Itinerario di Firenze >>
I monaci avevano fondato l'abbazia Fiorentina nel X sec., ma l'attuale chiesa si presenta in un'altra veste a seguito dei lavori di restauro avvenuti nel XVII sec., con i quali si spostò di novanta gradi l'asse della chiesa e fu costruito un portale nel lato esterno, adiancente svetta il campanile gotico costruito nel 1330 a forma esagonale. Nell'interno del tempio è custodito il dipinto di Filippo Lippi raffigurante l'apparizione della Madonna a S. Bernardo.
Adiacente alla chiesa si trova il chiostro, con due ordini di colonne
chiamato "Chiostro degli Aranci" costruito attorno alla prima metà del
'400, nel piano superiore del chiostro si trovano gli affreschi
rappresentanti la vita di S. Bernardo.
La facciata dell'abbazia
presente una decorazione composta da cinque archi ciechi, sovrastati da
tre ordine di logge e da 68 colonne culminanti con capitello, l'accesso
alla Pieve è sorvegliato da un portale decorato con bassorilievi del
'200 con raffigurazione dei mesi, all’interno del tempio si trovano le
reliquie di San Donato, custodite in un reliquiario d’argento.
La realizzazione della cattedrale iniziò nel corso del XIII sec. per concludersi solamente nel XVI sec.; l’edificio si erge su di una scalinata in travertino, realizzato in stile gotico, la facciata fu realizzata nel ‘900 la quale si apre con un portale ornato da una serie di sculture in terra cotta, mentre accanto si erge il campanile neogotico della seconda metà dell'800, culminante con una cuspide.
Il Battistero è consacrato a San Giovanni Battista patrono di Firenze, l'edificio sorge su precedenti edifici romani fra cui un tempio dedicato a Marte, queste supposizioni nascono dalla scoperta di alcuni sarcofagi ritrovati negli scavi e dalla statua del dio marte, oggi custoditi nel Museo dell'Opera del Duomo. Successivamente l'edificio fu demolito e ricostruito a base ortogonale e nel 1128 fu adottato come Battistero.
La costruzione ha una base ottagonale con una cupola a 8 spicchi con un rivestimento esterno in lamine di marmo verde di Prato e bianco di Carrara. Di notevole pregio sono le porte, quelle a sud del Battistero sono espressione del Rinascimento italiano con decorazioni a formelle interamente dorate opera del Pisano, mentre le altre due furono realizzate dal Ghiberti, quella a nord è ornata con figure della vita di Cristo, quella ad est con raffigurazioni del paradiso, ai lati di quest'ultima furono collocate due colonne di porfido donate dai Pisani ai Fiorentini a seguito dell'aiuto ricevuto contro l'offensiva di Lucca nel XI sec. L'interno presenta una cupola ogivale rivestita da mosaici su ispirazione bizantina, mentre le pareti sono rivestite da marmi bicolori.
Il campanile di Giotto è un delle tante gemme della città di Firenze,
l'artista lo concepì come un monumento alla città. La sua progettazione
avvenne nella prima metà del '300 quando fu chiamato come capomastro
Giotto, egli realizzerà solo la prima parte del basamento, dalla quale
si accede all'ingresso della struttura, in quanto poco dopo morì.
Successivamente i lavori continuarono a rilento, in quanto la
realizzazione dell'esterno e della sua decorazione, composta da marmi
rossi di Siena, marmi bianchi di Carrara e marmi verdi di Prato,
avvenivano mano a mano che la struttura si ergeva; in oltre le
decorazioni comprendevano cicli pittorici composti da formelle
ottagonali, create dalla mano del Pisano utilizzando i disegni di
Giotto, sarà lo stesso Pisano che prenderà le redini del cantiere
affiancato da Francesco Talenti.
I lavori si fermeranno fino a seguito della pesta nera, per poi essere ripresi subito dopo e sarà il Talenti a termine i lavori nel 1359. Il campanile presenta una pianta quadrata rafforzata ai lati da dei contrafforti, i quali seguono in lunghezza la struttura. Le decorazioni dell'opera comprendevano al primo piano due serie di formelle le quali raffiguravano la creazione dell'uomo e le allegorie del Lavoro, Corpi Celesti, Virtù, Arti Liberali e Sacramenti; a seguire al secondo piano come decorazione furono realizzate delle statue dal Donatello e da Nanni di Banco raffiguranti patriarchi e profeti, le quali sono state tutte sostituite con delle copie, mentre quelle originali sono conservate nel Museo dell'Opera del Duomo. Fra i vari pezzi conservati nel museo si trovano anche le statue realizzate dal Donatello, fra le quali anche l'Abacuc.
I tre piani al termine della costruzione furono realizzati dal Talenti, questi ultimi hanno ampie finestre verticali con doppia bifora, per poi diventare ad una sola nel quinto piano, terminante in fine con una terrazza che gira lungo il perimetro del campanile.
L'opera del Cenacolo nel refettorio del convento di S. Apollonia fu commissionata ad Andrea da Castagno, egli affrescò le pareti rappresentando gli ultimi momenti di vita di Cristo, dall'ultima cena sino alla resurrezione, ciò che colpisce è la prospettiva dell'ambiente che rende l'affresco parte integrante della stanza, facendo sembrare l'opera una continuità della parte strutturale del refettorio stesso.
All'interno della chiesa di Santa Felicita fu deciso di farci passare il corridoio Vasariano, affinchè i granduchi potessero assistere alle funzioni che vi si svolgevano senza farsi vedere. Qui si trovano i cicli di affreschi del Pontorno del XVI sec., i quali abbelliscono la cappella della Pietà; nel 700' la chiesa fu ristrutturata e la cappella modificata, causando la perdita degli affreschi della cupola e modificando quelli collocati lungo le pareti. Si pensa che sulla cupola vi fosse rappresentato Dio padre con quattro patriarchi i quali volgevano lo sguardo verso il Cristo morto e la Vergine.
La costruzione della chiesa Santa Croce risale al 1294, successivamente all'anno in cui fu data la concessione ai domenicani di avere una propria sede nella città di Firenze, tale cantiere fu seguito dall'architetto Arnolfo di Cambio. La pianta del tempio è a croce egizia, l'interno è diviso in tre navate con tetto ligneo sorrette da pilastri ottagonali, con un transetto rigonfio di cappelle, finanziate dalle famiglie facoltose del tempo: Bardi, Peruzzi, Alberti ecc... Gli affreschi furono opera di Giotto e dei suoi allievi, queste sono una testimonianza della vena artistica matura di Giotto, in quanto le figure sono ben delineate nello spazio e gli ambienti architettonici non sono più messi come sfondo in secondo piano, ma fanno parte dell'azione della scena. La chiesa fu terminata nel 1442, ma la facciata sarà completata solo nell'800 in stile gotico, la quale si sposa con le fiancate a timpano con bifore. Successivamente alla consacrazione della chiesa, si susseguirono nuovi ampliamenti con la costruzione della Cappella del Noviziano voluta da Cosimo I e realizzata dal Michelozzo, mentre per gli affreschi fu incaricato Andrea della Robbia, a seguire fu la volta della Cappella dei Pazzi grazie all'apporto di Andrea de' Pazzi, la quale fu progettata dal Brunelleschi nel 1430, la quale fu ultimata nel 1470.
