COMUNE DI COMO

La città di Como sorge sulle rive del Lago di Como all'estremità sud del ramo occidentale, all’interno della valle del Lario che si estende per 60 km, la quale tocca anche le province di Sondrio e Lecco. Il territorio è prevalentemente montuoso, solamente una piccola lingua di terra risulta essere pianeggiante, dove si concentra la maggior parte della popolazione comasca.

Il centro cittadino si espande lungo le rive del lago e presenta le caratteristiche del castrum romano. Accanto ai palazzi di epoche storiche antecedenti al XX sec., si affiancano quelli razionalisti di inizi ‘900, opera dell’architetto Giuseppe Terragni.

La città di Como si trova sul versante occidentale, collocata in una conca a ridosso del Lago, quest'ultimo si trova incastonato fra due catene montuose che si innalzano fino ad arrivare ad una elevazione massima di 2500 metri. Il lago riceve acqua da due importanti emissari: il Mera proveniente dalla Valchiavenna e l'Adda proveniente dalla Valtellina, il corso dei due fiumi ha generato nei secoli una erosione del terreno sino ad arrivare alla piana che oggi conosciamo, chiamata anche “piano di Spagna”, in quanto qui nel XVII sec. fu edificato una fortezza dagli Spagnoli : “forte di Fuentes”. Il versante Lecchese si differenzia molto da quello di Como, in quanto il territorio è sovrastato dai rilievi montuosi, fra cui le vette di Grigna, Grignetta e Resegone, facendo quindi di Lecco una città di montagna. In fine troviamo nella punta meridionale la città di Bellagio, questi tre punti raggiungono lo specchio d'acqua in un triangolo, denominato anche “triangolo Lariano”.

La vicinanza con la Svizzera ha dato la possibilità a molte persone di poter trovare lavoro oltralpe, di conseguenza il benessere economico ha fatto crescere il bisogno di abitazioni,  concentrando un’edilizia di massa lungo il versante montuoso di confine.


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L’area del Comasco era abitata già nel Paleolitico da popolazioni nomadi. Nel III sec. a.C. Como era un dominio della popolazione Gallica, la quale entrò in contatto con la popolazione Etrusca, in quanto quest'ultima cercava un contatto per i propri commerci che dal Mediterraneo potessero espandersi sino al nord Europa.

Nel 196 a.C. Como fu conquistata dai Romani, i quali collocarono sulle rive del lago la loro quarta flotta. Non si procedette ad una romanizzazione diretta del territorio, ma si preferì stringere un patto di alleanza con le popolazioni locali. Tuttavia l'assenza militare diede la città in pasto alle incursioni delle tribù limitrofe, nel 89 a.C. vide come protagonisti i Reti, che devastarono la città. A fronte di queste continue lotte, Roma decise di militarizzare l'area, in modo da difenderne le mura.  Un punto fondamentale per l'espansione della città fu l'inizio della bonifica del territorio e l'urbanizzazione.

Nel 59 a.C. Cesare varò la Lex Vatinia che pose le basi per la fondazione di una colonia romana inviando coloni greci, che portarono con loro le conoscenze per la coltivazione della vite e dell'ulivo. La città di Como fu dotata di una cinta muraria per difendersi dai nemici. Nel decennio successivo Como acquisì i privilegi comunali, acquisendo anche la possibilità di eleggere un proprio rappresentate. L'economia florida rese necessaria la costruzione di un Foro, di un porto e templi. In età Augustea fu proclamata capitale della XI Regio Transpadana, grazie alla sua posizione divenuta strategica sia dal punto di vista dei commerci, sia per quanto riguardava il controllo militare del territorio Alpino.

La città sempre più in espansione fu dotata di una biblioteca e di un centro termale. 

Con la caduta dell’impero romano anche Como dovette subire le invasioni barbariche da prima dei Goti e successivamente dei Longobardi, questi ultimi annullarono l'aristocrazia latifondista, ampliando le superfici coltivabili. Ai Longobardi si susseguirono i Franchi, che elessero Como a capoluogo di contea, la quale era difesa da una serie di castelli che controllavano le vie di comunicazione e di accesso alla città.

