è consentito espandere unità produttive lungo la zona del Carso, zona per altro abitata dalla popolazione in gran parte Slovena.
 
 

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I territori della provincia di Trieste furono abitati a partire dal II millennio a.C., precisamente gli insediamenti ritrovati erano villaggi arroccati sulle alture, protetti da fortificazioni in pietra. Il nome della città di Trieste deriva da una radice pre-romana, “terg = mercato” (nella lingua indoeuropea), mentre il suffisso “-este” è tipico dei toponimi venenziani.
Successivamente queste popolazioni furono sottomesse al dominio romano, a seguito delle battaglie contro i pirati Istri nel 221 a.C. e con la fondazione di Aquilei nel 181 a.C. ed in fine con la guerra di Istria nel 177 a.C. Questa colonizzazione romana portò alla nuova fondazione di Tergeste (Regio X Venetia et Histria) nel I sec. a.C. , la città divenne così un importante porto dell’alto Adriatico.
In epoca Augusta il centro abitativo si cinse di mura difensive, all’interno delle quali si costruirono il foro e il teatro.
Con la caduta dell’Impero Romano passò sotto il dominio di Bisanzio e successivamente nel 788 d.C. sotto i Franchi. Questi avvenimenti furono solamente negativi per al città, che da porto divenne semplice città di frontiera.
Nel XII sec. divenne un comune libero e dovette fronteggiarsi anche con dure battaglie con la rivale Venezia, per il controllo dell’alto Adriatico. Per porre un rimedio a queste continue battaglie, Trieste cercò la protezione del Duca d’Austria Leopoldo III, il quale la prese sotto la sua ala, siglando il 30 settembre 1382 il cosiddetto “atto di dedizione”, lasciandole tuttavia una certa autonomia, che ebbe sino al XVII sec. Questo fu un accordo molto vantaggioso per l’Austria, la quale riuscì così ad avere uno sbocco sul mare Adriatico, in cambio la città riuscì ad ottenere grossi investimenti dalle casse austriache. Nel XV sec. si assiste ad una espansione della città, dal colle di S. Giusto , ove nel frattempo si era edificato il castello, verso il mare. Nel 1719 Carlo VI decretò Trieste porto franco, questo incentivò maggiormente i traffici commerciali, dovuti alle esenzioni dogali, questo fece sorgere molti centri dediti al commercio. I privilegi furono maggiori anche sotto il governo di Maria Teresa imperatrice d'Austria, questo incentivò l’insediamento di molte persone, anche di culture e paesi diversi, facendo di Trieste una città cosmopolita. Con l’aumentare della popolazione, si rese necessaria un’espansione urbanistica, che andava oltre al borgo medioevale, sino a toccare i colli circostanti. Lo stesso Imperatore si interessò a questa edificazione, tanto che espropriò l’area delle saline, interrò i vecchi canali, lasciando solo l’attuale Canal Grande, edificando un nuovo borgo denominato: “Teresiano”. Successivamente si decise l’edificazione di un ulteriore borgo adiacente a quello Teresiano, denominato Giuseppino e nel 1799 quello del borgo Franceschino (Francesco I d’Asburgo), in quest’ultimo furono realizzati edifici abitativi per il ceto borghese, edifici commerciali, ma anche chiese e palazzi signorili. Questo nucleo fu definito “Città Nuova”.
Nell’800 furono fondate le compagnie assicurative e di navigazione, questo portò un maggiore benessere per la popolazione, questa scia di positività si rispecchiò in oltre sulla cultura e sulla produzione artistica. Anche Massimiliano d’Asburgo decise di trasferirsi a Trieste ed avviò i lavori per la costruzione del Castello di Miramare. È da rilevare che in questo secolo si ha un nuovo cambiamento di stile architettonico, in quanto decade quello Neoclassico lasciando il posto ad un’architettura di stampo tedesco, un emblema di questo rinnovamento è da attribuire a Palazzo Revoltella. Con l’avvento del XX sec. si assisterà a un ulteriore mutamento, giungendo allo stile Liberty, che caratterizzerà le nuove abitazioni che sorgeranno a seguito della continua espansione della città.
Nell’800 i francesi di Napoleone presero il controllo della città sino al 1813, quando il governo Austriaco tornò al potere, dopo la sconfitta di Napoleone. Sono sempre di questo secolo i miglioramenti dei collegamenti fra le zone dell’entro terra con Trieste, grazie alla costruzione della ferrovia Trieste – Vienna.
Sul finire del XIX e inizi del XX sec. si fece breccia nella classe sociale borghese un nuovo sentiemnto liberale, la popolazione era stanca della politica autoritaria e accentratrice del governo e della burocrazia Austriaca, la quale cercava di sottomettere, anche con la forza, ogni sintomo di ribellione.
Il 3 novembre del 1918 la torpediera “Audace” approdò nel porto di Trieste da dove sbarcarono i bersaglieri dell’esercito italiano. Il 20 marzo dello stesso anno Trieste fu annessa al regno d’Italia, ma solo con la firma del trattato di Rapallo nel 1920 Trieste divenne a tutti gli effetti parte integrante del Regno d’Italia. Tuttavia l’annessione all’Italia fu pagata a caro prezzo dalla popolazione locale, soprattutto sul piano economico, in quanto la redditività della città si bloccò, soprattutto a causa dell'assenza di privilegi di cui era stata investita dal precedente impero Asburgico. Questa situazione danneggiò gravemente il comparto portuale e anche quello finanziario, in quanto Trieste era stata declassata a semplice porto.
Con l’avvento del fascismo si aprì una pagina drammatica, in quanto la popolazione di etnia Slava era considerata al disotto di quella Italiana, pertanto cercarono rifugio nella vicina Jugoslavia; fu proibito anche l’uso della lingua slava e coloro che restarono sul suolo italiano furono italianizzati con la forza, cambiando i loro cognomi anagrafici.
Nel periodo antecedente la seconda guerra Mondiale, vennero realizzate grandi opere come l’Università e il Faro della vittoria.
Con l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938, la città vide nuovamente la popolazione in fermento, in quanto molte comunità, soprattutto quella ebraica, vennero deportate.
Sotto l’occupazione tedesca del 1943, Trieste, come del resto tutta la regione sino ad arrivare a Udine, si trovò al centro di un grande campo di combattimento. Furono compiute anche gravi atrocità, come testimonia la Risiera di San Sabbia, la quale fu teatro dello scempio alla vita umana, infatti questo luogo era il centro di smistamento verso i campi di concentramento siti in Germania e Polonia. Qui era anche presente un forno crematorio, utilizzato per la "Soluzione Finale", nel quale furono cremati i corpi slavi, oltre a politici, partigiani ed ebrei. Oggi questo luogo è divenuto un museo alla memoria.
Con la "Liberazione" del 1945 la popolazione tornò in possesso della città, ma non tutte le aree furono liberate, infatti rimasero ancora in mano nemica il castello di San Giusto, il Porto Vecchio e il Palazzo di Giustizia. Il 1° Maggio i partigiani di Tito entrarono a Trieste e cacciarono le forze partigiane italiane, imponendo la forza del potere comunista, che si opponeva agli anglo-americani. L’8 Maggio proclamarono Trieste come città autonoma della Settima Repubblica Federativa di Jugoslavia. Vennero prelevati dalle loro case molti uomini sia fascisti che combattenti della Liberazione, i quali vennero internati nei campi di concentramento o gettati nelle foibe, fu indetto il coprifuoco e nominato un commissario politico. Soltanto con l’arrivo degli anglo americani a sostegno della popolazione, le truppe di Tito non più appoggiate da Stalin, si ritirarono il 9 Giugno del 1945. Con la fine del conflitto mondiale il Friuli Venezia Giulia perse una parte del suo territorio: l’Istria, la quale passò alla Jugoslavia. In questo lasso temporale l’entro terra della città venne suddiviso fra il controllo degli alleati e le forze di Tito. Solo nel 1954, con la firma del Memorandum di Londra, i territori di Trieste furono nuovamente annessi all’Italia. Nel 1964 Trieste divenne capoluogo della regione Friuli Venezia – Giulia.