Verso la fine della seconda metà del '500 il Vasari mette mano al progetto per volere di Cosimo I , questo portò alla costruzione dei dodici altari addossati alle navate. All'interno della chiesa sono numerose le statue che adornano gli ambiente, come il crocifisso di Donatello, sua anche l'Annunciazione; a queste si affiancano: il pulpito del Maiano, la Madonna del Latte del Rossellino. Per quanto riguarda il crocefisso del Cimabue, che fu danneggiato nell'alluvione del 1966, ora si trova al sicuro nel museo dell'Opera di S. Croce. La chiesa fu anche utilizzata come luogo di sepoltura per i personaggi più illustri di Firenze, qui giacciono fra l'altro Michelangelo, Galileo Galilei e Vittorio Alfieri, mentre in fondo alla navata di Destra è collocata la tomba di Ugo Foscolo, il quale prese spunto dalla chiesa di Santa Croce per la stesura della sua opera "dei Sepolcri". Di fronte alla chiesa è posto il monumento intitolato a Dante Alighieri del 1829 le cui spoglie giacciono ancora a Ravenna città che lo ospitò dopo il suo esilio dalla città. La chiesa si affaccia sull'omonima piazza, un tempo utilizzata per giocare "il calcio fiorentino".
La chiesa di San Marco fu costruita nel 1100, solo sul finire del '200 fu intitolata a S. Marco; Cosimo il Vecchio ne fece il suo luogo di ritiro spirituale, il quale commissionò al Michelozzo i restauri della struttura e del convento. Alcuni ambienti del convento furono affrescati dall'artista detto l'Angelico, come come il chiostro e la pala d'altare.
Nel 1445 Michelozzo costruì al piano superiore del convento la sala
della biblioteca, la quale si apre con una serie di arcate, le quali
poggiano su due file di colonne con capitelli ionici, il cui ambiente è suddiviso in tre navate, ove quella centrale è sormontata da una volte botte. Questa biblioteca fu la prima ad essere resa pubblica in Europa, all'interno sono conservati 115 codici commissionati da Cosimo. All'interno del refettorio Piccolo è
presente un affresco dell'ultima cena del Ghirlandaio del 1480, un'altra opera tra le più celebri del complesso artistico di questo luogo.
La chiesa fu successivamente in parte ridisegnata dal Gianbologna, il
quale diede una impronta in stile tardo cinquecentesco. L'interno è
composto da una sola navata ed è
sovrastata dal soffitto intagliato nel quale è incastonata la
raffigurazione della Madonna in Gloria del Pucci. La cappella maggiore
fu affrescata dal Gherardini, mentre sulla sinistra è presente l'altare
di
S'Antonino, nel quale sono contenute le spoglie del santo. All'interno
della chiesa di San Marco furono seppelliti anche Pico della Mirandola e
Agnoto Poliziano.
A destra del complesso è collocato l'ingresso del Museo della chiesa di San Marco creato nel 1866 e dedicato alle opere di Giovanni da Fiesole.
La chiesa intitolata a Santa Maria del Carmine è sotto l'ordine delle carmelitane e deve la sua fama agli affreschi di Masaccio e di Masolino collocati nella cappella Braccacci (restaurata fra 1981-90), situata nel lato orientale del transetto, i dipinti raffigurano "Il peccato originale, la cacciata dal Paradiso, il pagamento del tributo, la guarigione dello storpio, la risurrezione di Tabita e S. Pietro seguito da Giovanni.
Purtroppo la chiesa nel 1771 fu in parte distrutta da un incendio, risparmiando fortunatamente quest'ultima ala, in seguito furono compiuti i lavori di ripristino dell'edificio, ma la facciata fu lasciata grezza. L'interno è composto da un'unica navata sormontata da un soffitto a botte, con transetto e cappella quadrata, ai lati della quale furono ricavate cinque cappelle.
La chiesa di Santa Maria Novella fu progettata nel 1278 e fu la prima chiesa a essere costruita a Firenze. Il nome Novella deriva dalla piazza dell'oratorio del IX sec., quest'ultimo chiamato S. Maria delle Vigne. Agli inizi del '200 l'area fu assegnata ai domenicani, che avviarono i lavori di trasformazione della chiesa, i quali si concluse nella seconda metà del XIV sec. con la realizzazione della cappella degli Spagnoli, del Refettorio del Convento e del Campanile a cuspide in stile gotico- romano. La realizzazione dell'opera si deve a due frati: Fra Sisto e Fra Ristoro, mentre la costruzione del campanile si deve a Fra Talenti. Nel XVI sec. la costruzione fu rivisitata dal Vasari che eliminò la cancellata nel coro e ricostruì gli altari laterali.
_ La sala capitolare o Cappellone degli Spagnoli fu realizzata dal Talenti e affrescata dal Bonaiuti, il quale rappresentò le varie opere dei domenicani nella lotta contro l'eresia. Nel 1566 Cosimo I destinò tale sala alle funzione religiose degli spagnoli ( da qui ne prese poi il nome).
_ Il Chiostro Verde fu costruito nella metà del '300
Jacopo
Talenti
e affrescato dalla mano di Paolo Uccello, il quale raffigurò le storie delle Creazione e di Noè.
La facciata della chiesa rimane una delle opere più importanti del
rinascimento, fu iniziata nel 1458 da Leon Battista Alberti, realizzata
ad intarsi con marmi bianchi e verdi. Al centro del frontone campeggia
l'incoronazione della Vergine con schiere di angeli, mentre nella
cornice esterna sono rappresentati i profeti. Le lunette furono dipinte
nel XVII sec. da Ulisse Ciocchi; in quella centrale è rappresentato San
Tommaso d'Aquino in preghiera davanti al crocefisso. Sulla facciata sono
in oltre presenti degli strumenti scientifici, come un quadrante
astronomico in marmo.
La chiesa di S. Maria Novella presenta una pianta a croce latina,
l'interno è composta da tre navate che seguono l'architettura
cistercense aventi ampie campate e archi a sesto acuto, con un coro di 4
cappelle laterali. Il pulpito fu commissionato dalla famiglia Ruccellai
su disegno del Brunelleschi, ma l'opera fu portata a termine dal
Cavalcanti. Il coro è affrescato dal ciclo del
Ghirlandaio, con raffigurazioni della vita della Vergine e S. Giovanni,
mentre sul muro posteriore sono raffiguranti: S. Domenico mentre brucia i
libri eretici, il martirio di s. Pietro, l'Annunciazione e S. Giovanni
nel deserto. A destra della cappella centrale si trova quella di
Filippo Strozzi ove sono raffigurante le vite degli apostoli S. Filippo e
S. Giacomo, mentre nella volta della lunetta sono raffigurati: Adamo,
Noè, Abramo e Giacobbe; qui è anche custodita la tomba di Filippo
Strozzi. Nella navata sinistra è collocata un’importante opera del
Rinascimento la “trinità del Masaccio”, da qui si accede alla
sacrestia nella quale è conservato un crocefisso con Madonna e S.
