Mentre si cercava fra le riviste e post in internet una location per il periodo invernale, ecco che l'attenzione cadde su una location ricca di bellezza naturale, con scorci sul mare e baciata dal sole, ovvero la costa Ligure, con destinazione LERICI e SARZANA sulla strada del ritorno. Alzati di buon mattino, dopo aver fatto la solita colazione al bar, la direzione della vettura fu verso Parma, dove imbucammo l’intersezione con l’autostrada CISA, la quale si snodava attraverso una sezione di curve e viadotti, conducendo il viaggiatore attraverso un percorso cinematografico, dove le montagne si trasformano in scenari quasi fantasiosi, dove le creste montuose dell’Appennino si bagnavano nelle nuvole, tingendo il cielo di colori impercettibili. Lungo la strada tenente a portata di mano la macchina fotografica, perché incapperete in strutture medioevali e fortezze arroccate sui pendii rocciosi, edifici che un tempo erano a guardia della Val di Taro, per sorvegliare l’ingresso di merci e nemici. L’autostrada CISA si interseca nella E80 nella biforcazione GENOVA – LIVORNO; ovviamente la nostra direzione fu quella verso SUD verso LIVORNO, con uscita a SARZANA. Proseguimmo sulla provinciale che oltrepassava il fiume Magra e ci condusse alla SP331, la quale arrivava sino a Lerici. La statele discese sino a giungere a una rotonda con due diramazioni, una con zona a traffico limitato, in quanto era l’imbocco verso il centro cittadino, mentre la seconda conduceva ad un grande parcheggio a pagamento. Se non avete monete, alla fermata dell’autobus troverete un addetto che vi cambierà le monete, oppure potrete pagare il posteggio tramite SMS dal vostro cellulare. Dal parcheggio si scende verso la spiaggia di Lerici, una piccola perla racchiusa in un fazzoletto di sabbia strappato alle onde del mare, difronte alla quale il panorama mette in risalto la punta di Porto Venere con le guglie della chiesa di San Pietro, nitide all’orizzonte, accanto alla quale si trova l’isola Palmaria del Parco Naturale Regionale di Porto Venere.
La passeggiata sul lungo mare fu accompagnata dal frangersi delle onde contro le barriere di roccia poste a ridosso della battigia; giungemmo accanto al porticciolo di Lerici, dove erano ormeggiate piccole imbarcazioni a vela e a mototre, stazionate in modo ordinato come in una partita a dama. Fiancheggiando via Roma iniziammo a scorgere il castello di Lerici, arroccato sullo sperone di roccia a picco sul Golfo dei Poeti, accanto al quale, sulla cresta della collina, si susseguivano le abitazioni colorate, una addossata all’altra, le quali costituivano il borgo storico di Lerici, quelle che un tempo erano anche le abitazioni dei pescatori e che oggi sono luogo di villeggiatura o seconde case. Arrivammo in un unico slargo: “Piazza G. Garibaldi”, la quale era l’unico piazzale a ridosso del mare, sul quale si affacciavano diversi ristoranti.
La piazza si presentava ordinata e tirata a lucido, adornata da una
coppia di palme e una fontana, mentre tutt’attorno si stringevano le
colorate abitazioni, in un caloroso abbraccio. Giungemmo al basamento
della collina sulla quale si ergeva maestosa la rocca medioevale, oggi
divenuta un museo, la quale si presentava con possenti mura difensive
poggianti su arcate, mentre i bastioni geometrici circondavano l’intero
edificio, dominato dalla torre centrale.
Il museo del castello di
Lerici fu aperto nel 1998 dopo un restauro durato circa 2 anni, grazie
all’utilizzo di fondi europei, in questo luogo storico si decise di
aprire un museo dei dinosauri, a seguito della scoperta di impronte
fossili di questi giganteschi animali sul territorio Ligure, reperti che
dipartono dalla Val di Magra sino ai Monti Pisani, mentre nelle grotte
dello spezzino furono ritrovati reperti fossili di quello che era L’orso
delle Caverne.
Dal molo parte una scalinata nascosta fra la roccia e
le abitazioni, che conduce sino all’ingresso del castello, da qui la
vista spazia sull’intera area del Golfo dei Poeti, dove le dolci colline
immergono i loro fianchi verdi e rigogliosi nelle acque del mare.
Purtroppo il castello era in fase di
allestimento, per tanto era chiuso ai turisti, ripiegammo di conseguenza
a una passeggiata lungo la scogliera, dove era stata ricavata una
scalinata che conduceva il turista alle piccole spiaggette presenti fra
le varie insenature, piccoli paradisi protetti dalle pareti rocciose.
Arrivati infondo alla scalinata non proseguimmo la passeggiata, ma
tagliammo all’interno della roccia, dove era stato ricavato un
passaggio, il quale si immetteva in una galleria ricavata all’interno
della collina, proprio sotto al castello, mettendo in comunicazione le
due rive divise dalla collina, sulla quale si ergeva il centro abitato;
in questo passaggio pedonale è stato realizzato uno spazio espositivo
artistico voluto per gli studenti del territorio, i quali prendendo come
soggetto il territorio costruiscono attorno ad esso la struttura
dell’immagine visiva con riferimenti anche ad opere famose, si pensi ad
esempio all’Urlo di Munch. Questa iniziativa ha preso vita nel 2010 e
ancora oggi vede partecipi gli studenti, i quali vogliono esprimere il
loro talento e la loro espressione artistica.
Sbucammo in piazza
Mottino a ridosso di piazza Garibaldi, da dove percorremmo via
Revellino, una via pedonale che si insinuava all’interno del centro
abitato, formato da salite e scalinate, ornato da alberi di arancio,
piante grasse e fiori in vasi colorati. La strada conduceva sino al
castello, per tanto discendemmo la scalinata e seguendo il lungo mare
giungemmo nuovamente in piazza Garibaldi, arrivando di fronte al
cinquecentesco oratorio di San Rocco dominato dalla possente torre
campanaria a pianta quadrata culminante in una guglia dove era stato
inserito anche l’orologio. Ciò che colpiva dei due edifici era la
sproporzione, in quanto l’oratorio al cospetto della torre campanaria
sembrava una piccola capanna. Da qui proseguimmo lungo via Cavour
giungendo all’intersezione con Via Giacomo Matteotti, dove si affacciava
la chiesa intitolata a San Francesco, la quale si presentava con una
facciata semplice, solcata da 4 lesene.
Tornammo indietro ripercorrendo la strada del lungo mare per cercare un luogo dove pranzare in direzione di Sarzana.
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