Itinerario nel Parco Naturale dello Scillar-Catinaccio

D'estate vivere in città diventa sempre più opprimente, assomigliano sempre di più a jungle metropolitane, diventa impossibile anche solo respirare, a meno che non si abbia la fortuna di abitare in un’area fresca e ventilata, circondata dal verde delle chiome di alberi rigogliosi. Invece di norma quando si apre la finestra di prima mattina la calura estiva inonda la stanza e subito una tenaglia si stringe attorno alla gola, è in questi momenti che desideri vivere in un luogo diverso, lontano da questi habitat desertici cittadini. Ecco quindi la decisione per il week-end; in un lampo chiamo un amico che si trova in vacanza in Sudtirol precisamente a Tires al Catinaccio (provincia di Bolzano) e gli domandai se nella struttura in cui alloggiava c’era una stanza libera, la risposta da subito fu negativa, ma mi fece attendere solo pochi minuti, in quanto contattò un altro albergo che aveva disposizione una camera doppia a 40 euro a persona colazione inclusa.

Perfetto, accettai subito e preparai la borsa in pochi minuti, prenotai online i biglietti del treno con direzione Bolzano e mi avviai verso la stazione dei treni. Il viaggio fu un po’ lungo, a causa anche di un ritardo sulla linea, ma almeno potei dormire tutto il tragitto, senza dovermi stressare alla guida.

Arrivato alla stazione di Bolzano mi sorprese l’ordine e la pulizia, per non parlare della polizia municipale, la quale era in servizio fuori dalla stazione dei treni, per dirigere il traffico, ma soprattutto per consentire ai pedoni di attraversare la strada in tutta sicurezza. I ciclisti si muovevano con disinvoltura fra le auto, oltre ad entrare con le loro bike in spalla direttamente in stazione per salire sul loro convoglio in direzione della loro prossima avventura immersi nella natura.

Arrivati in albergo con l’auto del mio amico, facemmo il check-in , lasciammo le valige in camera, dalla quale la vista della finestra dava direttamente sulle Alpi. Non perdemmo tempo e ci dirigemmo verso la Val Ciamin, per la nostra camminata tra fresco e natura per arrivare al Parco Naturale dello Scillar-Catinaccio, ma prima, visto che era l’ora di pranzo, ci fermammo al rifugio accanto al parcheggio per un break a base di torta di grano saraceno farcita di marmellata di frutti di bosco spolverata di zucchero a velo.

Iniziammo dunque il nostro percorso. L’aria era fresca e la brezza asciugava in fretta la pelle che si bagnava dal sudore, continuammo la scalata lungo il sentiero che si inerpicava sul crinale, in mezzo alla vegetazione, per poi passare accanto al dirupo, fino a raggiungere la carraia utilizzata dai ranger a cavallo o in jeep.

Mandria di cavalli
Fonte d'Acqua
Vette del Catinaccio
 

Il percorso sterrato si interrompeva davanti ad una sbarra e proseguiva accanto al letto del fiume, dove l’acqua scorreva zampillando rumorosamente in tutta la sua purezza trasparente. Lungo il sentiero trovammo una fonte pittoresca, composta da una serie di rami nodosi dai quali scendeva l’acqua, un’opera interessante creata della mano dell’uomo. L’acqua era ghiacciata, bevemmo molto lentamente, al fine di evitare shock all’apparato digerente, non era il caso di avere problemi proprio in quel momento.

Tra spruzzi e lanci d’acqua, continuammo la risalita, superando un ponticello di legno e arrivare ad un’altra fonte che sgorgava direttamente dalle cavità della roccia, resa fruibile grazie ad un tubo di legno. Arrivammo in una vallata verdeggiante, dove liberi al pascolo c'era  una mandria di cavalli, a fare da sfondo a questo luogo incantato erano le vette rocciose della Alpi, custodi di questa natura immutata e rigogliosa. Ad un tratto, mentre continuavamo a scattare foto, una goccia d'acqua cadde sulle nostre teste e un'altra, e ancora un'altra... il tempo era cambiato in un attimo, tanto che da leggera pioggia, il meteo mutò nuovamente, le nuvole iniziarono ad addensarsi sempre di più in un colore scuro come la note, era imminente un nubifragio. Decidemmo di ridiscendere il sentiero che avevamo scalato poco prima, saltavamo come grilli fra i sassi, cercavamo di fare più in fretta possibile, ma la pioggia iniziò ad aumentare di intensità. I vestiti si stavano inzuppando d'acqua come spugne ed eravamo solo a metà percorso. Eravamo gli unici escursionisti senza un abbigliamento consono a questi momenti climatici, per di più dovevamo prestare la massima attenzione a dove mettevamo i piedi, per evitare di scivolare sui massi bagnati e schifare le lingue di fango che si erano formate. Eravamo quasi al termine della discesa, arrivati finalmente al primo rifugio, dove ci fermammo qualche minuto.

