Itinerario Dolomiti del Brenta e Lago di Molveno

Tutto pronto per questo weekend, ci mettiamo in marcia verso la nuova destinazione: Le Dolomiti del Brenta, patrimonio dell’Unesco e riserva dell’Orso Bruno. La nostra destinazione come campo base sarà il Bio Agriturismo La Casa dei Trajeri in località Fai della Paganella - Andalo, località nota sia per le piste da sci, ma anche per le passeggiate. Abbiamo prenotato presso il Bio Agriturismo per la loro visione della sostenibilità ambientale e rispetto della natura, senza però togliere nulla alle comodità, a parte il televisore che non era presente all’interno delle stanze. Il bio agriturismo produce energia da fonti rinnovabili e si autoalimenta per una gran parte dei bisogni dell’abitazione grazie anche alla raccolta di acqua piovana; a tutto questo fa da cornice la loro produzione locale di prodotti, che vendono anche all’interno del loro agriturismo. Abbiamo inoltre gradito molto la premura con la quale la proprietà ci ha accolti e ci abbia prenotato un posto in una pizzeria da loro conosciuta, visto che il nostro arrivo era previsto per le ore 21. Questa località è molto facile da raggiungere usciti da Trento, in poco più di una ventina di minuti siete già all’interno del piccolo villaggio sospeso sopra la città, lontano dallo scorrere del tempo.

Lasciati i bagagli ci dirigemmo verso la pizzeria, paninoteca: 3 tre, posta sotto l’impianto di risalita verso  Santel Meritz e l’omonimo rifugio. Fummo soddisfatti sia della pizza con bordo alto e condita con prodotti del territorio, ma anche dal secondo piatto di carne che ci fu portato la cui provenienza era di una cooperativa locale.

 

Il giorno successivo, dopo aver consumato una ricca colazione, partimmo alla volta del Lago di Molveno, per iniziare il nostro itinerario. Parcheggiammo in uno dei parcheggi a pagamento dislocati lungo il paese con tariffa giornaliera di 12 euro tramite carta di credito, anche se la colonnina permetteva il pagamento massimo di 11.95 euro, 5 centesimo in meno della tariffa selezionata, in questo modo la copertura era solo di 6 ore, uno scherzetto di poco gusto, in quanto successivamente si era a rischio multa.

Risalimmo la strada che dal parcheggio attraversava il centro cittadino di Andalo, giungendo alla cabinovia, dietro la quale scoprimmo che era presente un altro parcheggio a pagamento, sempre alle stesse tariffe di quello dove avevamo trovato posto sul lungo lago. Ci mettemmo in coda per la biglietteria (apertura dalle 8.00 con ultima corsa 18.30 https://www.funiviemolveno.it/la-panoramica/) costo di due biglietti andata e ritorno 25 euro. Salimmo le scale fino alla piattaforma dove ci imbarcammo alla volta del primo step “Pradel” ad un’altezza di 1367 m, da qui la balconata si apriva verso il lago di Molveno, incastonato fra le vette delle Dolomiti del Brenta, una gemma azzurra le cui acque calme e piatte sembravano uno specchio dove riflette i proprio pensieri.

Inizia qui il nostro percorso alla volta del rifugio Pedrotti, seguendo le indicazioni del sentiero n.340, lungo tutto il percorso erano stati collocati i cartelli con l’indicazione che l’area era una riserva degli orsi, pertanto si invitava l’escursionista a mantenere un comportamento calmo e rispettoso qualora si dovesse incontrare nei boschi il grande animale: mai attirare la sua attenzione, non lasciare cibo nell’erba, in caso l’animale fosse nelle vicinanze rimanere immobili e avere un comportamento passivo senza farsi prendere dal panico e tenere i cani al guinzaglio; dopo questo bel monito e un numero di cellulare da chiamare per le emergenze la nostra passeggiata può avere inizio.

