IL PORTALE DEDICATO AI VIAGGI

Appennino Reggiano

Da Loc. Case Civago al Lago Bargetana

Lago Bargetana

Iniziamo il nostro sabato mattina con una bella passeggiata, eravamo intenzionati solo a fare un breve tratto per iniziare a metterci in allenamento dopo tanto tempo senza far nulla, pertanto all’inizio il tragitto che avevamo pensato sarebbe iniziato dalla Località di CASE CIVAGO nel comune di Villa Minozzo (RE) e da lì seguire il percorso 605 verso il rifugio Segheria in Località Abetina Reale, un luogo conosciuto ai nostri nonni per via della sua storia, voluto nell’800 dall’allora Duca d’Este che ne poteva sfruttare l’estensione boschiva come Reali boschi della Montagna Reggiana, anche sul lato Toscano, in questa località era stato costruito un impianto per il trattamento del legname dei faggi bianchi e rossi, da qui erano trasportati sui carri verso il Passo delle Forbici, per poi discendere lungo la strada delle Radici; inoltre era presente anche un vivaio per il ripopolamenti degli alberi una volta tagliati. Successivamente all’annessione al regno d’Italia questo luogo fu venduto a privati fino al 1977, quando l’intero complesso composto dalla casa del custode, il rifugio e la chiesetta, divennero di dominio demaniale della Regione Emilia Romagna, la quale li restaurò e destinò a strutture ricettive per il turismo.

Il percorso 605 segue il corso del torrente Dolo giungendo a un bivio dal quale attraversando il corso d’acqua si giunge al rifugio San Leonardo in meno di 10 minuti, mentre continuando il sentiero si giunge ad un ponticello che taglierà il passaggio dal primo rifugio, portando l’escursionista verso il secondo tracciato con destinazione Prato Grande.

Questo percorso è alle spalle del Cusna, ve ne accorgerete seguendo la strada, in quanto giunti all’incrocio per la diramazione verso Febbio, dovrete seguire la strada verso sinistra, girando attorno al monto e giungendovi alla schiena. Giunti alla località di case Civago potrete parcheggiare lungo la strada in qualche rientranza, avendo cura di non lasciare il proprio mezzo in ostacolo alla circolazione stradale, oppure proseguire fino alla fine della strada chiusa, la quale continua in un pezzo di strada “bianca”, io personalmente non amo le strade bianche, sempre piene di buche, sassi e ghiaia, pertanto quando posso preferisco farmi qualche minuto di strada in più a piede, fa bene alla circolazione.

Con lo zaino in spalla eccoci lungo la salita del sentiero 605. Il tratto segnalato si inerpicava lungo il fianco del monte immerso nel bosco, seguendo il tracciato della vecchia mulattiera. Il sentiero giunge all’incrocio con il sentiero 631 il quale prosegue verso Ponte Rio Lama e Lama Lite, noi continuammo in direzione del Rifugio Segheria segnalato in un tempo di 45 minuti, da dove eventualmente seguire il percorso verso il terzo rifugio quello del Battisti aggiungendo un’altra ora di cammino. Dopo pochi minuti intersechiamo un nuovo sentiero, il 605 lascia la mulattiera per risalire verso il monte, mentre la mulattiera continua con il percorso 691 verso il Passo delle Forbici. Prendemmo quest’ultimo sentiero proseguendo la nostra passeggiata, giungendo ad un abbeveratoio con vasca in pietra all’interno della quale si riversava l’acqua di sorgiva attraverso una canna. Il percorso risaliva con insistenza fino a giungere alla passerella sul torrente, che risuonava di dolci note d’acqua limpida, scivolando veloce attraverso le rocce in un canto fresco, dove poter immergere le mani per rinfrescarsi dalla calura.

Da qui il sentiero trovava un’altra diramazione con altri percorsi: il 605 D in direzione della Pianaccia (45 min) dal quale si diramava successivamente il 681 rif. Segheria (40 min) e il 691 Prati M. Vecchio (1.30 ora), noi ovviamente continuammo a seguire il nostro percorso 605 originario il quale segnalava la nostra destinazione verso il rif. Segheria a soli 15 minuti di cammino, questo breve lasso di tempo fu tutto in salita, dove i polpacci erano sempre ben tirati. Il fango era distribuito in modo uniforme sul terreno, pertanto bisognava prestare attenzione a dove si calpestava con lo scarpone per non scivolare a terra rovinosamente, una genialata fu quella di buttare piccoli tronchi e sassi sul sentiero, così da poterci camminare sopra senza doversi impantanare.

