COMUNE DI ASTI

La provincia di Asti comprende 120 comuni, il suo territorio è prevalentemente collinare ed è attraversato dal fiume Tanaro.
I territori dell’Astigiano sono anche conosciuti per i suoi vini, tanto che la strada che si snoda sulle colline è circondata da filari dei vigneti. Fra i vini più noti di questa zona sono: il Barbera d’Asti, Ruchè, l’Albugnano; ma anche la gastronomia offre buoni sapori, una ricette che spicca su altre è la Bagna Cauda, che si gusta con peperoni, cardi e ortaggi, da non perdere sono anche gli agnolotti, le fondute di formaggi profumate al tartufo, a questo si affiancano i bolliti misti

















 
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Il primo insediamento di questi luoghi risale all’epoca del Neolitico, lungo la sponda sinistra del fiume Tanaro. Nel 200 a.C. i Romani si impossessano del territorio, fondando il Municipium nominandolo Hasta, la città fu costruita lungo un importante asse strategico, sia militare che economico, tale da rendere floridi i commercio. I resti in città del periodo romano sono pochi, fra questi abbiamo: l’anfiteatro romano, parte di una Domus edificata nell’attuale Via Varrone, la base della torre di San Secondo e i due capitelli ritrovati e conservati nella cattedrale di Santa Maria Assunta. Asti fu posta successivamente sotto il controllo dei Longobardi, i cui domini si estendeva fino all’attuale Liguria, comprendendo Savona e Albenga, per divenire nel 774 un possedimento del Sacro Romano Imperato sotto il dominio di Carlo Magno.
Nel Medioevo la potenza di Asti crebbe a tal punto che nel XI sec. si vide scontrare come libero Comune contro il marchesato del Monferrato. Sono di questo periodo le molteplici costruzioni volte a fortificare il territorio come castelli, caseforti, torri; di questo periodo sono anche le costruzione religiose come: la cripta di Sant’Anastasio, la cattedrale, la collegiata di San Secondo, queste architetture sorsero grazie alla presenza della via Francigena. La città era governata dal Vescovo, che tramavano e tessevano le fila politiche per conto dell'imperatore, quest'ultimo concedeva loro in cambio benefici e possedimenti. Sul finire del XII sec. fu eletto Bonifacio I che trasferì parte dei poteri civili allo stesso comune di Asti, questo costò caro al vescovo che fu costretto ad abbandonare la città su pressione del papato, che lo confinò presso la Certosa di Valmanera.
Nel 1140 l’imperatore Corrado II diede al comune la possibilità di battere moneta, questo incrementò il prestigio della città in Europa. Tuttavia l’ascesa del comune fu vista in cattiva luce da molti feudatari e signori che avevano i propri possedimenti a ridosso del comune. Così facendo una delegazione partì alla volta dell’imperatore Barbarossa, per chiedergli un aiuto, in quale nel 1155 scese nella penisola e distrusse la città, ristabilendo nella figura del vescovo quella del potere centrale. Dopo 22 anni di conflitto si raggiunse la pace di Costanza nel 1183, nella quale si esprimevano i poteri dati al comune: la possibilità di eleggere propri magistrati, legiferare le leggi interne e fortificazione della città. La città tuttavia continuò a essere nelle mire dell'imperatore, tanto che Federico II di Svevia cercò di conquistare il territorio, ma la città chiese aiuto a Genova ed Alessandria, che assieme respinsero l'attacco nemico. Lo stesso accadde per la battaglia ingaggiata contro Tommaso II di Svevia, con la cattura di quest'ultimo da parte dei torinesi. Questo aprì lo scenario per l'ampliamento delle terre di Asti verso Moncalieri e Cavour. Con la morte dell'imperatore, la città di Asti cercò nuove alleanze, per non farsi trovare impreparata ai futuri attacchi che sarebbero potuti arrivare da Carlo I d'Angiò. Nel XIII sec. la città ebbe una brusca frenata economica a causa delle lotte interne intercorse fra le famiglie di opposte fazioni: guelfi e ghibellini, tanto che nel 1379 il potere fu preso dai Visconti di Milano, facendo cadere così il libero Comune di Asti. Questo passaggio di poteri consentì alla città di poter nuovamente rinascere, una delle opere di questa amministrazione fu ampliamento del canale, importante soprattutto per le molte industrie manifatturiere presenti nella città. Purtroppo questo periodo d'oro non tardò a finire a causa della prigionia di Filippo Maria Visconti, insignito da Carlo d'Angiò del potere della città, il quale morì senza eredi e tutti i rami della famiglia cercarono di impadronirsi dei territori, tuttavia Carlo d'Orlèans nominò un nuovo reggente. In seguito alla morte del sovrano, al soglio del trono salì il figlio Luigi XII, il quale mosse guerra contro Ludovico il Moro e per accerchiarlo, strinse accordi con Venezia e il papato. Nel 1531 Carlo V donò la città alla cognata Beatrice del Portogallo moglie del duca Carlo III di Savoia. Il XVII sec. non fu un periodo pacifico, infatti molte furono le guerre che si frapposero fra i Savoia e il re di Spagna, che vide la città prima nelle mani di uno e poi in quelle dell'altro, sino a quando nel 1643 tornò ai Savoia.
Nel 1797 gli Astigiani erano stanchi delle continue lotte e degli esigui prelievi fiscali a sostegno di quest'ultime e organizzarono una insurrezione contro il potere centrale, il 24 luglio dello stesso anno fu proclamata la Repubblica di Asti, ma durò solo tre giorni. Nel '800 ci fu l'invasione Napoleonica, che creò non pochi squilibri tanto che la popolazione fece scoppiare diversi tumulti, che portarono alla formazione di bande di briganti. Con la sconfitta di Napoleone nel 1814 le potenze Europee ridiedero il trono ai Savoia.
Gli anni che seguirono furono estremamente negativi, anche a causa delle malattie contagiose come il tifo e il vaiolo che falciarono la popolazione. Tuttavia si intravedevano alcuni segnali per la ripresa economica della città di Asti, soprattutto grazie alla nascita di alcuni centri culturali come il teatro comunale e la fondazione della Cassa di Risparmio di Asti. La seconda metà dell'800 fu caratterizzata dalla nascita dell'industrializzazione, che vide lo spopolamento delle campagne e il sovraffollamento delle città per via delle migrazioni interne.

