Il primo centro abitativo fu quello individuato a Serra di Vaglio risalente al IV sec. a.C. Con l’arrivo dei romani la popolazione Lucana cercò di contrastare le truppe nemiche cercando anche alleati comuni contro l'invasore, arrivando anche a sostenere le fila dei guerrieri di Annibale. Con la sconfitta di Annibale da parte del contigente Romano, Potenza fu teatro di devastazione, e fu declassata da Municipium a Prefectura, il centro abitativo prese il nome di Potentia divenendo in fine una colonia militare. Con la caduta dell’impero Romano arrivarono i barbari che saccheggiarono e distrussero ogni cosa, divenne territorio Bizantino e successivamente regno Longobardo, sino all'arrivo dei Normanni che unirono la regione alla Calabria e alla Sicilia. Nel XII sec. il vescovado fu sorretto dal vescovo Gerardo della Porto, che alla sua morte venne beatificato e al quale fu intitolato il Duomo della città. Nei secoli successivi la città Potentina conobbe una serie di avvenimenti e di scontri di classe che la mise sempre al centro come campo di battaglia, causando ogni volta la sua distruzione. Nel '600 il territorio passò sotto il dominio Spagnolo, questo causò il degrado sociale ed economico dell'intero territorio, portando allo spopolamento dei territori, a tale avvenimento contribuì anche il terremoto del 1647 che devastò la città di Potenza. Con l'arrivo di Napoleone nel 1806 il capoluogo della regione fu spostato da Matera a Potenza per un breve periodo, fino alla restaurazione del vecchio potere sostenuto da Federico I Borbone nel 1815. Il mal contento generale aveva generato venti di rivolta contro il governo Borbonico, la figura che in questo tempo spicca per caparbietà e grande oratore è Emilio Maffei. Con lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, i rivoltosi incominciarono a riunirsi per tramare contro il governo centrale. Il potere Borbonico represse con vigore ogni sorta di movimento rivoluzionario, utilizzando la forza. Il 16 Agosto 1860 venne proclamata l'annessione al Regno d'Italia della provincia di Potenza. Tuttavia questa nuova epoca non fu fiorente, in quanto i ceti sociali che erano nella povertà furono facile preda per il brigantaggio, che vedeva nelle sue fila coloro che non potevano avere un sostentamento economico. Questo fenomeno dilagò nella provincia e in tutto il Meridione, a causa di una politica centrale incapace di poter intervenire per risolvere i problemi della popolazione.
Con l’avvento dell’unificazione d’Italia venne dotata di migliori infrastrutture e della ferrovia. Con l’inizio del XX sec. si assiste a un radicale abbandono dell’economia pastorizia e delle campagne, con un veloce processo di occupazione della città, facendo crescere a dismisura il centro abitato. Con l'avvento del fascismo e dello scoppio della seconda guerra mondiale, la città di Potenza conobbe anche lei la forza distruttrice della guerra e dei tanti lutti. Con la ricostruzione dei primi anni '50, la città iniziò un nuovo periodo, con la costruzione di nuovi insediamenti urbani e industriali.
Attualmente la città di Potenza sta mutando il suo assetto economico, puntando principalmente verso il settore del terziario avanzato, quindi verso il ramo del turismo e servizi, come centri commerciali. Tuttavia rimane ancora importante il settore primario agricolo il quale fornisce per la maggior parte cereali. Nel settore secondario spiccano per importanza le aziende di trasformazione alimentare, a queste si affiancano quelle del settore calzaturiero, metalmeccaniche, lavorazioni plastiche e della lavorazione del legno.
Il duomo di Potenza fu eretto sulle fondamenta di una chiesa paleocristiana ma nei secoli fu più volte ricostruito. Nel ‘700 il vescovo Andrea Serrao diede l’input per la nuova realizzazione del Duomo, il quale fu elaborato in stile neoclassico, ripartito in due ordini, la facciata culmina in un timpano dove al disotto è collocato lo stemma del vescovo Bonaventura, mentre il rosone fu l'unico aspetto insieme all'abside che furono conservati dalla costruzione del XII sec. L’interno con pianta a croce latina, è composto da un’unica navata culminante in un abside, al disotto del quale fu realizzata la cripta.
La chiesa di San Francesco fu edificata nel XIII sec., si apre con un portale di pietra con battenti in noce intagliato con raffigurazioni diverse. Accanto al tempio sorge il convento al quale si accede mediante un ingresso posto vicino il campanile eretto nel XV sec. L’interno della chiesa è ad unica navata, qui è conservato il corpo di De Grasis, e un'opera d'arte raffigurante la Pietà realizzata dalla mano di Pietrafesa.
Il tempio dedicato a Santa Maria del Sepolcro fu realizzato nel XII sec. per volere dell'ordine dei Cavalieri Templari, al ritorno dalla crociata in terra santa. La facciata della chiesa si apre con un portico sorretto da tre archi, dove si trova il portale con battenti in legno. L’interno è suddiviso in tre navate con soffitto ligneo decorato a cassettoni, qui è conservata la reliquia del Sangue di Cristo, riposta in un altare realizzato in stile barocco.
Il palazzo Loffredo è chiamato anche “Comitale”, il quale fu edificato per volere dei conti Guevara nel XV sec. Successivamente l'edificio passò come proprietà ai conti Loffredo nel XVII sec. Dal 2005, dopo una serie di restauri, il palazzo è la sede del Museo Archeologico Nazionale dedicato a Dinu Adamesteanu.
La piazza fu realizzata nel XIX sec. su di essa si affaccia il palazzo della Prefettura, il quale oggi ospita gli uffici del prefetto, sempre qui avvengono le diverse rappresentazioni di folclore cittadino. Sulla piazza si affacciano anche la chiesa intitolata a San Francesco e il Teatro Francesco Stabile.
La piazza in origine era denominata piazza del Sedile, dove si riuniva la popolazione di Potenza in assemblee. Era qui che agli inizi dell'800 si svolgeva il mercato. Il nome della piazza fu mutato agli inizi del '900 in piazza del fascio.Sulla piazza si affaccia il Palazzo del comune di Potenza.
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