Castello di Casalgrande
Torrente Dolo
Portale al Rifugio Segheria
Rifugio Segheria
Vista dal Rif. Segheria
Rio Lama
Scultura del Cervo
La schiena del Cusna

Attraversammo nuovamente il torrente attraverso un piccolo ponte e salimmo a ridosso dell’ultimo tratto che ci separava dalla prima tappa. Giunti finalmente a pochi passi dal rifugio, un segnale ci confuse la via, leggendo il cartello pasticciato da qualcuno con un pennarello, che a quanto pare era intenzionato a mettere fuori pista gli avventori che non conoscevano il tracciatoe a quanto pare con noi ci riuscì. Seguendo le nuove indicazioni ci trovammo a svalicare la collinetta dal lato opposto, giungendo in una piana non ancora del tutto ripulita dagli alberi abbattuti dalle intemperie durante l'inverno, le tracce sul sentiero non erano state rinfrescate, d’un tratto il sentiero iniziava a discendere e fu lì che ci bloccammo, se la meta segnalata dal precedente cartello era di 5 minuti, come mai ora stiamo perdendo più di 20 minuti per terminarlo? Tornammo nuovamente sui nostri passi seguendo il crinale alla nostra destra, senza mai perderlo di vista, in quanto era il nostro unico punto di riferimento, trovato il passaggio in cui avevamo svalicato la cresta, seguimmo a ritroso il percorso e giunti nuovamente al segnale, continuammo a seguire il sentiero originario segnalato come Prato Grande e dopo poco ecco il rifugio porsi dinanzi ai nostri occhio, il quale era preceduto da un portale realizzato con un intreccio di tre pali che ne segnavano il perimetro. Finalmente giungemmo al rifugio a 1410 m s.l.m. , un bellissimo complesso di case in sasso all’interno di una conca con vista sulle vette Appenniniche, attorniate da un grande prato dove poter distendere le stuoie e pranzare, oppure prendere il sole, naturalmente il rifugio era attrezzato con la propria cucina per servire pasti agli avventori che di qui passano e decidono di sostare.

Da questo punto i sentieri che si possono seguire sono: il 681 verso il Passo Volpe a 1.30 H o al Ponte Rio Lama a 0.30 minuti, quest’ultimo è anche il punto in cui molti arrivano con la macchina per proseguire alla volta del rifugio Battisti. Giungemmo dopo 20 minuti all’incricio con Rio Lama e decidemmo di salire seguendo il percorso 631 alla volta del lago Bargetana, il quale distava 50 minuti, decidemmo di fare questa passeggiata per salutare le vette e i monti assonnati, che tanto ci mancavano. Attraversammo Passo Diacciarini a 1693 m s.l.m arrivando a sbucare fuori dal bosco, ritrovandoci sulla piana che ci avrebbe condotto nostra meta con una breve passeggiata. Oltrepassammo il Passo di Lama Lite a 1749 m s.l.m. e dove il monolite indicava i due sentieri a sinsitra 631 verso Monte Prado e Passo del Romecchio (1.20ora), mentre il 615 giungeva al Passone e poi al Cusna (2 ore) a destra. Finalmente giungemmo all’ultima parte del tracciato, ai pochi passi dal lago Bargetana.

Era emozionante vedere come cambiano i colori seguendo le angolazioni differenti dei monti, che fino a qualche tempo prima avevamo ammirato solo frontalmente, ma anche di schiena mostravano la loro forza e potenza. Seguimmo il solco che i passi dell’uomo avevano creato sul terreno giungendo a una strada bianca, la quale era sorvegliata da una scultura ricreata con un assemblaggio di rifiuti organici e alcuni di uso quotidiano, che riproduceva l’emblema del cervo con un enorme palco di corna, collocata proprio sopra una collinetta a ridosso della via, un esempio di bellezza urbana eco-compatibile con un ambiente rude e puro come quello della montagna. Ed ecco il Cusna con alcuni lati ancora imbiancati dalla neve di inizio primavera, lui era immobile e severo, come se scrutasse ogni passante per appurarne la sua essenza. Il vento iniziò ad essere sempre più deciso, tanto da non riuscire quasi a tenere gli occhi aperti.

Lo specchio d’acqua del lago Bargetana si aprì dinanzi a noi con i suoi colori meravigliosi tendenti al verde, circondato dall’abbraccio del Monte Prado e della sua Sella, con alcune lingue di bianco lungo i fianchi scoscesi. Ci sedemmo sulla collinetta di fronte al lago per pranzare, anche se il vento era divenuto insopportabile e non riuscimmo a gustarcelo adeguatamente, anche se tutto attorno a noi la natura e i suoi colori danzano come in un meraviglioso sfondo scenografico.

Decidemmo pertanto di tornare verso i nostri passi, ripercorrendo a ritroso il sentiero originario, senza prendere un'altra biforcazione in direzione del rifugio Segheria. Giunti al bivio del ponte sul torrente decidemmo di optare per il sentiero 605A, che attraversava i boschi giungendo al rifugio San Leonardo, un'oasi fra i boschi immerso nella vegetazione, con un’ampia apertura rivolta verso le vette montuose, sembrava fosse stato progettato per essere una terrazza sulla Natura. Su questo sentiero si aprivano altri percorsi come il 691 verso Passo delle Forbici (1 ora), Passo del Giovarello (1.20 h) e Passo delle Radici (2.20 h ) e il 691B verso il lago M.Vecchio (1.45 h).