STORIA DELLA CALABRIA


I primi insediamenti umani nella regione, risalgono Paleolitico, questa affermazione è anche testimoniata dalla scoperta di graffiti nella grotta a Papasidero, nella quale è raffigurato un toro risalente a 12.000 anni fa.
Nel VIII nella regione arrivarono i Greci che fondarono la loro prima colonia a Reggio, successivamente fu la volta di Sibari (710 a.C.) e Crotone (708 a.C.), il loro potere sulla regione perdurò per circa sei secoli, e la regione divenne la nuova Magnagrecia di Calabria, dove si venne a creare un patrimonio artistico e culturale che ancora oggi possiamo contemplare grazie a personaggi come Aristotele, Cicerone, Diodoro Siculo ecc..., che portarono questa regione a uno fra i più elevati emblemi di civiltà, fra le città più popolose spiccava Poseidonia. All’opposto di questa città fu Crotone governata dai Bruzi, popolazione bellicosa e di forte temperamento, i quali erano soprattutto contadini, a differenza di Poseidonia dove l’economia era stanziata sulla classe mercantile. Tuttavia i Bruzi erano ben disciplinati e abituati al lavoro e allo sforzo fisico grazie all'organizzazione politico - militare, questo permise alla città di poter combattere e sconfiggere la vecchia alleata Sibari, tale vittoria le aprì la strada verso il controllo delle vie commerciali. Questo momento di egemonia fu destinato a scemare a causa dei tiranni di Sicilia che cercarono di indebolire ogni città della Calabria. L'unica città che riuscì per un maggior periodo a rimanere in vita fu la conservatrice Locri, la quale era molto conosciuta per le sue colture arboree, gli allevamenti di cavalli, la gerarchia matriarcale e la prostituzione sacra. Tuttavia il declino totale avvenne nel 386 quando il tiranno Dionisio il Vecchio distrusse Reggio e i loro alleati Locresi, estendendo il potere della Sicilia anche sulla Calabria. Successivamente scesero nella regione i Bruzi che con la loro cultura arcaica non seppero mantenere lo stesso livello di civiltà sino a quel momento raggiunto dalle città Greche stanziate sul territorio calabrese, facendo quindi regredire tutto il complesso politico economico, tanto anche da non poter opporre alcun ostacolo all'armata romana quando si presentò ai confini dei loro territori, la quale dopo una serie di combattimenti, dove si videro diversi alleati dei Bruzi cadere in battaglia come Pirro nel 275 e poi Annibale, nel 202 portarono i Romani alla vittoria definitiva, che denominarono questi territori Brutium. La regione fu destinata a un declino economico, anche se si realizzò una via di comunicazione interna che attraversava da nord a sud l'intera area geografica, che metteva in comunicazione la capitale Reggio con Roma (tale tragitto coincide quasi perfettamente con l'attuale autostrada del Sole), comprendendo nel suo percorso passi appenninici e alcuni tratti costieri nelle vicinanze di porti importanti. questo portò a un lento processo di trasformazione del territorio, anche perché la popolazione iniziò ad allontanarsi dalla costa per preferire luoghi arroccati da dove poter controllare meglio il territorio, questo portò a un rapido disboscamento sia per questioni di edilizia urbana, sia anche per carattere economico dovuto alla realizzazione di zone ampie dove poter coltivare o allevare bestiame. Questo portò presto allo smottamento di diverse aree, oltre al fatto che molti fiumi iniziarono ad avere un alveo più ripido e violento. Queste cause portarono in oltre al ritorno della malaria lungo le coste.
Dopo la caduta dell’impero Romano, anche la Calabria dovette subire le invasioni barbariche: Goti, Bizantini e Longobardi, questi ultimi si stanziarono a Cosenza e vi rimasero sino al IX sec. d.C.
Successivamente i commerci ricominciarono ad affluire lungo le coste Calabresi verso le destinazione Orientali, tali rotte portarono molti monaci e predicatori da queste terre, che fondarono nella regione Calabria molti monasteri e luoghi di culto, questo portò a una scissione con la chiesa di Roma. Questi luoghi religiosi erano anche il motore dell’economia del tempo, attorno alla quale la regione cercava di riprendersi da un torpore durato troppo a lungo.
