REGIONE SARDEGNA

La regione Sardegna è un’isola circondata dal Mar Mediterraneo, questo fattore è uno dei tanti che ha contribuito all’isolamento di questa terra, conservandone le bellezze naturali e le tradizioni millenarie. I molti viaggiatori che sono giunti a toccare le sue terre, ne hanno sempre decantato le caratteristiche naturalistiche e i paesaggi incantevoli.
Il nome Sardegna deriva dagli antichi abitanti “Shardana”, ma tale nome fu modificato a seguito dei primi coloni greci, che la paragonarono ad una impronta e da qui la parola “Ichnusa” ovvero "impronta", anche i Romani cambiarono il nome a questa isola in: ”Sardinia”.
La Sardegna trae la sua origine dalla convergenza della placca Africana con quella Europea, tale movimento ha fatto emergere 100 milioni di anni fa le terre Sarde e quelle della Corsica, le quali si staccarono dal continente a seguito di questi violenti spostamenti. 
L’isola della Sardegna è la seconda isola del Mediterraneo per estensione, oltre a essere la terza regione italiana per superficie. A est è bagnata dal Mar Tirreno, a nord è separata dalla Corsica attraverso le Bocche di Bonifacio, mentre a sud e a sud-ovest è separata dalla Tunisia dal Mare di Sardegna.
Circa l’80% del territorio dell’isola è montuoso – collinare, con presenza di altopiani rocciosi, questi ultimi sono anche chiamati, a seconda della loro consistenza arenaria o calcarea: giare o granitici. La vetta più alta è quella del monte Punta La Marmora (1834 m) all’interno della sezione del Massiccio del Gennargentu, a seguire il Monte di Oliena (1463 m), i monti di Limbara (1362 m), Monte Rasu (1259 m) e i Monti Alà (1090 m).
Le pianure più estese sono quella del Campidano poste a separazione fra i rilievi di Iglesiente e i rilievi centro settentrionali. I fiumi sono a carattere torrentizio, alcuni dei quali sono stati bloccati da delle dighe artificiali, dando quindi origine a laghi come quello di Omodeo, che nel suo genere è il più vasto d’Italia. I fiumi più importanti sono il Tirso, il Flumendosa, il Coghinas, il Cedro e il Temo.
Lungo le coste sono presenti diversi golfi fra i quali i più importanti sono quello di Cagliari, dell'Asinara, di Orosei, Alghero e Oristano. A nord est la costa è a picco sul mare, mentre a sud e a ovest i litoranei sono bassi e sabbiosi, ma talune volte diventano paludosi.
Si comprende quindi come il territorio della Sardegna sia estremamente vario, tanto da avere nello stesso luogo più caratteristiche ambientali una diversa dall’altra. Nella zona occidentale sono presente i fenomeni carsici, i quali danno origine a grotte, laghi sotterranei e voragini. Fra le grotte la più famosa è quella sommersa marina di Nereo, localizzata sotto il promontorio di capo Caccia ad Alghero, gli ambienti all’interno di questo spazio sono ricoperti da corallo rosso. Ci sono altre grotte lungo il litoraneo: Grotta di Nettuno sempre ad Alghero e quella di Bue Marino a Cala Gonone.