Successivamente Como divenne un libero comune, fu in questo periodo che la classe emergente dei mercanti iniziò la sua scalata al potere, mentre in continua stagnazione si trovava la classe contadina, la quale soffriva della disparità sociale creatasi fra la città e la campagna. Gli ingenti scambi commerciali con il nord Europa spinsero Milano a dichiarare guerra a Como, per la supremazia e il controllo del commercio. Il conflitto vero e proprio iniziò a seguito della sconfitta dell'imperatore Enrico IV contro il papato, questo causò anche la scissione della stessa chiesa Comasca, una fazione appoggiava l'imperatore, mentre l'altra il pontefice.

La guerra con Milano durò un decennio dal 1117 sino al 1127. Como ricevette l'appoggio dell'imperatore, mentre Milano mise in campo un'enorme battaglione, riuscendo ad ottenere la prima vittoria a Pontegana nel 1124, per poi conquistare la città nell’agosto del 1127 quando, a seguito dell’assedio, le truppe milanesi penetrano nella città distruggendo le mura e mettendo a ferro e fuoco la città. Successivamente Como ricostruì le sue mura e il castello, una volta ripristinate le difese fu pronta per ospitare l'imperatore Barbarossa nel 1159. Questa situazione scatenò la furia di Milano, che alleata assieme alla Lega Lombarda, diedero battaglia all'imperatore e ai comuni a lui fedeli. Ma questa non fu l'unico fronte contro il quale dovette combattere la città di Como, in quanto al suo interno si manifestavano malumori fra le fazioni opposte (guelfi e ghibellini). Questo clima non impedì tuttavia ai mercanti di continuare la loro corsa verso la ricchezza, infatti molti si dedicarono alla tessitura e alla filatura. Con la Pace di Costanza del 1183 si sancì l'autonomia dei Comuni dal potere imperiale, oltre alla definitiva pace fra le città di Milano e Como.

Nel XIV sec. la città di Como divenne importante per la produzione di tele, filati, vetro, ferro e del sapone. L'export era trainato principalmente dalla filatura della seta, di cui un tempo era la Cina a detenerne il segreto della lavorazione, ma due frati trafugarono alcuni bachi da seta, conducendoli in Occidente per iniziare un loro allevamento e di conseguenza la produzione.

Nel XV sec. Francesco Sforza realizzò una serie di canalizzazione per la progettazione del Naviglio della Martesana, nel quale si convogliavano le acque del Lago Maggiore e del Lago di Como. Nel ‘400 ci fu un'ondata di carestia e di peste nera, che ridusse notevolmente la popolazione. La crisi portò con se il calo dei prezzi dei prodotti agricoli, che portò all'abbandono delle campagne. L'unico ceto che riuscì a reggere a questa situazione economica negativa, fu la borghesia, la quale cercava di far sentire anche la sua influenza in ambito politico. La struttura feudale stava radicalmente cedendo, lasciando il posto a un nuovo concetto di proprietà, non si parlò più di servitù, ma di affitto e mezzadria delle terre. Il '400 fu anche il secolo della nascita del tribunale dell'inquisizione, che portò alla morte molte persone sia per scopi politici, che per accuse di stregoneria, portando al rogo centinai di donne innocenti.

Nei secoli successivi la città fu teatro di diversi scontri e scorrerie, fra queste nel 1525 Don Pietro Arias con al suo seguito un esercito di spagnoli entrò in città e distrusse il castello Baradello. Questo fu un periodo nero per Como, in quanto fu posta sotto il dominio della corona spagnola dal 1535 al 1713, dove lo stato centrale non faceva altro che opprimere l'economia locale e imporre nuove tasse, dalle quali era esente solo  la nobiltà e il clero. Nel XVII Como cercò di rispondere alla grave situazione di stagnazione economica, furono intraprese delle vere e proprie rivoluzioni in campo industriale, furono realizzate le prime filande idrauliche per la seta, per chi aveva creduto in questi investimenti, fu ricompensato con un ritorno economico ingente, fu il caso delle famiglie: Canaris e Artaria.

