STORIA DELL'ABRUZZO


La presenza in Abruzzo dell’uomo risale al Paleolitico inferiore, dove le tribù nomadi si spostavano durante le estati sugli altopiani per cacciare, mentre nell’inverno scendevano a valle verso la costa, questa ricostruzione è basata sui ritrovamenti rinvenuti nella Valle della Vibrata, nelle grotte di Montebello di Bertola e nel bacino del Fucino. Nel Neolitico diversi gruppi formano, in zone diverse dell’Abruzzo, i loro insediamenti: Penne, Lama dei Peligni e Lanciano; qui l’uomo inizia ad allevare bestiame e a coltivare la terra.

La regione attorno all’anno 1000 a.C. si trovò ad essere suddivisa in varie aree geografiche ove si stanziarono diverse tribù: Piceni e Pretuzi erano allocati fra il litorale del Tronto al fiume Pescara, i Marrucini sostarono fra la sponda destra del fiume Pescara per discendere verso il sud della penisola, i Peligni si stanziarono nella conca di Sulmona, i Vestini erano allocati fra l’Aterno e il Tirino, gli Equi occuparono il territorio montano fra la Marsica e il Lazio, mentre i Marsi si stanziarono lungo le rive del Fucino.

Queste tribù erano organizzate in città Stato, nelle quali era nominato un capo tribù, che rimaneva in carica per un anno, la popolazione era in oltre legata a diversi culti, e si ritrovava nei santuari per le celebrazioni, questi erano anche i luoghi dove si svolgevano gli scambi commerciali. L’economia in queste città era soprattutto basato sulla pastorizia, mentre era marginale l’artigianato.

La popolazione degli Equi è fra quelle che già agli albori della città di Roma, tentano di attaccarla, ma con evidente sconfitta. I Sanniti invece divennero alleati di Roma, ma nel IV sec. a.C. furono vinti dai loro stessi alleati, in quanto questa tribù aveva continui scontri con le popolazioni Campane, e i Romani invece avevano interesse a continuare ad espandere in questa regione la loro economia, e perciò dovettero battere e vincere i loro alleati. Successivamente Roma si impadronì di tutti i territori che scendevano fino a Salerno, per poi accerchiare la popolazione Sannita, conquistando anche le terre della Apuglia. Nel 314 a.C. i Romani si spinsero sino all’interno dei territori dei Sanniti, riuscendo ad incendiare Bojano.

Questo provocò nelle tribù locali Abruzzesi: Marsi, Equi, Marruccini, le quali si affiancarono ai Sanniti, per cercare di eliminare il nemico comune: i Romani. Tale resistenza fu vana, in quanto i romani si insidiarono nel territorio, cercando di legarsi saldamento con le popolazioni locali. Nel II sec. a.C. furono intraprese le costruzioni di strade e arterie, la principale fu la via Valeria, queste mettevano in comunicazione le due sponde marittime: Adriatico e Tirreno, questo fece crescere i centri abitanti e la loro economia, che girava attorno ai commerci. Nel 90 a.C. gli italici, dopo continue e ripetute richieste di una maggiore equiparazione fra loro e i cittadini romani continuamente rifiutate, si rivoltarono contro Roma. A loro si unirono anche altre genti al di fuori dell’Abruzzo, arrivando a contare circa 100 mila uomini, che diedero vita a un nuovo stato distaccato da Roma con capitale Corfino. Naturalmente Roma non accettò questo evento e gli mosse contro il proprio esercito. La guerra si perpetrò per 4 anni, disseminando sul campo di battaglia migliaia di morti. Tuttavia la cittadinanza fu concessa alla popolazione locale solo sul finire del I sec. a.C. nel momento in cui il territorio fu diviso in due parti, una denominata Valeria e l’altra Samnium.

Nel secolo successivo grandi personalità provennero da questa regione, che esercitarono grande potere sulla città di Roma, fra questi si ricorda Sallustio, il poeta Domizio Marso e Asinio Gallo che sposò Vipsania Agrippina, la prima moglie di Tiberio, il quale per gelosia fece uccidere il marito.

Con la caduta dell’impero Romano, la regione si trovò a divenire il fronte fra le potenze che si instaurarono fra il nord e il sud dell’Italia, e così fu sino ad arrivare alle soglie del XX sec. Con il dominio Longobardo la regione fu divisa in due ducati, quello di Spoleto e quello di Benevento. Sotto il dominio di Carlo Magno la regione fu nuovamente unificata con la denominazione di: “Comitatus Aprutinus”, alle dipendenze del ducato si Spoleto.

Nel 1140 il normanno Ruggero II si impossessò della regione, ponendola quindi sotto il “Regnum Siciliae”, e individuandone il capoluogo in Sulmona. Nel 1254 fu fondata la città dell’Aquila, la quale fu incoronata città anticlericale e città ghibellina, la quale nacque come luogo di osservazione della Roma pontificia, per conto dell’imperatore. Qui furono impiantante alcune industrie tessili, che fecero fiorire l’economia della città, a queste si affiancò la nascita nel XV sec. di una fra le prime tipografie ( Adamo di Rottweil) in Italia, la quale nel 1482 stampò “Vite” di Plutarco.

Successivamente a governare questi territori arrivarono gli Svevi e in seguito gli Angioini, con questi ultimi la regione Abruzzo fu divisa in tre province: Chieti, Acquila e Terano, legandosi per molti secoli alle vicende del regno di Napoli.

Nel 1529 Carlo V discese sulla città dell’Aquila mettendola a fuoco, questo segnò l’inizio della sua decadenza, con se portò nel baratro anche l’intera regione. Da questa decadenza ne approfittò la città di Chieti, che nel 1526 divenne la sede arcivescovile.

 Nell’800 l’Abruzzo aveva trovato in se la culla del ceto nobiliare favorevole alla reggenza borbonica, infatti fu qui che si ebbe una resistenza contro l’esercito piemontese, precisamente a Civitella del Tronto. Tali eventi si scontrarono anche con le insurrezioni di inizio secolo ani borboniche che si susseguirono una dietro l’altra: 1821-1841-1848.

Durante la prima guerra mondiale, la regione Abruzzo fu quella che accolse i molti profughi derivanti dalla disfatta di Caporetto, e sempre nel frangente della guerra, nel 1915 la regione fu colpita da un violento terremoto, che provocò gravi danni nei centri abitati della Marsica e la distruzione di Avezzano.

Successivamente nel 1927 fu decisa la nascita della provincia di Pescara, che diede un nuovo impulso all’economia locale.

Durante la seconda guerra mondiale la regione Abruzzo fu una di quelle che più dovette soffrire rispetto all’intera penisola, a seguito dello sbarco degli inglesi e alla resistenza che il nemico fece lungo l’asse Sangro – Cassino.

Dopo il conflitto Mondiale, la regione si ritrovò povera di uomini, a causa della migrazioni di molte comunità montane, e allo spopolamento di molte zone depresse. Molti Abruzzesi decisero di andare in Belgio a lavorare nelle miniere, ma anche negli Stati Uniti d’America. Tuttavia un impulso positivo nella regione avviene nella città di Pescara, grazie alla ripresa dei commerci e all’industrie che ne ruotano attorno, soprattutto il turismo ha dato un grande impulso, con le zone balneari, oltre alla natura dell’entro terra, a questo si aggiunge anche la nascita dei due poli universitari, uno dei quali, all’Aquila, intitolato a Gabriele d’Annunzio.