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ITINERARI DI VIAGGIO / CROCIERA
Il giorno seguente all’alba la
nave era entrata all’interno della laguna, il cielo era coperto dalla nebbia
così come fu all’andata, sembrava una classica giornata uggiosa di autunno. Una
volta terminate le procedure di attracco, la confusione iniziò a regnare sulla
nave, chi doveva coordinare le uscite non ebbe modo di scaglionare i gruppi,
tanto che tutti gli ospiti della nave contemporaneamente furono indirizzati
verso il ponte predisposto per lo sbarco, creando confusione, ressa e assoluto
disagio. Finalmente riuscimmo a sbarcare sulla banchina, fummo indirizzati
verso un hangar dove all’interno avremmo trovato le valigie suddivise in base
al numero di etichettatura, da qui passammo attraverso un'altra porta
sorvegliata a vista da una squadra di finanzieri e polizia, sembrava di
trovarsi in una scena di un set cinematografico, con gli immigrati che cercano di entrare
irregolari alla frontiera. Da qui fummo condotti su di un autobus, il quale ci
riportò all’interno della Stazione Marittima del terminal cruise da dove
eravamo partiti 7 giorni prima. Una volta usciti dal terminal proseguimmo a
piedi verso piazza Roma attraverso il Ponte della Libertà, da qui ci dirigemmo
verso la stazione Santa Lucia, passando dal ponte della Costituzione realizzato
dal famoso Calatrava, un’opera che a mio avviso non eccelle ne in bellezza
architettonica, ne in sicurezza a causa della pavimentazione in vetro e
soprattutto con le valigie era un vero dramma doverlo oltrepassare in quanto
erano stati creati appositamente dei gradini, invece di renderlo fruibile anche
per carrozzine e passeggini. Una volta giunti all’interno della stazione
cercammo il deposito bagagli Kipoint (gestito dal gruppo poste italiane) dove
poter lasciare in custodia le nostre valigie e poter visitare la città di
Venezia prima della nostra partenza nel pomeriggio.
La nebbia iniziava a
sollevarsi, lasciando libera la visuale sui canali e sulle abitazioni, la
nostra passeggiata iniziò discendendo la scalinata della stazione di Santa
Lucia, davanti a noi si trovava la banchina sulla quale partivano diversi mezzi
pubblici che mettevano in comunicazione l’intera cittadina; dall’altro lato del
Canale Grande si innalzava grandiosa la chiesa di San Simeon, con il suo
inconfondibile pronao corinzio sopraelevato da una scalinata, sorretto da
quattro colonne centrali e due pilastri laterali, mentre a chiusura della
struttura furono collocate due coppie di colonne, l’intera figura
architettonica è sovrastata dalla cupola dal colore verde per via del
rivestimento adottato per la sua copertura, la quale termina con una lanterna,
sulla quale è collocata la statua raffigurante il redentore. Costeggiammo il
Ponte degli Scalzi lasciandocelo sulla destra e la chiesa intitolata a Santa
Maria di Nazareth sulla sinistra ed imboccammo Rio Terà Lista di Spagna dove molta gente
iniziava ad accalcarsi, il quale si congiungeva verso Campo San Geremia sul
quale si affaccia la settecentesca chiesa dei Santi Geremia e Lucia, il cui
impianto principale risale al medioevo, per quanto riguarda invece la
costruzione il cantiere della chiesa terminò solamente nella seconda metà
dell’800; accanto al tempio svetta il campanile in laterizio, decorato con
lesene e terminate con la cella campanaria, sopra la quale fu collocato un
parapetto.
Accanto alla chiesa di trova il seicentesco palazzo Labia, l’edifico si compone di 5 livelli, il pian terreno presenta una parete decorata a bugnato, mentre le finestre del secondo e terzo piano presentano tutte una decorazione ad arco e un parapetto.