Circa 600.000 ettari di terreno sono stati inseriti sotto la protezione ambientale comprendendo 3 parchi nazioni, 8 regionali, 60 riserve naturali, 5 oasi del WWF.
La Sardegna viene ricordata anche nel libro di Lawrence, il quale agli inizi del ‘900 visitò l’isola, e ne descrisse l’immagine di una terra selvaggia, dominata dal mare.
La regione Sardegna si compone di 8 province: Cagliari (che è anche capoluogo di regione), Carbonia – Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia – Tempio, Oristano e Sassari.
La Sardegna è una regione a Statuto speciale, così come sancito dalla costituzione del 1948, che ha espressamente insignito gli abitanti della Sardegna con il nome di “Popolo Sardo”. Lo statuto sardo ha più volte subito modifiche, sino al 2001 quando la legge costituzionale del 18 ottobre ha introdotto l’elezione diretta del Presidente della Regione. Il potere è amministrato dal Presidente della Regione, dalla giunta Regionale e dal Consiglio Regionale.
Il Presidente ha il compito di garantire l’autonomia della Sardegna, forma e dirige l’operato della giunta, che lavora sugli ordini del giorno presentati dallo stato presidente. Egli inoltre è un rappresentate a tutti gli effetti della regione anche in ambito internazionale, pertanto può stringere accordi diretti con gli altri stati esteri.
La Giunta è l’organo di governo composta da 12 assessori più il presidente.
Il Consiglio Regionale è l’organo legislativo, approva le leggi e può modificare lo Statuto della Regione, i suoi 85 membri sono eletti ogni 5 anni. Il Consiglio deve in oltre vigilare sull’operato della Giunta.

La densità di popolazione della Sardegna è molto scarsa rispetto all’ampiezza del suo territorio, questo la pone al terzultimo posto fra le regioni italiane, precedendo la Valle d’Aosta e la Basilicata. Le città maggiormente abitate sono: Cagliari, Nuoro, Carbonia-Iglesias, Oristano e Sassari. Durante il '900 furono molte le popolazioni che da varie parti d’Italia, andarono a vivere in Sardegna per motivi economici, per andare a lavorare nelle miniere, oppure per bonificare le aree costiere per volere di Mussolini, mentre per ultimi arrivarono le popolazioni che scappavano dallo sterminio razziale che si era compiuto in Dalmazia e Istria. Tuttavia si registrarono anche un gran numero di migrazioni verso paesi esteri per cercare fortuna nel XIX sec. verso Stati Uniti e l’America Latina, nel dopo guerra ci fu uno spostamento verso l’Australia e il Canada, mentre negli anni ’50 – ’60 si intensificarono gli spostamenti verso la Francia e la Germania.