Il porto di Trieste è composto da numerosi terminal, i quali movimentano un gran numero di container, i quali sono destinati a varie rotte del Mediterraneo, una in particolare è quella riservata alla Turchia. Il porto di Trieste grazie ad un fondale che raggiunge i 20 metri, permette l'attracco alle navi con pescaggi molto profondi, questo consente l'ancoraggio delle petroliere. Questo rende il porto di Trieste il terzo porto del Mediterraneo, dopo quello di Marsiglia e Genova, nonché il primo porto in Italia per la distribuzione del caffè.
Oltre al settore commerciale è anche in rapida ascesa quello croceristico, il quale in questi ultimi anni si è ricavato una grande fetta di mercato.
Attorno al porto ruotano in oltre molti altri settori, come quello navale e metallurgico (già presenti dalla fine del '800). Qui è in oltre presente la più grande industria produttrice di motori navali europea, oltre che di componenti per le centrali elettriche: La Wartsila Italia.
Sempre a Trieste si trova il centro direzionale della Telit, una compagnia operante nel settore delle telecomunicazioni.
Nel settore alimentare si colloca al primo posto l’industria Illy caffè, oltre al birrificio industriale Dreher.
Trieste è la sede di alcune fra le più importanti compagnie assicurative: SAI assicurazioni e Allianz Italia.
Attualmente sono in fase di progettazione due gassificatori, uno collocato a terra e uno al largo delle coste.
Trieste è anche città universitaria dal 1924 e nel suo distretto sono dislocati molti centri di ricerca, ricevendo a questo proposito l'appellativo di “Città della Scienza”. Questo polo attrae cervelli un po' da tutta Europa e dal Mondo.