Giovanni Evangelista, opera di Giotto. All'interno sono in oltre
custodite opere di Giotto, Brunelleschi, Masaccio, nei chiostri invece
sono presenti opere di Paolo Uccello e della scuola fiorentina.
Nella
fascia inferiore della facciata si trovano gli avelli, usati come arche sepolcrali, i quali sono disposti lungo tutto
il perimetro del muro del cimitero e lungo la via degli Avelli. Fu in uno
di questi avelli che Boccaccio ambientò una delle sue novelle, mentre
nel terzo avello fu sepolto il pittore Ghirlandaio, purtroppo i dipinti
che erano posti sotto ogni arcata sono andati perduti.
Il piccolo cimitero è posto a sinistra della
basilica e fu utilizzato come luogo di sepoltura sino al XIX sec.
Accedendo al suo interno sul cammino del visitatore si frappone la
Cappella della Pura del 1474 ricostruita successivamente nell'800, la
quale conserva ancora sulla lunetta una Madonna con Bambino e Santa
Caterina.
La chiesa è devota a S. Miniato, morto a seguito del martirio subito nel 250 d.C. a Firenze. La sua testa recisa fu portata sul colle, dove fu ritrovato nel XI sec., questa scoperta fece sì che nel 1200 iniziassero i lavori per la costruzione del tempio in nome del Santo, tale costruzione fu eretta sopra un tempio già presente di epoca romanica. La facciata esterna fu decorata da lastre di marmo bianche e verdi, la quale presenta nella fascia inferiore cinque arcate che poggiano su semicolonne, per arrivare al timpano decorato da un'aquila che simboleggia la corporazione dei mercanti di panni, coloro che avevano finanziato l'opera.
Agli inizi del '500 fu ricostruita la torre del campanile, per sostituire quella crollata sul finire del '400. Cosimo I trasformò tale struttura in una fortezza e successivamente in un lazzaretto nel 1630 a causa dell'epidemie della peste. L'interno è formato da tre navate senza transetto con archi a tutto sesto, che dividono l'interno in tre campate sorrette da colonne e pilastri con capitelli diversi fra loro. Il coro è collocato sopra la cripta, nella quale riposano le osa del santo, mentre il pavimento che conduce verso l'abside è decorato con motivi geometrici a formare un tappeto orientale. Gli affreschi alle pareti sono opera di Spinello Arentino, i quali ritraggono scene della vita di S. Benedetto.
La chiesa di Ognissanti ottenne la forma attuale a seguito dei restauri seicenteschi. La facciata fu opera di Matteo Nigetti in stile barocco, fu la prima opera ad essere realizzata a Firenze con in questo stile, la quale da subito non fu molto apprezzata. All'interno sono custodite opere del Ghirlandaio che ritraggono "La Madonna della misericordia" e "S. Gerolamo", ma ad affrescare il tempio fu chiamato anche il Botticelli che dipinse "S. Agostino". Nel 1480 il Ghirlandaio realizzò l'ultima Cena, assieme al fratello Davide, nel refettorio della chiesa.
La chiesa si affaccia sull'omonima piazza, dando il nome anche al ponte che si trova a poca distanza dal luogo di culto. La sua costruzione in stile romanico risale al XI sec. ad opera dei monaci vallombrosani, lo spazio interno è composto da tre navate sorrette da sottili pilastri sui quali poggiano archi a tutto sesto acuto e volte a crociera.
Nel '300 fu elevata ad abbazia ed iniziarono i primi rimaneggiamenti che furono in stile gotico, all'interno della chiesa furono collocate diverse cappelle laterali, fra le quali si ricordano la Cappella Bartolini Salimbeni, la Cappella Strozzi progettata dal Ghiberti che attualmente corrisponde alla Sagrestia, qui si trova la tomba di Onofrio Strozzi e la Pala dell'adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano. Una tra le cappelle di maggiore rilievo è quella della famiglia Sassetti affrescata dal Ghirlandaio, mentre le tombe di Francesco Sassetti e Nera Corsi sono opera del Sangallo. Successivamente ai restauri del tardo '500 venne anche realizzato un altare monumentale con scalinata. Nel corso dell'ottocento si volle ridare un'impronta gotica alla chiesa e rimuovendo anche l'altare del Buontalenti.
Nel XVI sec. la Confraternita di S. Giovanni Battista edificò la propria sede e si decise di commissionare un ciclo di affreschi ad Andrea del Sarto, il quale utilizzò una tecnica a monocromo, che esalta le figure in stile classicheggiante. Il tema degli affreschi verte su S. Giovanni Battista, al quale si aggiunse la raffigurazione di quattro virtù, utilizzando il gioco di luci imparato dalle lezioni di Leonardo e Raffaello.
Il Duomo di Firenze fu costruito sulle fondamenta della chiesa eretta a Santa Reparata, presenta una lunghezza di 153 metri e una larghezza di 38 metri, mentre l'altezza da terra è di 106 m calcolando anche la lanterna posta sopra la cupola; queste dimensioni la pongo fra le quattro cattedrali più grandi d'Europa. Il Duomo fu una sfida per Firenze in quanto al termine dei lavori della struttura rimaneva da completare la cupola, la quale fu ultimata solo dopo 125 anni date le sue dimensioni: 42 metri di diametro a 50 metri di altezza. La costruzione della basilica fu iniziata nel 1296 da Arnolfo di Cambio, al quale susseguirono altri architetti quali: Giotto dal 1302 al 1337, Francesco Talenti e Giovanni di Lapoghini ed in fine il Brunelleschi.
Solo il genio del Brunelleschi riuscì nell’impresa costruendo una struttura di otto costoni portanti e da sedici secondari collegati da fasce anulari in muratura, le spinte laterali vengono così assorbite da fasce anulari in muratura che collegano orizzontalmente i costoni, in più fu costruita una calotta spessa 80 cm e una interna di 2 metri sulla quale fu installato un ponteggio mobile, il quale si appoggiava sulla stessa cupola durante la sua realizzazione.
In questo luogo sorgeva nel IX sec. un oratorio collocato al centro di un orto, successivamente fu eliminato per far spazio alla costruzione del mercato coperto del grano. Successivamente la costruzione fu incendiata agli inizi del '300 e al suo posto fu riedificata la costruzione che è collocata a tutt'oggi, dove al primo piano si svolgevano funzioni religiose e ai piani superiori si trovavano i magazzini per il grano. All'esterno del palazzo furono realizzate quattordici nicchie nelle quali furono inserite altrettante statue in rappresentanza dei santi protettori delle varie corporazioni del quartiere.
