HOME / REGIONI ITALIANE / ITINERARI DI VIAGGIO / VIAGGI IN EUROPA
ITINERARI DI VIAGGIO / CROCIERA
Il giorno seguente la nave
attraccò alle 7.00 al porto del Pireo, lo sbarco avvenne dalle ore 8 in poi,
l’unico accorgimento che dovemmo tenere a mente fu il fatto che al ritorno
avremmo dovuto fare il checkin assieme a tutti gli altri passeggeri delle altre
navi, pertanto c’era da considerare anche questo lasso di tempo. Ad ogni modo
una volta usciti dalla zona della frontiera, nella hall del terminal trovammo diversi
tour operator, pronti ad accogliere i turisti con i vari dropon-dropoff, i
famosi bus a due piani che scorrazzano in giro per la city, ma il nostro
itinerario era ben altro, siccome avevo già visitato la città di Atene, sapevo
esattamente quali fossero i punti strategici da visitare, soprattutto
calcolando che non avevamo a disposizione un weekend, ma solo 8 ore, in quanto
la nave sarebbe salpata alle ore 5.00 del pomeriggio. L’asciammo l’area
portuale dirigendoci alla volta della metropolitana, la quale distava circa
10-15 minuti di cammino, qui discendemmo nelle profondità della terra,
acquistammo 2 ticket andata e ritorno al costo di poco più di 2 euro a testa,
in sole 10 fermate (circa 20 minuti) arrivammo nel cuore di Atene: Pizza
Sintagma. Non erano ancora scoccate le 9.00 del mattino e in giro per la city
c’era ancora poca gente, le saracinesche dei negozi iniziavano ad alzarsi, i
vari angoli della ristorazione erano già in pieno fermento, con gente che
entrava per fare colazione e chi invece prendeva qualcosa da asporto per
mangiare mentre si incamminava verso la propria destinazione mattutina.
Lasciandoci alle spalle il parlamento, discendemmo lungo il viale Ermou, sul
quale si affacciano le vetrine di diversi marchi della moda e del make-up.
Passeggiando con passo spedito arrivammo in piazza Kapnikareas al centro della
quale si trova la Chiesa omonima in stile greco-ortodosso. Questo edificio risale
all’epoca medioevale attorno all’XI sec., la sua struttura è formata da tre
corpi, i quali furono edificati sopra le fondamenta di un antico tempio pagano,
l’edificio fu costruito con blocchi di pietre, le decorazioni che animano la
struttura stilistica sono l’insieme di bifore e trifore, mentre sopra il
portale d’ingresso, composto da battenti lignei, si trova il mosaico realizzato
con l’effige della madonna reggente il bambino, questo elaborato artistico è
protetto da un protiro in pietra sorretto da esili colonne.
Continuammo a discendere giungendo in piazza Monastiraki, sulla quale si affaccia l’omonimo monastero, poco più avanti si trova il Museo Benaki dove sono ospitate opere e reperti storici che seguono un asse temporale a partire dalla preistoria, sino ad arrivare all’età moderna, questo museo fu fondato nel 1930 da Antonio Benakis all’interno della sua villa.
Da questo punto ci dirigemmo verso la Biblioteca di Alessandro della quale restano solamente alcune colonne, ma sappiamo che dagli antichi scritti l’edificio si presentava con una struttura imponente, composto da colonne in marmo e decorazioni in alabastro, purtroppo la biblioteca fu distrutta nel III sec. d.C. e nei secoli successivi sulle sue fondamenta furono eretti diversi edifici, si riuscì a individuare il sito archeologico solo nell’800 a seguito di un incendio che colpì l’area. Il perimetro dell’edificio misurava 122 x 82 metri, sul lato corto era posizionato l’ingresso decorato da 14 colonne culminanti con capitelli.
Proseguimmo fino al termine della strada, la quale sbucava a ridosso della Porta di Atena, quest’ultima si compone di 4 colonne doriche scanalate, sulle quali è poggiato un architrave terminante con un timpano, da qui si accede all’area archeologica dell’agorà Romana, l’antica piazza pubblica di Atene del I sec. a.C., sulla quale sorge la torre dei Venti.
