COMUNE DI TRENTO

La città di Trento si colloca a sinistra del fiume Adige all’interno di in una conca, la quale  è rispettivamente provincia e capoluogo di regione. Il primo nucleo della città fu realizzato con lo stanziamento delle truppe romane, che costruirono gli edifici seguendo i classici principi del cardo e decumano, proprio come se fosse una scacchiera. Il nome di Trento deriva dalla parola "Tridentum" (tre denti), in quanto la morfologia del territorio presenta tre vette che riparano la città simili a una dentatura. Il 13 dicembre 1545 la città fu lo scenario dell'omonimo concilio di Trento indetto da papa Paolo III, divenendo il centro della cristianità di tutta Europa.

Oggi la città di Trento è meta di molti turisti delle due ruote, è il luogo ideale sia per fare trekking che per la MTB. La città ha puntato su questo aspetto Green a contatto con la Natura, tanto da promuovere diverse manifestazione sia podistiche che in sella alla bicicletta. Molte di queste escursioni sono sviluppate attorno alla cima del Monte Bondone, le quali si svolgono a piedi, in biciletta e con le autovetture d'epoca. In inverno questa località diventa meta per gli amanti dello sci. In oltre durante il periodo di Natale a Trento dal 22 Novembre al 23 Dicembre si svolgono i mercatini di Natale in piazza Fiera, un evento che richiama visitatori da tutta Italia e anche da oltralpe.    

 
Luoghi Religiosi
Palazzi e Monumenti
Piazze e Musei
Personaggi di Trento

I territori di Trento furono abitati dalle popolazioni dei Reti e dai Galli. Nel II sec. a.C. scesero dalle terre della Danimarca i Cimbri i quali ingaggiarono in seguito uno scontro anche con i Romani nel I sec. a.C., questi ultimi ebbero la meglio e continuarono la loro marcia per la conquista dei territori del nord Europa. A Trento i romani edificarono il foro, le terme e l'anfiteatro, oltre a un porto fluviale per le rotte commerciali verso le altre città a valle come nel caso di Verona. Trento era anche uno snodo importante per le rotte terrestri, infatti qui iniziava la via Claudia Augusta.

Il Trentino fu anche l’area interessata per ultima dalla cristianizzazione, infatti la confessione della religione arrivò solo con Ermagora, vescovo di Aquilea, nel IV sec. d.C. e portata avanti dai sui successori, come Vigilio che in queste terre morì da martire, divenendo in seguito patrono della città, a quest’ultimo è dedicata la cattedrale.

Con la caduta dell’impero romano, il Trentino fu invaso da un susseguirsi di popolazioni barbariche, fra cui i Longobardi e successivamente i Franchi nel 774. Nel XI sec. l'imperatore Corrado II concesse la formazione del Principato Vescovile di Trento, che ebbe vita sino alle invasioni Napoleoniche.

La posizione strategica della regione non fu solo un incentivo per i commerci, ma anche per un incontro fra le due confessioni religiose dei protestanti e ortodossi, che qui si riunirono nel 1545, dando atto alla Controriforma.

Nel 1818 i territori Trentini furono annessi ai possedimenti asburgici, per passare successivamente sotto il dominio del Regno d'Italia.

A Trento hanno sede molte industrie legate alla chimica, alla metallurgia, della lavorazione del legno e dell'elettronica. Nel settore primario è molto presente l'allevamento di bovini, mentre nei terreni agricoli si coltivano soprattutto segale, orzo, mais e vigneti, oltre ai frutteti principalmente per la produzione di mele, tali coltivazioni sono stanziate principalmente lungo la Val di Non e la Val di Sole; è da segnalare che ogni anno sempre più piccoli agricoltori che hanno a disposizione un piccolo appezzamento di terreno, lo abbandonano per cercare nuove opportunità lavorative vicino alle comodità della città, lo stesso vale per i pascoli con il bestiame, questo fa dilagare il degrado del territorio. Per quanto concerne invece la coltivazione e l’allevamento in essere, la provincia ha saputo orientarsi sin da subito verso la scelta del biologico, tale filosofia con il passare degli anni è riuscita a convincere molti allevatori e produttori locali.