Continuammo il nostro tragitto lasciandoci alle spalle il ponte delle Guglie e tenendo come riferimento il Canale Cannaregio, al quale si collega il Rio della Crea, uno stretto canale dove il transito è consentito solo alle piccole imbarcazioni; da qui a pochi passi si giunge al ponte delle Tre Arcate, lo oltrepassammo per giungere sull’altra sponda e proseguire verso il centro della città, ammirando le abitazioni da un'altra angolazione, con le loro forme arabeggianti, i balconi prospicienti adornati da colonne e ringhiere in ferro battuto e tanti altri particolari che diversamente non si sarebbero notati camminandoci a raso muro. Svoltammo a sinistra lungo calle del Forno, passando dinanzi al giardino segreto della Sinagoga Spagnola, dopo una svolta entrammo nel Vecchio quartiere Ebraico, dove dinanzi ad una delle abitazioni furono collocate le “pietre di inciampo” con i nomi delle persone che furono deportate nei campi di concentramento, per mantenere vivo il ricordo di quei momenti bui. Ancora oggi questo quartiere è popolato dalla comunità Ebraico di Venezia, dove nel Campo del Ghetto Nuovo si trovano: la Sinagoga Grande Tedesca, la Sinagoga Italiana e quella Canton. Oltrepassammo il Rio della Misericordia e svoltammo a destra dove ci imbattemmo del Cafè Torrefazione Cannaregio, qui ci fermammo per una merenda.
L’interno si presentava con muri sabbiati composti da mattoni a faccia vista, tavolini dislocati lungo la parete di fronte al bancone, con una zona più intima sul fondo del locale, dove assieme alla scaffalatura dei barattoli di erbe e caffè era stato realizzato un salottino con poltrone vintage di colore rosso in stile anni ’70, oltre a sacchi di iuta collocati qua e là come inserto di design a ricordare l’origine del locale. Ordinammo il nostro solito cappuccino e una tazza di latte macchiato, i ragazzi che ci servirono ci domandarono come preferivamo il caffè, in quanto era possibile decidere la propria miscela personalizzata, noi preferimmo farci consigliare e ci fu preparata una miscela arabica composta da chicchi del Costarica, Colombia, Indiano Monsonato, Guatemala, Etiopia, Basile e Salvador, l’insieme di questi chicchi fece nascere un caffè dal color nocciola, dall’aroma che richiamata il caramello, la frutta candida, il torrone e mandorla tostata, il tutto accompagnato e certificato da un loro bigliettino che ci rilasciarono accanto alla tazza, inoltre scegliemmo due cornetti fragranti dolci con farcitura di crema pasticcera riempita sul momento. Terminata la nostra merenda riprendemmo il nostro cammino, percorrendo la sponda che costeggia il Rio della Misericordia, giungendo dinanzi all’edificio della Misericordia di Venezia, il quale è stato restaurato grazie ad un progetto fra il Comune di Venezia e la Confindustria, oggi questo edificio è un ambiente polifunzionale, che ha ridato vita alla sua architettura e agli affreschi che ne impreziosiscono le pareti. Esternamente l’edificio si presenta in laterizio, adornato da finestre coronate da archi ed un portale con battenti lignei, a dividere i due piani è un cornicione che scorre lungo tutto il perimetro dello stabile.