Attorno agli anni ’30 durante i restauri compiuti sul colle di S. Giusto, furono riportate alla luce le rovine dell’antico foro romano e della basilica, sita accanto all’attuale cattedrale, qui si svolgevano le attività civili, commerciali e si esercitava la giustizia. I resti della Basilica Romana hanno un perimetro di 88 metri per lunghezza e 24 m per larghezza, ed era sorretto da 28 colonne e due fusti con capitelli ionici, la costruzione risale attorno al I sec. d.C. Nei due lati corti erano presenti due absidi, una era adibita a curia municipale e l'altra a tribunale. La costruzione doveva essere stata edificata su due livelli e suddivisa in tre navate. La basilica tergestina ha molte somiglianze con la basilica Ulpia collocata nel foro Traiano a Roma.

La basilica fu eretta su di un precedente edificio paleocristiano del V sec. , si possono ritnracciare i resti ammirando il pavimento a motivi geometrici neri,rossi e bianchi. Il tempio fu realizzato nel '300 dall'unione di due edifici del XI sec. : Chiesa S. Maria Assunta suddivisa in tre navate, ed il Saccello di San Giusto edificato da prima con pianta centrale e successivamente suddiviso in tre navate. L'unificazione di questi due edifici diedero origine all'attuale basilica, con facciata a capanna sormontata da un magnifico rosone gotico di fattura veneziana, sotto il quale si trovano tre busti ottocenteschi raffiguranti i tre vescovi di Trieste, l'interno è suddiviso da cinque navate, sormontate da capriate, nella navata centrale il soffitto è ligneo dipinto con stelle su sfondo blu, dal quale pente un lampadario in bronzo dorato, proveniente dalla sala del trono del castello di Miramare. Nell'abside centrale è presente un sedile decorato da sei colonnine culminanti in capitelli, e non da ultimo da  mosaici raffiguranti momento della vita di S. Giusto, scoperti solo nel 1945 sotto uno strato di pittura, databili attorno al XIV sec., mentre nel catino è presente uno splendido mosaico del XIII sec., ove è raffigurato Cristo fra i santi Giusto e Servolo su sfondo dorato.

Dalla navata di sinistra si giunge al battistero, divenuto in seguito la cappella di San Giovanni, edificato nel XIV sec. Sono ancora visibili dei resti del pavimento del VI sec. Al centro della sala è posta la vasca battesimale ornata da bassorilievi del IX sec. Dal Saccello di San Giusto furono staccati gli affreschi narranti le storie della sua vita, che ora decorano questa cappella.

Nella navata di sinistra è collocata la cappella del tesoro, nella quale sono stati collocati arredi liturgici, il famoso “velo di S. Giusto”, il crocefisso di Alda Giuliani del '300 in stile veneziano rivestito in lamine argentee dorate. Sul fianco della cattedrale si erge il trecentesco campanile, il quale è accessibile al pubblico, salendo le scale che conducono verso la cella campanaria, si possono ammirare i resti della precedente abitazione, colonne e decorazione con grifi, sulla quale è stata edificata l'attuale struttura.

Pianta della Basilica di S.Giusto

SACCELLO DI SAN GIUSTO

Del Saccello di San Giusto si conservano solamente la navata centrale e quella di destra. Sulle parenti campeggiano gli affreschi inerenti momenti della vita del santo, questi sono anche l'unica testimonianza di pittura triestina del XIV sec. Nel catino absidale si trova il mosaico del XIII sec. , ove sono raffigurati, su sfondo dorato, Cristo al centro della scena nell'atto di calpesta re il basilisco, mentre ai lati sono presenti i santi Giusto e Servolo, i tre personaggi sono resi leggeri e impalpabili grazie alla realizzazione della sinuosità delle vesti. Accanto si trova l'abside di San Apollinare adornata da affreschi del XII e XIII sec., ove si ritrae il santo durante i momenti salienti della sua vita.

