COMUNE DELL'AQUILA

Il territorio della provincia dell’Aquila è prettamente montuoso, collocato all’interno degli Appenni Abruzzesi – Monti Simbruini a est dove le vette sorpassano i 2400 metri: Monte Velino (2487 m.), Monte Sirente (2349), Monte di Magnola (2220 m.).
A nord - ovest si trovano i Monti della Laga capeggiati dal complesso del Gran Sasso d’Italia dove le vette sfiorano i 2700 metri: Monte Corvo (2623 m.) e Monte Portella (2385 m.)
A sud si trovano i Monti della Meta (Parco Nazionale Abruzzo – Lazio e Molise) mentre ad est ci sono le Montagne della Maiella (Parco Nazionale della Maiella): Monte Amaro (2793 m.) e i Monti del Marrone: Monte Marrone (2061 m.).
I rilievi si attenuano lungo la valle dell’Aterno, il quale con un ansa scorre vicino la città dell’Aquila, il quale diventa un emissario del fiume Pescara, insieme al Gizio e al sagittario provenienti dai monti a Sud. Mentre lungo la fascia dei Monti Simbruni sgorgano le sorgenti dei fiumi: Liri e Imele. I laghi presenti sul territorio sono quello di Campotosto sui Monti della Laga a confine con la provincia di Teramo, mentre a sud nell’Appennino Abruzze si trovano: il lago di Scanno e il lago di Barrea.

La città dell’Aquila sorge su di un colle a 700 metri sul livello del mare vicino le rive del fiume Aterno, sormontata alle spalle dalle cime delle Montagne del Gran Sasso, in oltre parte del territorio della sua provincia fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
L’aquila è il sia capoluogo di provincia che della regione Abruzzo. Il centro storico conserva al suo interno il patrimonio culturale di tutta la città, all’interno della cerchia medioevale del nucleo cittadino, qui sorge il Duomo dell’Aquila.

Il territorio circostante è rigoglioso di vegetazione, dove crescono: pioppi, castagni, noccioli, aceri, pini e abeti. Per quanto riguarda la fauna invece all’interno del territorio sono possibili incontri con: cinghiali, volpi, il lupo dell’Appennino e caprioli.

Purtroppo gran parte del patrimonio artistico è volato via assieme alle 308 anime dei concittadini aquilani che in quella maledetta notte del 6 Aprile 2009 dormivano nei loro letti, ignari che alle ore 3:32 del mattino non avrebbero mai più riaperto gli occhi, per colpa del violento terremoto che si abbatté sulla città, lasciandosi dietro solo macerie, morte, paura e lacrime. Quel giorno la città fu al centro dei riflettori internazionali e le TV trasmettevano gli istanti di quella tragedia immane. L’Italia intera si strinse attorno alla città dell’Aquila, cercando di portare ai propri Fratelli Italiani tutto l’apporto e gli aiuti possibili. Purtroppo anche le temperature e il clima concedettero tregua, in quanto la popolazione flagellata dal sisma, orfana di famigliari e amici dovette resistere alle intemperie sotto tende da campo e luoghi di fortuna, ospitati da amici e parenti, o trasportati verso strutture alberghiere lungo la costa.
Luoghi Religiosi
Palazzi e Monumenti

 

