<< ...percorso precedente da Dozza a Brisighella.
Ci vollero circa 40 minuti per giungere a Ravenna partendo da Brisighella. Ravenna è una fra le città più affascinanti della nostra penisola, ricca di storia, arte e cultura, detentrice di segreti del mosaico bizantino e di ben 8 monumenti divenuti Patrimonio dell’Umanità:
Basilica di San Vitale
Mausoleo di Galla Placidia
Battistero degli Ariani
Battistero degli Ortodossi
Cappella di S. Andrea
Basilica di S. Apollinare Nuovo
Mausoleo di Teodorico
Basilica S. Apollinare in Classe
Una città dell’Impero Romano trasformata in una perla dell’Oriente.
Percorremmo una serie di strade di campagna che da Brisighella conduceva verso Faenza, aggirando successivamente la città, oltrepassando i comuni di Russi e Godo, giungendo in fine a Ravenna.
Arrivati in Viale Farini voltammo verso le stradine interne per trovare parcheggio, ovviamente la città è disseminata di soste a pagamento, sostammo l’auto vicino la stazione della polizia e ci incamminammo verso via Farini, sulla quale si affacciava la chiesa di San Giovanni Evangelista, la quale era attorniata da una folta siepe, che si arrampicava lungo il muro perimetrale, lasciando intravedere solamente la sezione finale della navata centrale costellata da finestroni adornati da archi, ed il campanile a pianta quadra che svettava sulla sommità dell’edificio, adornato a sua volta da quattro sessioni di aperture in ordine: bifore, trifore e un’ultima apertura con una colonna centrale, la struttura terminava con una guglia, sulla cui sommità era stata collocata una croce. La facciata della chiesa si presentava spoglia edificata in laterizio, la quale presentava un portale d’ingresso ligneo. Per accedere all’interno del cortile si doveva varcare il portale posto lungo il muro perimetrale, realizzato in marmo bianco, decorato con sottili archi concentrici a sesto acuto poggianti su esili semicolonne. Nella lunetta centrale e nel timpano posto a conclusione dell’opera erano collocati due bassorilievi.
Continuammo la camminata lungo via Diaz arrivando a piazza del Popolo, un grande slargo lastricato, sulla quale si affacciavano: il municipio, la prefettura e alle nostre spalle la chiesa Santa Maria del Suffragio. La particolarità di questa piazza era la scenografia, che si apriva sullo sfondo verso il Palazzo del Municipio, davanti al quale si innalzavano due colonne, sulle quali poggiavano le statue di San Apollinare e San Vitale; un’altra caratteristica di questo luogo era l’insieme degli stili architettonici che venivano ad unirsi armoniosamente ovvero: si passa dal Palazzo Comunale in stile veneziano, al seicentesco palazzo della Prefettura, passando per l’ottocentesco Palazzo Veneziano, nonché allo stile neoclassico del settecentesco Palazzo dell’Orologio.
Scendemmo lungo piazza Garibaldi dove si aprì una nuova scenografia, di fronte a noi si stagliava il Palazzo della Cassa di Risparmio di Ravenna, un edificio realizzato in pietra rossastra, il quale presenta una serie di pregevoli decorazioni e dettagli, come gli intarsi a decorazione delle finestre e degli archi, nonché i cornicioni e il portale d’ingresso all’edificio; sulla sinistra della piazza si trovava il Teatro Alighieri che attraeva lo sguardo per il suo colore giallo fluorescente, difronte era collocata invece la statua in onore a Giuseppe Garibaldi, mentre sulla destra si trovava il Palazzo delle Poste.
Scendemmo lungo via Dante Alighieri e passammo accanto al Museo dantesco, ospitato all’interno di quello che era il convento dei Frati Minori Domenicani, il museo si sviluppa all’interno degli antichi chiostri Francescani, splendidi luoghi a cielo aperto, dove il cortile funge da fulcro centrale attorno al quale ruotano i portici sorretti da snelle colonne culminanti in capitelli, i quali sorreggono gli archi delle volte. Poco più avanti si trova la Tomba di Dante, alla quale si accede varcando una cancellata in ferro, l’interno dell’edificio comprende un unico ambiente circolare decorato sobriamente. Dal cortile interno del mausoleo si accede alla piazza di San Francesco, sulla quale si affaccia l’omonima chiesa, avente una facciata semplice con un portale decorato da un arco, sormontato da un finestrone a bifora, a lato invece si staglia il campanile, quest’ultimo decorato sulla sommità da sezioni di bifore, trifore e quadrifore. A seguire si trova il palazzo della Provincia, il quale presenta a piano terra un portico e una loggia laterale, entrambe sorretti da colonne adornate da capitelli, mentre la facciata del palazzo, edificata in laterizio, presenta una sezione di bifore al secondo piano. Di fronte si trova la Biblioteca di Storia Contemporanea Fondazione Oriani, la quale si apre nel cortile interno con un porticato, oggi chiuso da vetrate, sorretto da una fila di colonne con capitelli ionici, sui quali poggiano gli archi.