Nel successivo dopo guerra, con la nascita della FIAT, nell'Astigiano nacquero molte piccole aziende satellite artigiane che fornivano componenti alla casa produttrice automobilistica. Questo causò un numeroso aumento della popolazione proveniente sia dal Veneto che dal meridione. La crisi degli anni '70-'80 nel settore automobilistico fu molto sentito in questa area, la città non rimase passiva e cercò di rispondere investendo nel settore eno-gastronomico, che sul finire del XX sec. vide nascere molti agriturismo.

Il Duomo di Asti fu costruito nel XIV sec. in stile gotico, con qualche richiamo a quello romanico, fu edificato su di un'area dove erano presenti alcuni insediamenti romani e la chiesa di S. Giovanni. A destra del tempio si apre un meraviglioso portale con portico voluto dalla famiglia Pelletta di cui ne porta anche il nome, sul quale sono collocate quattro statue raffiguranti santi realizzante con materiale di recupero di origine romana. La facciata è decorata con tre rosoni, con quello centrale con diametro più grande rispetto ai due laterali, decorato con motivi geometrici e vegetali. Gli ingressi al tempio un tempo erano tre, oggi si accede solamente mediante la sezione centrale, sul lato sinistro è raffigurato Cristo in Maestà con angeli oltre ad una scena del Giudizio Universale, sul lato destro è raffigurata l’Incoronazione della Vergine con tre santi, oltre alla scena di Sansone che lotta contro un leone. I portali laterali (chiusi) sono decoranti con motivi animali, vegetali e antropomorfi.

All’interno del Duomo si trovano due fonti battesimali, una databile nel sec. XI e l’altra agli inizi del XIII sec., entrambe poggiano su due capitelli romani, che si presume provengano dal vecchio Foro della città. Gli affreschi risalenti al ‘400 sono molto intensi, soprattutto per le loro raffigurazioni: S. Giorgio che uccide il drago, il tradimento di Giuda e la favola della volpe e della cicogna. La torre campanaria della cattedrale risale alla prima metà del XI sec. Adiacente alla Cattedrale si trova la Chiesa di S. Giovanni avente una facciata barocca, un tempo prima cattedrale, la quale in origine doveva essere composta da tre navate, oggi invece a navata unica. Nella chiesa è anche presente una cripta sorretta da colonnine rosse di epoca romanica in porfido. Fra le due costruzione è sito il cimitero e il chiostro dei canonici realizzato nel ‘300, quest’ultimo mette in comunicazione i due edifici, mediante un portico a due archi.