STORIA

La città dell’Aquila fu un insediamento ampliato durante l’età medioevale quando le 99 rocche che costellavano la cerchia dei colli adiacenti l’Aquila decisero di unificarsi in essa. In origine il territorio della val dell’Aterno era già abitata dalle popolazioni dei Sabini e successivamente nel III sec. dai Romani, i quali fondarono Amiternum a pochi chilometri dall’attuale Aquila, dove i romani costruirono il anfiteatro, la città resistette anche dopo la caduta dell’impero Romano ma all’inizio del medioevo il suo vigore si era spento. Nel X sec. il territorio dell’Aquila fu annesso al Ducato di Spoleto
Nel XIII sec. tutti i castelli della futura zona Aquilana chiesero il consenso a Federico II di poter fondare una nuova città, il quale diede il via libera nel 1229. Nel 1257 fu però distrutta da Manfredi a seguito del passaggio della stessa a parte Guelfa, la città fu ricostruita successivamente con il volere di Carlo I d’Angiò cinta da mura difensive.
Nel 1315 la città dell’Aquila affrontò il suo primo evento sismico dal momento della nascita, e un’altra successiva nel 1359.
Il ‘400 fu un secolo di grande fermento economico per la città dell’Aquila, grazie soprattutto ai commerci della lana che la mise in contatto con le principali città italiane ed europee, soprattutto in Francia Germania e Olanda.
In questo secolo si aprì anche una parentesi di guerra causata dall’ assediata posto da Braccio da Montone assoldato dagli Aragonesi per sottrarre il regno agli Angiò, la città resistette con tenacia gli aiuti richiesti a Giovanna II, la quale a sua volta strinse un patto con Francesco Sforza, che riuscì a sgominare l’attacco.
La sua importanza a tal punto da divenire la seconda città dopo Napoli per importanza del Regno delle due Sicilie, avendo avuto in oltre la concessione sia la Zecca di Stato che la possibilità di fondare l’Università. Sempre nel XV sec. all’Aquila vissero tre uomini di fede che diverranno successivamente santi: San Bernardino da Siena, San Giovanni da Capestrano e San Giacomo della Marca.
Nel 1461 la città dell’Aquila fu nuovamente devastata da un violento terremoto, che spazzò via alcuni centri della zona limitrofa e nello stesso secolo fu anche flagellata dalla pestilenza. Il secolo successivo non fu meno drammatico, in quanto gli Aragonesi presero possesso dei territori, dopo una violenta rappresaglia fatta nei confronti dei cittadini Aquilani che si erano ribellati al nuovo sovrano. Questa rivolta fu fatale in quanto Filiberto d’Orange si scatenò sulla città, mettendola a ferro e fiamme. In oltre la città fu costretta a pagare un’ammenda per tale ribellione, con la quale fu costruito il forte spagnolo sul quale troneggia la scrita: “Ad reprimendam aquilanorum audaciam”, una ulteriore beffa per il nobile popolo aquilano.
Anche nel ‘600 la terra continuò a tremare e così nel 1703 che lasciò dietro di se una lunga scia di sangue e morte, la maggior parte degli edifici crollarono come castelli di sabbia, e quelli che riuscirono a resistere presentarono comunque danni strutturali ingenti. La città fu abbandonata da molti dei suoi concittadini e i pochi che rimasero si rimboccarono le maniche aiutati dal supporto di papa Clemente XI. La città fu quindi ricostruita secondo i canoni stilisti del tempo: il barocco, cancellando di fatto i secoli di storia che si erano susseguiti in precedenza.
Nel 1860 la città partecipò attivamente ai moti che portarono alla formazione del Regno d’Italia. Sarà solo nel 1970 che la regione Abruzzo sarà effettivamente fondata con primo capoluogo Pescara, questo non piacque agli Aquilani che si ribellarono con manifestazioni di piazza, riuscendo a portare all’Aquila il capoluogo della regione Abruzzo.
Purtroppo gran parte del patrimonio artistico è volato via assieme alle 308 anime dei concittadini aquilani che in quella maledetta notte del 6 Aprile 2009 dormivano nei loro letti, ignari che alle ore 3:32 del mattino non avrebbero mai più riaperto gli occhi, per colpa del violento terremoto che si abbatté sulla città, lasciandosi dietro solo macerie, morte, paura e lacrime. Quel giorno la città fu al centro dei riflettori internazionali e le TV trasmettevano gli istanti di quella tragedia immane. L’Italia intera si strinse attorno alla città dell’Aquila, cercando di portare ai propri Fratelli Italiani tutto l’apporto e gli aiuti possibili. Purtroppo anche le temperature e il clima concedettero tregua, in quanto la popolazione flagellata dal sisma, orfana di famigliari e amici dovette resistere alle intemperie sotto tende da campo e luoghi di fortuna, ospitati da amici e parenti, o trasportati verso strutture alberghiere lungo la costa.

