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Vacanze in Liguria

Secondo giorno Laigueglia - Cervo

Panorama di Cervo

Il giorno seguente, il tempo non dava tregua, le nuvole andavano e venivano, il vento spirava e in spiaggia non ci si poteva stare, sembrava quasi fosse giunto l’autunno, il tutto rendeva il mare triste e poco propenso a qualsiasi attività. Non potemmo far altro che attendere che il cielo si aprisse un poco per poter andare a visitare qualche luogo limitrofo, senza rischiare di prendere l’acqua. Dopo pranzo ci dirigemmo presso la località di Cervo, un comune arroccato su di una collinetta a ridosso del mare lungo la Via Aurelia. Anche qui il problema principale fu dove poter parcheggiare, iniziammo il calvario per la ricerca di una zona di stazionamento, risalimmo lungo via II Giugno e vedemmo un parcheggio sul lato destro, sostammo l’auto e ci incamminammo a piedi verso la salita del borgo vecchio di Cervo.
Arrivati all’antica porta iniziammo la camminata verso la chiesa di San Giovanni Battista, passando attraverso le piccole viuzze del borgo, con le case una addossata all’altra, quasi a farsi forza per contrastare le intemperie, fra le quali la luce non arrivava quasi mai lungo le vie, se non lieve e fioca. I passaggi da una strada all’altra erano attraverso archi ricavati all’interno delle abitazioni, piuttosto che meandri labirintici colorati da qualche vaso fiorito. Finalmente lo spazio si aprì e ci trovammo di fronte la chiesa di San Giovanni Battista, dalla quale il panorama era senza dubbio uno dei più belli fra gli scorci della Baia. Entrammo all’interno della seicentesca chiesa barocca dove la luce filtrava attraverso le vetrate, riflettendosi sugli sfondi color verde acqua delle pareti e sugli altari laterali votivi, mentre campeggiava nella sezione absidale il marmoreo altare maggiore. Proseguimmo alla volta del vecchio castello dei Marchesi Clavesana, dove oggi si trova la sede del Museo Etnologico del Ponente Ligure dedicato a Franco Ferrero, all'interno del quale si trova anche il centro informazioni turistiche. Il castello è una costruzione che oggi si confonde all’interno del borgo, ma dal lato opposto al centro abitativo si apre la piazza del Castello, dalla quale si può ammirare tutta la pienezza della struttura settecentesca. Discendemmo lungo la via opposta alla salita, passando davanti al duecentesco oratorio di Santa Caterina, il quale conserva alcuni affreschi cinquecenteschi e un delizioso pulpito in pietra, sul quale sono ancora visibili alcuni stralci di affreschi. Oggi questo oratorio è sconsacrato ed è stato adibito come spazio espositivo per le mostre temporanee e sale concerti, l’ingresso è gratuito e permette ai talenti emergenti di farsi conoscere. Arrivammo nuovamente al parcheggio, ma prima di tornare verso Laigueglia, andammo a visitare anche la chiesa di San Nicola, la cui collocazione era opposta al borgo di Cervo, eretta anch’essa su di un promontorio. La costruzione si presenta oggi come da modifiche apportate nel corso del ‘600 dai Frati Agostiniani, in quanto in precedenza era stata abbandonata a causa delle scorrerie dei pirati turchi. La facciata è solcata da lesene, con la statua del santo che campeggia all’interno della nicchia posta sul portale. Varcammo l’ingresso, ma fummo ostacolati da una cancellata, la quale permetteva di vedere l’interno della chiesa, ma non di accedervi, se non durante le ore di funzione religiose; potemmo solo ammirare l’impianto ovale della chiesa con i relativi altari barocchi. Alla sera fummo invitati alla "cena di arrivederci", presso un ristorante di Alassio che ancora non era stato provato da nessuno degli invitati e nemmeno da chi ci aveva offerto la cena, era un esperimento per tutti: Locanda dell’Asino. Per arrivarci dovemmo fare un giro dell’oca, a causa dei sensi unici e della viabilità poco propensa ad essere chiamata come tale. Parcheggiammo qualche isolato di distanza. Il locale si apriva su di un giardino coperto da folti alberi, dove stavano già cenando alcuni clienti. Entrando all’interno del locale attendemmo pochi secondi ed arrivò un cameriere che ci fece accomodare al nostro tavolo interno, ma due degli invitati suggerirono che era meglio stare fuori, per tanto fu chiesto se potevamo spostarci all’esterno, il cameriere anche se un po’ in imbarazzo ci accontentò. Dopo dieci minuti il tavolo fu apparecchiato esternamente con i soliti due bicchieri, posate etc.. la cosa mi iniziava un po’ a puzzare, in quanto l’intuito mi suggeriva di buttarmi sul cestino del pane. Aprendo i menù mi accorsi da subito che i prezzi oscillavano tutti dai 16 ai 20 euro minimo, qualsiasi piatto si volesse scegliere, per non parlare dei vini.

