COMUNE DI MANTOVA

La città di Mantova è circondata da 3 laghi (Superiore, Mezzo e Inferiore), formati grazie al passaggio del fiume Mincio, questi in passato furono molto importante per la difesa del territorio durante l'egemonia dei Gonzaga, i quali ospitavano presso la loro corte dame e cavalieri di altri terre e regni, mentre la vita popolare si svolgeva a ritmo stretto con la natura. 

L'ingresso alla città di Mantova è possibile percorrendo i due ponti che attraversano il fiume Mincio: Ponte San Giorgio e Ponte dei Mulini; il primo ponte prende il nome dal castello di S. Giorgio, residenza ufficiale del Duca di Mantova, la cui costruzione è cinta da un fossato. La piazza del palazzo è ancora conservata con le sue caratteristiche originarie, mentre le vie della cittadella hanno perso un po’ la loro struttura per divenire più ampie e lasciare defluire il traffico cittadino. I luoghi simbolo del potere si sono conservati sino ai giorni d'oggi in buono stato e questo ci permette di poter rivivere i momenti del passato. La città ha ancora al suo interno le regge estive dei signori, che vi trascorrevano il tempo necessario a riposarsi durante l'estate, un esempio è Palazzo Te', all'interno del quale si trova un parco all'inglese utilizzato per godersi dei bei giorni di sole. E' piacevole camminare per la città, quando si attraversa il centro per dirigersi verso la casa del Mantegna, ci si accorge di come alcune abitazioni abbiano conservato le architetture originali valorizzandole nei recenti restauri con le travature in legno ben in vista, mentre altre risaltano i porticati reggenti i balconi del piano nobile superiore. Ma la città offre anche tante diversità culinarie, vista la sua vicinanza con  il Veneto e l'Emilia Romagna.

Se poi si vuole avere una veduta della città del tutto particolare, basta prendere il battello e farsi una escursione lungo le acque del fiume Mincio.

















 

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La leggenda narra che Mantova fu fondata da Manto la figlia dell'indovino Tiresia, la quale era fuggita da Tebe a seguito della morte del padre, si sarebbe fermata su questa terra e avrebbe deciso di costituire i primi insediamenti della città. La storia invece narra un'altra evoluzione della città, la quale fu fondata dagli etruschi, i quali si insediarono su di una sporgenza di terra (l'attuale piazza Sordello) protetta dal fiume Mincio. Successivamente furono realizzate delle opere d'idraulica che portarono alla formazione degli attuali tre laghi, che resero da quel momento la città isolata dalle terre circostanti. Nel 388 a.C. l'invasione dei Galli mise fine all'espansione degli Etruschi, per essere colonizzata successivamente dai Romani nel III sec. a.C, i quali le diedero il nome di Mantua). Tra il IV e V sec d.C. Mantova conobbe varie invasioni barbariche fra le quali: Visigoti e Unni e nel 603 fu conquistata dal re dei Longobardi, il quale fece abbattere le mura che la cingevano in difesa del nemico.
La città divenne un libero comune nel 1115, a seguito della morte di Matilde di Canossa che vi regnava dal X sec.