Prendemmo qualche respiro d'aria, e con una spinta ci catapultammo in quell'oceano di pioggia. Oltrepassammo il ponte in velocità, arrancammo sulla salita che portava sulla strada principale e al parcheggio. Finalmente arrivammo all'auto, dove ci fiondammo al’interno, anche se ora mai non c'era molto da salvare...eravamo completamente bagnati.

Tornati in albergo, ci risistemammo e attendemmo la fine della pioggia, nel frattempo decidemmo dove andare a cenare. Al mio amico venne in mente un posto carino sopra Bolzano a Longostagno a 1000 metri di altezza, dove c'erano pochi tavoli e l'atmosfera era molto famigliare, prenotammo un tavolo per le ore 20.30.

La pioggia era finalmente cessata, di conseguenza ci dirigemmo verso Bolzano per fare un giro prima di cena. Parcheggiamo nelle vicinanze del teatro comunale e ci dirigemmo a piedi verso il centro. Tutta Bolzano era un piccolo mercatino e i banchi erano carichi di prodotti ortofrutticoli e squisitezze locali, qua e là c'erano una miriade di vetrine e di locali, pub e ristoranti. Decidemmo di entrare in pub, dove la birra era prodotta artigianalmente. Il locale conservava ancora i suoi vecchi arredamenti in legno, uno stile caldo ed accogliete. Continuammo la passeggiata e ci trovammo di fronte alla cioccolateria, all'interno il profumo del cioccolato era intenso e avvolgente: barrette, caramelle, praline, tortine e ogni sorta di golosità si trovavano oltre quella vetrina, resistemmo a tale invito peccaminoso e tornammo verso l'auto, per dirigerci verso il maso. Dalla strada principale per Renon, passammo Monte di Mezzo e poco dopo sulla sinistra si diramava una stradina, dove il passaggio era consentito a malapena a due auto di piccole dimensioni. Con titubanza arrivammo davanti al locale e parcheggiamo, mentre il cielo si era tinto di fuoco per il tramonto e all'orizzonte le nuvole velavano di verde scuro le vette delle Dolomiti. Entrammo e ci accolse all'ingresso il padrone di casa, il quale ci fece accomodare nella sala composta da soli cinque tavoli. L'ambiente era in puro stile tirolese. Ci facemmo suggerire una cena tradizionale: canederli con entrecot di carne alla piastra, accompagnata da un contorno di funghi porcini e un vassoio di patate saltate in padella, quest'ultimo più che una porzione era una piantagione di patate, tutto irrorato da vino rosso della casa. Ovviamente a fine cena non potemmo rifiutare lo strudel di mele, ne prendemmo solo una porzione da dividere, in quanto la cena era stata molto abbondante. Pagammo solamente 20 euro a testa, un buon prezzo direi. Verso il viaggio di ritorno ammirammo la città di Bolzano illuminata dalle luci soffuse, che risplendevano nella notte buia, come tante piccole lanterne.

Il giorno successivo, dopo aver fatto colazione e aver pagato il conto, fermammo al forno del paese per portare a casa alcune prelibatezze culinari come: il pane ai semi di lino, strudel di mele e krafen.. Avrei voluto comperare tutto quello vedevo, il profumo era così inebriante che le papille gustative erano andate in tilt, anche se avevamo da poco fatto colazione, non potemmo resistere a un krafen alla crema, che gustammo davanti al paesaggio delle Alpi. Un bel modo per salutare questo luogo incantato, prima di risalire sul treno in direzione di casa.