Tornammo nuovamente verso Piazza del Popolo e proseguimmo lungo Via IV Novembre, svoltando su Piazza Costa dove si trova il Mercato Coperto, oggi al suo interno si trova un locale di ristorazione, e la chiesa di San Domenico, la quale presenta una facciata incompiuta a due sezioni, la prima sormontata da un oculo, mentre nella seconda si trova un finestrone. Da via Cavour ci immettemmo su via Argentario, ed ecco pararsi difronte ai nostri occhi l’ingresso alla Basilica di San Vitale. Per poter accedere al suo interno bisognava aver acquistato il ticket che dava la possibilità di visitare tutto il complesso della Basilica e il Mausoleo di Gallia Placidia. La Basilica di San Vitale fu edificata nel VI sec. d.C. i finanziamenti per la costruzione provennero da un ricco dignitario un certo Giuliano Artentario. L’interno è decorato con marmi, finestre con vetri in alabastro, mosaici al soffitto e al pavimento e bassorilievi. Proseguendo nel cortile si giunge al Mausoleo di Gallia Placidia, un tempo questo edificio era comunicante con la chiesa di Santa Croce per mezzo di un porticato, oggi invece si trovano l’una di fronte all’altra, ma il Mausoleo è racchiuso nel confine della Basilica, mentre la chiesa di Santa Croce attualmente è sito archeologico in quanto sotto le sue fondamenta furono rinvenuti resti di insediamenti Romani.
Il Mausoleo di Galla Placidia è illuminato dalla luce proveniente dalle
finestre con vetrate in alabastro, rendendo più raccolto il momento di
preghiera, ma lo stupore degli occhi arriva alzando lo sguardo al
soffitto costellato di stelle su sfondo cobalto con al centro la croce,
un simbolo per richiamare il Paradiso. Sul lato sinistro del complesso
della Basilica di San Vitale, si trova l’edificio di Santa Maria
Maggiore avente una facciata nuda in laterizio, sormontata da un timpano
con decorazioni lungo il perimetro, mentre a lato si erge il campanile a
base circolare, nel quale si aprono monofore e bifore. Ripercorrendo
via Argentario e svoltammo a destra verso Porta Adriana, poco più prima
girammo nella prima via sinistra in Via F. Barbiani, in quanto su questa
strada si affacciava la chiesa di Sant’Eufemia, all’interno della
struttura religiosa fu rinvenuta, a seguito di scavi, la famosa Domus
dai Tappeti di Pietra, questa scoperta ha svelato un’importante
patrimonio artistico composto da tappeti di mosaici, i quali ricoprono
una superficie di ben 700 metri quadri appartenenti al VI sec. d.C. Tale
è la magnificenza di questo sito storico, che nel 2004 è stato
insignito della targa “Bell’Italia”. Fra le decorazioni geometriche
risaltano le forme umane della danza dei Geni e la figura del Buon
Pastore. La Domus fu inaugurata nel 2002 alla presenza dell’allora
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Discendemmo
nuovamente su Via Cavour, arrivando in Piazza Costa e nuovamente in
Piazza del Popolo, passammo sotto la loggia del Palazzo del Comune, la
quale presentava nell’angolo sinistro una scalinata con una balaustra in
marmo bianco e un tappeto rosso, che conduceva verso il portale
d’ingresso adornato da un arco e chiuso da una cancellata, mentre alle
pareti erano ancora visibili tracce degli affreschi che costellavano
tutta la parete fino al soffitto, dove ben visibili erano le travi del
primo piano. Oltrepassammo il palazzo e giungemmo in Via Cairoli, una
elegante strada dalle vetrine appariscenti, voltammo su via Gardini
arrivando al Giardino Rasponi, qui si trovavano altri due importanti
beni dell’UNESCO: il Battistero degli Ortodossi e la Cappella di
Sant’Andrea, quest’ultima realizzata all’interno del Palazzo
Arcivescovile, mentre nel mezzo si trovava il Duomo, un edificio
settecentesco nato sulle fondamenta di quella che era la chiesa
Paleocristiana più grande della città di Ravenna, realizzata nel V sec.
d.C. con una pianta a cinque navate, una perla di un valore
inestimabile, in quanto al suo interno erano presenti mosaici, marmi,
affreschi e stucchi, tutto andato perduto per la progettazione del nuovo
tempio, che doveva simboleggiare la voglia di cambiamento dell’epoca.