Nel 1273 nacquero le signorie e i primi a governare sulla città furono i Bonacorsi sino al 1328 quando Mantova passò sotto il dominio dei Gonzaga , i quali ne furono signori sino al 1708, anno in cui la città passo in mano agli Austriaci. Sotto i Gonzaga Mantova divenne un centro rinascimentale noto in tutta Europa per la sua corte ricca di artisti come: Pisanello, Leon Battista Alberti, Mantegna e Giulio Romano. Nel 1433 l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo elevò di rango i marchesi Gonzaga, i quali divennero duchi con il diritto di trasmissione ereditaria del titolo. La città conobbe quindi un rinnovamento e un ampliamento delineando i suoi confini attraverso le cinque porte: San Giorgio, Mulina, Pradella, Posterla e Cesere, in oltre la città si suddivise in venti contrade, fu ampliato il palazzo ducale, il quale si arricchì di opere d'arte grazie ai successori di Ludovico II, Federico I e Francesco II. Nel 1524 a Mantova arrivò Giulio Romano che contribuì all'arricchimento artistico della corte dei Gonzaga sino alla sua morte nel 1546, lavorando sia al palazzo Ducale che a Palazzo Te'. A seguito della crisi che subì la corte dei Gonzaga, a causa degli sprechi economici, il duca Vincenzo II nel 1627 dovette vendere parte dei dipinti in suo possesso al re d'Inghilterra Carlo I. A seguito della morte di Vincenzo II nel 1627, il ducato rimase senza una guida, in quanto il duca non lasciò eredi diretti, questo causò l'apertura della lite per la successione fra Carlo Gonzaga duca di Nevers che favoriva gli interessi francesi, e l'imperatore Ferdinando II d'Asburgo; quest'ultimo per evitare quindi l'insediamento del legittimo erede, mandò un esercito di Lanzichenecchi il 18 luglio 1630, i quali entrarono e saccheggiarono la città , successivamente alla strage, arrivò in città anche la peste, che mieté ulteriori vite. Il ducato era ormai allo stremo e i tesori si andarono disperdendo, sino a quando anche l'ultimo duca Ferdinando Carlo fuggì a Venezia nel 1707, portando con se gli ultimi tesori. Successivamente lo spettro austriaco divenne realtà e la città andò sotto il suo potere, trasformandosi in città fortezza, ma l'amministrazione austriaca cercò di risistemare l'assetto della città oltre che a ridarle uno stimolo artistico, è di questo periodo la costruzione della cupola di S. Andrea opera di Filippo Juvarra, i palazzi Cavriani e dei gesuiti, il teatro scientifico con l'attiguo palazzo dell'Accademia Virgiliana. In questo frangente di storia spiccano i personaggi come: l'architetto Paolo Pozzo e i pittori Giuseppe Bazzani, Bottani e Felice Campi. Successivamente con le invasioni Napoleoniche la città passò di mano prima alla Francia, poi alla lega Cisalpina e nuovamente all'Austria, fino al 1866, anno in cui fu annessa al regno d'Italia. A Mantova furono imprigionati Ciro Menotti e Felice Orsini; a loro è dedicata la celebre frase "Qui cadendo rovesciarono il carnefice", collocata su di un cippo alle porte della città, mentre un altro monumento ricorda la liberazione dal nazismo.

Il settore primario si basa sulla produzione di frumento, mais, riso e viti, oltre all'allevamento di bovini. Il settore industriale ha una presenza molto importante di raffinerie petrolifere e chimiche, oltre alle industrie del comparto moda, infatti il distretto di Mantova è molto importante per la produzione di calze; anche il settore turistico e alberghiero è stato potenziato, in quanto valorizzando i suoi tesori artistici la città di Mantova attrae visitatori da tutto il mondo.

La Basilica di Sant'Andrea fu progettata da Leon Battista, che costruì l'imponente basilica nel luogo in cui si dice si fossero ritrovati i vasi contenenti le reliquie portate dalla Palestina (la terra in bevuta dal sangue di Cristo)dal soldato Longino, che le interrò prima di essere martirizzato. Per la costruzione fu deciso di distruggere il convento dei benedettini, lasciando solo intatto il campanile gotico. Per la realizzazione completa ci vollero tre secoli, esattamente a metà '700, quando fu aggiunta la cupola barocca progettata da Filippo Juvarra. La facciata classica si può identificare nella forma geometrica del quadrato, e ai lati sono poste delle nicchie. Il vestibolo, che ci conduce verso l'entrata della basilica, ha una volta a botte a lacunari, con al centro una sequenza scolpita di animali e segmenti floreali. L'interno è costituito da una pianta a croce latina, con una sola navata, e per ciascun lato si aprono tre cappelle, anche esse con volta a botte.

La prima cappella sulla destra è dedicata al battistero, la seconda a S. Antonio, la terza invece custodisce una madonna in trono e santi del '400. Continuando nel lato di sinistra troviamo la quarta con al centro sull'altare una madonna lignea, nell'ultima cappella troviamo gli affreschi dedicati alla crocifissione di Cristo e al ritrovamento del sangue.

Nel transetto sono collocati numerosi monumenti funebri. Accedendo alla cripta, ci si apre davanti un ambiente con pianta a croce greca suddiviso in tre navate, successivamente fu ampliato per volere di Vincenzo Gonzaga, in quanto ne volle fare il mausoleo di famiglia; qui è anche custodita la reliquia del sangue di Cristo. L'altare maggiore è ornato sulla sinistra dalla statua di Guglielmo Gonzaga in preghiera, e a destra l'organo intagliato.

La fondazione della cattedrale risale al 313 d.C. tuttavia la struttura subì diverse modifiche fra il '300 e inizi '400, ordinate da Francesco Gonzaga I, approvando una serie di modifiche stilistiche gotiche, inoltre utilizzò una serie di marmi policromi per la pavimentazione, i quali furono sostituiti nel '700 dall'attuale pavimentazione in cotto. Nella seconda metà del '700 si decise una nuovo ristrutturazione, che portò alla costituzione della facciata classica, utilizzando il marmo di Carrara, con un timpano triangolare sul quale furono collocate le statue di santi. L'interno è suddiviso in cinque navate e si percepisce un'aurea austera. La navata centrale, quella più alta, è sormontata da finestre alternate da nicchie nelle quali sono collocate delle statue. Le due navate medie, con volte a botte decorate a cassettoni, sono affiancate da cappelle. Nel presbiterio è conservata la salma del patrono di Mantova S. Anselmo da Baggio.

