Decidemmo di passare un pomeriggio a Ferrara e di sostare nelle sue campagne per il pranzo. Partimmo in tarda mattinata per raggiungere come prima destinazione la cittadina di Cento, famosa soprattutto per il suo carnevale. Appena arrivati nelle vicinanze della via principale, che conduceva verso il centro di Cento, ci accolse maestoso il castello della Giovannina, una costruzione affascinante e complessa del XV sec., racchiuso all’interno di alte mura, purtroppo la sua posizione a ridosso della strada non ci diede la possibilità di fermarci a fotografarlo al meglio, ne tanto meno visitarlo, in quanto in quel momento l’ingresso era chiuso. Proseguimmo in direzione del centro, con una serie di piroette giungemmo alle spalle della rocca di Cento, dove trovammo da parcheggiare in un grande spiazzo, dopo aver inutilmente cercato un posto libero attorno alla Rocca, adiacente alla zona ZTL.
Ci fermammo da subito a fare le foto alla Rocca, la quale si ergeva in tutto il suo splendore, dando l’impressione di non aver mai subito ritocchi, ne tanto meno aver ceduto all’invecchiamento del tempo. Di fronte l'edificio si apriva il piazzale della Rocca, sul quale si affacciava anche la chiesa dello Spirito Santo. Continuammo il nostro percorso alla volta del centro storico seguendo via Guercino, che ci condusse all’omonima piazza, campeggiata dalla statua dell’artista, sulla quale vegliava severa la facciata del palazzo del Governatore e il palazzo del Comune.
Sostammo in un caffè e riprendemmo il nostro giro turistico in direzione del complesso della Collegiata di San Biagio, alla quale accedemmo da un ingresso lungo il portico laterale, che si affacciava davanti al monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, mentre accanto si trovava la Pinacoteca Comunale. Entrammo da una porticina e percorremmo il porticato ornato da aperture ad arco che si affacciavano sui due lati del giardino della chiesa. Entrammo alla sinistra dell’altare maggiore e rimanemmo a contemplare gli affreschi che ornavano i muri e le cappelle lungo la navata. A passo lento attraversammo il tempio sino ad uscire dall’ingresso principale, in un attimo ci ritrovammo esattamente a ridosso della strada, senza nemmeno una protezione per i pedoni...non vi dico lo spavento varcando l'uscita del portale, mi ritrovai una vettura a pochi passi...attraversai quel poco di strada che c’era a disposizione, per scrutare dal basso verso l’alto la facciata incompiuta della chiesa. Lo sguardo fu rapito da una scultura posizionata di fronte la Collegiata di San Biagio raffigurante san Giorgio nell’atto di uccidere il drago, la statua bronzea era collocata su di un piedistallo, le cui membra sembravano come muoversi verso l’animale, San Giorgio con le ali spiegate al vento illuminato dal sole, risplendeva come di vita, l’anima buona contro gli spettri del male. Tornammo sui nostri passi ripercorrendo il porticato sino ad oltrepassare nuovamente la piazza del Guercino e risalendo via Provenzali. Arrivammo davanti alla chiesa di San Pietro, annunciata da lontano dalla torre campanaria, accanto alla quale si trovava ancora una delle porte della città. Discendemmo lungo corso Cremonino, passando di fronte alla chiesa di San Sebastiano e San Rocco, alla fine del corso sbucammo nel viale principale che si snoda dietro la Rocca e il parcheggio libero dove avevamo sostato.