La Collegiata di San Secondo sorge sul luogo dove la tradizione vuole che fu martirizzato il santo a cui è dedicata la chiesa. Il nome “Collegiata” deriva dal precedente collegio canonicale che qui ne aveva la sede. La chiesa fu iniziata nel X sec. e realizzata con una facciata a capanna divisa in tre sezioni, con rispettivi portali, quelli laterali terminano con ghimberghe, mentre quello centrale presenta una lunetta nella quale è raffigurato S. Pietro e S. Paolo, oltre a un bassorilievo con Cristo nel sepolcro. A concludere la facciata sono presenti tre fornici, ove quello centrale ha un diametro più grande degli altri due e presenta una cornice con decorazioni floreali, al di sopra di quest’ultimo è stata collocata una nicchia dove è posta una copia della statua risalente al XIV sec., di S. Secondo.
L’interno dell’edificio è a croce latina, suddiviso da tre navate sormontate da volte a crociera sorrette da dodici pilastri terminanti con capitelli di diverse fatture: vegetali, zoomorfe e antropomorfe. Durante i restauri degli anni ’60 furono riscoperti alcuni affreschi medioevali di scuola Longobarda, a seguito della totale rimozione dei successivi decori barocchi, tuttavia di quest'epoca rimane l’altare maggiore sotto il quale si trova la cripta del X sec. ove sono custodite le reliquie del santo, sorretta da colonne quadrate in pietra. All’interno della chiesa sono custoditi i drappi relativi al palio di Asti a partire dall’inizio del ‘900.
Accanto all’edificio si innalza il campanile del XI sec. , caratterizzato da monofore strette e tre ordini di archetti, mentre  nell’area circostanze il tempio è stato ritrovato un cimitero medioevale a seguito di scavi.

Il complesso di San Pietro si compone dell’ospedale gerosolimitano e dalla chiesa di S. Sepolcro, appartenuta sino alla fine del ‘700 all’ordine dei cavalieri di Gerusalemme, detti anche Cavalieri di Malta. Fa parte del complesso anche la Rotonda, un edificio adibito ad abitazione con annesso il chiostro. La costruzione di questo edificio è relativo al XII sec., quando il crociato e successivamente Vescovo di Asti Landolfo di Vergiate, ne ordinò la costruzione a simbolo del santo Sepolcro. L’edificio ha una base ottagonale con volte a crociera sorrette da otto colonne, sormontate da una cupola, collegata alla rotonda è la cappella di Valperga a pianta quadra con volta a crociera, la quale fu  eretta nel ‘400,  l’edificio della Rotonda assunse la funzione di battistero solo nel XVIII sec.
Il complesso di San Pietro subì diverse modifiche strutturali, pertanto si dovranno aspettare i restauri del '900 per riportare alla luce le linee originarie, inoltre furono predisposti spazi espositivi dedicati al museo lapidario,  paleontologico e archeologico.

L’edificio Casa Forte di Cortanze risale al XIII sec., il quale fu di proprietà della famiglia Roero di Costanze, un tempo era composto da una torre alta 35 metri con una base spessa ben 7 metri, ma nel ‘700 è stata abbassata e portata all’altezza dell'adiacente palazzo. La struttura è decorata con bifore e decorazioni in cotto, un tempo anche tutte le abitazioni che continuavano lungo via San Martino e Roero erano di proprietà della medesima famiglia, tale appartenenza la si riconosce dalle decorazioni che presentano i palazzi.

Un altro palazzo della famiglia Roero è quello situato in piazza San Martino denominato Casa Forte di Manteu, il quale presenta una struttura settecentesca, che ingloba una torre medioevale che si innalza per 37 metri, anche questa successivamente abbassata a livello dell’edificio. Un tempo sulla strada si aprivano delle finestre ornate con archi ogivali in cotto, oltre a bifore. All’interno è ancora presente il soffitto a cassettoni affrescato con scene di giostre e di cavalieri. È da ricordare in oltre che nel 1804 qui vi soggiornò il papa durante il viaggio che lo portava a Parigi per l’incoronazione di Napoleone.

Nella vecchia piazza delle Erbe, si affaccia un edificio moderno, nel quale si può notare la riesumazione di un palazzo medioevale del XIII sec., ossia il palazzo degli Antichi Tribunali, nel quale si processavano le controversie e come probabile vi comprendesse anche le prigioni.