CLIMA

La città dell’Aquila ha un clima prettamente continentale, con inverni rigidi e freddi dove le temperature scendono di molto sotto lo zero, mentre le estati sono calde ma non afose. Le precipitazioni sono concentrate maggiormente durante il periodo autunnale e primaverile.

Il Duomo dell’aquila risale al XIII sec. è dedicato a San Massimo, il quale si affaccia sull’omonima piazza. L’impianto originale andò perduto con il terremoto del XVIII sec. Presenta una facciata neoclassica, solcata da un ordine di semicolonne ioniche reggenti il timpano. Le due torri campanarie poste ai lati del tempio risalgono ai primi anni del XX sec. L’interno è composta da un’unica navata, realizzata su un impianto a croce latina, adornata da cappelle laterali, realizzata su di un impianto a croce latina, sormontata da una volta affrescata con raffigurazioni della vita di San Massimo. All’interno del duomo fu sepolto il cardinale Amico Agnifili, il suo sepolcro andò distrutto nel terremoto che si verifico nel ‘700, e di quello che restò si ricompose il luogo di sepoltura. Accanto al duomo fu realizzato il palazzo vescovile.

La chiesa trecentesca intitolata a San Domenico, fu voluta da Carlo II d’Angiò a seguito di un voto espresso durante la sua prigionia sotto le truppe Aragonesi, si apre su piazza Angioina, la quale presenta una facciata adornata da un portale romanico realizzato con pietre bianche e rossastre, sul quale furono collocati due grandi occhi posti ai lati. L’interno suddiviso in tre navate fu realizzato in stile barocco durante la ristrutturazione settecentesca. La chiesa fu restaurata dopo il terremoto del 1703 e nel 1976 divenne sede dell’Auditorium. Accanto all’edificio si trova il convento dei domenicani.

La chiesa di Santa Giusta è di origine duecentesca, la quale presenta una facciata tripartita nella quale spicca il portale romanico sul quale è collocata una lunetta con raffigurata l’immagine della Madonna con bambino fra santi, a chiudere la costruzione stilistica è il rosone gotico fiorito. L’interno si compone di un’unica navata adornata ai lati da cappelle votive, all’interno dell’abside si trova il coro ligneo realizzato in stile gotico con intarsi. Sotto l’altare maggiore si trovano le reliquie dei santi Giusta e Giustino.

La chiesa duecentesca intitolata a San Marciano si affaccia sull’omonima piazza adornata da una fontana. La chiesa presenta una facciata tripartita la quale si apre con un portale romanico. L’interno composto da un’unica navata, fu rivisitato nel XVIII sec. a seguito del terremoto del 1703.

La chiesa duecentesca fu voluta dall’eremita Pietro da Morrone che divenne papa nel 1294 con il nome di Celestino V, ma che abdicò 5 mesi dopo l’incoronazione a pontefice, ma mentre scappava dall’Italia fu catturato e imprigionato nella rocca di Fumone dove morì.
Il tempio presenta una facciata tripartita, nella quale si aprono tre portali, quello centrale è adornato da una serie di archi concentrici a tutto sesto, il prospetto culmina con tre rosoni, dove quello centrale si colloca sopra i due laterali con proporzioni doppie. L’interno è composto da tre navate sorrette da pilastri di forma ottagonale, con un pavimento a scacchiera che riprende i colori della facciata bianco e rossastri. Nella navata di destra è collocato il sepolcro di San Pietro Celestino, il quale fu incoronato papa in questo stesso tempio, il mausoleo fu realizzato nel XVI sec ad opera di Girolamo da Vicenza. Accanto al tempio fu edificato il convento dei celestini, al quale è annesso il chiostro al centro del quale fu scavato il pozzo. Nel refettorio si conserva ancora l’affresco della crocefissione e un portale romanico sormontato dalla stemma della città: l’Aquila.
Ogni anno nei giorni del 28 e 29 agosto si svolge la funzione della Perdonazione, in questi giorni sono esposte le reliquie di San Celestino V.