Nell’885 i Bizantini riuscirono a riappropriarsi della Calabria a scapito dei Saraceni, grazie allo stratega Niceforo Foca, sotto questa nuova dominazione i grandi centri come Catanzaro rinacquero, anche in senso urbanistico, soprattutto in quanto le città interne videro affluire le popolazioni che abitavano lungo le coste, le quali abbandonarono le loro terre a causa delle continue scorrerie da parte dei Saraceni e dalla malaria che imperversava lungo il lotorale.
Nel 1052 il normanno Roberto il Guiscardo iniziò la conquista della regione utilizzando sia la forza che la diplomazia. Roberto diventa quindi Duca delle terre di Puglia e Calabria con capitare Reggio, e nomina il fratello Ruggero conte di Calabria (vassallo), quest’ultimo impiantò la sua corte a Mileto, da dove intraprese anche una campagna espansionistica alla volta della Sicilia ancora in mano ai Mussulmani. Successivamente ai nuovi accorti fra il potere Normanno e quello papale, fu nuovamente possibile per la chiesa ristabilire il suo potere anche nel mezzogiorno, e soprattutto in Calabria, regione che aveva il maggior numero di templi ortodossi, la diocesi si stanziò da prima a Mileto anch’essa per poi impartire le proprie direttive per la costruzione di nuovi luoghi religiosi.
I signori Normanni ebbero grande sapere nell’amministrare questa regione, la quale fu sollevata dalle ingenti tasse che la opprimeva a causa dei funzionari bizantini, in oltre furono create importanti fiere e furono protette le categorie sia dei agricoltori che quelle dei setaioli. Un altro passo importante fu anche quello della cooperazione fra Ebraici (culto adottato dalla gran maggioranza dei commercianti) e i cattolici.
Successivamente si fecero largo gli Angioini sostenuti dal papato, i quali fecero nuovamente tornare nella decadenza la regione, a causa soprattutto del feudalesimo e delle continue lotte interne per il controllo dei terreni. Nel 1442 salì al potere la casata degli Aragonesi, ma la situazione non cambiò anche se concessero privilegi alla regione, in quanto le lotte interne non fecero altro che continuare a danneggiare la popolazione, il territorio e l’economica, lasciando la Calabria in una decadenza stagnante.
Nel XVI sec. l’Italia meridionale passò nelle mani degli spagnoli, i quali centrarono la loro corte a Napoli, la Calabria in questo caso fu una di quelle regioni che soffrì molto del poco interesse del potere centrale verso i territori del regno, in quanto con si ebbe più né un controllo amministrativo burocratico né tanto meno sul fronte della giustizia, e a pagare più di tutti non furono di certo i feudatari, ma la popolazione, che vendeva sempre più la propria situazione disagiata diventare uno stagno senza alcuna speranza di poter reazione, questo causò quindi anche una diminuzione delle nascite e della demografia. Questa situazione totalmente negativa, spinse la popolazione a gesti estremi come le rivolte, ma anche i banditi cercarono di ribaltare la situazione politica attuale intraprendendo scorrerie, a questi si affiancarono anche le flotte mussulmane, che oltre a distruggere i villaggi lungo la costa, si addentravano anche nell’entro terra, tali avvenimenti continuarono sino al XVII sec.
Sempre nel XVII sec. si ebbero anche un susseguirsi di catastrofi naturali come la pestilenza, terremoti, il clima più rigido, tanto da compromettere seriamente anche la produttività agraria, che già soffriva di una situazione di arretratezza, dovuta al fatto che nessuno voleva elargire capitale per dare nuovi mezzi a chi si occupava della coltivazione, la crisi colpì anche il settore della seta, che incrinò quindi i rapporti commerciali che ancora avevano tenuto banco nella regione.