INDEX

PROVINCE DELLA REGIONE


INFORMAZIONI TURISTICHE

I primi insediamenti umani risalgono a circa 150 mila anni fa, quando le terre emerse erano ancora vicine fra loro e l'uomo primitivo poteva facilmente raggiungerle.
La popolazione che qui diede inizio alla evoluzione della Sardegna fu la civiltà nuragica, la quale si insidiò sul territorio già nel 1.500 a.C. , la quale edificò monumenti e tombe, che ancora oggi vengono scoperti. Questa popolazione abitava in villaggi formati da circa un centinaio di capanne, la divisione in diverse tribù fu vita facile per i conquistatori, i primi furono i fenici attorno al 1.000 a.C. , i quali provenienti dall’Africa, non erano molto lontani dalla Sardegna. Queste terre vennero soprattutto conquistate per cercare un punto d’approdo e di ricarico di merci verso l’Europa. Da notare in oltre che l’isola era ricchissima di metalli e i conquistatori lo sapevano bene. Verso il 500 a.C. arrivarono i Cartaginesi che costruirono le prime vere città della Sardegna, sparse lungo la costa meridionale. Nel 238 a.C. i romani riuscirono a colonizzare la popolazione, mentre dovettero maggiormente insistere con gli insediamenti montani, più resistenti e duri a vincere. Sotto il dominio Romano la regione conobbe una veloce evoluzione, soprattutto per quanto riguarda i trasporti e le comunicazioni, la città di Cagliari ebbe un grande risalto in questo, in quanto molte delle strade confluivano verso di essa.
Con la caduta dell’impero Romano, la Sardegna continuò a essere sotto il dominio del Sacro Romano Impero d’Oriente, guidato da Costantino, al quale è anche dedicato un santuario. Nell’anno 1.000 la Sardegna si ritrova divisa in quattro Stati, su di ognuno regnava un Donnos (dal latino dominus: signore), facenti capo alla famiglia De Lacon, i quali detenevano il controllo dell’intera isola, e per meglio controllarla avevano deciso di amministrarla dividendola in quattro sezioni, ognuna data ad un parente stretto e fidato. Nel 1016 venne indetta una crociata contro i Mori, che razziavano sulle coste del Mediterraneo, le potenze di Pisa e Genova riuscirono a sconfiggere il sultano Mughaid El-Amiri, questo permise ai mercanti di poter aprire i commerci con l’isola, prendendo accordi diretti con le famiglie nobili. A questi si aggregarono anche i monaci che iniziarono il processo di cristianizzazione, oltre a portare con loro le conoscenze per il miglior sfruttamento delle terre agricole. Con la fede religiosa iniziarono a essere costruiti magnifici santuari, molti dei quali dispersi nelle campagne o a ridosso dei centri abitati. Sul finire del ‘200 Sassari si proclamò comune libero, sotto il controllo di Pisa e successivamente sotto quello di Genova.
Sul finire del XIII sec. la Sardegna passò in mano a Giacomo II d’Aragona, tuttavia si dovette aspettare il principe ereditario Alfonso, che qualche anno più tardi sbarcò sull’isola per porla sotto il controllo della casata, e in questa operazione trovò un alleato, l’ultimo signore (Donnos) che regnava ancora su Arborèa, ma quando la situazione sembrava volgere a conclusione, quest’ultimo ribaltò le carte e fece insorgere la popolazione contro l’invasore, decretando il “Movimento di Liberazione”. La resistenza durerò sino agli inizi del XV sec., momento in cui morì l’ultimo discendente della casata regnante di Arborèa. In questo secolo si avvicendarono una serie di sciagure: pestilenze, carestie e povertà, le quali si abbatterono sulla popolazione come una mannaia, assieme alle continue richieste di tasse dei feudatari e della prepotenza dei funzionari.
Nel XVIII sec. la Sardegna passò nelle mani dei Savoia, i quali da subito non vollero tenersi quell’isola infetta da malaria e poco sviluppata economicamente, tanto desiderosa di aiuto, la quale era vista solo come un peso per il Regno. Nel 1743 fu il conte Gian Lorenzo Bongi che cercò di accrescere le potenzialità di questo territorio, aprendo le università e potenziò l’agricoltura elargendo prestiti. Alla morte del sovrano Carlo Emanuele III, salì al trono il figlio Vittorio Amedeo III che liquidò il conte Bongi, lasciando quindi nuovamente l’isola alla deriva, questo fece sì che i feudatari ancora presenti sul territorio se ne approfittassero a loro vantaggio per sfruttarne le risorse a scapito della popolazione. Nell’800 si tentò di far nascere un ceto ancora mancante in Sardegna: la borghesia agraria. Questo tentativo fu innescato mediante un editto, il quale decretava che si poteva recintare il proprio territorio con muri, siepi o fossati; in oltre nel 1836 venne abolito il feudalesimo. Tuttavia la borghesia agraria non prese piede, ma al suo posto nacque una classe parassitaria, che si approfittò dei pastori aumentando loro gli affitti, a questo si unì un nuovo fardello molto pesante, il debito Comunale, il quale fu generato a causa del pagamento dei terreni ai feudatari da parte dello Stato centrale. In seguito furono aboliti molti diritti di cui la povera gente ne usufruiva per la propria sussistenza: essi non poterono più andare a raccogliere la legna, ghiande, funghi, allevare maiali e far pascolare le greggi sul territorio demaniale, questo fu un duro colpo, che fece scaturire molti atti di violenza. Sul finire del secolo la Sardegna affronterò luna  grande crisi commerciale, a causa della chiusura dei rapporti commerciali con la Francia, questo provocò il fallimento di molte banche e la chiusura di molte aziende agricole, questo evento economico sfociò con la nascita del fenomeno del banditismo, che si radicò soprattutto nel Nuorese, tanto da far intervenire l’esercito nel 1899. A questa crisi riuscì a reggere la pastorizia e il settore estrattivo, il quale si potenziò, facendo nascere la classe operaia. Le due maggiori città che riuscirono ad emergere nel XIX sec. furono Cagliari e Sassari che potenziarono il loro prestigio.
Durante il fascismo nacquero nuove città a seguito della politica agraria voluta dal regime, che volle rendere fertili aree infestate dalla malaria: Arborèa, Fertilia e Oristano.
Nel 1962 si cerca di dare nuovo slancio all’economia della Sardegna, creando nuovi poli industriali di base a : Cagliari, Sassari, Oristano, Porto Torres, Olbia; ma purtroppo questo generò solo delle speculazioni. Fra i maggiori settori che trainano l'economia dell'isola è quello petrolchimico, ma con la crisi del Golfo negli anni '70 e lo scoppio della guerra, si verificò una stagnante dell'economia, che generò una recessione del tessuto produttivo.