https://www.misericordiadivenezia.it/
Continuammo il cammino oltrepassando il Ponte della Misericordia, per proseguire lungo il Rio di San Felice, sul quale fu realizzato l’unico ponte senza parapetto di Venezia, denominato “Ponte Chiodo”. Giungemmo in fine a Campo San Felice, ove si affaccia l’omonima chiesa, mentre proseguendo lungo Strada Nova si incontrano i retroscena di Palazzo Contarini Pisani, Palazzo Fontana Rezzonico della Ca’ D’Oro, tutti quei bei palazzi che mostrano la facciata migliore su Canal Grande. Sorpassammo Campo Santa Sofia per giungere in Campo Santi Apostoli, dove si trova l’omonima chiesa con adiacente il campanile dell’orologio; quest’ultimo si contraddistingue per il suo basamento decorato a bugnato, mentre la parte superiore fu lasciata in mattoni, decorata solo da lesene, sul cui corpo geometrico furono realizzate una serie di finestre, mentre sotto la cella campanaria fu collocato il quadrante dell’orologio, l’ultima sezione architettonica termina con una cuspide. Superando il dedalo di vie, giungemmo dietro il Fondaco dei Tedeschi a ridosso del celebre Ponte di Rialto realizzato nel ‘500, composto da un’unica campata. La nostra meta era ormai vicina, ossia giungere in Piazza San Marco. Il cammino ci condusse in Campo San Salvador dove si affaccia l’omonima chiesa, un edificio dalla facciata immacolata, adornata da semicolonne adornate da capitelli che sorreggono un cornicione perimetrale, mentre al centro è collocato il portale incastonato fra due colonne coronato da un timpano, mentre nella seconda sezione architettonica si trovano una serie di statue in adorazione, al vertice del disegno stilistico si trova la statua raffigurante il redentore. Finalmente oltrepassando un vicolo riuscimmo ad intravedere attraverso i palazzi il campanile di San Marco. Continuammo il nostro tragitto sino ad arrivare al Museo Correr il quale si affaccia sulla rinomata piazza. Dinanzi al nostro sguardo finalmente si apriva il palcoscenico delle meraviglie, sullo sfondo la cattedrale di San Marco e dinanzi il campanile con punta piramidale.
I turisti confluivano da ogni parte per poter
fotografare tale bellezza, tanto che per poter scattare qualche foto libera
dovemmo fare peripezie. Avanzammo sino ad arrivare all’altezza della torre dei
mori, splendido edificio decorato con sfondo blu cobalto e stelle dorate
troneggiato dal leone alato, mentre sulla terrazza della campana si ergono le
due statue di bronzo dedite al rintocco della campana, attraverso il moto
silenzioso degli ingranaggi dell’orologio. Continuammo il tour passando di
fronte al Palazzo del Podestà, maestoso e leggero nelle sue forme
architettoniche in stile arabeggiante, con archi a tutto sesto realizzati per i
portici del piano terra, così come la loggia del primo piano delicata e
armoniosa, aspetto dovuto alle sottili colonne sopra le quali i capitelli
inglobano piccoli rosoni a quadrifoglio; mentre fra la cattedrale e il palazzo
ducale si erge la maestosa ed elaborata Porta della Carta risalente al ‘400
realizzata in marmo bianco d’Istria, attraverso la quale si valica l’ingresso
del Palazzo del Doge. Il nostro sguardo si volse alla nostra destra, lungo le
acque della laguna, dove si innalzano le due colonne di marmo e granito sulla
cui sommità furono collocate le statue raffiguranti il leone alato di San Marco
e San Todaro. Proseguimmo il nostro
percorso seguendo il perimetro del Palazzo del Doge, oltrepassando
l’ottocentesco Ponte della Paglia, dal quale è possibile scattare la classica
foto di rito al Ponte dei Sospiri, punto di passaggio fra il Palazzo Ducale e
le carceri; mentre dall’altro lato in mezzo alle acque si ergeva l’abbazia di
San Giorgio Maggiore, con annesso il monastero, opera di Andrea Palladio; la
facciata imponente richiama le linee dei templi antichi, dove 4 colonne
poggianti su alti basamenti si innalzano a sorreggere il timpano, il quale
poggia su capitelli in stile ionico con decorazione a foglia. Adiacente si
innalza il campanile, la cui altezza lo pone al quarto posto fra quelli della
città di Venezia, la struttura termina con la cella campanaria che custodisce
sette campane, la struttura stilistica termina con una cuspide conica. La passeggiata ci condusse al Ponte della
Pietà, il quale oltrepassa il Rio dei Greci, da qui è possibile ammirare il
biancore del campanile della cinquecentesca chiesa di San Giorgio dei greci che
si erge sulla sponda del Rio in modo obliquo a causa di un problema alle
fondamenta già in origine di costruzione. Ritornammo sui nostri passi alla
volta della stazione dei treni, prima però passammo dai giardini Reali,
realizzati alle spalle della Biblioteca Marciana per volere di Napoleone, qui
fu realizzata in epoca Austriaca una Coffee House in stile liberty, la quale fu
recuperata a seguito dei restauri avvenuti nel XXI sec.; passeggiare al suo
interno è sicuramente un momento magico, non sono molti i turisti che si
immergono in questi piccoli viali alberati e fioriti, è un piccolo angolo di
tranquillità all’ombra del campanile di San Marco.