In fondo al transetto sinistro si trova l'accesso alla cappella del santissimo Sacramento a pianta ottagonale, costruita nel '600. Dalla navata di sinistra si raggiunge la Sacrestia, dove si possono ammirare le tele e le statue di Giulio Romano.  Dall'interno della cattedrale si accede al battistero gotico alla base del campanile.

La costruzione originale della chiesa risale al VIII sec. ma fu distrutta durante un terremoto nel XII sec.,  fu ricostruita e rimaneggiata nei secoli, anche in tempi recenti. L'edificio si presente in stile romanico – lombardo con facciata in cotto suddivisa in quattro sessione da semi colonne, nelle due sessioni laterali si aprono due rosoni, mentre in quella centrale furono realizzate una serie di bifore sopra le quali fu aperto un rosone. La decorazione della facciata si conclude con una serie di archetti pensili.
L'interno è suddiviso in tre navate, sorrette da colonne ornate da capitelli di stile romanico, terminanti in un'abside, un tempo erano presenti anche due absidi minori ma furono abbattute per la costruzione della torre campanaria nel corso dell'800. Lungo le navate minori furono realizzate una serie di cappelle, mentre nel catino absidale è conservato l'opera che raffigura il Cristo Giudice del XII sec., accanto all'altare maggiore si trova invece la statua di San Michele nell'atto di soggiogare la Bestia.
Sotto al presbiterio fu ricavata la cripta, la cui volta è sorretta da colonne ornate da capitelli di stile longobardo. 

La chiesa di Ognissanti fu riedificata nel 1752, al suo interno sono custoditi dipinti del '500 e '700. A destra della navata è collocata una porta che conduce nella cappella dei morti, questo era il mausoleo dei monaci, l'ambiente è affrescato con la rappresentazione della madonna e santi.

La chiesa sorse nel '200, ove si pensava fu martirizzato Longino, il soldato romano che trafisse il costato di Cristo, il quale successivamente alla sua conversione, portò a Mantova una reliquia: la terra imbevuta del sangue di Cristo. Nel 1772 gli ordini monastici furono eliminati e questo luogo di culto fu trasformato dall'esercito in granaio. Soltanto con i restauri nel XX sec. la chiesa tornerò al suo aspetto gotico originario, Il frontale è a capanna, con un rosone centrale e archetti che seguono il perimetro del tetto (sempre in cotto). L'ingresso alla chiesa è dato da un portale composto da blocchi di marmo bianchi e rosa, l'interno è composto da tre navate, con un colonnato che sorregge gli archi e termina nel presbiterio, dove la struttura arcuata è sostenuta da pilastri in cotto. Questa differenziazione architettonica voleva forse simboleggiare una separazione fra i fedeli, posti prima del presbiterio e del coro, e i monaci che dovevano diffondere il Verbo. Ai lati sono collocate le cappelle edificate nel '500. Le decorazioni a mosaico del presbiterio in stile bizantino raffigura l'ultima cena con l'aggiunta delle figure di santi e vescovi, tale opere risalgono attorno al XIII sec., periodo in cui la chiesa fu eretta. 
Accanto alla chiesa sorge il monastero, di cui resta ancora in tatto il chiostro di epoca rinascimentale.

La chiesa di San Sebastiano fu commissionata da Ludovico II Gonzaga nel 1460 e terminata all'inizi del '500. L'edificio ha la pianta a forma di croce greca, con la cripta al livello del terreno, mentre alla chiesa si accede dal vicino convento attraverso una scala a due rampe. Nel 1925 la costruzione fu adibita a edificio funebre ai caduti e fu isolato il convento. Sulla destra dell'altare maggiore è collocato il sarcofago dedicato agli undici martiri di Belfiore, ma contente solo tre di essi. Sulla sinistra è collocato un monumento in onore ai partigiani caduti in guerra.

La chiesa è formata da una cupola ellittica, l'interno invece è costellato da cappelle, che custodiscono al loro interno importante opere d'arte. Nel presbiterio invece si possono ammirare le tele raffiguranti le scene del martirio di San Maurizio. Nella seconda cappella a sinistra è inserita al tomba di un cadetto della famiglia Gonzaga, mentre nella prima  sinistra è posta la romba di Giovanni dalle Bande Nere, il condottiero della famiglia Medici, morto cercando di fermare le truppe dei lanzichenecchi dirette a Roma.