Da non dimenticare è anche il settore del terziario, nel quale si riconducono gli istituti di ricerca, ma anche il settore del turismo all’interno del quale sono ricomprese tutte le strutture ricettive e della ristorazione. Quest'ultimo è molto articolato, in quanto la città è capace di attrarre a se turisti durante tutto l'anno, questo ha permesso un buon potenziamento delle strutture alberghiera, degli agriturismi e di tutto il comparto dell’ospitalità, con una buona percentuale soprattutto lungo le Dolomiti.
Il polo attrattivo di Trento non è solo la montagna, ma anche le stazioni termali, le quali sono attrezzate per prendersi cura del corpo e della mente del visitatore.

La cattedrale di Trento intitolata a San Vigilio, patrono della città, sorge su piazza del Duomo. L’edificio fu edificato alla morte del santo, sulle fondamenta di una precedente chiesa, il primordiale tempio era composto da unica navata.

Nell’XI sec. il principe Vescovo volle edificare accanto alla cattedrale anche il palazzo vescovile (oggi denominato Palazzo Pretorio), mentre l’edificio sacro fu ampliato a tre navate e per tale progetto furono utilizzati i materiali derivanti dai resti di opere romane. Nel XIII sec. Federico Vanga decise di ricostruire totalmente il luogo sacro, ma alla sua morte i lavori furono conclusi sommariamente al progetto iniziale, furono realizzate le tre navate sorrette da pilastri terminanti nell’abside, i disegno originale prevedeva la costruzione di due torri campanarie ai lati della facciata, ma ne fu ultimata solamente una; nel transetto che si affaccia su piazza del Duomo fu ricavato un rosone denominato “Ruota della Fortuna”, per le allegoria in esso rappresentate. Una delle caratteristiche più interessanti, come manifestazione di bravura dei mastri costruttori, fu la realizzazione di un nodo attorno alla colonna in pietra del protiro a sud (lo stesso che si ritrova presso il Duomo di Modena), il quale è sorvegliato da due leoni stilizzati.

La facciata si presente a capanna ed è suddivide in due ordini; il portale è composto da archi concentrici poggianti su semicolonne, al disopra del quale fu realizzato un rosone a petali con tre sezioni di cerchi concentrici, sopra di esso fu incastonata una piccola apertura circolare, in ultimo la balconata adornata da una serie di aperture ad arco sorrette da doppie colonnine adornate da capitelli. Sul lato sinistro di erge il campanile a forma di parallelepipedo, terminante in una sezione ottagonale dove ciascuna facciata è adornata da bifore; la copertura del tetto fu realizzata a cuspide ottagonale. Nella seconda metà del ‘900 furono condotti una serie di scavi nella sezione della cripta della cattedrale, dove furono rinvenuti i resti della precedente Basilica intitolata a San Vigilio.

La chiesa intitolata a San Francesco Saverio si trova sull’incrocio fra Via Roma e via Rodolfo Belenzani.

L’edificio settecentesco edificato in stile barocco, presenta una facciata suddivisa in tre ordini solcata da quattro semicolonne adornate da capitelli, fra le quali sono state ricavate quattro nicchie ove furono riposte le state raffiguranti dei santi. Al centro è collocato il portale ligneo adornato da una struttura geometrica in pietra sormontata da un timpano, dove campeggia la statua del santo.

La chiesa fu edificata dai francescani, i quali dopo la soppressione del loro ordine per editto Napoleonico abbandonarono la chiesa, la quale durante l’invasione francese fu utilizzata come deposito di armi. All’interno si conserva ancora un organo Mayer di fine ‘800.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore è famosa per essere stata il luogo prescelto nel 1562 ove svolgere il Concilio di Trento, per indire la Contro Riforma a seguito della scissione avvenuta nella chiesa Tedesca, dopo l’avvento del protestantesimo, movimento religioso con a capo Martin Lutero, sostenuto anche dall’imperatore Carlo V nel XVI sec.