La chiesa intitolata a S.Antonio fu edificata su un precedente edificio nel '700, ed è anche il tempio sacro più grande del borgo Teresiano. La chiesa fu edificata a partire dal 1828 da Petro Nobile, e terminata nella seconda metà del secolo. La facciata presenta un ordine di colonne ioniche, sorreggenti un timpano triangolare con un attico decorato da sei statue di martiri triestini. L’interno si presenta come un unico volume, sorretto da colonne ioniche binate. Gli affreschi che si susseguono ad ornare il tempio seguono un programma incentrato sulla vita dei santi e sulla vita di Maria, mentre nell’abside è rappresentata l’entrata di Cristo a Gerusalemme e le 14 tappe della via Crucis.

La chiesa di S. Spiridione fu eretta nella seconda metà del ‘700, la quale univa sia i greci ortodossi che i serbi. Successivamente nell’800 i dissapori fra le due culture fecero sì che la comunità illirica demolisse il tempio per edificarne un’altro. Tale progetto fu affidato all’ingegnere Milanese Maciachini, che realizzò un tempio dalle forme plastiche seguendo uno stile bizantino. L’opera fu conclusa nel 1869, presenta una pianta a croce greca, sulla quale sono poste cinque cupole di colore azzurro, quattro laterali e una maggiore centrale. Sul finire del secolo furono realizzati sulla facciata i mosaici su sfondo dorato, nella lunetta è rappresentato S. Spiridione. L’interno è decorato con suggestive raffigurazioni della vita di Cristo. Le raffigurazioni della Madonna, Gesù, S. Spiridione e l’Annunciazione, furono realizzate a Mosca nel XIX sec. ed ornate con oro e argento. Qui è inoltre presente la lampada votiva, che la leggenda vuole che sia stata donata dallo Zar Paolo di Russia in occasione della sua visita a Trieste nel 1782.

La chiesa si trova adiacente alla Basilica di San Giusto, il suo nome deriva dalla sua antica funzione, quella cimiteriale, prima che il cimitero fosse trasformato in Orto lapidario. La chiesa presenta una facciata in mattoni a capanna, con al centro un oculo e un campanile a vela che sormonta l’ingresso al tempio. All’interno si trova la cripta, sormontata da una volta a botte, sorretta da capitelli romani, provenienti da un recupero di materiali dell’epoca, curiose sono le finestre ad imbuto, le quali accolgono le ossa dissotterrate.

La chiesa greco ortodossa intitolata a S. Nicolò dei Greci si affaccia sul mare, fu eretta nella seconda metà del ‘700 e terminata agli inizi del secolo successivo. Questo tempio fu realizzato a seguito dei dissidi che si vennero a creare con la comunità serba. La facciata a capanna è in stile neoclassico culminante con un semplice timpano triangolare incastonato fra due campanili gemelli. L’interno è maestoso e ricco di decori, spicca fra tutte l’iconostasi argentea con decorazioni dorante, raffigurante Cristo, Madonna e santi Battista, Giorgio, Nicola e Spiridione. Il soffitto invece raffigura Cristo in Gloria ed evangelisti. Tutto attorno sono presenti seggi lignei ove risiedono le più importanti famiglie di origine greca di Trieste.

La chiesa di Santa Maria Maggiore svetta con la sua facciata barocca su di una sommità, la quale è raggiungibile mediante una scalinata. L’edificio fu iniziato nel ‘600 su disegno del gesuita modenese Giacomo Briani e venne aperta ai fedeli sul finire dello stesso secolo, anche se la facciata e gli interni non erano ancora stati ultimati. La cupola in legno fu opera del gesuita, mentre la facciata la si deve al gesuita Andrea Pozzo, la quale però fu ricostruita nell'800 a causa di un incendio che la distrusse. L’interno a croce latina è suddiviso in tre navate, sormontate da volte a botte, sorrette da pilastri. A seguito del prolungarsi dei lavori, la struttura e le decorazioni interne della chiesa, subirono varie influenze di stili, che si allontanano da quelle originarie: barocco romanico. Gli affreschi della cupola si devono a Giuseppe Bernardino e collaboratori (inizi '800), con le raffigurazioni degli Evangelisti, mentre l'abside è affrescato con l'Apoteosi dell'Immacolata.

