Solitamente quando si pensa a città come quella di Trieste, ci si sofferma a pensare: "Mi piacerebbe andarci, ma è troppo lontana ".
In effetti il viaggio non è dei migliori, soprattutto se si decide di prendere il treno, ci sono diverse coincidenze da dover prendere, quindi a questo punto meglio scegliere la macchina.
Il viaggio in autostrada è scorrevole, finché non si incontrano code alla barriera di Venezia, ma solitamente partendo in un giorno infrasettimanale non si dovrebbero avere particolari disagi. Dal finestrino dell'auto si possono ammirare i differenti paesaggi che si alternano, dalla verdeggiante campagna sino ad arrivare alle prime colline. Il tratto ultimo che dall'uscita dell'autostrada conduce verso la città è pieno di curve, in quanto ci si trova sul promontorio dei monti che sovrastano il mare, lungo il percorso stradale bisogna prestare attenzione ai cartelli, in quanto lo spazio limitato non ha permesso la realizzazione di strade più ampie,perciò è un attimo prendere la rampa sbagliata e ritrovarsi in direzione della dogana verso la Slovenia. La discesa verso la città di Trieste è emozionante, in quanto dall'alto si domina la vista su tutta città, il porto, i palazzi, tutte queste caratteristiche la fanno somigliare a Genova.
Una volta giunti a destinazione parcheggiammo l’auto all'interno dell'albergo, a pagamento, in quanto i posteggi liberi erano pochi, ma tanto era impossibile trovarne uno libero, nemmeno fra quelli a pagamento c’era uno spazio.
Iniziammo la nostra passeggiata esplorativa della città, ci incamminammo lungo la strada che conduceva al molo, costeggiata da alti palazzi che correvano lungo le due sponde. Il paesaggio sul porto era molto emozionante, soprattutto perché alle h. 19.00 iniziavano ad accendersi le luci blu nella piazza principale: “piazza dell’Unità”, rischiarando le facciate dei palazzi signorili, creando una spettacolare scenografia.
Stava diventando tardi per cenare, ci infilammo nella prima pizzeria che trovammo lungo la via che costeggiava il lungo mare, appena in tempo, in quanto il locale era strapieno sia all’interno che all'aperto, e qualche minuto dopo di noi arrivarono un gruppo di persone. Mangiammo solo una pizza, niente di tipico, e per digerire ci avventurammo lungo i negozi chiusi, sparsi lungo le stradine del centro, dei quali ammirammo le vetrine che esponevano i prezzi scontati, in quanto il periodo di fine Agosto l'aprirsi alla stagione autunnale.
Il giorno dopo decidemmo di tornare sulla sommità del promontorio dominata dalla Basilica di S.Giusto, alla quasi si appoggia un massiccio campanile a pianta quadra, sul quale salimmo pagando 1 euro , la scalinata ci condusse alla cella campanaria, dalla quale potemmo ammirare in piena luce le rovine della Basilica romanica e le montagne che immergevano i loro fianchi nel Golfo di Trieste, la vegetazione rigogliosa si amalgama perfettamente con gli insediamenti urbani, quasi li volesse mimetizzare.
Dopo aver scattato una sequenza infinita di foto a noi e a tutto quello
che ci circondava, scendemmo la torre ed entrammo nella basilica, la
quale custodiva al suo interno meravigliose opere, di cui sono testimoni
le absidi arricchite da mosaici. Continuammo il nostro percorso,
scendendo lungo la strada che costeggiava il cimitero lapidario e
continuava in mezzo alle abitazioni dirigendosi verso la chiesa di S.
Maria Maggiore, ove l'interno era rischiarato dalla luce del giorno, la
quale si incanalava nella navata centrale grazie ai finestroni
collocati lungo le pareti laterali.