Il sentiero inizialmente pianeggiante si inoltra all’interno della vegetazione boschiva, per discendere velocemente abbassandoci di quota e tornare nuovamente a livello di una semplice passeggiata nel momento in cui si abbandonano le fronde degli alberi, per trovarsi di fronte lo strapiombo sulla Valle delle Seghe, incorniciata dalle vette mastodontiche della catena delle Dolomiti del Brenta. Il sentiero prosegue lungo piccoli ponticelli artificiali costruiti per oltrepassare critici, a questi si alternano insenature e passaggi scavati nella nuda roccia. Il sentiero torna nuovamente a discendere, sino ad arrivare al rifugio “Croz l’Altissimo” a quota 1430 m. Il nostro cammino inizia ora il percorso di risalita alla volta del secondo step con destinazione rifugio Selva, sempre sul percorso n.340 con un tempo di marcia di circa 40 minuti.

L’attraversamento della Valle della Seghe fu facile grazie al tracciato, anche se erano in atto lavori per il riassestamento del fondo ghiaioso, da qui attraversammo un ruscello camminando su assi di legno messe appositamente per l’escursionista, per evitare di dover saltare sui sassi e rischiare di cadere nell’acqua e farsi male. Il sentiero risalì velocemente lungo il fianco della montagna, scavato nella roccia e anche qui furono collocati dei ponti sospesi e cavi di sicurezza ancorati alla parete, per permettere agli escursionisti di proseguire il loro tragitto, anche se per chi soffre di vertigini potrebbe essere una prova da leoni, mentre i vostri amici a quattro zampe saranno ben lieti di rendere tutto un gioco attraversando saltellando qua e là. Il tragitto raggiunge il secondo rifugio Selvata, una costruzione su due livelli con le imposte dipinte a strisce orizzontali color blu e bianco, incorniciato dalle vette aguzze, una foto da cartolina. Erano appena scoccate le ore 12.00, ma molti escursionisti avevano già iniziato a pranzare a suon di polenta e salsicce, per molti era il traguardo della giornata, mentre per noi era solo un momento di sosta per riprendere fiato alla volta dell’ultimo tratto verso la cima. Lasciammo il campo del rifugio e proseguimmo lungo il sentiero ghiaioso, mano a mano che il sentiero saliva, a poco a poco la vista si modificava e apriva nuovi paesaggi. Il tempo andava velocemente cambiando, le nuvole che avevano imperversato per tutta la mattinata sulle cime ora correvano via, aprendo piccoli spiragli che lasciavano intravedere il cielo azzurro, attraverso i quali i raggi del sole facevano capolino per riscaldare il terreno. Giungemmo a un piccolo rifugio di fortuna, il quale aveva le imposte sbarrate, ma la legnaia posta sotto la tettoia era colma di tronchi pronti per essere utilizzati, un edificio semplice e curato, che accoglie i visitatori in caso di necessità. Continuammo senza perderci d’animo, anche se la salita cominciava a farsi sentire sui nostri polpacci. Piccoli cumuli di neve erano ancora presenti in alcune nicchie fra le rocce e a seconda di come la luce colpiva i cristalli di neve essi si coloravano di rosa. La vegetazione aveva ora mai quasi cessato di accompagnarci, lasciando il posto solo a nuda pietra e piccole macchie di erba. La fatica era tanta, ma non mollammo la presa. Superammo uno dei ghiacciai perenni, oltrepassammo il passaggio innevato e finalmente intravedemmo il rifugio Tosa, il primo ad essere costruito nel 1881 su 3 livelli, ad una quota di 2439 metri, poco più in alto si trova il rifugio Pedrotti, realizzato nel ‘900 dal club alpino Austro-Tedesco fra la cima Bassa del Brenta e il Croz del Rifugio, edificato con pareti di sasso. A dare colore all’edificio ci pensano le imposte dipinte da strisce orizzontali di azzurro e bianco. Entrammo nel rifugio e anche se erano le 2 