Con la morte nel XVIII sec. di Carlo II, si aprì una contesa per la sua successione al comando del suo regno. I francesi si imposero sulle terre italiane, ma nel 1706 le cedettero all'impero Asburgico, quest'ultimo ottenne il dominio su tutta la Lombardia nel 1736. Il governo asburgico fu maggiormente equo nell'imposizione delle tasse, migliorando la condizione di vita della popolazione, favorendo la ripresa economica. Con l’ascesa al trono di Maria Teresa e Giuseppe II la situazione economica della regione Lombardia iniziò a progredire, soprattutto grazie all’annullamento di alcuni dazi, questo favorì gli investimenti e la nascita dell’industrializzazione, con tutti i pro e i contro che nacquero da questa fase economica; se da un lato si richiamava capitali da investire e fermento in tutti i settori economici, dall’altra c’era lo sfruttamento della manodopera pagata a basso prezzo, con lo sfruttamento anche infantile. Nel 1756 il governo decise di chiudere molti ordini religiosi e conventi, a seguito di un edito di laicizzazione dello stato, questo comportò anche la confisca di beni che vennero venduti.

Sul finire del ‘700 Napoleone Bonaparte si impadronì della Lombardia, incorporandola alla Repubblica Cisalpina proclamata nel 1797, alla quale furono annessi i territori Veneti. Il territorio venne controllato capillarmente, furono introdotti nuovi dazi al fine di bloccare i commerci verso i territori nordici, mentre per dare respiro alle casse comunali, furono nuovamente effettuati degli espropri. Con la caduta di Napoleone, gli Asburgo si riappropriarono dei loro territori, sui quali fu applicato un profondo controllo attraverso la militarizzazione e la presenza di polizia. Fu applicato nuovamente il protezionismo a favore delle terre dell’est dell’impero Austro Ungarico.

Tuttavia il comparto economico industriale resse, grazie soprattutto alle nuove invenzioni, che portarono alla realizzazione di nuovi macchinari che fecero risparmiare sia in termini di energia, che di lavoro, questo grazie all’utilizzo della macchina a vapore.

Questo fu anche il secolo delle grandi emigrazioni, non solo dalle campagne verso i centri cittadini, ma anche verso i nuovi continenti come l'America, in cerca di fortuna.

Seguì un periodo di insofferenza della popolazione Italia, dovuta alla continua oppressione che lo stato Asburgico utilizzava, alla quale si aggiunse anche la situazione economica precaria delle classi più deboli, prima fra tutte quella operaia. Questo portò l’annessione di tutto il territorio Lombardo al regno d’Italia, sotto il governo di Vittorio Emanuele II.

Con lo scoppio della prima guerra Mondiale, furono sia le imprese belliche che quelle tessili ad ottenere i massimi profitti, tuttavia fu in questo periodo che la produzione del baco da seta vide il suo lento declino, fino al 1929 quando gli allevamenti scomparvero.

Per dare un nuovo slancio all’economia furono potenziati i trasporti, tanto da realizzare la linea ferroviaria Milano – Monza – Como sul finire dell’800, mentre il trasporto su gomma fu ampliato grazie alla realizzazione dell’autostrada laghi Lainate – Como nel 1925, la quale fu la prima "Autostrada" al mondo.

Il periodo prefascista, vide concentrarsi a Como una serie di scioperi e manifestazioni da parte degli operai, che furono repressi da parte degli imprenditori mediante l’utilizzo di squadristi. Il movimento fascista ebbe quindi la possibilità di infiltrarsi meglio in questo contesto sociale, tanto da radicarsi a Como nel 1920.

Nel 1927 a Como fu eretto il tempio Voltiano, in onore di Alessandro Volta, nel quale furono esposti tutti gli oggetti e materiali dell’inventore.

