Appennino Bolognese

Un altro giorno in Appennino, alla scoperta di quello che si nasconde dietro queste cime ricche di storia. Partimmo dal comune di Vignola seguendo la Strada Provinciale 569, proseguendo verso la località di Castello di Serravalle, all’interno di un percorso immerso fra le dolci colline del Bolognese. Questa località, un tempo Comune indipendente, oggi è parte del comune di Valsamoggia, questo nuovo ente pubblico giuridico è nato nel 2012, dall’unione di più comuni a seguito di un Referendum popolare, congiungendo assieme: Bazzano, Crespellano, Monteveglio e Savigno.
Le terre di Castello di Serravalle erano in precedenza insediamenti degli Etruschi, per divenire successivamente terre delle popolazioni celtiche, durante il medioevo questa terra furono teatro di lotte fra le fazioni rivali dei Modenesi e Bolognesi, questi ultimi ebbero la meglio e conquistarono il territorio dominando sul Comune di Serravalle. Questo luogo fu il teatro di uno fra gli scontri più cruenti del tempo, in quanto si disputò la feroce battaglia di Zappolino del 1325, dove caddero sul campo circa 2000 combattenti, una vera carneficina. Tale evento fu anche lo spunto per l’opera del poeta modenese Alessandro Tassoni.

La località di Castello di Serravalle è posta su di un promontorio, dove all’interno delle mura della rocca si snoda il borgo medioevale. L’accesso alla piccola cittadina è consentito attraverso il torrione adornato da merlature a coda di rondine, al quale un tempo era collegato un ponte levatoio, sulle mura della torre restano le cavità delle feritoie degli ingranaggi che servivano a sollevare ed abbassare il marchingegno del ponte levatoio. Subito sulla sinistra si trova la casa del Capitano, la quale oggi ospita l’Ecomuseo della collina e del vino, proseguendo si giunge alla scalinata della chiesa intitolata a San Pietro edificata in stile romanico, la cui facciata fu modellata completamente agli inizi del ‘900, oggi si presenta con una fronte in laterizio, dove l’unica parte interessante resta il portale composto da una serie di archi concentrici sorretti da semicolonne, nella sezione superiore troviamo una serie di archetti pensili a dividere i due ordini della facciata, i quali sono delineati dal cornicione in cotto, sopra il quale si trova il finestrone, anch’esso decorato da una serie di archi, ma con forma a tutto sesto, poggianti su semicolonne, a chiudere il disegno stilistico è il classico tetto a capanna. Poco più avanti si innalza la torre dell’orologio realizzata in sasso ed adornata da bifore sulle quattro facciate; continuando il tour si passa attraverso i vicoletti del borgo sino a fare il giro completo e ritornare al punto di partenza, dove davanti agli occhi si impone la torre che doveva essere un tempo parte integrante del castello. Sulla sommità della struttura, ai quattro angoli, sono collocate  a decorazione quattro piccole guglie.
Continuammo il nostro tour lungo via Castello, per discendere successivamente lungo la Strada Provinciale 25, all’interno della Val Samoggia, superando le località di Pompilio, Ciano e Monteombraro. Ci fermammo lungo la strada per fotografare da lontano la nostra prossima meta: Montecorone, un comune molto caratteristico, dove la chiesa si trova arroccata su di uno spunzone di roccia, a ridosso del Masso di Sant’Andrea, quest’ultimo fa parte dell’area protetta del Parco dei Sassi di Roccamalatina. Questo masso di origine calcareo risale a circa 25 milioni di anni fa e si innalza sopra uno strapiombo di 20 metri. Di notevole interesse è anche l’aspetto faunistico con diverse specie di rapaci dominano questi cieli, mentre il bosco è ricco di castagni e di roverella.
Per arrivare alla chiesa posta sul crinale della collina, il percorso non fu difficile, ma bisognava sperare che non scendesse in quel momento una vettura in senso contrario, in quanto la strada era molto stretta e la situazione si sarebbe potuta fare un po’ complicata alla curve, ma una volta giunti a destino il panorama donava alla vista il giusto compenso. Qui nacque nel 1642 il celebre musicista Giovanni Maria Bononcini, il quale fece carriera all’interno della corte Estense di Modena, per poi arrivare alla corte Viennese e all’apice della sua gloria musicale si trasferì a Londra nel 1720, lavorando nel mondo dell’opera, ma fece ritorno in patria dieci anni più tardi.
La chiesa di Montecorone si presenta con lineamenti semplici, dove il campanile è l’unica forma geometrica di rilievo, per il resto è la natura a donare bellezza all’ambiente urbano.
Discendemmo lungo la strada statele 623 per immetterci successivamente in Via per Montalbano , costeggiammo l’oratorio edificato sulla destra della via, la quale conduceva verso il paese a pochi chilometri di distanza di Montalbano. Parcheggiammo davanti al muro a ridosso del borgo e iniziammo la nuova esplorazione. Il borgo era tenuto a lucido, ben curato e pulito, oltre a essere stato ristrutturato. Lungo la salita, al punto più alto della borgata, si poterono ammirare diversi stili architettonici, ma quello più importante, nonché pregevole, fu il porticato cinquecentesco di un’abitazione, composto da due colonne marmoree adornate da capitelli, i quali sorreggevano un patio. Ogni abitazione aveva una sua particolarità: edifici realizzati in pietra di fiume, altri in arenaria, altre che mettevano in risalto gli elementi artistici ancora visibili come parti di fregi alle finestre, oppure ingressi in pietra costituiti da archi ad unico fornice. Oltrepassata la semplice chiesa con il campanile svettante verso il cielo, ecco che si aprì davanti a noi la terrazza sulla vallata sottostante. Scattammo qualche foto, per poi discendere e ripartire.
Ultima tappa del nostro appennino Bolognese fu l'Abbazia di Monteveglio, la quale si trovava all’interno dell’omonimo parco naturale. Discendemmo la strada provinciale 28 ed arrivammo nel comune di Moteveglio, percorrendo la via in direzione del centro cittadino giungemmo all’incrocio con Via dell’Abbazia, da qui salimmo alla volta della Abbazia di Monteveglio. Posteggiammo nel parcheggio segnalato a lato della strada e ci incamminammo lungo la mulattiera, la quale si attorcigliava attorno all’altura erbosa e ricca di vegetazione, la quale nascondeva all’occhio la vista del complesso religioso. L'edificio fu edificata a partire da prima dell’anno 1000, fu posto sotto la protezione di Matilde di Canossa, la quale rese questo borgo un centro importante sia dal punto di vista religioso, sia economico. Nel tempo fu abitata da diversi ordini monasteriali, fino alla scacciata nel ‘700 da parte di Napoleone con la definitiva soppressione. Oggi queste mura sono abitate dalla Comunità dei Fratelli di San Francesco.
Tutto il complesso fu opera di grandi restauri avvenuti agli inizi del XX sec. ripristinando la struttura architettonica originaria. La chiesa presenta due ingressi, uno principale ed uno secondario. Il primo è collocato nella facciata realizzata in laterizio adornata da una bifora ed un cornicione su cui scorrono archetti pensili, incoronato da una serie di semicolonne, sulle quali poggiano archi concentrici, al quale si accede per mezzo di una scalinata, mentre il secondo, molto più semplice stilisticamente parlando, si trova sul lato destro dell’edificio. L’interno è suddiviso in tre navate sorrette da colonne in arenaria, sulle quali poggiano archi a tutto sesto, terminanti nell’abside dove è collocato il quattrocentesco crocefisso ligneo, collocato sull'altare maggiore, al quale si accede mediante una imponente scalinata. Sotto l’altare si trova la cripta, la quale è sorretta da una serie di colonne, sulle quali poggiano le volte a capriate. Da una porta laterale della chiesa si accede al chiostro quattrocentesco, suddiviso in due ordini, quello inferiore composto da una serie di colonne adornate da capitelli, sulle quali poggiano gli archi in arenaria, mentre la sezione superiore è composta semplicemente da una serie di colonne adornate da capitelli reggenti le travi del soffitto. Al centro del chiostro si trovano due pozzi e una Madonna simile a quella di Lourdes. Sulle pareti del chiostro sono ancora visibili le tracce degli affreschi che un tempo decoravano il cammino dei religiosi.