In questa abitazione ha la sede il museo dedicato a Michelangelo, l'edificio fu costruito sul terreno di proprietà dell'artista, ma in questa dimora egli non vi soggiornò mai, in quanto fu costruita dopo la sua morte. Fu un suo pronipote a volerla edificare su progetti dello stesso artista. A opera finita l'edificio fu affrescato e decorato dai migliori artisti dell'epoca seicentesca, come Pietro da Cortona e il Gentileschi. Qui fu raccolto il primo nucleo della collezione, che ancora oggi è esposta all'interno del museo. All'interno del museo si trovano alcuni pezzi della collezione molto importanti, come la "Madonna della Scala" scolpita a rilievo. Un'altra opera scolpita a rilievo donata da Cosimo II De Medici, e la "Battaglia dei Centauri". Nel 1859 il museo fu donato per volontà dell'ultimo discendente della casata Buonarroti, Cosimo, alla città di Firenze, questo granzie anche all'intervento del Granduca Leopoldo II di Lorena.
Fu Cosimo il Vecchio a iniziare la raccolta di importanti volumi, tanto da raggiungere un numero consistente che è ancora oggi custodito all'interno della biblioteca Laurenziana. L'edificio fu però costruito solamente nel 1523 per volere di papa Clemente VII, che commissionò l'opera a Michelangelo. La struttura è composta da un vestibolo dal quale si accede alla sala di lettura ampia e spaziosa attraverso la discesa di una scalinata. L'interno è adorno di finestre cieche e finti pilastri. I lavori non furono ultimati dall'artista, ma dal Vasari e dall'Ammanati, i quali seguiranno fedelmente i progetti del maestro, terminando quindi l'opera nel 1571.
La Biblioteca Medicea Laurenziana è una biblioteca pubblica statale, in oltre è un centro di ricerca internazionale, specializzato nella conservazione, valorizzazione e tutela dei manoscritti di cui ne possiede circa 11.000 , custoditi all’interno dell'edificio progettato in parte da Michelangelo Buonarroti.
La biblioteca prende vita dall'originario nucleo della raccolta privata della famiglia Medici la quale contiene opere di Tacito, Plinio, Eschilo, Sofocle, e Quintiliano, il Virgilio corretto nel 494 da Turcio Rufio Aproniano Asterio, il Corpus Iuris di Giustiniano, copiato poco tempo dopo la sua promulgazione. Tra le raccolte più importanti troviamo i Dialoghi Platonici, donata da Lorenzo il Magnifico a Marsilio Ficino perché lo traducesse, il codice Squarcialupi, unica fonte della musica profana fra XIV e XV sec., ed alcuni autografi di Petrarca e Boccaccio.
Nel 1571 la Biblioteca fu aperta al pubblico per volere del granduca Cosimo I.
Nel 1757 fu nominato il canonico Angelo Maria Bandini a Bibliotecario fino al 1803, in questo frangente storico continuarono ad affluire molte opere importanti, provenienti da biblioteche private e ordini religiosi. Nel 1818 il bibliofilo fiorentino Angelo Maria d'Elci donò la sua raccolta di prime edizioni di classici latini e greci; alla fine dell'Ottocento fu acquistata la collezione di Lord Bertram Ashburnham , la quale si componeva di codici di origine italiana, come il trattato di Architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini, il codice delle Rime del Petrarca fregiato delle armi di Galeazzo Maria Sforza e un Libro d'Ore.
Nella biblioteca sono in oltre custoditi 2.500 papiri, tra i quali si trovano versi di Saffo e Callimaco.
Durante la seconda guerra mondiale tutte le opere furono messe al sicuro presso luoghi sicuri come la Basilica di San Lorenzo e l’Abbazia di Passignano.
La Biblioteca è tuttora impegnata nell'acquisto di ulteriori pezzi pregiati come: papiri, tavolette, codici, stampati e documenti.
La palazzina del Bel Vedere la si può ammirare dal Giardino dei Boboli in posizione panoramica. Essa con buona probabilità nacque da un progetto dell'Ammannanti e poi rivisto dal Buontalenti. Questo forte era la conclusione del percorso segreto che da palazzo Vecchio si insinua lungo la Galleria degli Uffizi, per continuare lungo il corridoio Vasariano che conduce sino a Palazzo Pitti, per poi proseguire lungo il giardino dei Boboli e terminare in questa piccola roccaforte a forma di stella. Questo progetto era stato ideato per far sì che i duchi potessero rifugiarsi in un luogo sicuro, soprattutto per eventuali sommosse cittadine. Questa roccaforte era anche l'ultimo baluardo contro chi tentasse di sottrarre il tesoro dei duchi, infatti nei sotterranei si trovavano le stanze che lo accoglievano, ma per arrivarci bisognava superare diversi trabocchetti installati dal Buontalenti.
La Loggia del Bigallo è situata di fronte alla porta sud del Battistero, la costruzione risale al '300 ad opera dell'Arnoldi. L'edificio serviva come sede della confraternita della Misericordia e della confraternita di Bigallo, entrambe le confraternite si dedicavano alla cura del prossimo e del più bisognoso, in oltre era considerato un luogo sicuro dove lasciare il neonato in fasce in cerca di una famiglia, qualora i genitori non potessero mantenerlo. Attualmente all'interno è allestita una mostra del '200 - '300 e '400, basata sulle opere fiorentine.
La Loggia si trova in piazza della Signoria collocata a destra del Palazzo Vecchio, inglobata all'interno negli Uffizi tramite una terrazza costruita nel 1583. La Loggia prende anche il nome di "Loggia dei Lanzi", in quanto qui si accamparono i Lanzichenecchi nel 1527. L'opera fu costruita nel 1376 per ospitare le assemblee pubbliche, la costruzione è in stile gotico con archi a tutto sesto, qui sono ospitate sculture di età classica. Nel '500 a seguito della caduta dello stato repubblicano, la loggia perse la sua funzione primaria, divenendo una galleria di esposizioni di opere scultoree. Salendo la scalinata si è affiancati da due leoni marmorei che sembrano vigilare all'ingresso della loggia. Sulla sinistra è collocata una delle opere più importanti il Perseo di Cellini, una statua in bronzo alta 3,20 m, che mette in risalto tutte le caratteristiche fisiche del guerriero, il quale si appoggia su di una gamba slanciando il corpo mentre solleva con il braccio la testa recisa di Medusa. Sulla destra è collocato il gruppo scultoreo del "Ratto delle Sabine", l'opera è stata realizzata attraverso un blocco di marmo deforme dal Giambologna, i personaggi girano attorno al blocco permettendo al visitatore di poterla ammirare a 360 gradi. Sempre del Giambologna è anche l'Ercole contro il centauro Nesso, che esprime il senso motorio dell'azione. Sono di origine romana invece le sculture rappresentanti Patrocolo e Menelao, mentre di epoca Flavia dono le sei figure di donne collocate in fondo alla parete, di cui una è la rappresentazione di Thusnelda, una prigioniera barbara, mentre le ultime tre statue rappresentano matrone romane di classe imperiale. L'unica opera del '800 esposta è il ratto di Polissena realizzata dallo scultore Fedi (1865).