La chiesa fu costruita nel ‘300 per volere del principe vescovo Bernardo Clesio; al di sotto delle fondamenta della chiesa sono stati ritrovati alcuni reperti di epoca romana. L’edificio religioso fu nel tempo più volte rimaneggiato, sino ad ottenere le forme attuali; la facciata si presenta semplice, edificata in laterizio con pietra rosa, mentre le strutture architettoniche furono realizzate in pietra bianca. Il maestoso portale cinquecentesco è racchiuso all’interno si una sezione templare,

con ai lati due colonne complete di basamento e capitello, completano il disegno architettonico gli archi e le guglie, mentre sopra il portale è presente una lunetta affrescata con la raffigurazione dell’Annunciazione. Lo slancio della facciata è dato dalle quattro sezioni di lesene culminanti in finti capitelli, i quali sorreggono il cornicione sul quale è poggiato il semicerchio che racchiude il rosone a petali di fiore. Ai lati della chiesa corre una balaustra che identificai due terrazzi laterali sorvegliati dalle statue di santi. Accanto svetta il campanile con i suoi 53 metri culminante con una guglia ottagonale, il quale nella sezione finale è decorato da trifore. Sul lato sinistro della chiesa si trova una colonna, la quale fu eretta nel 1845 come commemorazione del trecentenario del concilio di Trento.

L’interno è composto da un’unica navata sormontata da una volta a botte, ai lati della quale si aprono una serie di cappelle votive in stile barocco; sulla sinistra si trova la cantoria adornata da bassorilievi, dove è collocato l’organo Mascioni degli inizi del ‘900, il quale è stato realizzato riutilizzando la cassa armonica del precedente organo cinquecentesco.  

La chiesa di San Pietro fu rimaneggiata nel corso dell’800 a seguito di un lascito di una cospicua somma di denaro da parte del conte Gasparo Bortolazzi, con la fare furono indetti lavori di restyling  in chiave gotico veneziano.

La facciata è tripartita verticalmente, nelle sezioni laterali si trovano due bifore incastonate da semicolonne cilindriche, culminanti ciascuna con una guglia, mentre nella sezione centrale si trova il portale racchiuso da semicolonne concentriche sulle quali poggiano altrettanti archi a tutto sesto, sopra di esso campeggia la statua di un angelo. A chiudere la struttura stilistica è la statua di San Pietro che veglia i fedeli dal cornicione decorato con guglie a forma di lama di spada.

Accanto al tempio svetta il campanile edificato sul finire del ‘400, il quale fu realizzato con diversi materiali, ottenendo di conseguenza un distacco cromatico nella sezione della cella campanaria edificata in cotto, nella quale fu anche collocato l’orologio, sui quattro lati della costruzione furono realizzati altrettanti doccioni a forma di drago; la struttura geometrica termina con una cuspide di tonalità verdeggiante, al culmine della quale è collocato un gallo. L’interno è suddiviso in tre navate, le quali terminano nel presbiterio dove è collocato il settecentesco altare maggiore, sopra il quale troneggia la cupola decorata con strucchi.

Casa Cazuffi Rella è l’insieme di due edifici cinquecenteschi, i quali si affacciano su piazza del Duomo, la loro caratteristica principale che li rende unici sono gli affreschi realizzati dal Fogolino, il quale raffigura diversi personaggi della mitologia come le fatiche di Ercole, la figura di Gerione il mostro metà donna e metà serpente, il carro di Diana, la Spada di Damocle etc… oltre a figure allegoriche come l’abbondanza, l’amore e la sapienza. A queste si aggiungono altre figure per rappresentare il tempo che scorre, la sapienza, la coscienza e la previdenza.

Il pian terreno del palazzo si aprono i portici dove furono ricavati gli spazi per gli esercizi commerciali.

Il Castello del Buonconsiglio fu edificato a partire dal ‘200 nel luogo dove sorgeva un castrum romano. La sua struttura fu modificata nei secoli, questo lo si nota dalle diverse aggregazioni di stili presenti in tutto l’edificio. Tra il XV e XVI sec. il castello fu di proprietà dei Principi – Vescovi Giorgio di Liechtenstein e Giovanni IV Hinderbach, i quali si adoperarono per dare un’impronta gotica al castello, la parte più interessante di questa ristrutturazione è sicuramente quella della loggia gotico-veneziana nella sezione centrale del castello, la quale si affaccia sulla città di Trento con sfondo la vallata e le cime montuose. Adiacente alla Loggia, si trova la stanza denominata “dei Vescovi”, con le raffigurazioni di vescovi e papi, l’ultimo dei quali fu Vigilio Thun principe-vescovo di queste terre.