Nel ‘700 ebbe inizio la dominazione Borbonica, la quale cercò di dare sostentamento alla produttività agraria della regione, anche a seguito della grave carestia che aveva colpito la Calabria a metà dello stesso secolo. Furono impegnate a tal proposito varie menti, a questo però si dovettero affiancare dei finanziamenti, i quali furono recuperati con la confisca dei beni della chiesa, i quali furono inglobati nella Cassa Sacra, che aveva il compito di venderne in parte e la restante proprietà doveva essere amministrata, al fine di riuscire a reperire le risorse per risanare il tessuto della società calabrese, che nel frattempo nel 1783 aveva avuto un’ulteriore freno a causa del terremoto, che mieté circa 30.000 vittime. Questo portò alla luce di tutti la situazione decadente dell’intera regione, sia per quanto riguardava la situazione di indigenza della popolazione che della stessa economica. Tuttavia l’unico beneficio effettivo fu quello relativo alla ricostruzione, mentre chi beneficiò della vendita dei beni eclesiastici fu soprattutto l’alta borghesia, mentre nulla arrivò nelle tasche dei contadini.
Nel 1806 discese lungo la penisola italiana, fino ad arrivare in calabri l’esercito di Napoleone guidato dal generale Rayner, che nel 1806 sconfisse l’esercito borbonico a Castrovillari. Per governare il mezzogiorno fu insignito de potere Giuseppe Bonaparte, che dovette lottare contro i rivoltosi aizzati dai Borboni, che nel frattempo avevano cercato rifugio in Sicilia e i primi focolai del brigantaggio, che furono sedati solo in parte utilizzando la forza. Furono anche prese importante decisioni da questo nuovo governo, come l’abolizione del feudalesimo, vendita di beni eclesiastici, fu riformata l’amministrazione comunale. Da questi cambiamenti ne trasse beneficio in assoluto la borghesia, a scapito degli altri due ceti: Nobiltà e i contadini.
Con la restaurazione del potere Borbonico, il potere centrale decise di mantenere divise le classi sociali, al fine di meglio controllarle. Questa situazione non impedì alla popolazione di continuare a farsi sentire con i loro moti di ribellione contro il potere sovrano che tanto li opprimeva, fra i tanti si ricordano i fratelli Bandiera caduti nel Cosentino, il tenente Michele Morelli impiccato nel 1822. I moti rivoluzionari continuarono anche negli anni successivi, tanto che nel 1860, quando sbarcò Garibaldi con il suo contingente, fu acclamato dall’intera popolazione, che fornì loro uomini e mezzi. Tuttavia anche questa volta le attese vennero infrante, in quanto nulla cambiò, il latifondismo restò invariato e non ci fu nessuna redistribuzione delle terre. Per la regione Calabria non ci fu grande spazio nemmeno all’interno del regno d’Italia, in quanto la situazione economica pessima non fece altro che divenire una piaga, a questo si aggiunge l’oppressione statale. Questo portò a una risposta dura della classe meno ambiente, che fece nuovamente dilagare il brigantaggio, soprattutto nei territori della Sila. Lo stato centrale rispose con ferocia, tanto da annientare tale movimento, e rimasero vivi solo alcuni focolari di malviventi. L’unica soluzione che si presentò ai cittadini calabresi fu quella di emigrare in altri stati dove poter cercare fortuna.
Durante il periodo fascista la regione non ebbe sostentamenti, a parte opere di bonifica e un accenno di industrializzazione. Alla fine della seconda guerra mondiale ripresero i fermenti della classe contadina, che portarono alla nascita nel 1950 della Cassa del Mezzogiorno, che servì per annullare i privilegi del latifondo. Nel corso del tempo è stata debellata la malaria, si sono compiute opere per il deflusso dei fiumi, il terrazzamento di terreni per la coltivazioni, furono costruite nuove infrastrutture e vie di comunicazione. Tra gli anni 60’ – 70’ riprese il flusso migratorio ma questa volta verso il nord Italia, più precisamente verso le città maggiormente industrializzate: Torino, Milano e Genova, ma alcuni varcarono i confini per giungere sino in Svizzera e la Germania. La popolazione ha quindi subito un arresto demografico nelle campagne, che si sono andate sempre più spopolando, mentre le città e le zone costiere hanno subito lo spostamento della popolazione stessa, con anche gravi problemi dovuti alla edificazione selvaggia, che lungo le coste ha provocato gravi danni, soprattutto in quella tirrenica. Tuttavia si è fatto tanto per riparare agli errori del passato, in quanto è stato scoperto nel turismo e nella stessa terra la fonte di sostentamento per la popolazione della Calabria, e quindi è da preservare, al fine di poterne sfruttare oltre alle bellezze, anche il vantaggio economico che ne deriva dal settore del terziario.