Il Palazzo del Bargello è una fra le più belle opere del periodo gotico, oltre che essere uno dei più vecchi edifici pubblici della città. Il palazzo fu costruito a seguito dell'indipendenza di Firenze, divenuta Comune, per ospitarvi il Capitano del popolo denominato "prefetto", la struttura ingloba al suo interno la colonna Volognana. Con l'avvento dei Medici perse la sua importanza, divenendo la sede del Consiglio di Giustizia, mentre dal 1574 Cosimo I lo trasformò in un carcere. Il nome Bargello deriva proprio da questa ultima fase storica del Palazzo, infatti il Bargello era il nome del capo delle guardie. La campana posta sulla torre alta 57 m risuonava lentamente nei momenti di condanna a morte del prigioniero e smetteva i suoi rintocchi solo a sentenza eseguita, fuori dal palazzo era posto un ceppo, sul quale venivano esposte alla popolazione le teste tagliate dei condannati a morte. Durante il tempo in cui fu adibito a carcere il palazzo subì un notevole degrado dato che le stanze vennero modificate cercando di ottimizzare gli spazi creando più celle per i detenuti, mentre gli affreschi furono coperti. Solo a partire dall'800 il palazzo del Bargello fu restaurato eliminando le parti architettoniche che non facevano parte del complesso originale, i lavori furono portati avanti da Francesco Mazzei, mentre la parte artistica fu affidata a Gaetano Bianchi.
Nel 1865, anno in cui finirono i restauri, il Palazzo del Bargello
divenne Museo Nazionale, dove al suo interno si poterono ammirare
sculture di Luca della Robbia, Donatello, Michelangelo, Verrocchio e
Cellini, oltre che opere delle arti applicate (maioliche, ceramiche,
cere, ambre...). Il Museo crebbe anche grazie all'apporto di opere da
parte di collezioni private come quelle di: Luis Carrand, Conti, Ressman
e Franchetti, a queste si affiancarono quelle delle armi e degli avori
francesi.
Il cortile medioevale è porticato su tre lati con archi a tutto sesto, al centro del quale è collocato un pozzo ottagonale.
La Galleria degli Uffizi è uno fra i più importanti musei al mondo, al suo interno sono custoditi quadri, statue e opere d'arte di inestimabile valore e bellezza. Fra i molti artisti di cui si possono ammirare le opere ricordiamo: Giotto, Piero della Francesca, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio e molti altri, il museo non racchiude solo l'arte della penisola italica, ma anche quella di origine fiamminga, olandese e tedesca, basti citare come esempio Rubens.
L'edificio che ospita la galleria d'arte fu costruito fra il 1560 e 1580 su progetto del Vasari per volere di Cosimo de' Medici, questo palazzo a forma di ferro di cavallo con loggiato e architravato, fungeva da centro amministrativo per tutto lo stato Toscano, oltre che da bottega per gli artisti di palazzo.
L'edificio ingloba in se altre strutture come la Zecca Vecchia, ove si
coniavano i fiorini, la farmacia dove si distillavano i profumi,
medicine e veleni, ed in fine la chiesa di S. Pier Scheraggio. I colori
che vengono a sovrapporsi sono quelli del bianco dell'intonaco e il
grigio della pietra utilizzata per la costruzione, il secondo piano
vedrà i corridoi essere affrescati a grottesche, in quanto qui sarà
collocata la galleria d'arte dei signori di Firenze, ingrandita grazie
al contributo di Francesco I. Durante la realizzazione dell'opera, fu
in oltre aggiunto un corridoio sospeso detto: "Corridoio Vasariano", che
partendo dalla galleria degli Uffizi, arriva sino a Palazzo Pitti,
passando sopra le botteghe del Ponte Vecchio; questo permetteva ai
signori di Firenze di poter lasciare Palazzo Vecchio indisturbati e
senza scorta, dato che nessuno li poteva vedere. Questo corridoio fu
utilizzato anche durante la seconda guerra mondiale per portare in salvo
la popolazione locale dai massacri compiuti dai tedeschi, che non erano
a conoscenza di questo passaggio.
Gli Uffizi furono il primo
Museo d'Europa, un modello che fu presto imitato. Tutte le dinastie che
susseguirono perseverarono nell'intento di continuare la raccolta di
opere d'arte. Nel 1584 il granduca Francesco I fece commissionare al
Buontalenti un progetto per la costruzione di una stanza, chiamata
"Tribuna", progettata come uno scrigno ottagonale, la quale fu
affrescata e decorata con l'emblema dell'uomo padrone dei cinque
elementi. L'opera fu conclusa nel 1589. Attualmente nella sala sono
raccolti ritratti medicei e di vario genere oltre alla Venere de Medici.
L'accademia delle Arti e del Disegno fu fondata nel 1562, nel corso del tempo divenne un grande contenitore di opere. Nel 1784 fu resa accessibile al pubblico, qui sono esposte opere dal XIII al XVI sec., fra i celebri artisti si ricordano Giambologna, Bronzino, Filippo Lippi e Sandro Botticelli; qui è custodito l'originale del David di Michelangelo dal 1880 (scolpito fra il 1501 e 1504) e quattro statue rimaste incompiute dei così detti schiavi, queste opere incompiute permettono agli esperti di poter studiare l'opera del grande artista, di come riuscisse a strappare l'immagine al marmo e di come operasse.
Il David di Michelangelo
Per Michelangelo quest'opera fu un traguardo quasi impossibile, dato che la commissione che gli fu data era di realizzare una statua per il contrafforte del Duomo, utilizzando un pezzo di marmo inutilizzabile e per di più già abbozzato. Tuttavia queste restrizioni non scoraggiarono l'artista che compì la sua opera in 3 anni, l'opera non fu collocata più in duomo ma di fronte a Palazzo Vecchio, divenendo simbolo dei principi liberal repubblicani della città, in quanto il David biblico sconfisse il gigante Golia, il quale rispetto al suo avversario possedeva molta più forza fisica. Qui il David è rappresentato come un gigante lui stesso, con una struttura fisica degna di un atleta, pronto nell'atto di lanciare il sasso con la fionda contro il suo nemico.
Il palazzo Medici fu progettato dal Michelozzo su commissione di Cosimo il Vecchio, utilizzando uno stile sobrio e austero, il luogo ove edificare la costruzione non fu scelto a caso, infatti l'edificio sorge su Via Larga, una via di comunicazione molto ampia per il tempo, vicino alle chiese protette dalla famiglia e al Duomo. Il palazzo presenta al suo interno un cortile sormontato da colonne corinzie ornate in dagli stemmi di famiglia affiancati da scene mitologiche. L'edificio era ornato da numerose statue, che oggi sono scomparse, rimane solo quella dell'Orfeo con Cerbero.