La camminata proseguì sino ad arrivare al molo, dove potemmo ammirare i
palazzi Lloyd Triestino, il palazzo del governo e il Municipio, che si
ergevano possenti su piazza Unità d'Italia. Immortalammo anche il punto
in cui il cacciatorpediniere fece sbarcare gli alleati sul molo Audace
durante la seconda guerra mondiale, e a riconoscenza di tale momento
storico fu collocato un monumento ove è raffigurato un soldato con una
bandiera in mano e due giovani ragazze. Il percorso ci condusse sino
alla chiesa Ortodossa S. Nicolò dei Greci, dove all'interno si celava
un ambiente di piccole dimensioni, ma che trasmetteva un profondo senso
di calore e di intima accoglimento;, tutto l'ambiente era traboccante
di ornamenti dorati e pannelli lignei dipinti. Lo step successivo fu il
Gran Canal che mette in comunicazione il mare con la sezione del piccolo
porticciolo per le barche di piccole dimensioni, che qui sono lasciate
ormeggiate in attesa della bassa marea; il canale, sul quale si specchia
palazzo Gopcevich, si dilunga sino ad arrivare ai piedi della chiesa di
S. Antonio Nuovo Taumaturgo, la quale presenta interni spogli, mentre a
pochi metri si erge nascosta fra le abitazioni la chiesa di S.
Spiridione, dove gli interni sono riccamente decorati con stucchi
dorati, mentre il soffitto blu cobalto è adornato da stelle dorate.
Ci avventurammo fra i palazzi e le strade, sino ad arrivare al tempio
ebraico, che naturalmente era possibile visitare solamente a determinati
orari e con la guida.
Erano quasi le h. 12.00, ma siccome
l'appetito non giungeva, proseguimmo l'esplorazione di Trieste, sino a
giungere per sbaglio davanti l’Anfiteatro Romano, il quale all’epoca
degli antichi romani doveva essere lambito dalle acque del Mare.
Decidemmo
che la mattinata era stata proficua, di conseguenza tornammo verso
l’albergo, prendendo una scorciatoia, risalendo lungo una scalinata che
ci condusse sino al monumento intitolato ai caduti della grande guerra,
ai cui lati della scalinata si trovavano tante pietre di medie
dimensioni, sulle quali erano stati scolpiti i nomi dei caduti in
guerra.
Il giorno seguente decidemmo di proseguire lungo la
costa e raggiungere il castello di Miramare. La acque del golfo
lambiscono la costa a strapiombo sul mare, eccezion fatta per alcuni
tratti dove sono rimasti alcune strisce di ghiaia, mentre altre sono
state strappate alle acque con l'ausilio dei frangi flutti, sui quali
sono state ricavate zone per gli piaggianti e per la tintarella.
Parcheggiammo
l’auto a ridosso del parco del castello e ci incamminammo verso
l’ingresso, un portale di pietra bianca incastonato fra la collina e la
scogliera, oltre il quale si ergeva l’edificio costruito appositamente
per il conte Massimiliano d'Asburgo e la sua consorte Carlotta del
Belgio. Tutt’attorno si diramava il giardino fiorito il quale
assomigliava a una tela dipinta, rendendo l’atmosfera perfetta per uno
dei racconti classici di dame e cavalieri. Davanti all’ingresso
principale fu ricavata una fontana, nella quale si rispecchiava la
struttura. Visitammo le stanze del castello partendo dallo scalone
d’ingresso, che ci portò verso le stanze al primo piano, ove si trovava
la biblioteca e altre sale di intrattenimento, sino a giungere al grande
salone del trono, per poi ridiscendere lungo le stanze al pian terreno,
ove tutto era realizzato per assomigliare a una cabina di una nave,
elaborata su diretta richiesta del conte, in modo che anche quando non
era in mare, potesse avere la sensazione si solcare ugualmente le onde.
Proseguimmo il percorso all'interno del parco, il quale si immerge nella
flora rigogliosa, il giardino era composto da un insieme di percorsi, i
quali conducevano rispettivamente al Castelletto, al laghetto dei
cinghi ed alla Kaffehouse.
La vista dall’alto del promontorio
dominava tutta la scogliera, attorno alla quale si estendeva la calma
quiete del mare. Forse era questo sentimento che il conte Massimiliano
provava quando passeggiava per questi giardini all'italiana con la dolce
consorte.
La fine del nostro viaggio è quindi giunto al termine,
non restava che tornare a casa con le immagini e le foto scattate, per
non dimenticare questi bellissimi luoghi dove la mente trova riposo e lo
sguardo un attimo di quiete.
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