La facciata del duomo si presenta con un portico sorretto da una serie
di colonne reggenti cinque arcate, l’interno è suddiviso in tre navate,
realizzate in stile neoclassico, sormontate da una cupola, nella quale
furono incastonate una serie di finestroni. Accanto al tempio si erge il
campanile edificato nel X sec. in laterizio, decorato con monofore,
bifore e trifore, l’unico rifacimento fu la cella campanaria durante il
XVII sec. Di fronte al Duomo si trova l’omonima piazza, nella quale fu
innalzata una colonna marmorea culminante con un capitello, reggente la
statua della Vergine incoronata.
Di fianco al Duomo si trova il
Battistero degli Ortodossi, edificato in epoca Teodorica, presenta una
pianta ottagonale, l’esterno è decorato da lesene, mentre l’interno
presenta pregevoli intarsi e mosaici, al centro della sala si trova il
fonte battesimale, realizzato unendo diversi elementi di recupero da
altre opere ed edifici. La parte più spettacolare rimane sicuramente la
cupola, la quale è totalmente rivestita da mosaici.
La Cappella di
Sant’Andrea si trova nell’edificio fatto costruire al tempo di
Teodorico, divenuto in seguito il Palazzo vescovile, il quale oggi
ospita il Museo Arcivescovile. La cappella ha una pianta a croce latina e
tutta la superfice è decorata a mosaico, con l’immagine principale
rappresentata dal Cristo Guerriero, l'ingresso è contingentato, in
quanto la superficie del pavimento non è in grado di poter reggere il
peso di più di una decina di persona per volta, vista ache la sua
leggera pendenza, dovuta all'abbassamento della struttura.
Seguendo
la strada che da Via Gessi arriva a Piazza Caduti per la Libertà,
passammo di fronte a palazzo Rasponi Murat, questa famiglia fu molto
influente nella Ravenna del ‘600. L’edificio presentava un portale
decorato a bugnato, mentre la facciata in cotto terminava con degli
archetti lungo il cornicione del tetto, al centro invece spiccava il
piccolo balconcino posto sopra il portale d’ingresso.
Attraversammo
piazza della Libertà, sulla quale si affacciava il Palazzo della
Provincia, per continuare su via Mazzini, giungendo davanti alla
cancellata della chiesa di Sant’Agata Maggiore, la quale presentava una
facciata in laterizio tripartita da lesene, terminante con un cornicione
sormontata da due finestroni; il portale d’ingresso era coperto da un
portico sorretto da quattro sottili colonne poggianti su di una
balaustra. Accanto al tempio si ergeva il campanile a pianta cilindrica
adornato da bifore e terminante con la cella campanaria.
Percorrendo
la strada difronte a Sant’Agata Maggiore arrivammo in via Baccarini,
dove si trovavano l’uno davanti all’altro il complesso di San Nicolò
dove è ospitato il TAMO e il Museo del Mosaico e il Museo del
Risorgimento.
Continuammo a passeggiare sino a giungere in Largo
Firenze, scendendo per via Negri, ed ecco che difronte a noi si
materializzò la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, anch’essa facente
parte del ricco patrimonio dell’Unesco, edificata nel V sec. d.C. e
decorata con mosaici, i quali un tempo adornavano tutta la superficie
delle pareti interne della basilica, di cui oggi restano solo quelli
lungo la navata centrale sormontata da un soffitto a cassettoni. La
facciata è preceduta da un porticato sorretto da pilastri di pietra
marmorea, sopra la copertura del portico si erge la seconda sezione
della facciata del tempio edificato in laterizio, dove fu realizzato un
finestrone a bifora. Sul lato sinistro si trova il campanile a pianta
circolare, decorato con monofore, bifore e trifore nella sezione della
cella campanaria.
Seguendo per via Roma, in direzione di via Farini,
svoltammo su via Diaz e successivamente in Vicolo degli Ariani, dove si
ergeva il Battistero degli Ariani (patrimonio dell’Unesco) e la chiesa
di Santo Spirito. Il Battistero fu edificato nel V sec. d.C. e si
trovava ad un piano inferiore rispetto al manto stradale odierno, per
tanto bisognava scendere una scalinata per poter accedere al mondo
dorato dei mosaici collocati sul soffitto, i quali raffiguravano il
momento del battesimo di Cristo, mentre attorno ruotavano le figure dei
dodici Apostoli. Accanto si trovava la chiesa di Santo Spirito, la quale
presenta un porticato sorretto da esili colonne edificata nel VI sec.
d.C. da Teodorico. Il tempo della visita era giunto al termine, il sole
al tramonto ci ricordò che il viaggio del ritorno verso casa era lungo,
perfanto salutammo la città eterna "porta d'oriente" e ci congedammo per
un nuovo futuro ritorno.
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