La facciata esterna è composta da tre ordini con richiami allo stile classico, l'altezza dei piani diminuisce man mano che si sale verso l'alto, le facciate sono ornate con la tecnica del bugnato a scalare, mentre le bifore con archi a tutto sesto chiudono l'immagine decorativa. Nel 1492 alla morte di Lorenzo il magnifico, si affacciò sulla scena politica il domenicano Savonarola, che istigò la popolazione a rivoltarsi contro l'impurezza e il peccato, questo fece incitare a tal punto la popolazione da lasciarsi andare in saccheggi, così come avvenne per Palazzo Medici. Nella seconda metà del '600 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Riccardi, una ricca famiglia di banchieri, i quali effettuarono delle modifiche di ampliamento, mantenendo inalterato lo stile di costruzione. Fu allungata la facciata principale di sette finestre, fu realizzata una galleria in stile barocco fiorentino, decorata da stucchi dorati e specchiere, con una ampia volta affrescata dal Giordano, che rappresenta l'apologia della famiglia Medici (protettori dei Riccardi). Nell'ala nuova fu in oltre creata una biblioteca, anch'essa affrescata dal Giordano. Tutta la struttura ebbe delle migliorie, furono rialzati i soffitti, fu rivista la dislocazione delle stanze, creato uno scalone che dal cortile porta alla cappella dei Magi posta al primo piano, tutte le pareti furono affrescate da Benozzo Gozzini (allievo dell'Angelico) il quale scelse come sfondo una serie di paesaggi fantastici ove fu collocato il corteo dei Magi oltre alle figure della famiglia Medici, mentre fra la folla l'artista ha inserito un suo autoritratto in quanto sul suo berretto rosso ha in oltre inserito al scritta "Opus Benotti". Curiosa è in oltre la stanza segreta collocata nel mezzanino, scoperta solo durante i rilievi metrici nel 1988, affrescata in trombe d'oeil, la quale fu dimenticata da tutti dopo la vendita del palazzo avvenuta 170 anni prima. Nel 1814 passò in mano alla famiglia reale dei Lorena, ceduto dai Riccardi in quanto caduti in rovina e il palazzo divenne troppo costoso da mantenere, I Lorena ne fecero un centro amministrativo del loro potere centrale. Nel 1839 fu aggiunta la biblioteca, composta da volumi di inestimabile valore, acquistati da un impiegato dall'Accademia della Crusca, per evitare che si disperdessero. Durante il Regno d'Italia fu la sede del ministero degli interni, per poi passare al comune di Firenze nel 1871 che lo destinò a uso amministrativo. Attualmente il palazzo ospita gli uffici della prefettura e della Provincia di Firenze, in oltre in esso vengono rappresentate diverse mostre d'arte temporanee.
Palazzo Pitti fu ideato su progetto del Brunelleschi nel '400, il quale aveva precedentemente cercato di venderlo a Cosimo il Vecchio, il quale però si era rifiutato in quanto lo aveva ritenuto troppo sfarzoso, di conseguenza l'artista decise di proporlo al suo rivale il banchiere Luca Pitti, il quale accettò di buon grado la proposta, dato che da tempo cercava il momento per sopraelevarsi a Cosimo.
Il progetto prevedeva una struttura cubica, rivestito da un bugnato
rustico. La superficie era idealmente suddivisa in tre piani con tre
portali e sette finestre per lato ai due piani alti, mentre un balcone
attraversava l'intera facciata e nel sotto tetto era presente una loggia
di coronamento.
I lavori appena iniziati si interruppero presto
a causa del tracollo finanziario dello stesso committente. Nel 1550 il
palazzo fu acquistato dai Medici che ne fecero la loro residenza e nel
1549 al Buontalenti fu commissionata la creazione del giardino dei
Boboli. Il palazzo fu successivamente ampliato ad opera dell'architetto
Ammannati, tali lavori si perpetrarono sino al 1783.
Palazzo
Pitti fu la residenza dei granduchi di Toscana e in seguito del Re
d'Italia, attualmente ospita varie collezioni di dipinti, sculture,
porcellane e una gallerie del costume.
Palazzo Rucellai rappresenta uno dei modelli dell’architettura fiorentina del Rinascimento, la sua mole si sviluppa lungo Via della Vigna Nuova, le sue caratteristiche architettoniche testimoniano sia il potere che il prestigio sociale del committente Giovanni Rucellai, il quale fece elaborare il progetto da Leon Battista Alberti.
La data di costruzione del Palazzo è incerta e comunque si può far risalire al periodo che va dal 1446 al 1451.
Giovanni Rucellai fece abbattere le case di fronte all'edificio per realizzare la Piazza in modo da valorizzare maggiormente il suo palazzo; la Piazza insieme al Palazzo ed alla Loggia, quest'ultima costruita successivamente, costituiscono un complesso architettonico unitario che ebbe per secoli una funzione commerciale, sociale e mondana.
Le difficoltà nell’acquistare le case adiacenti alle sue proprietà condizionarono il progetto globale del Palazzo che venne realizzato per fasi, per questo motivo la ristrutturazione degli spazi interni avvenne in modo indipendente dalla realizzazione della facciata, che fu concepita come abbellimento e rivestimento esterno.
Palazzo Rucellai, che riprende la tipologia e la distribuzione degli spazi del palazzo quattrocentesco con il tipico cortile e loggiato, è costituito da tre piani e uno sotterraneo, oltre che da piani ammezzati e dall’Altana.
Da un attento rilievo e dalle indagine archivistica è risultato che nei secoli il palazzo ha subito delle modifiche interne, a seguito delle nuove necessità familiari, sta di fatto che i Rucellai hanno continuato ininterrottamente ad abitare il palazzo del quale sono ad oggi gli attuali proprietari.
Palazzo Strozzi si erge sull'omonima piazza, nella confluenza fra via Strozzi e Tornabuoni ed è uno dei simboli del rinascimento. L'edificio fu eretto per volere del mercante Filippo Strozzi e progettato dal Maiano, la realizzazione avvenne sotto la direzione di Simone del Pollaio, che iniziò i lavori nel 1489. Le dimensioni dell'edificio erano state calcolate doppie rispetto a Palazzo Medici, del quale comunque ne fu copiata la forma cubica, Agli inizi del '500 l'edificio fu confiscato dalla famiglia Medici, la quale fu da sempre una rivale degli Strozzi, i quali si erano ribellati alla loro volontà.
Già agli inizi del '400 furono costretti all'esilio dai Medici, ma grazie alle fortune accumulate da Filippo come banchiere a Napoli, poté tornare in patria nel 1466. Il palazzo tornò nelle mani della famiglia Strozzi solo dopo un trentennio, anche se fu lasciato in abbandono dopo la che famiglia si trasferì a Roma, ma ritrovò il suo splendore nell'800 grazie alla regina Antonietta e successivamente al principe Piero, il quale fece ristrutturare l'edificio. Il palazzo ha una forma rettangolare, si innalza per tre piani, simulando le caratteristiche di una fortezza ed interamente rivestito a bugnato il cui spessore sfuma verso l'alto, con ornamenti di bifore sulle finestre degli ultimi piani, concludendo infine la costruzione con un cornicione in stile classico. Su tre lati sono collocati i portali d'ingresso, dai quali si accede al cortile interno ornato da archi che poggiano su capitelli corinzi. Il palazzo rimase della famiglia Strozzi sino al 1937 anno in cui fu venduto all'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, che a loro volta lo cedettero allo stato nel 1999, il quale lo diede in concessione alla città di Firenze. Al suo interno sono custoditi la biblioteca, l'istituto nazionale degli studi del Rinascimento e degli studi Umanistici.