Il palazzo D'Arco, il quale si affaccia sull'omonima piazza, presenta una solenne facciata in stile neoclassica, fu eretto nel 1784 per conto dei conti D'Arco di Trento. Al suo interno lo scalone d'onore mette in comunicazione il piano terra con quello nobile, dove si trova la sala degli antenati, all'interno della quale sono collocati i ritratti dei discendenti della famiglia D'Arco, la sala è ancora arredata con mobilio dell'epoca. Dalla sala degli antenati si susseguono altri ambienti, che prendono il nome dall'esposizioni artistiche collocate al loro interno: sala della natura morta che era adibita a sala da pranzo, camera dei ritratti ecc... Dalla camera degli antenati si accede alla pinacoteca, quest'ultima è divisa in altre sette sale: quella di Diana, quella Rossa è un classico esempio di ambiente aristocratico della seconda metà dell'800 ove al centro troneggia il ritratto di Francesco Antonio D'Arco colui che fece eseguire la produzione del mobilio all'interno del palazzo. La sala di Pallade è ornata con soffitto a lacunari, con al centro la raffigurazione della sapienza, la sala verde o della giustizia è invece ornata con mobili settecenteschi e dipinti fiamminghi, in fine la sala delle Raffigurazioni Sacre, dove sono collocati i principalmente dipinti e opere religiose, tra le molteplici opere spicca la raffigurazione di Cristo che porta la croce e la flagellazione. In successione si trova il Passetto dei Reliquari, dove ogni cassa contiene una reliquia e a seguire al sala di Alessandro Magno o del Bazzari, questa sala prende il nome dalle sette grandi tele che ne rappresentano alcuni momenti della vita dell'imperatore: Alessandro che riceve la madre di Dario re di Persia, Alessandro con il cavallo Bicefalo, Alessandro con gli indovini, Alessandro con la famiglia di Dario, l'incontro con Rossana (sua futura moglie) e le loro nozze. Attraverso la sala della Giustizia, si può scendere verso il giardino, opera di Antonio Colonna, dal quale si prosegue verso la sala dello Zodiaco, che si trova in un corpo di fabbrica staccato dal palazzo e posto su due piani. Al pian terreno è collocata una cappella e due ambienti, mentre al piano superiore si trova la sala dello Zodiaco, tale nome è dato dalla sequenza di affreschi alle pareti: miti, leggende e la raffigurazione delle costellazioni. Nella prima sala sono posti i capitelli pensili ed anfore romane, mentre alle pareti sono collocate tele raffiguranti soggetti religiosi e l'albero genealogico, nella seconda sala sono collocati dei dipinti fra cui quello dello visita dei re Magi a Gesù. attraverso una porta sovrastata da un quadro raffigurante la Madonna con bambino e santi, si entra nella cappella composta da un altare del 1600 ornato da antichi paramenti sacri. Salendo al piano superiore si accede alla sala dello Zodiaco interamente decorata da affreschi del 1500, le rappresentazioni sono ispirati ai miti e alle leggende. Le pareti sono divise in dodici sezioni,  ognuna rappresenta un segno zodiacale. Purtroppo la sezione dedicata al segno della libra fu rovinata quando fu deciso di porvi un camino.

Palazzo San Sebastiano fu costruito agli inizi del '500, l'edificio è composto da un unico corpo di fabbrica, il quale fu arricchito dalle tele dei medesimi artisti che lavorarono a Mantova in quel periodo per i Gonzaga. Il palazzo si apre con il fastoso colonnato, per poi salire verso le stanze del Crogiolo, del Sole e delle Frecce. Il palazzo vide alloggiare nelle sue stanze nobili e parenti dei Gonzaga, per poi divenire una caserma e un lazzaretto. Oggi invece il palazzo di S. Sebastiano è divenuto un museo, ed espone opere dell'800.

Il palazzo prende il nome dall'isola sulla quale è collocato, in quanto in origine questa si chiamava "Teze" (cioè capanne), e con l'abbreviazione la parola si tramuta in "Te' ". Questa area paludosa si trovava fuori dalle mura difensive della città, ma i Gonzaga la fecero bonificare e Ludovico II vi collocò le scuderie, nelle quali si allenavano pregiate razze di equini. Il Palazzo fu iniziato soltanto verso la metà del '500 dall'artista Giulio Romano, il quale per la realizzazione si ispirò a opere del Raffaello, come Villa Madama, oltre che dal Bramante. Egli cercò di realizzare una costruzione armonica fra le mura e il giardino, la pianta del palazzo è quadrata, composta da quattro corpi di fabbrica, nel quale il giardino è chiuso da un'esedra.