Da qui svoltammo in via Vrisakiou
proprio alle spalle della Stoà di Attalo, all’interno del parco archeologico
sono stati recuperati diversi edifici: la basilica romana del II sec. d.C., il
tempio di Efesto del V sec. a.C.; tuttavia l’edificio più imponente: la Stoà di
Attalo è una ricostruzione risalente al 1951 sull’impianto originario a spese
della Scuola Americana di Studi Classici di Atene. Passammo lungo la strada Adrianou
sulla quale si affacciano diversi locali, tutti con tavolini all’aperto e
veranda, questo permetteva al visitatore di assaporare a pieno la vista del
parco archeologico, fra una portata e l’altro, come se fossero all’interno di
un documentario. Ciò che ci stupì fu che proprio accanto alla Stoà scorrono i
binari della ferrovia, un elemento urbano molto forte, che distorce tutta la
scena. Ritornammo sui nostri passi passando nuovamente davanti alla porta di
Atena, da qui proseguimmo alla volta dell’Acropoli di Atene, passando da una
stradina pedonale Dioskouron, per immetterci nella Aretousas, la quale si
collega con la strada Theorias che conduce verso lo spiazzo all’ingresso
dell’Acropoli, passando davanti alla collina dell’Areopago, qui per mezzo di
una scalinata è possibile giungere sulla sommità del monolite e poter scattare
foto dell’Acropoli, ma anche al panorama sottostante, che comprendeva gran
parte del parco archeologico dell’Agorà di Atene, oltre alla conca nella quale
la città si era espansa, attorniando la collina del Licabetto la quale sovrasta
la vallata con i suoi 277 metri, la cui sommità la si può raggiungere camminando
lungo la strada, oppure prendendo una comoda funivia, da questo punto
panoramico riuscirete a godere della vista sino alla costa.
Alzando lo sguardo dinanzi a noi si apriva la porta di ingresso verso l’Acropoli sorvegliata dal tempio di Atena Nike edificato in grossi blocchi di pietra color ocra, la quale rifletteva la luce del sole come fosse un’aurea, poco oltre si scorgeva il Partenone, mentre dal lato opposto si trovava il tempio greco Eretto. Proseguimmo il nostro cammino seguendo le indicazioni verso l’Odeon di Erode Attico, dove ancora oggi sono programmati spettacoli; proseguendo si passa la Stoà di Eumene II, per giungere in fine al Teatro di Dionisio risalente al V sec. a.C., il cui ingresso era protetto da una cancellata, attraverso la quale era possibile ammirare l’area della scena e le gradinate che potevano contenere fino a 15.000 spettatori.
Discendemmo il sentiero sino ad arrivare alla via principale Dionysiou Areapagitou, la quale prosegue incrociandosi con Leof. Vasilisis Amalia, oltrepassando l’incrocio si giunge al parco archeologico, al quale si accede per mezzo dell’Arco di Adriano edificato in marmo con un unico fornice, la sua altezza raggiunge i 18 metri ed ha una larghezza di quasi 13 metri, la parte superiore della costruzione presenta tre aperture architravate, con quella centrale decorata con un frontone, in prospettiva di fronte si trova il tempio di Zeus Olimpio eretto all’interno di quello che è il parco archeologico, protetto da una cancellata perimetrale, dalla quale è possibile osservare da lontano l’imponente costruzione, la quale misurava 104 metri di lunghezza e 41 di larghezza, sorretto da 104 colonne alte 17 metri, purtroppo solo 14 di queste sono giunte sino ai giorni nostri; all’interno del parco si trovano anche i resti del tempio di Crono ed Hera.
Ci incamminammo nuovamente alla volta della Piazza Monastiraki, qui entrammo in una panetteria e ordinammo un cappuccino take away assieme a una ciambella di pasta brioches con mela e cannella, ci accomodammo fuori nella piccola area di ristoro, dove gustammo la nostra merenda di tarda mattina. Risalimmo la via principale per dirigerci alla volta del Parlamento di fronte a Piazza Sintagma, nel momento in cui arrivammo potemmo assistere al cambio della guardia, questo rituale poteva essere paragonato ad una danza, con ritmi e cadenze ben precise scandite dal battere del tacco della scarpa, che le due giovani guardie dovevano eseguire in sincronia, al termine dell’esecuzione dovevano trovarsi esattamente a ridosso della loro postazione, fermi, immobili ed impassibili, peccato che la loro uniforme “fustanella” riccamente decorata non permetteva loro di avere un sollievo dal sole cocente, racchiusi all’interno della calzamaglia, oltre alla camicia con grandi sbuffi sulle maniche e il gonnellino ricavato da un tessuto lungo 30 metri, il quale presenta ben 400 pieghe, oltre alle pantofole in pelle con pompon ed il capo cinto dal fez in panno rosso, l’unico aiuto che ricevevano era quello di un militare che li posizionava correttamente e asciugava loro il sudore, tutto questo perché dovevano essere perfetti come statue marmoree.
Alle spalle del parlamento si aprivano i cancelli del Giardino Botanico, qui passeggiammo lungo le stradine di terra battuta, le quali si snodavano fra una fitta vegetazione composta da alberi rigogliosi e grandi palme; all’interno del parco erano state ricavate anche aree protette per alcuni animali e volatili che qui potevano vivere in pace ed armonia. Purtroppo il tempo era ormai giunto al termine, riprendemmo pertanto la metro per tornare verso il porto e risalire sulla nave, per recarci sul ponte e sdraiarci al sole prima che fossero tolti gli ormeggi e la grande città galleggiante si rimettesse in movimento alla volta del mare aperto.
© 2006. Esploriamo