La chiesa duecentesca Santa Maria di Paganica fu realizzata in stile romanico, ma subì diversi interventi strutturali a causa dei terremoti che si susseguirono nei secoli. La chiesa è preceduta da una scala a doppia rampa, la quale porta il fedele ad ammirare la facciata, composta da un bassorilievo collocato sopra il portale d’ingresso, con raffigurata la Madonna in trono con bambino. Accanto all’edificio si innalza il campanile, il quale prima del 1529 era più elevato, ma per ordine del Principe d’Orange furono utilizzate le pietre della torre campanaria per la realizzazione di altre opere. L’interno è composto da un’unica navata realizzata su un impianto a croce latina.

La chiesa duecentesca, che si affaccia sulla omonima piazza, fu nei secoli danneggiata dalle calamità naturali e più volte posta a restauro, accanto svetta il campanile che fu nel ‘700 oggetto di modifiche, portandolo all’attuale altezza, al quale si accede mediante un’apertura nell’abside destro della chiesa. Alla chiesa si accede mediante una scalinata presieduta da due leoni, che conduce al portale ogivale sormontato da un oculo, il quale immette all’interno del tempio composto da un’unica navata sormontata da un soffitto ligneo, la quale termina in tre sezioni di absidi. Quella di sinistra presenta una sequenza pittorica trecentesca raffigurante momenti della vita si San Giorgio.

La chiesa trecentesca di San Silvestro fu distrutta dal terremoto del 1703 e successivamente ricostruita. Fu nuovamente posta sotto restauro dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. La facciata si apre con un portale di stile romanico, al quale si accede salendo una scalinata, realizzato con un insieme di materiale di pietre rossastre e bianche, sopra il quale troneggia il rosone gotico con coronamento di archetti. A destra dell’edificio fu eretto il campanile ottocentesco. L’interno è composto da tre navate culminanti in altrettante absidi, in quella di destra si trova la cappella Branconio che un tempo accoglieva la tela della Visitazione di Raffaello, ma in seguito trafugata dalle truppe spagnole nel’600 e portata a Escorial, al suo posto oggi è posta una copia dell’originale. Agli inizi del XX sec. fu posto a restauro, mettendo in luce elementi quattrocenteschi e riportando le decorazioni allo stile effettivo di fondazione del tempio (gotico).

La Basilica di San Bernardino fu edificata nel XV sec. , accanto alla quale sorge il monastero. La facciata della chiesa è preceduta da una scalinata, la quale si compone di tre ordini di colonne: il primo ionico – secondo dorico e terzo corinzio, dove spicca il portale principale attorniato da due colonne scanalate a spirale, sopra il quale si trova la lunetta con la raffigurazione della madonna con bambino fra santi e tre oculi, al compimento della facciata collaborò negli ultimi anni anche Cola dell’Amatrice. L’interno in stile barocco è realizzato su di una pianta a croce latina, suddiviso in tre navate sorrette da pilastri e sormontata da una cupola ottagonale. Nel 1703 il sisma devastò il tempio costringendo il restauro con le forme che oggi possiamo ammirare. La navata centrale presenta un soffitto ligneo con intarsi dorati e affrescato con immagini della vita di San Bernardino. Lungo la navata di destra si trova la cappella di San Bernardino ove è stata collocata un’arca marmorea dove è conservato il corpo del santo. Nel sezione dell’altare maggiore si trova il sepolcro di Maria Pereira moglie di Pietro Lalle Camponeschi, un uomo che al tempo fu estremamente potente ed influente all’interno del governo della città dell’Aquila, successivamente si entra bell’abside adornata da una vetrata moderna e da un coro ligneo intagliato in stile barocco.