L'accesso principale era ideato nella loggia del lato a occidente, che si apre con un vestibolo formato da colonne con l'ingresso posto in maniera tale che l'occhio può giungere sino a vedere l'esedra in fondo al giardino.

La costruzione di una così nobile villa, fu voluta soprattutto dal signore di Mantova per poter ricavarne un luogo intimo per se stesso, l'ambiente fortemente personale del complesso è rappresentato dall'appartamento denominato "Grotta", collocato in fondo al giardino.

A palazzo Te' è presente la collezioni Mondadori, collocata al piano superiore, donata alla città dalla medesima famiglia. Le opere sono dell'artista impressionista veneziano Federico Zandomeneghi; la collezione ha anche opere di artisti locali, oltre a medaglie e una raccolta egizia.

Piantina di Palazzo Te'

LE SALE DEL PALAZZO:

2. SALA DI OVIDIO

La stanza è chiamata così dai dipinti qui collocati, i quali traggono ispirazione dalle opere del poeta latino Ovidio. Questa stanza fu riservata a Isabella Boschetti, la favorita del duca Federico II.

2. SALA DELLE IMPRESE

La stanza è decorata da emblemi dei Gonzaga sorretti da putti, mentre sul camino è ideato un ramarro, simbolo del duca.

3. SALA DEL SOLE

Il nome della Sala del Sole deriva dalla raffigurazione del tramonto del sole e il sorgere della luna.

4. LOGGIA DELLE MUSE

In questa sala sono poste delle lunette decorative sopra gli architravi delle porte, nelle quali sono rappresentate la fonte Ippomene e la Ninfa Castalia. Dalla loggia delle Muse si accede all'ampio cortile d'onore, adornato da massicce semicolonne.

5. SALONE DEI CAVALLI

Questa è la sala più grande del palazzo, dove avvenivano i ricevimenti e i balli. La decorazione delle pareti è molto complessa, in quanto è stato voluto ricreare uno scenario tridimensionale con finte colonne, nicchie e statue, tutta la struttura decorativa è incentrata sulla raffigurazione di sei cavalli, sopra i quali furono rappresentate le fatiche di Ercole, mentre il soffitto ligneo è decorato a cassettoni.

6. SALONE DI AMORE E PSICHE
Questa stanza era utilizzata per i banchetti, qui le decorazioni sono tutte improntate sull'amore di Federico e Isabella, il tema è accentuato dalle vicende narrate dal ciclo di Amore e Psiche: nella prima scena Venere si oppone a Psiche e al suo sentimento che prova verso Amore, a seguire sono rappresentate le imprese che Psiche deve superare a seguito della sua disobbedienza verso gli dei e l'ultimo riquadro è quello posto al centro della volta, con il perdono da parte dei dei e la celebrazione del matrimonio fra i due innamorati. Oltre a questo amore, ne sono rappresentati altri in forma mitologica.

7. SALA DELLO ZODIACO

La sala è nominata anche sala dei venti, presenta un soffitto a esagoni, che fanno fa cornice agli affreschi, che hanno come soggetti gli dei dell'Olimpo e i segni zodiacali. A fare da cornice lungo il perimetro della sala è un fregio composto da sedici medaglioni, che mostrano come i flussi celesti interagiscono con l'uomo.

8. SALA DELLE AQUILE O DI FETONTE

Si pensa che questo ambiente fosse stata la camera da letto di Federico, al centro della volta, attorniato da una cornice ottagonale, è posto il dipinto raffigurante la caduta di Fetonte, attorno a questa immagine principale, ve ne sono altre fra cui: scene di battaglie, grottesche ma anche mitologiche. Ai quattro angoli della stanza sono poste quattro aquile su sfondo di conchiglia.

9. LOGGIA DI DAVIDE

Questa sala si affaccia sulla peschiera, che funge da collegamento fra il cortile interno e il giardino. Il nome provieni dalla raffigurazioni sul soffitto, ove sono rappresentate scene tratte dalla vita di Davide, con alcune allusioni a Federico II, paragonato allo steso Davide sia per le imprese eroiche che per gli amori. Questo luogo è un salone all'aperto, fu qui che nel 1530 fu accolto l'Imperatore Carlo V, che diede al marchese il titolo di duca e per celebrare tale momento, le raffigurazioni in questo ambiente hanno come soggetti gli dei, dove fra tutte spicca la figura di Giove, trasfigurazione dell'imperatore.