Nel XVI sec. fu realizzata una nuova ala del castello: il Palazzo Magno, il quale fu affrescato da Dosso Dossi e Girolamo Romanino. Il Dosso fu incaricato anche di affrescare altre sezioni del castello: Sala Grande, Sala degli Specchi, Camera del Camin Nero, la Stua della Famea. Nella sala Grande a stupire è sicuramente la raffigurazione dei putti presenti in tutto il soffitto a cassettoni, i quali rappresentano un’anima scherzosa e innocente, i quali si mescolano ad animali feroci come i leoni o arguti come le cariatidi. Nella stanza del Camin Nero le raffigurazioni ruotano attorno alle “Virtù cardinali”, le arti liberali ed immagini di saggi. Nella biblioteca bisogna alzare lo sguardo verso il soffitto a cassettoni per ammirare le raffigurazioni di saggi. Il Romanino si occupò degli affreschi della Loggia dei Leoni, per la quale furono realizzati diversi scenari ispirandosi a diverse tematiche raccolte dalla: mitologia, bibbia e storia degli antichi Romani.

Con l’invasione Napoleonica nel 1796 il potere dei principi- vescovi cessò e con il passare del tempo e della restaurazione, la città di Trento fu annessa al Tirolo e il castello del Buonconsiglio divenne una caserma militare in mano agli Austriaci. Durante la prima guerra mondiale le sale del palazzo furono utilizzate dai militari, molti ambienti affrescati furono deturparti da vernice bianca, così come la sala “della Famea”, che divenne l’aula del tribunale militare, dove furono processati e giudicati colpevole di altro tradimento: Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa, i quali furono impiccati nel giardino del castello il 12 Luglio 1916. Il castello divenne di proprietà della provincia autonoma di Trento solo nel 1974.

Il ciclo di affreschi più importanti all’interno del Castello del Buonconsiglio è quello dei “Mesi” realizzato nel XV sec. all’interno della torre Aquila, il ciclo è suddiviso in 12 sezioni, una delle quali, quella del mese di Marzo, andata perduta durante un incendio; si amalgamano scene di vita di corte, ma anche legate all’attività agricola e pastorale che contraddistinguevano il quieto vivere di queste terre. Oggi, all’interno del castello del Buonconsiglio, è stata ricavata una sezione museale, nella quale sono esposti i reperti rinvenuti durante gli scavi e durante le azioni di recupero degli edifici, fra questi gioielli, manufatti di vario utilizzo e armi.

Palazzo Fugger Galasso fu edificato nel XVII sec. per volere del banchiere Georg Fugger, su progetto dell’architetto Pietro Maria Bagnadore, che gli diede un’impronta classica, Annessa al palazzo si trova la cappella dei santi Sinisio, Martirio e Alessandro.

Successivamente il palazzo fu acquistato dal Maresciallo Galasso capo dell’esercito dell’Imperatore Federico II d’Austria.

La faccia dell’edificio è suddivisa in due ordini, il piano terra è decorato a bugnato in pietra bianca, con al centro il portale d’ingresso decorato da una sezione alternata di pilastri e colonne decorate da capitelli, che sorreggono la balconata del piano nobile. Dal primo piano dipartono una serie di esedre che percorrono tutta l’altezza dello stabile, incastonando le finestre decorate da forme geometriche.

Goethe definì questo edificio il Palazzo del Diavolo, in quanto la leggenda narra che il ricco Georg Fugger per riuscire a convolare a nozze con la bella Elena Madruzzo, avesse stretto un patto con il diavolo per poter edificare un edificio che potesse essere pari alla bellezza della sua amata, la quale sarebbe stata la sua sposa il giorno seguente.

Le credenze popolari raccontano che in una sola notte il palazzo sorse dal nulla. Il giorno seguente belzebù si presentò al giovane Fugger per riscattare l’anima data in pegno per il patto stabilito, ma il ragazzo fece una contromossa, invitando il demone a raccogliere tutti i grani presenti nel palazzo, il diavolo accolse la sfida di Fugger, sopravvalutando la sua astuzia, difatti non riuscì a raccogliere quello posto davanti ad una croce, per tanto, beffato da tale arguzia, andò su tutte le furie e batté violentemente lo zoccolo caprino sul pavimento aprendo una voragine diretta all’inferno, le fiamme che si sprigionarono annerirono il muro del palazzo e il demone sparì risucchiato nell’oblio. Ancora oggi questa parete annerita è presente all’interno dell’edificio.

Il quattrocentesco Palazzo Geremia presenta caratteri rinascimentali e gotici, il quale fu voluto dal ricco Giovani Antonio Pona (Geremia). L’ultimo erede della famiglia morì nel ‘800 e il palazzo divenne proprietà comunale, furono compiuti diversi restauri al fine di ripristinare gli affreschi e riportare alla luce quelli nascosti. Il palazzo fu riaperto al pubblico nel 1993, divenendo anche la sede del sindaco della città di Trento.