Serravalle

Castello di Serravalle
Borgo di Serravalle
Chiesa di S.Pietro
Campanile
Palazzo del Capitano

MONTECORONE

Sasso di Sant'Andrea

MONTALBANO

MONTEVEGLIO

Abbazia
Abbazia
Chiostro dell'Abbazia
Castello
Ponte Levatoio

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Il complesso abitativo continuava con altri corpi di fabbrica, giungendo a quello che restava del castello, ovvero il mastio e la porta d’ingresso adornati da merlature a coda di rondine, dove un tempo era collocato il ponte levatoio; il resto della struttura medioevale fu distrutta a seguito dei combattimenti fra le fazioni nemiche dei Bolognesi e Modenesi, iniziati subito dopo la scomparsa di Matilde di Canossa per la supremazia del territorio. Fu celebre il castello ai tempi della gran duchessa di Canossa, in quanto fu il teatro della battaglia contro l’imperatore Enrico IV, il quale dopo quattro mesi di assedio dovette desistere dal suo intento e deporre le armi.
L’ultimo e definitivo assedio fu quello avvenuto nel ‘500 sotto le truppe di Carlo V, che rasero al suo l’edificio e da quel momento non fu mai più edificato. All’interno di quelle che un tempo erano le mura del castello, si trovavano la casa di San Benedetto, la quale ospitava i pellegrini di passaggio, il seicentesco orario di San Rocco oggi chiuso al pubblico e un altro gruppetto di abitazioni.
Passeggiammo sino a giungere al torrione di guardia, risalimmo una scalinata e giungemmo al passaggio che un tempo era quello della ronda delle guardie, attraversammo il piccolo passaggio merlato ed accedemmo all’interno della torre dove era stata installata una mostra fotografica sulla storia del castello di Motenveglio e della sua Abbazia, la quale partiva dalle origini dell'insediamento sino alla trasformazione del borgo attivo ed economicamente ricco, giungendo alla sua decadenza e distruzione, fino ai giorni nostri con il recupero novecentesco degli edifici e della stessa Abbazia.