Palazzo Vecchio fu il centro politico della città di Firenze, l'edificio fu progettato da Arnolfo di Cambio nel 1299 come sede dei priori per far sì che potessero operare nel loro lavoro in sicurezza. Nel XV sec. divenne la sede della Signoria e nel 1540 con Cosimo I de Medici divenne la dimora Granducale, trasformata successivamente in una reggia sontuosa dal Vasari.
Fra le numerose stanze quelle più importanti sono: "il salone dei cinquecento, lo studio di Francesco I e il Quartiere degli Elementi". Gli affreschi furono realizzati da diversi pittori celebri come: Ghirlandaio, il Bronzino e lo stesso Vasari. Nel palazzo sono custodite opere di pregio: "il Genio della Vittoria" di Michelangelo, ma anche Giuditta e Olofene di Donatello.
A) COSTRUZIONE DEL PALAZZO
La costruzione iniziale risale fra la fine del '200 e inizi del '300 ad opera di Arnolfo di Cambio, incaricato dal Comune di Firenze di costruire un palazzo nel quale fossero ospitati i Priori. Questa realizzazione fu identificata come la terza opera di magnificenza dopo il Duomo e Santa Croce, alcuni aspetti architettonici si ripropone la visione di Palazzo Bargello costruito nel 1255, l'esterno è rivestito a bugnato, con materiale proveniente dalle cave dei Boboli, il quale fu collocato su due ordini di bifore. Per un maggiore controllo a difesa della struttura venne ideato un ballatoio merlato poggiato sopra archetti, nei quali sono rappresentati 9 stemmi oltre quello di Firenze, alcuni di questi archetti celano delle caditoie, dalle quali far piombare sugli aggressori pietre e olio bollente. La torre che sporge dal palazzo fu conclusa nel 1308, la quale svetta verso l'alto per 94 m terminante con una cuspide sulla quale fu posta una sfera di bronzo e il Marzocco (un leone reggente il giglio fiorentino), divenendo la costruzione più alta della città, anche dei giorni nostri. In questa struttura è presente una stanza- prigione, nella quale furono rinchiusi Cosimo "il Vecchio" e il domenicano Savonarola.
Le prime modifiche apportate a Palazzo Vecchio furono durante la breve tirannia da parte del Duca d'Atene Gualtieri de Brienne, nella prima metà del '300, accentuando la struttura dello stabile come fosse una fortezza. I cambiamenti successivi furono apportati da Cosimo "il Vecchio" de Medici, le quali riguardarono principalmente il Salone dei Duecento, la residenza dei Priori e il primo cortile interno, lavori eseguiti dal Michelozzo.
C) MODIFICHE DEL VASARI
Fu nella seconda metà del duecento che ripresero i lavori a Palazzo vecchio per ampliarlo in grandezza e magnificenza. Di questi ritocchi ne beneficiò il cortile privato, il quale fu arricchito con una fontana, sormontata da un putto con delfino del Verrocchio e l'intera residenza fu abbellita da stucchi dorati e affreschi inneggiando i domini asburgici, questo a seguito dello sposalizio tra Francesco de medici e la sorella dell'imperatore Giovanna d'Austria. Le caratteristiche austere del palazzo mutarono, cercando maggiore eleganza e sontuosità. Fra il 1540 e 1565 quando i Medici si trasferirono a Palazzo Pitti, i lavori ripresero ingrandendo il palazzo sul lato posteriore e costruendo al secondo piano il Quartiere degli Elementi, dal quale si accede al loggiato di Saturno; in oltre fu ristrutturato e affrescato il Quartiere di Eleonora di Toledo. Nella camera verde si apre infine il collegamento con gli Uffizi, mentre al primo piano sarà revisionato il quartiere di Leone X, dedicato agli illustri personaggi della famiglia Medici. Il Vasari progettò anche i due scaloni d'onore e lo studiolo di Francesco I, oltre alla realizzazione degli affreschi nella Sala "dei 500" intitolata alle vittorie e al regno di Cosimo I, è in questa sala che fu collocata la statua del genio della Vittoria di Michelangelo. Una fra le ultime opere realizzate a palazzo furono gli affreschi di 53 carte geografiche nella sala del Mappamondo, che un tempo era stata progettata come loggia.
SALA DI GIOVE
La sala prende il nome dal fregio posto sul soffitto, le pareti sono ornate da tappezzerie fiorentine.
SALA DI CIBELE
Sul soffitto sono raffigurate: La vittoria di Cibele e le quattro stagioni, mentre vicino le pareti sono posizionati armadietti in guscio di tartaruga e bronzo,
SALA DI CERERE
La sala prende il nome dal fregio posto sul soffitto, le pareti sono ornate da arazzi inneggianti alla caccia.
SALA VERDE
La sala prende il nome dal colore delle pareti, da questa stanza si accede alla cappella affrescata dal Bronzino con le storie di Mosè, in oltre da qui si accede al corridoio Vasariano che collega Palazzo Vecchio con Palazzo Pitti.
SALA DELLE SABINE
La sala prende il nome dal fregio posto sul soffitto, al suo interno sono posti quadri dei componenti della famiglia Medici, statue e arazzi. Un tempo questa stanza era usata come stanza di attesa, prima di essere convocati alla corte di Eleonora di Toledo.
SALA DA PRANZO
Sul soffitto è rappresentata l'incoronazione di Estern di Stradano.
SALA DI PENELOPE
Nel fregio è rappresentata Penelope al telaio, mentre per tutta la superficie del soffitto sono dipinte scene tratte dall'Odissea. Alle pareti si trovano La Madonna con Bambino e La Madonna con Bambino e S. Giovanni del Botticelli.
CAMERA DI ELEONORA
I dipinti alle pareti sono opera di Van Der Straet, mentre ad adornare la stanza è collocato un mobile con mosaici, da qui si accede alla cappella privata affrescata dal Bronzino.
SALA DELLE UDIENZE
Il soffitto è a botte laminato in oro con fregio rappresentate la Giustizia, opera del Maiano, questa stanza comunica con una cappella e con la Sala dei Gigli. Le pareti sono affrescate su ispirati della tradizione romana.
CAPPELLA DELLA SIGNORIA
Questa cappella è dedicata a S. Bernardo e custodisce la reliquia del santo stesso. In questa cappella il Savonarola recitò la sua ultima preghiera prima di essere arso vivo. Gli affreschi sono ad opera del Ghirlandaio, il quale rappresentò la trinità posta sul soffitto e l'Annunciazione posta nella parete di fronte l'altare, mentre su quest'ultimo è posto un dipinto della Sacra Famiglia.
