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Appennino Reggiano

da Pecorile alla Madonna del Monte del Gesso

Volendo percorrere un tragitto nelle vicinanze dal luogo in cui avevamo trascorso la giornata del sabato, scegliemmo una destinazione non lontano nella località di Pecorile (166 m. s.l.m.) all’interno del comune di Vezzano sul Crostolo (RE); dal piccolo borgo si diramava il percorso 646, il quale conduceva lungo il suo asse da Canossa sino alla Madonna del Monte del Gesso (1h e 50 min). Il sole del pomeriggio estivo delle ore 17.00 non era certamente il momento più caldo della giornata del mese di Giugno, ma certamente il calore che ribolliva il terreno si faceva sentire sulla nostra pelle. Dall’Oratorio di San Serafino ci incamminammo seguendo la direzione indicata delle frecce per il Monte Grafagnana, da lì a qualche metro incontrammo una piccola viuzza che si immergeva nel borgo ristrutturato e lentamente proseguiva attraverso la vegetazione, all’interno del fitto bosco, raggiungendo i campi arati lungo i fianchi della collina, il sentiero era tracciato sia dal solco di coloro che erano passati a piedi e in bicicletta ed anche se i trattori erano passati per la mietitura riuscimmo comunque a trovare la via grazie ai paletti segnaletici. Il sentiero attraversava la collina nell’area più rude e aspra con le ferite nel terreno che mostravano profonde insenature secche di arenaria e argilla. Giunti alla sella della collina il percorso fu sicuramente più facile, in quanto privo di buche e crepe, ma le nostre teste erano totalmente esposte al sole. Giungemmo al primo step del Monte Grafagnana a 430 m, da qui ci accorgemmo che c’era un’altra opzione da poter percorrere con un circuito ad anello che partiva dal parcheggio “Pineta” seguendo il percorso 646, oppure  proseguendo raggiungendo il comune di Vezzano oppure il Monte Pentile a 1 h e 40 min; da qui iniziava anche il percorso verso 644 verso il Monte del Gesso, scavato all’interno di quelle che erano le vie di fuga delle piogge che avevano ricavato piccoli fiumi di terra attraverso il suolo farinoso. Il panorama spaziava a 360 gradi, da qui era possibile ammirare la sagoma del castello di Canossa e dall’altro lato la pianura che continuava verso la bassa Reggiana e proprio in quest’ultima direzione si ergeva il Monte Gesso sulla cui sommità si distingueva la sagoma della statua della Madonna che vegliava sull’intera comunità. In 20 minuti giungemmo all’ultima diramazione che ci distanziava dalla vetta del colle, proprio a ridosso di un vecchio casolare, che non si capiva se era in stato di abbandono o avevano cercato di recuperarlo, ma non avevano ancora portato a termine i lavori. Salimmo gli ultimi metri che ci separavano dalla meta finale e finalmente eccoci giunti al cospetto della Signora del Monte, collocata su un altare granitico raccolta in preghiera con lo sguardo rivolto verso il popolo. Questo luogo era un balcone sulle increspature delle vette collinari, con fianchi scoscesi e brulli dei calanchi, alle aree verdeggianti e rigogliose dei boschi, a quelle dorate dedite all’agricoltura. I colori si facevano più sfumati mentre il disco solare discendeva lentamente all’orizzonte, allungando le ombre dei cipressi e lasciando i nostri pensieri galleggiare in una nuvola di vapore.