STORIA DELLA CAMPANIA

La regione fu abitata già a partire dal Paleolitico, come rilevano i ritrovamenti lungo la costa e a Capri. Successivamente altre civiltà si susseguirono nelle varie epoche, soprattutto nell'età del bronzo, quando dall'Appennino scesero le popolazioni locali , e nell'età del ferro si amplia l'utilizzo delle tombe a pozzo, dove venivano seppelliti più componenti dello stesso nucleo famigliare.
Nel 750 a.C. la regione fu colonizzata dai Greci, i quali fondarono Cuma, e più tardi sorsero altre città come Neapolis nel 470 a.C. e Puteoli, mentre all'interno si instaurarono gli Etruschi, i quali fondarono Nola e Pontecagnano. Questi due popoli vennero in conflitto scaturendo le due guerre di Cuma nel 524 e nel 474 a.C. , dove ne uscirono vittoriosi i greci. Questa guerra tuttavia consumò le due popolazioni, che non riuscirono a fermare l'avanzata dei Sanniti, che scesero dagli Appennini Abruzzesi, insidiandosi sino alla fascia pedemontana della regione. Solo successivamente riuscirono a far loro la città di Cuma e Capua nel IV sec. a.C. Da questa fusione di culture nacque la popolazione degli Oschi, che tuttavia non poterono far nulla contro la discesa dei Romani in Campania, che nel III sec. a.C. si scontrarono contro questo popolo bellicoso e pastorale.
Incominciò un processo di romanizzazione tale da cercare di integrare la popolazione, fu costruita la via Appia che collegava Roma a Capua, che più tardi fu prolungata sino a Brindisi, passando per Beneventum e Venosa.
Ci furono diverse rivolte contro il popolo conquistatore, che portarono allo scoppio della guerra punica che vide a fianco dei rivoltosi la città di Capua, la quale fu alleata di Roma, ma a seguito della nuova repressione nel 211 a.C. anche lei dovette subire pesanti ripercussioni, in quanto le furono confiscati i territori. La regione Campana fu anche il luogo ove furono fatti trasferire i Piceni, ai quali furono date le terre che una volta appartenevano alla popolazione Lucana. Le guerre in questa regione continuarono a imperversare, infatti ne scoppiarono altre due, quella sociale nel 90 a.C. e quella civile nel 83 a.C.
In età Augustea Roma riuscì a integrare definitivamente la popolazione autoctona, sia nella cultura che nella lingua. Furono in oltre compiute opere pubbliche di notevole importanza come l'acquedotto e la strada Domiziana e la Domiziana. Tuttavia avvenne un fattore economico che mise in crisi l'intero comparto produttivo agricolo delal regione, in quanto la cerealicoltura della Campania si scontrava con quella più produttiva e a baso costo della Spagna e dell'Africa, questo portò all'abbandono delle terre, questo fece tornare la malaria lungo le foci del Volturno e del Sele, questo habitat restò tale sino al XX sec. Molte città conobbero presto la stessa sorte, ovvero incominciarono a spopolarsi, sino a decadere definitivamente, in quanto gli abitanti si spostarono sulle vicine colline.
Con la caduta dell'impero Romano, le popolazioni barbariche invasero anche questa regione, in particolare furono i Goti e i Vandali (provenienti dall'Africa). Questo territorio divenne anche il luogo di scontro fra i Goti e i Bizantini, tuttavia quest'ultimi non poterono nulla contro i Longobardi che nel 570 d.C. conquistarono la regione, tralasciando al nemico solo alcune città come Napoli, Gaeta, Amalfi, Sorrento e Salerno. Questi furono secoli bui, in quanto le guerre imperversano di continuo, e il popolo Longobardo incessantemente si scontrava con le città Bizantine ancora arroccate che resistevano, ma successivamente a cedere sotto i loro duri colpi furono Salerno, Capua e Nocera. Si dovette aspettare la conversione dei Longobardi al Cristianesimo per opera del Vescovo di Benevento, per poter uscire da questa epoca di violenza, iniziarono quindi a nascere abbazie, la più importante fu quella costruita lungo il corso del fiume Volturno.
Con la rinascita della città di Salerno attorno al VI sec. incominciarono gli screzi con la città di Benevento, un tempo Ducato e roccaforte dei Longobardi dell'area Meridionale della penisola, sino ad arrivare allo scontro nel IX sec. , questo vide l'inizio della decadenza del regno Longobardo, dove si insinuarono i Saraceni, i quali conquistarono Agropoli nell'882, per poi spargersi in tutto il mezzogiorno.
Con l'inizio dell'XI sec. discesero i Normanni nel mezzogiorno d'Italia, conquistando rapidamente i territori della Campania. I Normanni fecero uscire questa regione, dalla situazione di stallo che gravava su suoi territori, grazie al nuovo assetto accentratore del potere monarchico, oltre a una rielaborazione dell'economia e della pubblica amministrazione. In questo contesto positivo crebbe la città di Amalfi, la quale si fece largo nelle contese rotte commerciali; ma anche Salerno si rianimò, in quanto divenne la corte Normanna nel 1077, in essa nacque anche la prima grande scuola di Medicina, che la rese celebre in tutto l'occidente. Purtroppo i Normanni introdussero il feudalesimo, il virus che da lì a poco avrebbe eroso il simbolo di unità, che costituiva la stessa forza dell'interno regno, in quanto veniva meno la coesione fra città e campagne. Nel XIII sec. i Normanni furono vinti dagli Angioini, con i quali il feudalesimo si rafforzò, in oltre essi spostarono la capitale da Salerno a Napoli. Per quanto riguarda l'economia si interruppero gli scambi commerciali fra Tirreno ed Adriatico, dato che il nuovo sovrano decise di isolare le comunità montane, le quali sino ad allora avevano svolto il commercio dei prodotti da una parte all'altra dell'Appennino, discendendo lungo il fiume Vulture. Il pericolo del banditismo si era fatto sempre più alto, tanto che anche i commerci interni diminuirono, sino ad arrestarsi completamente, facendo cadere la popolazione in una sorta di arretramento stagnante, anche i centri maggiormente aperti ai traffici commerciali marittimi come Amalfi e Gaeta dovettero arrestarsi, la popolazione Campana si ritrova quindi a dover combattere contro la Malaria lungo le pianure e le foci dei fiumi, e dall'altra a vivere in condizione di semi povertà sui monti, cercando di sfruttare al meglio le risorse agrarie e pastorali, l'unica via di comunicazione con l'esterno era quella che conduceva alle Puglie. Questa crisi durò sino al perversare dell'età Moderna.