Seguimmo la linea che costeggia la riva, passando davanti alla capitaneria di porto, da qui svoltammo a destra in Calle dei Tredici Martiri e sbucammo in Campo San Moisè, sul quale si affaccia l’omonima seicentesca chiesa, la cui facciata colpisce per la sua elaborazione solcata da quattro colonne scanalate e racchiuse all’interno di bracciali, culminanti con capitelli ionici a foglia, reggenti un cornicione decorato con bassorilievi floreali, il portale centrale è incastonato fra due sottili colonne, lo stile architettonico vide realizzare altre due sezioni prima di concludersi con un classico timpano, il tutto decorando l’edificio con statue e bassorilievi. Oltrepassando ponte San Moisè e continuando lungo Calle Larga XXII Marzo, si arriva al ponte de le Ostreghe, dal quale si arriva al Campiello Santa Maria Zobenigo, dove si affaccia la Chiesa intitolata a Santa Maria del Giglio. L’imponente facciata si erge agli occhi del fedele con coppie binate di colonne terminanti in capitelli ionici reggenti un imponente cornicione, fra queste furono ricavate delle nicchie ove collocarvi una serie di statue. Anche la seconda sezione presenta una serie di bassorilievi e statue come decorazione complessa ed in pieno movimento scenico, dove l’angelo che soffia la tromba sembra richiamare tutti a raccolta. Il percorso ci condusse in Campo San Maurizio, dove si affaccia il Museo della Musica di Venezia e Palazzo Zaguri, quest’ultimo attrae lo sguardo del visitatore per le sue finestre alte e strette terminanti con decorazioni in stile orientale; il passaggio successivo fu l’attraversamento di Rielo de le Erbe e Campo Santo Stefano, dove sorge la Chiesa sconsacrata di San Vidalnella nella quale si svolgono concerti da camera, mentre nella parte alta dell’area fu collocato il monumento a Niccolò Tommaso linguista e patriota italiano che visse nell’800. Poco oltre si trova la chiesa di Santo Stefano, la quale presenta una semplice facciata in laterizio, dove l’unico elemento decorativo è rappresentato dal portale d’ingresso incastonato all’interno di cornici scolpite, dalle alte e strette finestre poste ai lati, anch’esse decorate da elementi in pietra, così come i due rosoni realizzati sopra il portale. Seguendo il perimetro della chiesa passammo Ponte dei Frati e raggiungiamo Campo Sant’Anzolo, qui si trova la chiesa dell’Annunziata con adiacente l’oratorio. Imboccammo Calle della Mandola che si congiunge con il Ponte della Cortesia di Campo Manin dove si affaccia Palazzo Nervi-Scattolin divenuto di proprietà di un istituto di credito Italiano; in pochi minuti passammo dinanzi a Teatro Goldoni e giungemmo al Ponte di Rialto su Canal Grande, da qui attraversammo l’area di San Polo per giungere dall’altro lato e giungere al Ponte degli Scalzi, ultimo passaggio per giungere alla Stazione dei Treni e riprendere le nostre valigie, in tempo per salire sul treno e tornare verso casa.
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