La chiese di San Silvestro fu edificata sui resti di quelle che si pensa fossero state le case delle martiri triestine Tecla e Eufemia nell’XI sec. Del complesso originario, appartenuto ai Gesuiti e poi venduto agli elvetici, resta il rosone incastonato nella facciata e il campanile a pianta rettangolare che poggia su di un porticato sorretto da due colonne, adornato da finestre a bifore. Con i restauri di inizi ‘900 furono nuovamente riportate alla luce le tre navate originarie eliminando i successivi ritocchi barocchi, suddivise da due fila di colonne culminanti con capitelli.

Il teatro romano sorse attorno al I sec. a.C. e successivamente fu restaurato sotto Nerone e nel II sec. d.C. per volere del cavaliere Quinto Petronio Modesto. Lo stile di costruzione fu quello greco, anche se alcuni tratti sono da riportare a quello romano, come ad esempio la cavea che si sviluppa attorno alla corda dietro l’orchestra. Dietro le scalinata, suddivise in quattro settori, si trova un muro a protezione del velario. Le statue che un tempo ornavano il proscenio, sono oggi custodite nel museo Lapidario. Il teatro che poteva contenere seimila persone, fu scoperto nei primi dell’ottocento dall’architetto Pietro Nobile, dopo una serie di indagini compiute sul territorio, in quanto la costruzione romana era stata sotterrata sotto le case seicentesche. La costruzione è suddivisa verticalmente in quattro settori da cinque scale e verticalmente in due ripiani di corridoi. Un tempo il mare faceva da palcoscenico allo stesso teatro, in quanto in epoca romana le acque dell'Adriatico lambivano le fondamenta della costruzione.

L’arco di Riccardo fu eretto da Ottaviano nel 33 a.C. , la costruzione presenta un unico fornice di 7 metri di altezza e 5,30 metri di larghezza, è adornato da lesene scanalate presenti sui pilastri. La struttura è appoggiata ad un edificio cittadino, ma il basamento è collocato ben al disotto del manto stradale attuale. L’arco si pensa fosse l’unica porta, arrivata sino a noi, la quale dava l’accesso alla città attraverso le impenetrabili mura esterne.

Il Caffè San Marco si trova in Via Cesare Battisti al numero civico 18. Il locale aprì nel 1914 e da subito fu il ritrovo del movimento politico e sociale anti-austriaci. Fu distrutto durante la prima guerra mondiale, ma ricostruito negli anni ’20. Presenta un ambiente in stile liberty, così come gli arredi che lo compongono, ma anche le decorazioni sopra il bancone e i dipinti che riempiono le pareti seguono quest'unica linea artista. Ancora oggi questo caffè è il punto di incontro di molti intellettuali triestini.

Il Canale grande si trova nel centro del borgo Teresino, sul quale si affacciano vari palazzi dai molteplici stili, dal Neoclassico al Liberty. Il canale partiva dal mare per arrivare sino al sagrato della chiesa di S. Antonino, oggi una parte della sezione finale è stata interrata. Sul canale si affaccia in oltre la piazza del Ponterosso, ove sorge la sede della Banca Nazionale del Lavoro, questo palazzo fu costruito nell’800 per il commerciante Alessandro Genel.
Tra i palazzi che fanno da contorno al Canale Grande troviamo: Casa Hierschel Lenardo adornata da lesene e bassorilievi, Palazzo Gopcevich edificato nel 1850 che oggi ospita la sede del Museo Teatrale.

Il castello di Miramare si affaccia sul Golfo di Trieste, sorge a 7 Km da Trieste, e fu il luogo incantato realizzato per il duca Massimiliano d’Asburgo e la consorte Carlotta del Belgio.
La dimora fiabesca si compone anche di un parco, ove i consorti trascorrevano i loro momenti liberi immersi nella natura. La costruzione del castello iniziò nel 1855, il progetto fu commissionato all'architetto Carl Junker, il quale realizzò l'intero impianto segundo lo stile del romanticismo, con tocchi gotici, anche la scelta della location non fu casuale, in quanto l'edificio è collocato su di uno sperone a strapiombo sul mare. L’edificio presenta finestre bifore, merlature e una torre che si affaccia sul mare come sentinella. La dimora conserva ancora gran parte del mobilio originale, dando al visitatore una maggior visione dello sparzo dell'epoca.
A piano terra sono collocati gli appartamenti dei padroni di casa, mentre al primo piano sono collocate le stanze degli ospiti e quelle di rappresentanza. La stanza da letto dei consorti fu progettata per farla sembrare una cabina di una nave, lo studio come la poppa dell’ammiraglia della flotta austriaca, a questi locali si affianca la biblioteca, dove sono conservati al suo interno più di 6.000 volumi.