A differenza della situazione catastrofica in cui era caduta l'intera regione, la città di Napoli andava sempre più ampliandosi come territori e come demografia, questo grazie ad un maggior benessere dovuto dalla moltitudine di servizi e scambi commerciali di cui godeva, in quanto la stirpe Borbonica era salita al potere e aveva spostato la propria corte nella città di Napoli.
Nel XVIII sec. la regione iniziò un lento risveglio, grazie alle riforme emanate dai sovrani Borbonici, il primo dei quali fu Carlo, furono avviati i lavori per la ricostruzione della via che da Napoli conduceva verso le Puglie, la quale riforniva di grano l'intera regione, a questo si aggiunsero i lavori di bonifica lungo la piana del Volturno. Nel 1752 furono intrapresi i lavori di costruzione della Reggia di Caserta, che prendeva come modello Versailles, con questo intento il sovrano Carlo di Borbone voleva dare nuova luce all'assetto politico e statale del mezzogiorno. L'obiettivo del sovrano non fu realizzato, ma tuttavia la città ebbe a godere di questi lavori in campo economico, tanto che fu tolta la provincia di Capua, per insidiarla nella nuova Caserta.
Nel 1799 la spedizione di Napoleone conquista il mezzogiorno, dando una nuova impronta all'amministrazione statale nonché quella giudiziaria alle province del sud, dando un nuovo impulso di modernità, nacque in questo periodo la classe borghese, a seguito dell'eliminazione della società feudale, per volere del nuovo re di Napoli, il cognato di Napoleone: Gioacchino Murat.
Successivamente la nuova classe sociale emergente elabora nell'oscurità la rivolta contro il potere centrale Borbone, tornato al potere, dopo che Napoleone fu esiliato e il Congresso di Vienna ristabilì la formazione del Regno delle due Sicilie.
La liberazione del Mezzogiorno dai Borboni fu compiuta nel 1861, quando le truppe Garibaldine sconfissero il sovrano Bornonico Federico II. Tuttavia il sistema centrale Piemontese non risolse i problemi del mezzogiorno, la ne accentuarono le diversità e ne colpirono direttamente la popolazione, in quanto il sistema fiscale imposto era troppo oneroso, e il sistema di mercato aperto nord - sud, senza più il protezionismo interno, fecero scricchiolare il sistema economico delle nuove industrie meccaniche site soprattutto in Napoli, e quelle tessili nel Salernitano. Tale situazione negativa fece nuovamente scoppiare il fenomeno del brigantaggio, soprattutto nelle zone interne, a questo si unì uno spopolamento delle terre, in quanto la popolazione migrava verso il nuovo continente in cerca di fortuna. Un'unica nota positiva la si ebbe nel potenziamento delle colture e nell'insediamento delle industrie di trasformazione del prodotto agricolo.
Le due guerre mondiali furono un dramma per la regione, che pagò un alto contributo di sangue, e quando nel secondo conflitto mondiale gli alleati sbarcarono l'8 settembre del 1943 nella piana del Sele, si trovarono a dover scontrarsi contro il muro delle forze armate tedesche, le quali tennero duro fino alla fine del mese stesso, portando la popolazione locale allo stremo delle forze, anche a causa dei continui bombardamenti alleati. Le truppe tedesche durante la loro ritirata compirono deportazioni e saccheggi, culmine che arrivò con il misfatto di dare alle fiamme l'intero archivio di Napoli, che era stato portato presso la villa di Montesano, al fine di evitare che andasse perduto a causa dei bombardamenti. Questo evento fece scoppiare le 4 giornate di Napoli del 27-30 Settembre 1943, ad essa si unirono tutte le città della Campania, dove la popolazione si rivoltò contro l'usurpatore, pagando con la vita la loro insurrezione.
Una volta sanate le ferite del dopo guerra, la Campania inizia un nuovo processo di sviluppo economico, che tuttavia non fu omogeneo per tutta la regione, infatti le zone interne erano quelle più arretrate, tanto che la popolazione disperata decise di emigrare verso i paesi del nord Europa, mentre altri scelsero lo spostamento lungo la zona costiera, creando il fenomeno del sovraffollamento urbano.
Negli anni ’70 inizia a farsi largo maggiormente il fenomeno della Camorra, la quale si diramò in profondità sia nel tessuto politico locale, quanto in quello economico. Si è fatto molto allora quanto oggi, per cercare di contrastare questo fenomeno di criminalità, che oltre a creare disagio all’economia, arreca danno all’immagine della regione e di conseguenza agli stessi abitanti che ci vivono, i quali sono soffocati da questa oscura presenza, che dissemina morte e paura fra la brava gente.