10. SALA DEI GIGANTI

Questa sala rappresenta il massimo dell'illusione prospettica di Giulio Romano. In questa sala la decorazione che si rincorre su tutte le pareti e sul soffitto, riguarda la caduta dei giranti dall'olimpo, travolti da macigni franati dalla stessa montagna. La figura di Giove alludeva all'imperatore Carlo V che si contrapponeva ai suoi nemici. Alle pareti sono rappresentati i giganti sotto le macerie e i massi sembrano cadere sullo stesso spettatore, in più il soffitto decorato a sfondato incolla lo sguardo dello spettatore sulla scena, che osserva tutti gli dei radunati come spettatori. Anche l'acustica della sala è studiata appositamente, affinché ogni rumore possa rimbalzare da una parete all'altra, creando una sorta di boato.

11. IL GIARDINO
Dalla loggia di Davide si accede al giardino, che si staglia oltre la peschiera e termina con un'esedra. A sinistra del giardino è collocato l'appartamento della Grotta, costruito agli inizi del '500, al quale si accede da un vestibolo decorato a grottesche e si accede alla stanza di Attilio Regolo, affrescata con scene di epoca romana, fra queste le quattro virtù: Giustizia, Carità, Fortezza e Prudenza. Dal vestibolo si accede alla loggetta, anch'essa decorata a grottesche mescolate a scene mitologiche, che si staglia su un piccolo giardino rettangolare, mentre nelle nicchie ricavate alle pareti sono rappresentate favole di Esopo. In fondo al giardino si apre l'ingresso della grotta realizzati da intonaci ai quali erano stati amalgamanti tessere e conchiglie luccicanti.

Il Palazzo Ducale di Mantova è formato da tre corpi di fabbrica uniti fra loro nel tempo, la sua forma è data da un intreccio di stanze, cortili, una chiesa, un teatro, un museo, gallerie e corridoi di collegamento; i primi lavori furono iniziare nel XIII secolo. La superficie che ricopre l'imponente complesso è di circa 34000 mq e le stanze che scorrono al suo interno sono più di cinquecento. Furono chiamati a corte i più grandi artisti per portare a termine l'opera: Bartolino, Pisanello, Mantegna, Giulio Romano, Bertani. Il palazzo Ducale fu invidiato da molti sovrani europei. Nel duecento furono costruiti in piazza Sordello, centro politico della città, il palazzo del Capitano (coronato da una merlatura e ornato da finestre gotiche) e la Magna Domus (edificio nel '200), la piazza sancì il limite dell'ampliamento del cortile del castello.

Mappa Palazzo Ducale di Mantova
La Gabbia

LE STANZE DEL PALAZZO DUCALE

  • Sala del Pisanello
  • Appartamento Guastalla
  • Appartamento del Duca Guglielmo
  • Camera dello Zodiaco
  • Camera dei Falconi
  • Sale dei Fiumi
  • Stanze dell'imperatrice
  • Sala degli specchi
  • Sala degli arcieri
  • Stanza di Giuditta
  • Stanza del Labirinto
  • Stanza del Crogiolo
  • Camera d'Amore e Psiche
  • L'Appartamento del Paradiso

PALAZZINA DELLA RUSTICA

La palazzina della Rustica fu edificata nel '500, la quale si articola su due piani, all'interno fu realizzato un portico a bugnato, mentre all'esterno si aprono finestre incorniciate da colonne. Questo era l'appartamento estivo del duca, le stanze furono affrescate dalla mano del Bertani, il quale realizzò la sala della Mostra, dove si narra la nascita della città di Mantova, sia dal punto di vista epico, che da quello storico, a seguire si incontra la stanza di Nettuno, dove il dio del mare è accompagnato da tritoni e cavalli marini; nello studio adiacente gli affreschi trattano le storie di Orfeo. La galleria della Mostra, lunga 65 metri e larga 7, fu opera di Viani, il quale la progettò per la collocazione delle opere d'arte dei duchi. I diciotto armadi incassati nelle pareti contenevano oggetti preziosi, da questa galleria in oltre si poteva accedere alla camera del tesoro, di cui oggi la porta è stata murata. Verso la fine del '500 fu realizzata la galleria dei Marmi, questo spazio era stato realizzato per inserirvi pezzi della collezione di opere classiche.

STANZE DELLA PALAZZINA:

  • Sala della Mostra
  • Stanza di Nettuno
  • Lo Studio
  • Galleria della Mosta
  • Galleria dei Marmi

APPARTAMENTI DEL CASTELLO
  • Camera dei Capitani
  • Camera dei Marchesi
  • Loggetta
  • Camera delle Virtu'



STANZE DEL CASTELLO DI SAN GIORGIO

  • Camera degli Sposi
  • Stanza dei Soli
  • Stanza di mezzo
  • Camera delle Cappe
  • Camerini di Isabella d'Este
  • Camera delle Armi
  • Gabinetto degli Armadi
  • Le Carceri

APPARTAMENTI VEDOVILI

  • La Camera grande

La stanza della Camera Grande delle decorazioni a lunette nelle quali sono state dipinte scene di caccia, sulla cappa del cammino sono raffigurati gli dei Venere, Cupido e Vulcano, mentre il soffitto è affrescato a grottesche, al centro del quale Cupido e Venere si affacciano da una finta balaustra per scrutare all'interno della stanza.