PIANTA DEL CASTELLO

 

Gli ambienti che maggiormente preferiva Carlotta invece erano la sala della musica, dove suonava il fortepiano. Un po’ in tutto il castello si possono notare le decorazioni dell'ancora, collocata sulle porte e sulla boiserie, questo era il simbolo dell’ammiraglio Massimiliano, al quale si affinca quello dell’ananas la quale stava a significare la prosperità e ricchezza. Sempre a piano terra si trova la stanza della rosa dei venti e la cappella privata. Lo scalone di rappresentanza, realizzato con legno di quercia ad intagli, conduce al piano nobile, ove lo sfarzo si fa largo lungo gli ambienti, a partire dalla sala del trono e delle udienze, per proseguire sino ai salottini, tutti riccamente arredati con tappezzerie sfarzose. Non poteva di certo mancare il salotto cinese, in quanto in quegli anni l'oriente divenne grande protagonista nello stile d'arredamento, questo fu realizzato nella torre, adorno di boiserie in legno intagliato e arredi in seta, tutto sormontato da una cupola ricoperta in cuoio.
Il giardino del castello si estende per 22 ettari, nasce come luogo privato e non monumentale, esso ricopre tutta la parte del promontorio, seguendo un percorso all'italiana. La realizzazione di tale opera la si deve a Carl Junker, il quale inserisce in questo ambiente anche giochi d’acqua, attraverso laghetti e piccoli fiumiciattoli, il tutto per creare meravigliosi panorami con protagonista assoluto il mare; la vegetazione è composta da alberi provenienti dall'Africa, dal Messico e dal Libano. Nel giardino sono anche presenti alcune costruzioni, come il castelletto, che riproduce a grandi linee l’edificio principale, ma con dimensioni ridotte, dove all’interno le stanze sono state realizzate in stile moresco e fiammingo. In oltre nel parco si trova la Serra, la Cappella di San Cacciano, un piccolo edificio oggi divenuto una Kaffeehaus e la casetta svizzera costruita accanto al laghetto dei cigni, che richiama i tipici chalet alpini.

Il castello di Miramare fu terminato solo dopo la partenza dell'arciduca Massimiliano per il Messico, dove fu incoronato imperatore per un breve periodo dal 1864 al '67, anno in cui fu fucilato dai rivoltosi locali. Dal 1931 la dimora ospitò il duca d'Aosta e vari comandanti militari sino al 1955 quando il castello di Miramare divenne un museo.

Il castello di San Giusto fu eretto sul finire del '400 sulla cima del colle omonimo, a scopo difensivo, per volere dell'imperatore Federico III. L'edificio con il passare del tempo fu soggetto a varie modifiche dettate dal tempo e dalle mode. Il nucleo principale è quello che si identifica nel torrione a pianta quadra, chiamato anche “Casa del Capitano”, successivamente fu edificato nei primi anni del '500 il bastione. La costruzione fu ultimata nel 1630 da Pietro de Pomis da Lodi, che fece edificare un ultimo bastione di forma triangolare chiamato “Fiorino”. Sino al ‘700 questa struttura difensiva fu la dimora dei capitani austriaci, per divenire successivamente una caserma e in seguito una prigione. Vicino al ponte levatoio è situata la cappella di San Giorgio, edificata sul finire del ‘400, mentre nel centro della struttura si apre l’ampio cortile delle milizie. Alla destra del ponte è collocato il “Melone”, il quale è anche il simbolo della città coronata dall’alabarda di san Sergio. All’interno del castello si trova il museo Civico del castello, lungo i camminatoi di ronda coperti sono esposte le armature del XII e XIII sec., nella sala Grande sono esposti gli arredi, mentre nei sotterranei si trova il Lapidario Tergestino.

Palazzo Carciotti si affaccia direttamente sul mare, posto all’inizio del Canale Grande. L’edificio fu costruito per volere del mercante greco Demetri Carciotti sul finire del XVIII sec. , attualmente è sede della Capitaneria di Porto. La facciata presenta uno zoccolo bugnato, sopra il quale si colloca un ordine di sei colonne ioniche scanalate, mentre sulla balaustra svettano le statue raffiguranti Minerva, Fama, Giustizia, Mercurio, Abbondanza e Silfo. La struttura è sormontata da una cupola in rame, adornata da bassorilievi e culminante con l’aquila napoleonica. Gli interni richiamano lo  stile classico, con accenni al barocco e al rococò. Al primo piano si trova la stanza rotonda, caratterizzata da un’alternanza di colonne ioniche e bassorilievi, i quali raffigurano temi omerici e idilliaci. Guardando il soffitto si ammira la rappresentazione della Gloria sul carro dell’Aurora.