L’edificio è composto da due livelli, a piano terra si trova il portale racchiuso da pilastri rosati adornati da bassorilievi, così pure l’arco che poggia sopra di essi, sul quale troneggia lo stemma della famiglia Poma; al piano nobile si aprono una serie di monofore e quadrifore, nella sezione centrale fu ricavato anche un piccolo balconcino adornato da due piccole statue poste sul cornicione. Il secondo piano rispecchia la simmetria della composizione delle finestre del primo piano, con la sola aggiunta del balconcino; termina la struttura dell’edificio un cornicione con sezione ad archetti. La facciata del palazzo era interamente affrescata, oggi si possono comunque ammirare gran parte delle sezioni artistiche grazie ai restauri effettuati nel ‘900.

Di queste raffigurazioni sono visibili: l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo durante un’udienza reale, il cavaliere a cavallo nella figura di Marco Curzio, il sacrificio di Lucrezia e la Madonna con bambino fra santi.

Il Palazzo Pretorio sorge accanto alla Cattedrale di Trento, il quale fu la residenza vescovile fino al ‘200, accanto all’edificio svetta la torre civica che si innalza per 41 metri suddivisa in dieci piani, la quale fu edificata nell’XI sec. sulle fondamenta della porta Romana della città di Trento, questi resti oggi si possono visitare all’interno del percorso museale Diocesano; sulla sommità della torre si trova l’orologio cinquecentesco, al disopra del quale sui quattro lati della torre furono ricavate delle aperture, la torre termina con un cornicione composto da archetti pensili, sopra il quale svettano una sezione geometrica triangolare. Palazzo Pretorio è abbellito da due sezioni di finestre decorate con gli stemmi del principe vescovo Thun – l’aquila simbolo di Trento e dall’agnello simbolo di Bressanone; al primo piano si susseguono una serie di sette trifore, mentre in quello sovrastante furono realizzate tredici bifore. La sommità dell’edificio culmina con una cornice merlata, che ne segue il perimetro.

PALAZZO PRETORIO
TORRE CIVICA

All’interno del palazzo si trova la sede del Museo Diocesano, all’interno del quale sono esposti diversi pezzi della collezione del patrimonio artistico della diocesi, oltre al Tesoro della Cattedrale e le testimonianze del Concilio di Trento.

La visita alla torre, di proprietà del comune di Trento, è possibile solo accompagnati da una guida, che vi condurrà lungo la risalita dei 156 gradini.

Il cinquecentesco palazzo Sardagna presenta al suo interno due sale affrescate dal Fogolino, l’edificio subì diverse modifiche soprattutto nella struttura esterna, in quanto furono uniti diversi corpi di fabbrica. L’edificio si eleva su tre livelli, al primo e secondo piano le finestre presentano eleganti cornici e decorazioni, mentre le finestre dell’ultimo piano sono piccole e inserite all’interno della struttura lignea del tetto.

Nella facciata principale spicca il magnifico portale dove su due pilastri furono collocati due telamoni che sorreggono il basamento del balcone del piano nobile sul quale sono collocati tre putti. Sopra la cornice delle finestre del balcone si trova lo stemma della famiglia Sardagna sorretto da due putti.

Il Palazzo è di proprietà della provincia di Trento che lo destinò inizialmente ad ospitare le sale del Museo Tridentino di Scienze Naturali; tuttavia quando furono ultimati i lavori del progetto del MUSE opera di Renzo Piano nel 2013, le sale espositive furono collocate  tutte all’interno di questo nuove distretto espositivo, destinando l’utilizzo delle sale del palazzo a favore della sede del rettorato degli Studi di Trento.

Una nota di cronaca: durante i lavori di rifacimento del marciapiede lungo via Calepina è stato decapitato uno dei due telamoni, che oggi restaurata è tornata al suo vecchio splendore.

Il cinquecentesco Palazzo fu edificato per la famiglia Tabarelli de Fatis in puro stile rinascimentale su progetto di Alessio Longhi, il cui spetto estetico ricorda molto palazzo Diamante di Ferrara, infatti la facciata è rivestita a bugnato con pietre bianche, mentre le decorazioni e i cornicioni in pietra rosa, per dare uno stacco visivo.