Un tempo a trainare l’economia della Sardegna era soprattutto il settore primario composto  dall’agricoltura, l’allevamento e le ricche miniere di rame, argento e zinco; queste ultime sono andate esaurendosi, pertanto la popolazione ha dovuto reinventare un nuovo flusso economico,  aprendo quindi la porta verso il turismo, che è insieme al terziario il settore trainante di tutta la regione. La capacità della Sardegna di produrre PIL è molto elevata, questo le consente di collocarsi ai primi posti fra le regioni del mezzogiorno. Molte zone della Sardegna sono rinomate in tutto il mondo come: Porco Cervo, Porto Torres, Porto Rotondo, Alghero, Castelsardo, Costa Smeralda ecc.. tutti luoghi incantevoli che richiamano ogni anno migliaia di turisti da ogni parte del globo. Il comparto del turismo iniziò a decollare fra gli anni ’50 e ’60, dopo che fu finalmente sconfitta la malaria che ancora imperversava lungo le coste; il primo centro potenziato fu quello della Costa Smeralda, che divenne da subito il ritrovo della mondanità, la quale chiamava sulle sue rive molte imbarcazioni di lusso, fra le quali quelle dei potenti sceicchi arabi. Attualmente il turismo si sta ampliando verso aree che un tempo erano messe in secondo piano, turismo congressuale, sport e cultura; di questo nuovo settore ne hanno beneficiato subito gli agriturismo, attirando turismo durante tutto l’anno, permettendo di avere un vivo interesse dei turisti anche durante il periodo invernale.
L’agricoltura attualmente si è andata sempre più specializzandosi soprattutto verso la coltivazione vinicola e di carciofi, affiancando quelle classiche degli ortaggi, cereali, riso, alberi da frutta e olivi. Naturalmente sono presenti aziende legate alla lavorazione del prodotto fresco (formaggi e carni) e delle primizie (ortaggi, primizie e pesce).

Accanto all’agricoltura si colloca in forte dominanza l’allevamento di caprini e ovini, dai quali si ricavano carne e latte, oltre alla produzione di svariate tipologie di formaggi. Anche l’allevamento di cavalli, soprattutto la razza anglo- araba, ha preso piede molto velocemente.
Il settore ittico ha trovato una maggiore radicalizzazione nei porti di Oristano e della Gallura, oltre alla pesca del pesce azzurro e del tonno (principalmente esportato in Giappone), è molto redditizia quella dei crostacei, soprattutto per le Aragoste, le quali si trovano lungo le coste di Alghero, Santa Teresa e Bosa.