Il palazzo Gupcevich fu eretto nella prima metà dell’800, su progetto dell’architetto Giovanni Berlam, l’edificio richiama lo stile veneziano e lombardo, esternamente spicca la decorazione policroma a greca, interrotta dalle finestre, con l'aggiunta al primo priano di nicchie e dal balcone del iano nobile. Il palazzo oggi ospita il Museo teatrale ed il suo prestigio espositivo è secondo rispetto al Museo della Scala di Milano, all’interno sono custoditi: testi, strumenti musicali, locandine e fotografie.

 

Il palazzo fu edificato nella seconda metà dell’800 per volere del barone Pasquale Revoltella, il quale era anche vicepresidente della compagnia del canale di Suez. L’edificio fu realizzato seguendo un intreccio fra lo stile rinascimentale e lo stile francese, dando un gusto eclettico alla costruzione. Il palazzo divenne luogo di mondanità per la Trieste ricca del tempo, molto suggestivo è lo scalone elicoidale, mentre nello scalone d’onore si trova il gruppo scultoreo “Il taglio dell’istmo di Suez”. Di grande suggestione sono in oltre la sala da pranzo, i gabinetti, la biblioteca e la sala da ballo. Alla morte del barone, il palazzo con tutti i suoi arredi e l’importante collezione d’arte moderna furono donati alla città per farne un museo. Per procedere con l’allestimento della galleria d’arte al pubblico, si dovette acquistare anche i due palazzi attigui: Brunner e Besevi.

La sinagoga fu aperta nel 1912, il suo complesso è uno dei più importanti d’Europa, questo anche in quanto gli ebrei entrarono a far parte della popolazione triestina già nel XV sec. grazie al porto franco e alle concessioni dell’imperatore d’Austria alla città di Trieste, che favorì un interscambio fra le genti. Questo portò sul finire del ‘700 all’abolizione del ghetto. La sinagoga dei Berlam si affaccia su piazza Giotti, la costruzione presenta uno stile architettonico molteplice che abbraccia quello bizantino e quello siriano, fra queste decorazioni spiccano le finestre realizzate con bifore e il rosone incastonato nella facciata, quest'ultimo richiama stilisticamente la stella di David.

 

Piazza della Borsa sorge a ridosso del Grande Canale e di piazza Unità d'Italia. In questo luogo si accentrano i maggiori palazzi neoclassici: Palazzo della Borsa, Palazzo Dreher e Palazzo Tergesteo. Al centro della piazza svetta una colonna reggente una statua bronzea in onore dell'imperatore Leopoldo I.
Palazzo della Borsa (1806), attualmente sede della camera di commercio, ha una forma trapezoidale, con una facciata in stile neoclassico, con un pronao sorretto da colonne doriche, che sorreggono un timpano triangolare. A fare da scenografia sono i bassorilievi raffiguranti le attività commerciali della città. Nell’atrio è ancora visibile la meridiana del famoso orologiaio Sebastianutti del 1820.
Il Palazzo Tergesteo realizzato nella prima metà dell’800 in stile tardo neoclassico, presenta linee severe, mentre i portali sono arricchiti da gruppi scultorei.
Il Palazzo Dreher si identifica per la sua facciata curva, spartiacque fra la Via Cassa di risparmio e Canal Piccolo.

Palazzo Dreher
Palazzo della Borsa

Piazza Unità d'Italia fu sin dal Medioevo un luogo importante, sia dal punto di vista commerciale, che da quello etnico. Nel 1870 si iniziarono i lavori per la valorizzazione della piazza posta fra i due maggiori centri urbani cittadini in piena espansione commerciale: Teresino e Giuseppino. Furono abbattuti molti edifici, ampliando così la visuale della piazza verso il mare, lasciando sullo sfondo il palazzo Comunale (1875) adornato da tre grandi finestroni a bifore che rimandano allo stile del manierismo tedesco, mentre gli archi nella sezione della torre centrale dell’orologio sono un richiamo al rinascimento francese.