Il convento di San Bernardino occupato dai Francescani è composto da quattro chiostri, uno dei quali è al servizio delle forze dell’ordine, il chiostro grande è sorretto da pilastri ottagonali. Nel refettorio si trovano pregevoli affreschi opera di Paolo Carbone il quale raffigurò storie del Vecchio e Nuovo testamento.

Il Castello dell’Aquila fu edificato nel XVI sec. sulle fondamenta di un precedente edificio, oggi sede del Museo Nazionale. La costruzione fu voluta dal viceré Pedro di Toledo, l’edificio di carattere militare fu ultimato solamente nel secolo successivo, per la quale furono adottati i più moderni sistemi difensivi del tempo, per far fronte alle nuove armi da guerra. L’edificio militare fu realizzato su una pianta quadrata, con bastioni ai quattro angoli, ultimo baluardo il fossato che circonda il castello, al quale si accede attraverso un ponte che da accesso alla struttura passando sotto un portale sormontato dallo stemma di Carlo V. Il castello di sviluppa attorno al cortile interno, dal quale si ha accesso ai bastioni e agli ambienti della fortezza. Il Museo nazionale dell’Abruzzo si compone di una sezione paleocristiana, archeologica e romana. In successione si trovano le sale adibite all’esposizione di opere medioevali ed epoche successive oltre alla galleria composta da diversi dipinti e dalla sala delle reliquie e ceramiche

La fontana duecentesca si compone di un basamento trapezoidale sul quale furono realizzate tre murature composte da ornamenti a scacchi di colore bianco e rossastro. Lungo il basamento scorre una zoccolatura sulla quale furono realizzati i mascheroni dai quali sgorgano 99 zampilli le cui acque scorrono su due vasche sovrapposte. Le 99 canne sono a ricordo dei castelli che circondavano i promontori antistanti la nuova città in cui confluirono: L’Aquila.

Il palazzo Benedetti si trova in via Accursio al n.17, si compone di un cortile interno di stile rinascimentale, composto su tre lati da un porticato sorretto da colonne, mentre al centro troneggia il pozzo, da qui si accede allo scalone d’onore che porta al piano nobile e alla loggia coperta.

La porta dei Leoni è collocata nelle vicinanze della chiesa di San Bernardino, ed è sovrastata dalla torre duecentesca, ciò che rimane delle mura del XIII sec. che cingevano la città in sua difesa, ultimo baluardo contro i propri nemici.

In piazza del palazzo si trova la torre di palazzo di Giustizia, alla quale fu incastonato nel ‘300 l’orologio. La torre in origine svettava per circa 42 metri, ma purtroppo il terremoto del 1703 la fece crollare in parte, fu quindi restaurata e ultimata con una cella campanaria a terrazzo, la campana dopo il tramonto rintocca per ben 99 volte a ricordo dei 99 castelli collocati sui crinali dei monti attorno all’Aquila, successivamente uniti nella nuova città. Sulla piazza si affaccia il Palazzo di Giustizia eretto nel ‘400 e modificato nel ‘500 per accogliere la governatrice degli Abruzzi Maria d’Austria, il palazzo oggi è sede di un istituto di scuola superiore e della biblioteca provinciale dedicata a Salvatore Tommasi.

PIAZZA SANTA MARGHERITA

Piazza Santa Margherita è ornata al centro da una fontana a due vasche e dalla statua raffigurante Carlo II d’Asburgo, sulla piazza si affaccia l’omonima chiesa con accanto il campanile. Sempre sulla piazza si trova l’ingresso al Palazzo municipale e il palazzo romanico Pica – Alfieri ove la facciata è sormontata da un balcone sorretto da colonne.

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