  • Lo Studiolo

Lo Studiolo era l'ambiente dedicato a Isabella d'Este arrivò a Mantova come sposa di Francesco II Gonzaga. Il suo interesse era orientato soprattutto verso l'arte in tutte le sue forme, in oltre per cercare di accaparrarsi sempre i pezzi migliori aveva ingaggiato una rete di informatori che la tenevano aggiornata sulle opportunità di acquisizioni di pezzi unici. Isabella diede disposizioni della creazione di uno studio, dove dedicare tempo alla lettura, al piano inferiore di questo ambiente fece realizzare una grotta con un soffitto ligneo a botte, dove collocare i suoi pezzi più antichi. Alla morte del marito Isabella si trasferì nella corte vecchia, dove si fece costruire un'altra grotta e uno studiolo con soffitto a tondi e ottagoni con sfondo azzurro.

  • La Grotta
  • Il Giardino Segreto

La forma del giardino segreto è rettangolare con un colonnato ionico, all'interno erano collocati vari fontanili per ricreare giochi d'acqua.

BASILICA DI SANTA BARBARA

Fra le tante chiese e cappelle che sono state costruite all'interno del complesso del palazzo Ducale di Mantova, quella più importante è la basilica dedicata a Santa Barbara, la costruzione fu iniziata nel 1562, su progetto del Bertani. All'ingresso è composta da un vestibolo composto da tre arcate, la pianta della basilica è a forma di croce greca, sormontata da due cupole nelle quali sono incastonate dei finestroni.

Nel 1476 Andrea Mantegna edificò la sua abitazione nella zona a sud della città. I lavori furono ultimati nel 1496. La struttura edilizia si presenza con una facciata in cotto. L'abitazione è formata da una struttura circolare inserita in un quadrato,  questo fa pensare all'affresco presente nella camera degli sposi a palazzo Ducale presente sul soffitto, nel quale fu utilizzata la tecnica dello sfondato, per guardare verso il cielo con una versione tridimensionale.

In piazza Virgiliana sorge il monumento dedicato a Virgilio, tale opera non è quella originale, ma ben sì una ricostruzione, in quanto gli Austriaci lo distrussero per costruivi un anfiteatro, che fu abbattuto nel 1927 per fare nuovamente spazio alla statua in bronzo intitolata a Virgilio, con i richiami alla poesia scolpiti su marmo. Sulla piazza si affaccia il convento di S. Agnese e l'Ospedale grande del 1450.

Con la morte di Matilde di Canossa inizia il periodo comunale e il centro del potere passò da piazza Sordello a quella delle Erbe, oggi rinominata Broletto. Qui sorse il palazzo del governo Comunale, le botteghe e il tempio dedicato a S. Andrea. La città in quel periodo conobbe un'espansione urbanistica che si sviluppo attorno alla piazza stessa per allargarsi a macchia, grazie anche all'opera di Alberto Pitetino che regolarizzò il corso del fiume Mincio, creando attorno alla città quattro laghi. Questa piazza insieme a via Marconi e Corso Umberto I formano gli assi principali della città di Mantova.

PALAZZO DEL PODESTA'

Il Palazzo del Podestà fu costruito nel 1227. Nella facciata del palazzo è collocata un'edicola gotica nella quale è collocata al statua di Virgilio. Lungo tutta la costruzione si sussegue un portico che inizia dalla torre e conduce sino al cortile del palazzo del Podestà. L'edificio che si trova in successione è quello dell'arengario costruito nel 1300 per far da tramite fra il palazzo del podestà e quello del Massaro, quest'ultimo era il luogo dove si registrava la contabilità del comune.

CASA DEL MERCANTE

La Casa del Mercante fu edificata nel 1455 dal mercante Boniforte da Concorezzo; la facciata è in stile tardo gotico ed è sovrastata dalla torre del Salaro, che un tempo fungeva da magazzino per il sale.

PALAZZO DELLA REGIONE

Il palazzo della Regione fu addossato a quello del podestà, l'edificio risale alla metà del '200 e fu la sede del potere giudiziario. Successivamente il palazzo subì delle modifiche e nel '400 fu aggiunto il portico a colonne che si erige davanti alla facciata che dà sulla piazza; a destra del palazzo si innalza al torre dell'orologio costruita nella seconda metà del 1400, le lancette non segnano solo le ore, ma forniscono informazioni sui segni zodiacali e le posizioni dei pianeti. Nel '600 fu ricavata una nicchia sotto al quadrante in cui fu collocata la statua raffigurante la Madonna.