Sulla piazza si affaccia Palazzo Pitteri edificato sul finire dell’700 da Ulderico Moro, in stile tardo-barocco tedesco, questo lo si nota dalle cornici delle finestre, dal coronamento e dalle mensole di sostegno. L’edificio si presenta decorato da uno zoccolo a bugnato, dal quale dipartono una serie di lesene. Al primo piano si trova un salone decorato con raffigurazioni di scene galanti dal sapore ottocentesco.
Al centro della piazza è collocata la statua a Carlo VI e la fontana dei quattro continenti (non era stata ancora scoperta l'Australia) elaborata in stile barocco, ed è anche il termine dell’acquedotto che diparte da San Giovanni.
Verso la riva si erge il palazzo Lloyd Triestino, edificato sul finire dell’800 in tipico stile Viennese, il quale riprende la monumentalità dell’opera aggiungendoci un tocco di rinascimento Italiano, questo lo si nota nell’ordine di colonne corinzie, le quali poggiano sulla fascia decorata a bugnato, per salire sino a sorreggere il cornicione del tetto. Di fronte al palazzo si collocano le due fontane raffiguranti l’acqua dolce e quella salata, che un tempo erano entrambe solcate dalle imbarcazioni triestine. Il Lloyd triestino, fondato nel 1830, è una fra le più antiche società di navigazione italiane, ma anche del mondo. La società iniziò la sua attività con il piroscafo "Arciduca Lodovico" e successivamente iniziò la sua espansione, sino al 1936 quando la società riuscì a sostenere i traffici marittimi non solo sul Mediterraneo, ma anche oltre il canale di Suez, spingendosi sino alle Indie e all'Australia. Successivamente nel 1970, quando fu adottato il trasporto su container, la Lloyd fece un investimento su tale metodo di trasporto e la "Lloydiana" divenne la prima nave mercantile da trasporto container della Marina Mercantile Italiana.

Di rimpetto al palazzo Lloyd si trova il palazzo del governo, opera dell’austriaco Emanuele Hartmann, edificato in stile nordico e ammorbidito nelle linee grazie ai mosaici; accanto sorge Palazzo Stratti realizzato nella prima metà dell’800 per un ricco mercante greco, successivamente modificato nella seconda metà del secolo con forme architettoniche eclettiche. Esso si compone da due corpi di fabbrica, ornati da statue e lesene. A pian terreno è ancora oggi presente il "Caffè degli specchi" aperto nel 1840.

Palazzo Lloyd
Piazza Unità d'Italia
Palazzo Comunale
Palazzo Pitteri

Di fronte la piazza spazia la vista del molo Audace che si affaccia sul mare, il molo prende il nome dal cacciatorpediniere che nel 1918 qui attraccò, facendo sbarcare le truppe italiane.

Piazza Oberdan fu creata nel 1925 a seguito della ristrutturazione della città, che prevedeva in questo slargo una linea di confine fra gli edifici neoclassici e quelli di epoca moderna. Su questa piazza si affaccia la Casa del Combattente, ove è allestito il museo del risorgimento, mentre all’esterno è collocato il sacrario intitolato a Guglielmo Oberdan (patriota accusato di aver attentato alla vita dell’imperatore e qui giustiziato). Sulla piazza si affacciano anche il palazzo della RAS e il palazzo del Consiglio Regionale.

L’acquario marino di Trieste un tempo si trovava all’interno della Pescheria, un edificio degli inizi del XX sec.mescolando fra loro diversi stili: eclettico, rinascimentale, Liberty e classico. Accanto al corpo centrale svetta la torre dell'orologio. Una volta che l'attività economia della peschera fu dismessa da questi locali, lo stabile divenne un acquario marino, il quale si componeva di 25 vasche, ove erano collocate molte specie che popolavano il Mar Adriatico. L’acqua che veniva immessa nelle vasche era prelevata direttamente dal mare, depositata nella torre, dove era fatta decantare e successivamente pompata nelle vasche. In oltre nell’acquario erano anche presenti alcuni pinguini provenienti dal Sud Africa, mentre al primo piano si trovavano ambienti ospitanti rettili ed anfibi.
Attualmente la pescheria è divenuta un centro espositivo di Arte Moderna e Contemporanea.

L’orto Lapidario sorse per volere di Domenico Rossetti, per conservare i reperti di epoca romanica trovati non solo a Trieste, ma anche nelle città limitrofe. Qui sono esposte lapidi, sarcofagi, lastre tombali, mosaici e basamenti monumentali. L’Orto Lapidario fu inaugurato nel 1843 ed è suddiviso in quattro settori. All’interno dell’Orto è presente il tempio dedicato a Johann Joachim Winekelmann , l'ingresso è composto da un gruppo di colonne corinzie, le quali sorreggono un timpano, che cede il passo alla facciata dell'ingresso solcata da lesene. Domenico Rossetti per celebrare il grande archeologo fece realizzare dall’artista Antonio Bosa un cenotafio in marmo, ove è raffigurato un genio alato seduto sul sarcofago con un medaglione ove è raffigurato lo stesso Winekelmann. In questo stesso ambiente sono state anche collocate alcune statue romane e greche.