Il settore industriale nacque espressamente con i fondi Statali, che negli anni ’60 – ’70 furono investiti per la nascita di un polo industriale a Cagliari, Porto Torres ed Ottana, dando origine ai complessi petrolchimici e alle raffinerie, sempre in questi luoghi si realizzarono le piattaforme petrolifere per la Saipem. A queste seguono i settori secondari come la lavorazione del sughero, tessile, edile e metallurgico.
Importante è anche l’artigianato locale, che fonda le radici nella storia della Sardegna, in questo ambito importante è la realizzazione di ceramiche, la tessitura in lana che in molte zone è ancora tutta lavorata a mano su vecchi telai. Anche la gioielleria ha la sua nicchia, soprattutto per le opere in filigrana, con aggiunte di corallo, pietre dure e perle. Da non dimenticare è anche la lavorazione del legno, con la creazione di articoli intagliati con maestria: sedie, cassapanche, maschere ecc..
In fine c’è da ricordare la lavorazione delle fibre vegetali per la creazione di ceste e la produzione di coltelli sia a lama fissa che mobile (arresoya) , al quale si aggiunge il manico in osso di montone o muflone lavorato a mano.
Le terre della Sardegna sono state un giacimento minerario dal quale attingere ogni ricchezza utile all’uomo sin dall’antichità: rame, argento, zinco e piombo. Nell’800 furono aperte numerose miniere nella terre di Iglesias, Sulcis e nella zona dell’Argentiera, alla ricerca di nuovi minerali: carbone, bauxite e antimonio. Attualmente le miniere sono quasi tutte in disuso e sono state riassorbite dal sistema economico, improntandole verso il turismo, in quanto sono state catalogate come patrimonio storico e architettonico, anche grazie alle bellezze naturalistiche del contesto in cui erano state realizzate. Tuttavia l’unica fonte mineraria ancora attiva, è quella aurifera, queste ricerche furono iniziate circa quindi anni addietro da un’azienda Australiana, ed oggi questi giacimenti sono stati modernizzati industrialmente. La locazione ove si registra una maggior presenza della vena aurifera è nella zona del Furtei, ma che è destinata a chiudere presto per l’esaurimento del giacimento stesso. Altre zone nelle quali si punta allo scavo è quella del Sassarese, ma attualmente tutte le procedure sono bloccate, in quanto si tenta di salvaguardare l’ambiente circostante.
COLLEGAMENTI MARITTIMI
La Sardegna è collegata via terra grazie a molte rotte marittime, le quali dipartono da differenti porti marittimi verso la costa della penisola italiana da Genova sino a Palermo. I porti principalmente attivi in Sardegna, anche per il trasporto di persone, sono: Cagliari, Olbia, Palau, Porto Torres, Santa Teresa di Gallura.
COLLEGAMENTI AEREI
Molto importanti sono anche i trasporti aerei, in quanto velocizzano lo spostamento delle persone e delle merci, da e per la Sardegna. Questo trasporto è stato molto potenziato negli ultimi anni, soprattutto per la grande quantità di turisti che qui decidono di passare le loro vacanze estive. I principali aeroporti sono: Alghero, Olbia, Cagliari, Oristano e Tortolì.
TRASPORTO FERROVIARIO
Il trasporto su rotaia è fortemente limitato, esso fu realizzato nel XIX sec. durante il Regno Sabaudo. La ferrovia non è molto diramata del territorio e collega con i suoi 600 km di binari solamente le città più importanti e i porti marittimi. Tuttavia bisognerebbe incentivare le risorse per potenziare questo trasporto che dal 2000 ad oggi non ha ricevuto molti fondi. È da segnalare che è stato attivato il Treno Verde il quale accede all'interno delle zone impervie dell’isola, dove non sono nemmeno presenti strade o sentieri, luoghi immersi nella natura, dove la rotaia è l’unica a potervi accedere. Le linee attive su questo servizio sono quattro: Sassari- Nulvi – Tempio Pausania – Palau, Macomer –Bosa, Isili – Sorgono e Mandas – Arbatax. In alcune di queste tratte sono anche utilizzate vecchie locomotrici a vapore di inizio secolo.
TRASPORTO SI GOMMA
La struttura morfologica della Sardegna presenta un territorio molto aspro che non rende facile lo spostamento dei veicoli su strada, infatti molte strade sono veri e propri sentieri non asfaltati, veri e propri richiami per gli off road delle due ruote. Ad ogni modo la regione ha potenziato molto questo settore, infatti sono in via di ultimazione le arterie principali delle super strade che collegano le più importanti città e le varie direttrici secondarie. Fra queste la più importante è la strada statale Carlo Felice, che collega il nord dell’isola con il sud: Cagliari – Sassari.