ROTONDA DI SAN LORENZO

La Rotonda di San Lorenzo si può considerata come la chiesa più antica della città, ispirata al tempio del Santo Sepolcro dedicata a S. Lorenzo. La costruzione è in cotto e la navata centrale è circondata da otto colonne terminante con una piccola abside. Gli affreschi che rivestivano le pareti purtroppo sono andati in gran parte perduti. La chiesa fu chiusa per ordine dei signori Gonzaga nel 1570, per oltre trecento anni la costruzione fu adibita ad usi diversi dal quello del culto, addirittura fu trasformata in un negozio. Soltanto nel 1906 iniziarono i lavori di restauro, abbattendo anche le strutture che nel frattempo erano sorte all'interno, come muri e altre barriere architettoniche costruite per meglio sfruttare tale ambiente.

 
PALAZZO DEL PODESTA'
CASA DEL MERCANTE
PALAZZO DELLA REGIONE
ROTONDA DI SAN LORENZO

Piazza Sordello fu il centro nevralgico di Mantova, sulla quale si affacciava il palazzo Ducale, la cattedrale e tutto a torno sorsero le residenze di signori che ruotavano attorno alla al potere, come i Bonaccorsi, i rivali dei Gonzaga, i quali commissionarono la costruzione merlata vicino al voltone di San Pietro. Sulla piazza svetta anche la torre quadrangolare alta 55 metri, denominata anche "Torre della Gabbia", questa prende il nome dal gabbione di ferro che nel XVI sec. il duca Guglielmo Gonzaga vi fece realizzare; tale struttura fu usato come carcere per mettere alla gogna pubblica tutti coloro che erano contro il potere ducale. L'edificio attiguo è palazzo Castiglioni, la cui facciata è realizzata in cotto coronata da merlature, presenta due portali, uno archiacuto, l'altro è un cimelio proveniente dal distrutto monastero di San Giovanni. Piazza Sordello comunica con piazza Broletto attraverso il Voltone di San Pietro.

MOLE DELLA CATTEDRALE

La fondazione della Cattedrale risale al 313 d.C., la quale subì tra la fine del '300 e inizi '400 delle modifiche, ordinate da Francesco Gonzaga I, che le diede un'ottica gotica, aggiungendo decorazioni in marmi policromi, sostituiti nel settecento dall'attuale pavimentazione in cotto. Nella seconda metà del '700 si decise una nuovo ristrutturazione, che portò alla realizzazione della facciata classica, utilizzando il marmo di Carrara, decorata da un timpano triangolare sul quale furono allocate statue di santi. L'interno si presenta  austero, suddiviso in cinque navate, quella centrale è la più alta ed è sormontata da finestre alternate a nicchie, all'interno delle quali sono collocate delle statue. Le due navate mediane presentano soffitti a botte decorati a cassettoni, lungo le quali si aprono una serie di cappelle. La quarta cappella porta al battistero gotico alla base del campanile, nel presbiterio è conservata la salma del patrono di Mantova S. Anselmo da Baggio, mentre in fondo al transetto sinistro si trova l'accesso alla cappella del santissimo Sacramento, realizzata nel '600 a pianta ottagonale. Dalla navata di sinistra si raggiunge la Sacrestia, dove si possono ammirare le tele e le statue di Giulio Romano.

PALAZZO DEL SEMINARIO

Le fondamenta del Palazzo del Seminario poggiano sull'antica chiesa di San Paolo.

PALAZZO VESCOVILE

Il Palazzo vescovile si affaccia su piazza Sordello, la costruzione fu costruita per volere dei conti Bianchi nel '700,  dal 1823 è sede della curia. La facciata è sormontata da due monumenti telamoni, posizionati all'ingresso, i quali sorreggono una balconata. All'interno del palazzo si trovano lo scalone d'onore e diverse sale affrescate.

TORRE DELLA GABBIA

VOLTONE DI SAN PIETRO

L'edificio del Museo archeologico Nazionale fu eretto nel '500 per essere adibito a sede del teatro di corte dei Gonzaga, per poi passare a quella dell'Imperatore d'Austria. 

Il percorso del Museo è stato studiato per condurre lo spettatore in una visita didattica che inizia delle origini dei primi insediamenti sul territorio di Mantova, sino ad arrivare al medioevo.

Il Teatro sociale fu costruito nella prima metà del '800; l'edificio presenta una facciata a due ordini, scandita da un colonnato di sei colonne ioniche. All'interno sono collocati tre ordini di palchi e due di gallerie.