L’edificio si sviluppa su tre sezioni: a piano terra si aprono due portali adornati da pietre con intagli geometrici, mentre al disotto delle finestre corre un cornicione bombato che percorrere tutta la lunghezza della facciata. La sezione del primo piano è rimarcata da una fascia con incisioni di cerchi e rombi alternati, incastonata da due piccoli cornicioni rosati, il secondo è quello più sporgente sul quale poggiano le finestrature composte da bifore e monofore. Anche il secondo piano è rimarcato da un cornicione, ma questa colta la decorazione è composta da medaglioni raffiguranti i volti di personaggi illustri e imperatori romani. Questa sezione fu ultimata solamente nel secolo successivo e le monofore e le bifore sovrastanti presentano una grandezza minore rispetto al piano nobile.

Oggi il palazzo è una proprietà privata, che apre le porte al pubblico solamente una volta all’anno in occasione della giornata “Invito a Palazzo”, con tale possibilità di accesso si può visitare l’area archeologica sottostante le fondamenta del palazzo, dove furono scoperti i resti di abitazioni romane.

Palazzo Thun è oggi la sede del Comune di Trento, l’edificio cinquecentesco fu edificato per volere del conte Sigismondo Thun.

L’edificio si compone di differenti corpi di fabbrica, nonché cortili interni, oltre a una torre, mentre di rilevanza archeologica sono i resti romani ritrovati al disotto delle fondamenta del palazzo. L’edificio si compone di tre piani, a pian terreno si apre il portale con arco a tutto sesto dove si trova anche l’effige dello stemmo della famiglia Thun, la prospettiva geometrica si chiude con le due colonne laterali culminanti in capitelli sorreggenti il basamento del balcone sovrastante, le finestre del primo e secondo piano hanno una decorazione a cornice, mentre l’ultimo piano è quello presente a ridosso del tetto, i cui locali erano adibiti agli alloggi per la servitù.

Di notevole interesse sono: il Nettuno originale della fontana di Piazza del Duomo opera di Antonio Giongo collocato nel giardino interno del Palazzo per preservarla da spiacevoli incidenti, mentre lo scalone d’onore che conduce al piano nobile preserva ancora gli affreschi del XVI sec., oggi sede del Consiglio Comunale, dove sono esposte le tele del Casarini.

Facciata Palazzo Thun
Statua del Nettuno

Piazza Duomo è il luogo simbolo della città di Trento, ancora oggi questo luogo è il fulcro della vita cittadina, come lo era in epoca medioevale.

La fontana del Nettuno, che campeggia al centro della piazza, fu collocata qui nel 1769, quest’opera fu realizzata da Francesco Antonio Giongo; attualmente la statua del Nettuno che campeggia sulla fontana non è quella originale, ma una copia in bronzo realizzata agli inizi del ‘900, mentre il vero Nettuno è stato trasferito all’interno della corte di Palazzo Thun.

Su piazza del Duomo si affacciano: la Cattedrale di San Vigilio, Palazzo Pretorio, la Torre Civica, Case Cazuffi- Rella e Casa Balduini.

 
FONTANA DEL NETTUNO

L’unica sezione delle mura della città di Trento che ancora oggi resistono al tempo, sono quelle che si affacciano su piazza Fiera, questa sezione muraria fu edificata attorno al 1200 volute dal principe vescovo Vanga, da qui la denominazione “Mura Vanghiane”. È ancora visibile la scala che permetteva alle guardie di raggiungere il ballatoio protetto dalle merlate.

La piazza un tempo era il luogo dove si svolgeva il mercato del bestiame, oltre alle fiere, oggi è utilizzata durante il periodo Natalizio per il mercatino di Natale.

Su piazza Fiera si affacciano altri due edifici: il Torrione Madruzziano detto anche “Rotonda” per via del suo basamento circolare e il Palazzo Arcivescovile nel quale si trovano gli uffici della curia.
Il Torrione Madruzziano fu una integrazione cinquecentesca alla porta medioevale di Santa Croce voluta da Ludovico Madruzzo, la quale però non esiste più; tuttavia la struttura che la vediamo oggi fu conferita allo stabile nell’800 per ricavarci spazi commerciali e abitazioni civili.

Al disotto della pavimentazione della piazza si trova il parcheggio a pagamento della città, al quale si accede da via San Francesco.

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