La Sardegna è stata da sempre un ambiente solitario, distaccato dal resto del continente Europeo, così anche la gastronomia non ha risentito di influenze esterne, continuando la sua inclinazione agro-pastorale, dove i piatti per lo più sono semplici, pur utilizzando materie prime di ottima qualità come il formaggio, le carni, il pesce e le farine.
La Sardegna presenta un ricettario dove la parola chiave è il "Mare", infatti molti piatti sono a base di pesce: calamari, moscardini, zuppa di scampi, zuppa di pesce con cipolla, aragosta alla catalana, polpette di pesce, crostacei (soprattutto granchi) e tonno; ma anche le verdure hanno il loro grande spazio in tavola, fra i piatti più diffusi abbiamo la “favata”.
I risotti e le paste ovviamente subiscono anch’esse l’influenza del mare, quest'ultimo offre prodotti di ottima qualità per realizzare: risotto alla pescatora, al nero di seppia, ravioli di pesce, spaghetti all’aragosta, spaghetti alla carlofortina, spaghetti alla bottarga, ma anche le verdure e le carni si sposano con questi ingredienti basici come la pasta con i fagioli, i ravioli barbaricini e maccarones de busa.

Le carni più consumate sono ovviamente quelle ovine e caprine, dalle quali si cucinano piatti come l’agnello con i piselli o piedini d’agnello e la pecora con patate, tuttavia sono presenti nella dieta locale anche tutte le altri carni come quella di cacciagione, con la quale si preparano gli arrosti, oppure una pietanza tipica dell’entroterra è il bollito con il sangue utilizzando lo stomaco dello stesso animale di cui si cucina il sangue.


Un pane che nella sua semplicità è comunque unico e molto conosciuto è il pane Carasau, il quale si presenta estremamente sottili e croccante, questo pane chiamato anche simpaticamente “carta musica”, era il pane dei pastori, in quanto si conserva per lunghe settimane. Altre tipologie di pane sono quello con le patate e strutto, le focacce, il Bissau, il Pistoccu e il pane di Ozieri.

I formaggi che si producono principalmente sull’isola sono di origine caprina e ovina; dei formaggi di pecora si ricavano il “fiore Sardo” e il pecorino Sardo, questi sono i più comuni, ma esistono altre varianti che sono divenute prodotti di nicchia. Altre tipologie di formaggi sono quelli di capra tra i quali citiamo il “Taedda”; un altro formaggio apprezzato è la ricotta Sarda, la quale si presenta cremosa e vellutata, mentre quella stagionata deve essere affumicata.

Un discorso a parte sono i dolci della tradizione Sarda, i quali si differenziano in base alla locazione geografica,  tuttavia quelli più conosciuti sono i “bianchini”, gli anicini realizzati con una pasta di semi di anice, i papassini con vino cotto, i sospiri di Ozieri, i biscotti all’uovo di Dorgali, il croccante di mandorle e miele della Barbagia, il torrone sardo del Gennargentu, la Seada (un grande tortello di pasta fritta con un ripieno di formaggio), le Zippole di Oristano condite con il miele di produzione locale, soprattutto si utilizza quello di corbezzolo della Gallura perché più amaro.

Per quello che riguarda la produzione di vino, la regione Sardegna ha una produzione meno vasta delle altre regioni Italiane, ma pur sempre di una elevata qualità come il Torbato, il Ninfeo, il Cannanau, il Monica, il Malvasia di Cagliari e Oristano, il Vermentino di Alghero, il Torbato Passito e l’Anghelu Ruiu. Fra le etichette DOC citiamo il Moscato di Gallura e il Nebbiolo di Luras. Anche i liquori hanno la loro importanza in Sardegna, come il Mirto (produzione nazionale), il Flora del Libara, il Villacidro Murgia; mentre fra le grappe citiamo la Fogu de Sardinia e la Filù e Ferru.