A ritroso tornammo sulla statele e ci dirigemmo in direzione di Ferrara. Erano giunte le ore 14.00 e l'appetito iniziava a farsi sempre più forte, iniziammo a guardarci attorno se qualche trattoria o ristorante era ancora aperto e dopo tanto cercare ci trovammo d'accordo su un'indicazione che citava il nome dei “Durandi”, attratti dal prezzo conveniente del menu fisso, ci avviammo verso l'agriturismo posto su un promontorio circondato da vasche per la itticoltura e un immenso recinto contenente pecore e caprette. L'edificio era una cascina con un portico che le correva attorno su tre lati. Fummo fatti accomodare in una sala con un cammino illuminato con lucine di Natale...il menu era tipico, tutte le pietanze erano gustose e a buon prezzo. Dopo un tris di primi eravamo già pieni, quindi finimmo il pranzo con un caffè e un liquorino, per digerire. Sazi e contenti proseguimmo il nostro percorso alla volta di Ferrara. Arrivati in prossimità della città il traffico era in tilt, eravamo capitati in un giorno di fiera, ciò fu positivo perché potevamo vivere la città di Ferrara con tutta la sua popolazione in festa, mentre dall'altra era un caos per trovare un parcheggio, nonostante la città ne fosse ben fornita, sia lungo le mura, sia in sezioni distaccate ma a pagamento, decidemmo quindi di posteggiare in un parking a pagamento a Porta Reno vicino alla zona del centro. Ci incamminammo per smaltire la nostra mangiata, percorremmo corso Porta Reno in direzione della Cattedrale. Lungo la via ci fermammo a fotografare la chiesa di San Paolo, purtroppo chiusa, continuammo il percorso e varcata la porta che si apriva su piazza Trento Trieste rimanemmo stupiti nel vedere la facciata della Cattedrale, la quale si stagliava verso il cielo con il suo stile romanico – gotico, catturando la nostra attenzione, mentre tutta la gente si aggirava attorno ai leoni stilizzati che sorvegliavano gli ingressi dei portali.
Entrammo scostando il pesante tendone rosso, varcammo la seconda entrata
che ci condusse all'interno del tempio, restammo con il naso per aria a
guardare le arcate delle navate, arrivando sino all'altare circondato
da una serie di transenne lignee, che non permettevano di potersi
avvicinare all'abside coronata da un coro ligneo intagliato. Tornammo
nuovamente all'ingresso e ci bloccammo sulla prima cappella di sinistra,
nel contemplare l'insieme delle immagini delle statue che si
sovrapponevano, nel tentativo di comunicarci il loro messaggio. Usciti
dalla cattedrale ci addentrammo nelle bancarelle di antiquariato che
occupavano l'intera piazza, l'oggettistica si sprecava, dalle spille,
alle targhette simpatiche, ai mobili, sino ad arrivare a pezzi d'arte.
Proseguimmo il nostro cammino lungo Corso Martiri della Libertà
fiancheggiando il castello Estense, continuammo seguendo Corso Ercole
d'Este I°, in direzione di Palazzo Diamante, il cui profilo lo si poteva
notare da lontano, con il suo biancore catturava l'attenzione in mezzo
al grigio delle altre facciate, facendo restare il visitatore sbalordito
dalla manipolazione della pietra a formare di diamante, che recava alla
struttura una veste simile ad una possente armatura spigolosa. Varcammo
il portone che dava accesso al cortile interno, ma rimanemmo delusi dal
costo del biglietto d'entrata, quindi ci accontentammo di fare quattro
passi nel giardino interno per uscire mestamente e proseguire alla volta
della Certosa di San Cristoforo. Continuammo a camminare lungo Corso
Ercole d'Este I°, sino ad arrivare alla svolta con viale della Certosa.
Il tempio si stagliava all'interno dell'immenso cimitero Monumentale,
composto dal cimitero Israelitico ed Ebraico. Il tempo a nostra
disposizione stava per scadere, il sole era già al tramonto, non
potevamo rimanere ad osservare meglio le tombe e l'architettura del
complesso cimiteriale. A ritroso percorremmo Via Borso ed arrivammo
all'incrocio con Corso Porta Mare sul quale si affacciavano Palazzo
Massari, Palazzo Bevilacqua e Piazza Ariostea. La strada era ancora
lunga, imboccammo Via Palestro ed arrivammo difronte a Palazzo
Roverella, opposto al quale si innalzava Santa Maria dei Teatini.
Girammo attorno alla chiesa arrivando nuovamente di fronte al castello
Estense, nel quale entrammo, oltrepassammo il ponte levatoio per
giungere in piazza della Repubblica. Sostammo solamente all'interno del
cortile, in quanto tutte le restanti ali del castello erano ora mai
chiuse, mentre nei sotterranei era ancora possibile visitare una mostra
temporanea, abbandonammo il castello e ci dirigemmo nuovamente in mezzo
alle bancarelle, sino ad arrivare a Palazzo del Comune, dove entrammo
per scrutare i banchi che esponevano i prodotti tipici della regione.
Scoccarono le ore 19.00, il tempo era scaduto, tornammo al parcheggio e
pagammo la nostra sosta, per dirigerci verso casa.
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