Chiesa S.Giovanni Battista
Castello dei Clavesana
Oratorio S.Caterina
Chiesa S.Nicola

I nomi erano tutti quanti fantasiosi: nuvola di mare, spuma di mare, ladroni etc… Io scelsi un primo di ravioli neri con ripieno di ladroni (pesto di fagiolini), gli altri avevano scelto qualcosa con le nuvole di mare o qualcosa del genere. Non riuscimmo a terminare le ordinazioni, che le gocce di pioggia iniziarono a scendere sui nostri capi…ci guardammo impietriti, perché nessuno aveva il coraggio di dire al cameriere che sarebbe stato meglio rientrare, piuttosto che prendere tutta l’acqua che di lì a poco sarebbe scesa a catinelle. Dentro di me pensavo: “Ecco lo sapevo, che figura !!”. Il cameriere arrivò e di sua iniziativa ci disse di accomodarci all’interno del locale. Nell’attesa che arrivassero le prime portate, dalla cucina era giunto per tutti un antipasto di cozze in umido, non ci fu cosa più gradita, alle quali abbinare il pane che abbondava nel cestino, mentre nel piatto gigantesco con al centro un piccolo foro, c’erano solo tre cozze di numero annegate all’interno del brodo. I miei dubbi iniziarono a trasformarsi in realtà… era una serata dove a mangiare erano solo gli occhi.  Arrivarono dopo una mezz’ora le prime pietanze, tutte realizzate con precisione millimetrica sotto l’occhio esperto di un designer, in quanto l’impostazione e la presentazione erano sicuramente da manuale, ma tutti molto mignon, i miei tortelli erano per fortuna 5, e posso affermare che furono molto gustosi con un sapore interessante, ed era la prima volta che assaggiavo il pesto di fagiolini avvolti dalla pasta con nero di seppia; cercai di gustarli il più allungo possibile, intingendo anche il pane nel sugo dei tortelli, ma purtroppo dopo c’era solo la ceramica da mangiare. Nell’attesa che arrivassero i secondi, che io non avevo preso, le conversazioni furono sciorinate così intensamente, che non capii nulla di quello che stavano dicendo, in quanto erano tutti argomenti di cui non avevo avuto mai occasione di imbattermi, e per evitare di fare brutte figure, come dico sempre: “Meglio tacere”. Finalmente arrivarono i secondi e i ragazzi mi chiesero: “Ma non hai ordinato un secondo?”, ed io molto elegantemente :” No, mi tengo per il dolce”… se sapevo che si mangiava come i pulcini avrei preso antipasto secondo e contorno ahimè. Almeno mi rifeci con il dolce, visto che non avevo mangiato praticamente nulla a parte 1 kg di pane. Scelsi un tortino al cioccolato con crema per saziare il mio appetito, che si presentò in un elegante ed enorme piatto di vetro. Mi spiacque molto per il nostro amico, che ci offrì la cena e pagò per tutti, immagino già la cifra spesa, ma è meglio tenere celato questo particolare, per non avere incubi alla notte, visto che la questione denaro fa venire l’orticaria a molti, me compreso. Se avessi scelto io il locale avrei preferito una trattoria, ognuno ha gusti e possibilità diverse a seconda anche del proprio portafoglio, pertanto è colui che offre il pasto che scegli la location. Certamente una sera all’anno si può provare a prosciugare in un botto solo tutta la carta di credito. Il giorno seguente era già il momento dei saluti, lasciando i nostri amici, ci mettemmo in auto alla volta del ritorno a casa, mentre grandi nuvoloni neri ci aspettavano nel tragitto in autostrada.