del pomeriggio, domandammo se era possibile pranzare, ci accomodammo in uno dei tanti tavoloni ed ordinammo: patate, uova e speck, al costo di 10 euro ciascuno. La struttura interna era interamente rivestita da listelli di legno, così come anche la sala della sfube, al centro della quale troneggia l’omonima stufa a legna di colore bianco avorio. Le finestre erano tutte orientate alla volta delle vette Dolomitiche, un panorama rilassante dopo tanta fatica. Terminato il pasto attendemmo riposammo dalla fatica del cammino, per ridiscendere alla volta di Molveno. Avremmo voluto fare il giro ad anello passando da dietro le vette di Lasteri e Piz Galin per riprendere il sentiero 353, in quanto il 301 sbucava diretto ad Andalo, mentre noi avevamo l’auto sul lungo lago. Alla sera decidemmo di andare optare per un pasto tradizionale e prenotammo presso il Ristorante La Lanterna, la quale si trovava in una via interna lungo la SP64, parcheggiammo l’auto nel posteggio riservato adiacente alla struttura poco oltre in una piccola via. Gli interni del ristorante erano arredati con tavoli e sedie di legno, mentre alle pareti le decorazioni seguivano le arcate della volta, quasi a sottolineare che un tempo quegli ambienti dovevano essere stati una stalla, all’ingresso si trovava il forno per le pizze, un marchingegno a ruota, sul quale il pizzaiolo poneva all’interno di una forma tonda l’impasto della pizza pronto per essere cotto, il disco successivamente girava e lasciava lo spazio per il nuovo incavo da riempire, successivamente la ruota si ricongiungeva al punto di ingresso con la pizza cotta e fumante. Ci fecero accomodare nella veranda esterna; il menù presentava ovviamente gli ingredienti del territorio elaborati nelle varie ricette locali, noi non potemmo assolutamente rinunciare a una dose di polenta con salsicce e funghi come piatto di entrata, per continuare successivamente con canederli al sugo di manzo, sempre accompagnati da fette di polenta e la golosità ci condusse anche ad assaggiare la loro torna di farina di grano saraceno ai frutti rossi e una fetta di torta al cioccolato simile alla torta sacher. Il giorno successivo salutammo le gestrici del Bio Hotel che ci avevano accolto con tanto calore e facendoci assaggiare durante le due colazioni delle torte fatte in casa spettacolari, oltre ai loro prodotti e quelli provenienti a Km 0 del loro territorio, trasmettendoci tutta la loro passione e positività. Ritornammo verso il lago di Molveno, dove decidemmo di fare la passeggiata che costeggia il perimetro dello specchio d’acqua. Lungo il tracciato di circa 11 km si trova la tubazione che conduce l’acqua alla centrale idroelettrica, da qui continuammo sempre immersi nel verde e coperti dalle fronde degli alberi, mentre sul lato destro le acque si univano alle vedette del Pinz Galin e Croz dell’Altissimo in una classica foto da cartolina. Ci fermammo lungo le sponde del lago riscaldarci dal sole, per gli ultimi minuti prima di ritornare alla macchina.

Tornando verso il paesino di Molveno ci fermammo a fare la nostra pausa merenda al caffè Lasteri in piazza Guglielmo Marconi, adiacente a piazza San Carlo dove si trova l’omonima chiesa con adiacente la cinquecentesca torre dell’orologio. Il locale si trova al piano terra dell’omonimo Albergo, dove al primo piano era stata ricavata una farmacia, ci accomodammo all’interno e attendemmo la nostra ordinazione. Ci venne servito il nostro amato cappuccino, la cui schiuma era densa e cremosa, arricchita dall’aroma del caffè, che guarda caso era prodotto dalla torrefazione Adler a pochi passi da Trento, ovviamente accanto alla tazza non poteva non mancare il classico biscottino Lotus Speculoos Belga, l’accompagnamento perfetto al caffè.