SALA DELL'OROLOGIO
La stanza ha un soffitto a botte qui furono collocate le statue di S. Giovanni Battista e Putti, opera del Ghirlandaio, mentre su tre delle pareti si trovano decorazioni di fleur de lys in oro su sfondo blu, questo per ricordare i buoni rapporti fra la Repubblica Fiorentina e la corona Francese, la quarta parete invece fu affrescata dal Ghirlandaio ispirandosi all'apoteosi di S. Zanobi primo santo di Firenze, creando un'illusione prospettica, mentre fra le varie sezioni affrescate si frappongono medaglioni di imperatori.
STANZA DEL GUARDA ROBA
Questa sala è detta anche delle carte geografiche, era il luogo dove i gran duchi conservavano i loro bene preziosi. La stanza è affrescata con 53 carte geografiche relative al mondo conosciuto del XVI sec., al centro della sala è collocato il "Mappa Mundi".
VECCHIA CANCELLERIA
Questo era l'ufficio del celebre Macchiavelli, al tempo in cui ricopriva il ruolo di segretario della Repubblica. Al centro della stanza è posto il bambino alato con delfino opera del Verrocchio, che originariamente era parte integrate del primo cortile di Palazzo vecchio.
Il primo ponte che collegava le sponde del fiume Arno fu costruito in legno in epoca romana nel punto più stretto del letto del fiume, dove sorgeva la colonia che dette vita a Florentia. Successivamente fu costruito nel 1170 in pietra, ma fu distrutto nel 1333 da una inondazione e ricostruito nel 1345 con una struttura a tre arcate. Al centro del ponte si collocano due panoramiche, che consentono di spaziare la visuale lungo il letto dell'Arno, sul lato sud scorre il corridoio Vasariano che mette in collegamento palazzo Vecchio con Palazzo Pitti , mentre sul lato nord è collocato il monumento di Benvenuto Cellini. Al termine della passeggiata, si giunge alla torre dei Rossi, la quale nell'800 era ornata da una fontana con la statua di Bacco, purtroppo il monumento non è giunto sino a noi, assieme a parte della torre, solo la statua di Bacco si è salvata. All'inizio il ponte accoglieva botteghe di pescivendoli, macellai e artigiani, successivamente dal 1593 per ordine di Federico I, queste dovettero lasciare spazio alle oreficerie, che ancora oggi popolano queste botteghe. Nel 1939 il ponte fu solcato da Hitler e i suoi fedelissimi, nel viaggio in giro per l'Italia assieme a Mussolini, durante la seconda guerra mondiale fu anche l'unico ponte a non essere distrutto nei bombardamenti.
Anticamente piazza del Duomo si trovava fuori dalla cerchia delle mura della città di Firenze, soltanto a seguito dell'ampliamento della città essa fu inglobata assieme con il Battistero (fulcro religioso). Sul finire del '200 furono rase al suolo diverse abitazioni per poter far spazio alla costruzione imponente del Duomo e dell'annesso campanile. Sulla Piazza si affacciano oltre a S. Maria del Fiore (Duomo di Firenze), il campanile di Giotto e il battistero, il Museo dell'Opera del Duomo, l'Arciconfraternita della Misericordia, Palazzo dei Canonici, Palazzo Arcivescovile, loggia di S. Giovanni e la casa dell'Opera di S. Giovanni.
Piazza della Signoria iniziò a prendere forma dopo la cacciata dei Ghibellini dalla città di Firenze, dato che i Guelfi iniziarono a radere al suolo le abitazioni dei rivali vinti. La piazza prende il nome da uno dei principali edifici, per l'appunto il palazzo della signoria, detto anche palazzo vecchio, progettato sul finire del '200 da Arnolfo di Cambio per la sede della Repubblica. Tale edificio sarà modificato durante il governo dei Medici nel '500, grazie all'opera del Vasari. Verso sud lo sguardo continua verso piazza degli Uffizi e la Loggia dei Lanzi, di fronte a palazzo vecchio è collocata la copia del David di Michelangelo, oltre alla fontana del Nettuno detta anche del Biancone e alla statua equestre di Cosimo I opera del Giambologna.
Un disco di marmo collocato di fronte alla fontana ricorda il punto esatto dove fu arso vivo Savonarola il 23 Maggio 1498. Attorno alla piazza si collocano palazzi del '400 e '500, fra cui il Tribunale della Mercanzia (1359) nel quale si risolvevano le controversie fra le Arti, palazzo Uguccioni (1550) in stile tardo rinascimentale con il primo piano rivestito a bugnato sovrastato da due ordini di colonne doriche, mentre sui piedistalli sono scolpite le insegne della famiglia: l'ancora e lo scalandrone, mentre sul portone d'ingresso è collocato il busto di Francesco I in suo onore. A concludere la costruzione della piazza è il palazzo delle assicurazioni Generali costruito sul finire dell'800 in stile rinascimentale.
Durante gli scavi della pavimentazione della piazza si trovarono reperti risalenti al Neolitico, relativi ai primi insediamenti umani, oltre che di strutture urbane e di luoghi sacri come le chiese di S. Cecilia e S. Romolo con le rispettive aree cimiteriali.
Sulla piazza della Santissima Annunziata si affaccia l'ospedale degli Innocenti, opera del Brunelleschi del 1419, di fronte all'edificio fu costruito un secolo dopo il Loggiato dei Serviti, ad opera di Sangallo il Vecchio e Baccio d'Agnolo. All'inizio del '600 Caccini progettò il rifacimento della facciata della chiesa di S. Annunziata. A metà del secolo XVII venne posta nel centro della piazza la statua di Ferdinando I de Medici, opera del Giambologna, ai lati della quale furono collocate due fontane decorate con mostri marini, realizzati dalla mano di Pietro Tacca.
La chiesa quattrocentesca, anche se nel tempo ha subito modifiche, ha comunque mantenuto la sua anima originaria voluta dal Brunelleschi, il tempio si compone di un chiostro affrescato in stile classico- manieristico, da qui si entra all'interno della chiesa, dove sono custodite opere del Perugino, Giambologna, Bronzino poste nelle cappelle laterali della chiesa. Nel chiostro dei morti si trova la "Madonna del Sacco" opera di Andrea del Sarto.
Piazza della Repubblica ha una forma rettangolare le cui dimensioni sono 75 m x 100 m, questa piazza fu il centro della città dall'epoca romana, qui si innalza la colonna dell'abbondanza, secondo la tradizione orale, nelle vicinanze della piazza sorgeva un tempio dedicato a Marte.
Nel '500 venne costruito vicino a ponte Vecchio la nuova sede del mercato, qui si trovava anche il Ghetto ebraico voluto da Cosimo I. L'edificio del Mercato Nuovo è una struttura bassa, la quale fungeva da riparo per i banchi dei mercanti di merce pregiata, tale edificio fu voluto da Cosimo I che incaricò Giovanni Battista del Tasso di procedere con la sua costruzione nella seconda metà del cinquecento. La loggia è sorretta da venti colonne e rimane su tutti i lati aperta, sul lato meridionale è collocata la fontana del cinghiale, alla quale è data credenza di avere potere magici, usanza vuole che si metta una moneta nella bocca del maiale e se questa cade all'interno della grata sottostante il proprio desiderio di avvererà, dopodiché si procede con lo sfregamento del muso dell'animale.
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