Durante la seconda guerra mondiale la città di Como fu risparmiata dai bombardamenti, ma fu comunque in prima linea con diverse squadre di partigiani, per cacciare l’invasore dal territorio italiano.

Nel successivo dopo guerra si realizzarono opere per la miglioria del tessuto urbano, con lo smantellamento dell’area dello scalo merci ferroviario, realizzando un parco cittadino e la passeggiata di Villa Olmo.

Con il passare dei secoli la bellezza del lago non ha mai smesso di incantare, tanto che nel '600 furono edificate le ville tanto decantate in tutti i media e i tour operator, la realizzazioni di questi maestosi edifici con annessi giardini e parchi furono costruiti sino al XIX Sec. non solo per volontà della nobiltà, ma anche dalla ricca borghesia.

L'economia del Comasco ha un ampio ventaglio di settori economici nei quali le sue strutture produttive si propongono. Il settore industriale racchiude al suo interno industrie poligrafiche, della produzione di mobili, tessili e meccaniche. Un altro punto di forza sono i settori del terziario avanzato e del turismo, quest'ultimo ha un'ottima bacino di richiamo dei visitatori grazie alle località: Bellagio, Cernobbio, Menaggio e Tremezzo. Il settore agricolo è presente nella struttura economica del Comasco, in quanto rispetto agli altri due comparti non incide sulla struttura economica con cifre rilevanti, infatti anche gli addetti in questo settore sono circa il 3-4%. La struttura urbanistica è ben sviluppata, soprattutto per quanto riguarda il settore dei trasporti, in quanto Como è dotata di importanti arterie del trasporto merci sia in direzione della Svizzera, di conseguenza verso i mercati del nord Europa, che l'aeroporto di Linate.

Il clima del Comasco presenta inverni rigidi, le cui temperature possono scendere ben al disotto dello zero, a questo si aggiunge anche la presenza dell’umidità, anche se tuttavia non sono presenti le nebbie. Le precipitazioni sono frequenti nel periodo primaverile. Di contrapposizione le estati sono calde e la colonnina del mercurio può toccare anche punte ben oltre i 30°C.

Il territorio del Comasco è interessato dalla presenza di rettili, fra i quali spicca la velenosa vipera, la quale predilige luoghi soleggiati e sassosi. Accanto a questa specie di rettile si affiancano altre specie innocue, come la biscia d'acqua e la testuggine lacustre, ora mai divenuta un esemplare raro.
La zona del Lario è l'habitat ideale per molte specie di uccelli come i cigni, le anatre, mentre nelle zone montane vivono: il gallo forcello, la pernice , le ghiandaie e il gallo cedrone. Tra i maggiori predatori del cielo si distinguono il nibbio, il falco, il gufo reale e l'aquila reale.
Sempre nelle zone montane trovano spazio i camosci, i caprioli e i cervi ; ma anche lepri, conigli, scoiattoli e marmotte. Fra i predatori si riscontrano i tassi (animale notturno), le volpi e le faine.
Lungo le rive del Lago prosperano ulivi, alloro, oleandri, canfore, ma la cosa stupefacente è che qui riescono a coesistere sia il clima mite Mediterraneo, che quello esotico, grazie alla presenza di palme. Il terreno di conformazione acida favorisce lo sbocciare di fiori come i rododendri, camelie e le azalee. Lungo le alture la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di castagni tra i 600 e 800 metri (questa pianta fu nei secoli passati il maggior nutrimento per la popolazione), lecci e querce, queste ultime possono vantare fra loro un esemplare mastodontico di rovere chiamato dalla popolazione “Rogolone”, che ha radici nella zona limitrofa a Menaggio, fu dicharato monumento nazionale già agli inizi del '900.
Salendo di quota si trovano alberi di aghifoglie, mentre arrivati a quota 1800 metri la vegetazione si sfoltisce in arbusti, sino a lasciare spazio solamente ai pascoli.