Il palazzo medioevale del podestà (XIII sec.) si trova nelle vicinanze della Collegiata di S. Secondo. L’edificio è imponente e massiccio, il quale si presente come un complesso in stile casa – forte, tuttavia la struttura subì alcune modifiche nel corso del tempo, come la chiusura delle ampie finestre del primo piano, di cui ne restano solamente due. A pian terreno si trova una grande sala con una colonna culminante con un capitello ornato da motivi a foglia, sul quale poggiano quattro volte a crociera, mentre ai lati delle pareti si trovano dei medaglioni in pietra ornati con l’aquila ghibellina. Si ipotizza che nella parte ora mai persa del palazzo ci fossero state le sezioni dedicate al governo comunale, mentre la zona giunta sino ai nostri giorni era utilizzata come residenza del podestà.

Piazza delle Erbe era il fulcro della città di Asti e della vita cittadina. Questo luogo ha visto molti conflitti consumarsi fra guelfi e ghibellini durante il XIV sec.
Su di essa si affacciavano molti palazzi, fra questi vi erano alcuni posseduti dalla famiglia Guttuari, di questi oggi resta solamente la torre quadrangolare, avente un’ampiezza per lato di 5,80 metri, purtroppo durante i secoli la torre fu ridimensionata in altezza e le dimensioni attuali sono da imputare ad un ultimo ritocco avvenuto nel ‘500, mentre sul finire dell’800 fu ricava una terrazza ornata da merlature ghibelline.

Torre Comentina è anche chiamata torre di S. Bernardino e risale al XIII sec., oggi è inglobata nell’edificio del castello di epoca novecentesca. La struttura presenta un  basamento quadrato, che si eleva per 38 metri, tali dimensioni la collocano al secondo posto come torre civica della città. Ad ornamento della costruzione furono collocate delle merlature ghibelline (coda di rondine) e finestre ogivali. La torre di proprietà della famiglia Comentina, nel ‘400 fu ceduta parzialmente alla vedova di Rosanino Asinari, la quale ne fece la sede del monastero intitolato a S. Chiara, edificando accanto il relativo tempio. Nella seconda metà del ‘500 qui si insidiarono i frati Minori di S. Bernardino. Nel ‘600 l’edificio fu ristrutturato e incorporato come torre campanaria della nuova chiesa. Agli inizi del XX sec. la chiesa venne abbattuta e fu edificato il castello in stile neo – gotico inglobando la stessa torre.

La torre De Regibus risale al XIII sec. ed è l’unica con base ottagonale ad essere ancora in piedi in tutta  la città di Asti, questa costruzione faceva parte di un complesso di edifici di proprietà della famiglia De Regibus, che contava anche altre due torri, una a base quadrata e l’altra triangolare, le quali erano soprannominate: “Tre Re”. La struttura in origine era alta 39 metri e terminante con una terrazza merlata, ma successivamente furono eliminati gli ultimi tre piani; l’edificio è decorata con finestre  monofore in cotto e pietra.

Nelle vicinanze della chiesa di S. Martino si trova una torre medioevale denominata di Lombriasco, la quale è inserita nell’impianto di un palazzo in stile barocco. Questa torre duecentesca era l’antica residenza della famiglia guelfa dei Ponte, la quale oggi si innalza solo fino a 8 metri, mentre originariamente raggiungeva i 36 metri, il taglio della torre si presume sia avvenuto nel ‘600. L’unica decorazione delle mura è data dalla una finestra ogivale con arco in cotto. Il palazzo passò di proprietà alla famiglia dei Ceres per poi diventare della famiglia Gazzelli di Rossana nella seconda metà del XIX sec., i quali ne sono gli attuali proprietari.

Nei pressi della chiesa di S. Caterina sorgeva una porta romana del I sec. fiancheggiata da due torri con fornice centrale, che apriva ad occidente i flussi dei viandanti diretti verso Torino.
La porta ad occidente fu trasformata in una torre con basamento poligonale, questo le conferisce una struttura di 16 facciate, sulle quali si aprono delle finestre. In questa torre la tradizione vuole che vi fosse rinchiuso San Secondo, per tale ragione nel XI sec. divenne successivamente il campanile dell’adiacente chiesa di S. Secondo.

Su di un importante insediamento romano furono costruiti il palazzo e la torre dei Troja, oggi la costruzione si presenta profondamente modificata, mentre dell’epoca medioevale resta solamente la torre. Nel ‘400 l’edificio divenne di proprietà del Comune di Asti, il quale decise di installarvi la campana delle ore, dal quale prenderà poi il nome di Torre dell’orologio. La torre si innalza per 44 metri, avente uno spessore di 6 metri, ad ornare la strutture sono tre ordini di bifore in cotto e archetti.